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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


“CARABINIERI REALI” :
ISCRIZIONE CON CUI DEVE ESSERE INNALZATA L’ARME SABAUDA

 



Il 12 ottobre 1859 Biscossi,governatore di Livorno,scrive a Niccolini,governatore dell’Elba:
“Governo militare e civile

di Livorno
Al Sig, Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore
Dovendo essere innalzata l’Arme Sabauda colla iscrizione =Carabinieri Reali = sopra la porta principale delle
diverse stazioni di quel Corpo,à pregata VS d’invitare i Gonfalonieri di codesta isola a prendere tosto le
disposizioni occorrenti al relativo adempimento.
Intanto col più distinto ossequio mi confermo.


Lì 12 ottobre 1859
Il Governatore
Annibaldi Biscossi”
(Affari generali del governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 101-260.Carta 260. Archivio storico comune
Portoferraio)


Il governatore dell’Elba porta a conoscenza dei gonfalonieri dell’isola quanto spetta loro di
adempiere:innalzare l’arme sabauda colla iscrizione “carabinieri reali” sopra la porta principale della
stazione del corpo.
Ciò accade a Rio.
Il 16 ottobre 1859 così scrive Riccardo Giannelli:


“Al Sig. Governatore
Civile e Militare
dell’Elba
Portoferraio


Ill.mo Signore
A forma dell’Ossequiata Officiale di VS Ill.ma dè 13 stante ,ho dato commissione in Portoferraio per l’Arme
Sabauda colla iscrizione Carabinieri Reali ,ch verrà posta sopra la porta medesima .
Mi pregio frattanto di confermarmi colla solita distinta stima e ossequio.
Di VS Il.ma
Dal Palazzo Municipale di Rio


Lì 16 ottobre 1859
Dev.mo Obll.mo Servitore
Riccardo Giannelli”
(idem come sopra)


Ciò accade anche a Campo .Il 24 ottobre 1859 così scrive Pisani sottotenente:
“Al Sig Cav. Niccolini
Governatore Civile e Militare dell’Elba
Portoferraio


Ill.mo Signore
Mentre attendo da VS Ill.ma il nuovo stemma della Casa Savoia ,per collocare sulla porta di questo Uffizio di
Sanitario Le rinnovo le mie premure che Le espressi con altra d’ufficio del 6 andante ,onde Ella abbia la
bontà di ordinare la pronta esecuzione acciò io possa essere in grado di adempiere agli ordini contenuti
nella sua ministeriale de 4 corrente.
Perciò la prego di farlo allestire e tosto che sarà pronto dietro suo cenno lo manderò a prendere in codesta
Città.
E con il dovuto rispetto passo a confermarmi
Di VS Ill.ma


Campo 24 ottobre 1859
Dev.mo Obb.mo Servi




      Marcello Camici
           mcamici@tiscali.it

    ASCP: Archivio Storico Comune Portoferraio


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L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


AMMINISTRAZIONE  PUBBLICA  AL  LAVORO  PER  PREPARARE L’ELEZIONE 
DEI CONSIGLI  COMUNALI.

 


Il  5 ottobre 1859 il governatore di Livorno scrive a quello dell’Elba ;
“Governo civile e militare
di Livorno

Al Sig.Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Vedrà la SV Ill.ma dalla circolare in copia che Le trasmetto con quanto interesse il Governo della Toscanaricerchi il concorso di tutte le Autorità costituite onde le prossime Elezioni Comunali abbiano effetto nelgiorno dalla Legge determinato , sieno adoperati tutti i mezzi legittimi perché riescano numerose e vengarispettata la libertà del voto col prevenire e reprimere ogni broglio e raggiro cui per avventura dasseroluogo. Ella vorrà compiacersi di circolare subito le istruzioni comunicate dal Governo ai Gonfalonieri eCancellieri Ministri del Censo e Delegato di codesto Circondario all’oggetto che vi si uniformino e si ottengapossibilmente l’intento cui mirano , porgendomi un qualche categorico e gradito riscontro.

Accolga Sig Governatore le proteste della mia più alta stima

Lì 5 ottobre 1859.

Il Governatore
Annibaldi Biscossi “

(Affari generali del governo dell’isola d’Elba anno 1859.Doc 401-494. Carta 416. Archivio storico comune
Portoferraio)

8 Ottobre 1859 il Cancelliere e Ministro del Censo dell’Elba scrive al governatore dell’isola:
“Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore militare e civile dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Sig.Sig. Pron. Col.mo

Accuso a VS Ill.ma il ricevimento della Circolare de 7 ottobre relativa alle votazioni che dovranno aver luogoper i Consigli Comunali. Ed in quanto potrà da me dipendere procurerò che sia conseguito l’intento a cuimira la circolare medesima.
Prevengo VS Ill.ma che la Cancelleria è sempre al corrente relativamente al Ruolo dei contribuenti per poterin ogni tempo approntare qual si voglia lavoro elettorale in qualunque giorno ed ora;ma la formazione delle


liste il di cui incarico è affidato ai Gonfalonieri non si limita a collocarvi il nome e la rendita imponibile cheresulta dal Catasto  , ma occorreva che fossero nelle liste depositate le indicazioni relative al domicilio , età edalla  condizione le cui nozioni hanno ritardato alquanto  ed impedito fino a qui che siano state pubblicateoltre alla mancanza di traccia a cui attualmente è stato supplito.

Mi segno con distinto ossequio
Di VS Ill.ma

Portoferraio .Dalla Cancelleria e Uffizio del Censo

Lì  8 ottobre 1859

Dev.mo Obbl.mo Servitore

Bianchi”

(Idem come sopra)

Il 9 ottobre 1859 dalla cancelleria di Marciana:

“Cancelleria ed Uffizio del Censo di Marciana

Al Sig. Cav. Governatore
civile e militare dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

In riscontro alla ossequiata Offiziale di VS Ill.ma de 7 ottobre stante , mi è grato assicurarla che le operazionipreliminari alle Elezioni Comunali da effettuarsi il giorno 30 ottobre prossimo , sono presso che a termine eche fin dal dì 5 dello stesso mese questa Magistratura all’oggetto peculiarmente di facilitare il concorsodegli elettori deliberò la divisione del Comune in quattro distinte sezioni di Collegio.
Le non dubbie prove di senno politico date nel passato da questa popolazione , autorizzano a riguardare lemedesime come certa caparra della rettitudine  e sollecitudine colla quale sarà oggi esercitato il Diritto dielezione degli amministratori del proprio Comune.
E passo all’onore di confermarmi con distinto ossequio e rispetto.

Di VS Ill.ma

Lì 9 ottobre 1859

Dev.mo Obbl.mo Servitore
Firma illeggibile”

(Idem come sopra)

L’Elba  si trova per la prima volta a dover organizzare una tornata elettorale  per la formazione dei  consigli comunali con il metodo dell’elezione essendo fino allora avvenuta col metodo dell’imborsazione e i documenti sopra riportati sono interessanti perché attestano l’impegno e lo sforzo della  l’amministrazione pubblica locale  affinchè tutto avvenga regolarmente e con successo.




      Marcello Camici
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L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


OTTOBRE 1859.ELEZIONI COMUNALI.
CONSIDERAZIONI DI BETTINO RICASOLI:
IL DIRITTO  DI NOMINARE  GLI AMMINISTRATORI DEL COMUNE


Nell’ottobre del 1859 il governatore dell’Elba Niccolini scrive al cancelliere ministro del censo in
Portoferraio e allega alla lettera una copia della circolare del governo toscano a lui pervenuta dal
governatore di Livorno per far vedere “con quanto interesse il Governo della Toscana ricerchi il concorso di
tutte le Autorità costituite onde le prossime elezioni Comunali abbiano effetto nel giorno della legge
determinato,sieno adoprati tutti i mezzi legittimi perché riescano numerose e venga rispettata la libertà del
voto col prevenire e reprimeremo ogni broglio e raggiro con cui per avventura dassero luogo”

La copia della circolare allegata porta la data del 4 ottobre 1859 e la firma è di Bettino Ricasoli.
Le rappresentanze comunali scelte con metodo dell’elezione che va a sostituire quello dell’imborsazione
sono state volute fortemente da Ricasoli .
La circolare è molto interessante perché lo statista esprime considerazioni su queste prime elezioni
comunali  al governatore di Livorno
Scrive il Ricasoli :

“ Eccellenza

Le elezioni comunali che avranno luogo il dì 30 del cadente mese come interessano moltamente il Paese,così
debbono richiamare tutte le sollecitudini della Autorità amministrative .Sarà cura pertanto della E.V. di
eccitare i Gonfalonieri e i Ministro del Censo a compiere nei termini stabiliti tutte le operazioni elettorali,
tanto che non vi sia Comune nel Suo Compartimento ,che non si trovi in grado di procedere alla votazione
nella domenica ultima (30) del mese corrente. Il Governo ha ogni buona ragione di augurarsi numeroso il
concorso degli elettori i quali riassumendo il diritto di nominare gli amministratori del Comune daranno
nuovo argomento di ben comprendere quelle libertà che furono loro tolte (1) quando appunto se ne
cominciarono a vedere gli utili effetti.
Ciò non pertanto sarà opportuno che tutte le facilitazioni che la Legge concede al comodo degli Elettori
siano poste in atto in tutti quei comuni nei quali ne  sia riconosciuto il bisogno; e tutti i modi di pubblicità
vengano adoperati affinchè le popolazioni anche le più diverse dai Capi luoghi Comunali ,non possano
allegare ignoranza di alcuna cosa che alle elezioni si riferisca.
Spetterà poi alle Autorità locali il vigilare a che sia rispettata la libertà del voto ed ove si notassero   brogli e
raggiri colpevoli ad iniziare le procedure criminali affinchè i rei abbiano  la pena sancita dalla Legge….

B. RICASOLI

Lì 4 ottobre 1859”

(Ministeriali di diversi dipartimenti del 1859. C158.Archivio storico comune Portoferraio)

1) Si fa riferimento al regolamento del 28 novembre 1853 che fu soppresso

In questa prima parte della circolare, Ricasoli , presidente del governo toscano e ministro  dell’interno,
evidenzia tutta la sua ferma convinzione che gli elettori hanno il diritto di nominare gli amministratori,che è
necessario facilitare gli elettori nell’adempimento di questo diritto ,che tutti i modi di pubblicità vengano
usati al fine di evitare ignoranza sull’argomento da parte degli elettori,che le autorità locali debbono
vigilare affinchè la libertà del voto sia garantita evitando brogli elettorali.

Sono le prime elezioni comunali.
Se si tiene conto di questo, rifulge la  personalità di statista di Bettino Ricasoli.

Continua la circolare scritta da Bettino Ricasoli che il governatore dell’Elba ha inviato al cancelliere
e ministro del censo dell’isola :

 “…Quanto poi alla scelta dei Rappresentanti Comunali nessun giudizio sarebbe migliore di quello degli elettori stessi .quando la libertà del voto sia esercitata esercitata senza passione e con la necessari indipendenza .La Legge nell’allargare il campo dell’eleggibiltà molto più che non fosse nel Regolamento del 1849 ha voluto che tutte le capacità locali e tutte le influenze legittime potessero esser valutate.La legge peraltro nel dare questa larghezza di scelta,ha contato assai sul senno degli elettori i quali tanto più sentiranno la responsabilità del loro voto,quanto maggiore è il numero dei cittadini ai quali può essere dato, Se questo senno non farà difetto le prossime Elezioni Comunali saranno un degno riscontro delle Elezioni Politiche. Il Patriziato e la ricca possidenza che tanto nobilmente rivendicarono il loro diritto di partecipazione alla vita pubblica del Paese,non saranno certo per trascurare le Elezioni Comunali. Gli atti compiuti in Parlamento obbligano i loro Autori i quali debbono a se stessi e alla Patria il non rifiutare di sobbarcarsi a tutti i carichi che il vivere libero impone a chiunque seppe mostrarsi degno della pubblica fiducia. Non si può nemmeno dubitare,che dopo aver seduto nell’Assemblea Nazionale ,Eglino debbono sdegnare gli Uffici Municipali,come troppo umili,perché veramente non vi è opera prestata alla Patria che sia senza dignità ed il maneggio degli interessi del Comune fu sempre considerato utile e necessario al Governo degli interessi dello Stato. Queste considerazioni ho voluto esporre a V.E. invitandola a farle comprendere il valore ai suoi Amministrati i quali da ciò rileveranno quali importanza dia il Governo alle prossime elezioni Comunali. Quando le Leggi si fanno non per cedere in apparenza alle necessità del momento,ma per intima persuasione di soddisfare i bisogni della civiltà,il Governo è in dovere di invigilarne attentamente l’esecuzione e non di abbandonarle al casi ed all’arbitrio degli uomini non sempre ben disposti alle novità benché buone. Questo dovere intendo adempiere per tutte le riforme che rilevano dal mio Ministero e però così di sovente chiedo il concorso efficace delle Autorità che ne dipendono, Nella fiducia di ottenerlo in questa occasione come lo ho ottenuto nelle altre,mi pregio BETTINO RICASOLI Lì 4 ottobre 1859”

 (Ministeriali di diversi dipartimenti del 1859.C158.Archivio storico comune Portoferraio))

 Ricasoli si era dichiarato favorevole a restaurare il principio elettivo come fondamento degli ordini municipali e aveva fatto predisporre al consiglio di stato una legge basata sul regolamento del 1849 ma con variazioni significative .
Considerava le lezioni comunali come suggello all’assemblea dei rappresentanti tenutasi nell’agosto 1859. Nelle elezioni dell’’autunno del 1859 ,avvenute il giorno 30 ottobre,i moderati ,cioè coloro che volevano annessione al regno di Sardegna nell’ordine e senza violenza,con a capo Ricasoli,riportarono una strepitosa vittoria dal momento che dalle loro fila proveniva l’80% dei consiglieri comunali.
Ricasoli riformò il regolamento del 28 settembre 1853 ispirandosi al progetto di legge Capponi del 1848.
Venne reintrodotta l’elezione dei consiglieri comunali che sarebbero stati eletti con schede segrete a scrutinio di lista. Il diritto elettorale venne riconosciuto ai due terzi dei contribuenti alla tassa prediale presi per ordine di maggiore quota sul ruolo generale dei contribuenti .
Il diritto elettorale poteva essere esercitato dall’elettore stesso o da chi lo rappresentava per legge ovvero per scheda segreta.
Tutti gli elettori del comune erano eleggibili con un significativo allargamento del campo di eleggibilità rispetto al regolamento del 1849 seppur con alcune importanti eccezioni.
La nomina dei gonfalonieri rimaneva ancora sottratta al principio di elezione . Continuava il governo nella persona del ministro dell’interno a nominare il gonfaloniere.




      Marcello Camici
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LO  STEMMA  DI SUA  MEASTA’ IL RE  ELETTO:
SU  TUTTI  GLI EDIFICI PUBBLICI

 


Il 3 ottobre 1859 ,il governatore militare e civile di Livorno,Biscossi, scrive a quello dell’Elba,Niccolini :

“Governo Civile e Militare
di Livorno

Al Sig, Cav Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill,mo Signore

Voglia darsi cura che senza veruna dilazione lo Stemma di S.M. il Re Eletto sia posto su tutti gli stabili ove
sono situati Uffici Pubblici ed ancora sulla carta che si va sui medesimi.
Tanto comunico a VS Ill.ma in ordine ad un dispaccio del Ministero dell’Interno del giorno decorso  e perché
voglia immediatamente informarsi per quanto Le spetta ai detti  ossequiati comandi e colla dovuta
considerazione mi confermo
Lì 3 ottobre 1859

Il Governatore
Annibaldi Biscossi”

 

(Affari generali del  governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 101-260.Carta 260.Archivio storico comune
Portoferraio)

Il governatore dell’Elba si adegua immediatamente “ai detti ossequiati comandi” .
Il giorno dopo ,4 ottobre 1859,invia lettera al direttore del genio:

                                             All’Uffiziale Direttore di Genio

Il Ministero dell’Interno con venerato Dispaccio del 2 corrente ha ordinato che senza veruna dilazione lo
stemma di S.M. il Re eletto sia posto su tutti gli stabili ove sono situati Uffici Pubblici.
Invito per conseguenza VS Ill.ma a voler dare le disposizioni perché il venerato Stemma venga innalzato sulla
Porta di questa Residenza Governativa e su tutti gli stabili Militari dove risiedono Uffizi.
Ed in attesa di vedere prontamente eseguitigli ossequiati comandi del Ministero prelodato.
Mi confermo

Di VS Ill.ma

Il Governatore
Niccolini”

(idem come sopra)

L’uffiziale direttore del genio non perde tempo ad attivarsi per far eseguire gli ordini del governatore.


Il 5 ottobre 1859 Del Bono dal municipio di Rio così scrive al governatore:

Sig. Cav. Colonnello
Governatore Militare e Civile
dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Immediatamente dopo il ricevimento della Circolare di VS Ill.ma di 4 andante ho provveduto allo stemma di
S.M. il Re Eletto da apporsi sopra la porta dell’Uffizio con una stampa del medesimo riportata sopra una
tavoletta non avendo qui artisti che potessero disegnarlo a mano come si conveniva.Frattanto vado a
scrivere alla Direzione di Sanità Marittima di Livorno per ottenere dalla medesima lo stemma anzidetto e la
carta munita di questo stemma a forma della disposizione del Ministero dell’Interno del 2 andante mentre
ho l’onore di dichiararmi col più profondo ossequio e colla più distinta stima

Di VS Ill.ma

Municipio di Rio lì 5 ottobre 1859

Dev.mo Obbl. Servitore

Del Bono “

(idem come sopra)

Il 6 ottobre 1859,il sottotenente Pisani così scrive da Campo  al governatore dell’Elba:

“Al Sig. Governatore
Civile e Militare dell’Elba
Portoferraio

 

Ill.mo Signore

Quantunque sia mio ardente desiderio di adempiere ai venerati ordini contenuti nella Sua di officio de 4
stante,di porre cioè immediatamente sulla porta di questo Uffizio di Sanità lo Stemma di SM Vittorio
Emanuele II Re Eletto,pur nondimeno mi trovo nella dura condizione di non poter dar sfogo a tali ordini
atteso che in questa località non vi sono artefici atti a tale scopo: per cui prego VS Ill.ma a volersi degnare di
abbassare i suoi ordini a chi crede opportuno onde tale venerato Stemma sia eseguito in codesta Città ,  e
tosto che sarà in pronto darmene avviso perché possa incaricare persona che si presenti a riceverlo.
Ciò in replica alla pregiatissima sua accennata Lettera,frattanto con ossequio ho l’onore

Di VS Ill.ma

Campo lì 6 ottobre  1859

Dev.mo Obbl.mo Servitore
Pisani. Sottotenente”

(idem come sopra)

 


Il carteggio è interessante perché individua il periodo preciso in cui all’Elba “su tutti gli stabili ove sono
situati Uffici Pubblici” inizia a sventolare lo stemma di S.M. il re eletto.

 




      Marcello Camici
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30/SETTEMBRE/1859: DISPACCIO TELEGRAFICO DI RICASOLI
L’ELBA  VIENE  INFORMATA  CHE  IL GOVERNO DELLA TOSCANA  ESERCITA
IL POTERE IN NOME DI SUA MAESTA VITORIO EMANUELE DI SAVOIA

 


Bettino Ricasoli , il 30 settembre 1859 ,  con dispaccio telegrafico informa il governatore di Livorno il quale  a
sua volta informa quello dell’Elba con lettera cui ha allegato in  copia il dispaccio di Ricasoli.
Nel dispaccio il Ricasoli informa le massime autorità che il giorno prima , il 29 settembre  , il governo della
Toscana ha emanato proclama dove dichiara che d’ora in poi eserciterà il suo potere in nome di S.M .
Vittorio Emanuele di Savoia ,  Re Eletto.
Questa è la lettera del governo di Livorno a quello di Portoferraio :

“Governo
Civile e Militare
di Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo   mo Signore

Onde anticiparle quanto più e possibile la notizia  , le compiego copia d’un Dispaccio Telegrafico del
Ministero dell’Interno pervenutomi momenti orsono;nell’atto che passo a ripeterle i sensi della più alta
stima

Lì 30 settembre 1859

 

Il Governatore
Annibaldi Biscossi”

(Affari  generali del  governo dell’isola d’Elba  1859-1860.Doc 101-260.Carta 260. Archivio storico comune di
Portoferraio)

 

Questo è  il testo del dispaccio di Bettino Ricasoli allegato alla lettera dal governatore di Livorno inviata a
quello di Portoferraio

“Governo Civile e Militare di Livorno
Copia di Dispaccio Telegrafico di S.E. il Ministro dell’Interno diretto al Governo Civile e Militare di Livorno in
data del 30 settembre 1859 a Ore 1.45 p.m.

Stamani sono stati affissi un Proclama col quale il Governo dichiara che d’ora in poi eserciterà i suoi Poteri in
nome di S.M. Vittorio Emanuele Re Eletto , e altri Decreti analoghi. A mezzogiorno è stata inalberata sulla
Torre di Palazzo  Vecchio la Bandiera Italiana con lo Stemma di Casa Savoia .Grandissima folla assisteva
sulla Piazza ed è uscita in caldi e prolungati applausi mentre le artiglierie del Forte facevano una salva.


I Proclami e i Decreti si spediranno come all’ordinario , la Bandiera sarà innalzata con la stessa pompa qui
seguita. Lo Stemma per il Palazzo dell’Autorità Governativa Locale sarà spedito appena sarà pronto e
servirà di modello per quello delle Delegazioni del Circondario e gli altri Uffizi di dipendenza Governativa.

B. RICASOLI”

 

(Idem come sopra)

Il dispaccio ,  aldilà della conoscenza che ci fa avere del giorno ed ora precisa  in cui è iniziata a sventolare su
Palazzo Vecchio in Firenze la bandiera tricolore , che da allora non ha più abbandonato ,  dimostra come lo
statista voglia coinvolgere  le autorità toscane , anche quelle più periferiche ,  e in particolare l’autorità
governativa locale dim più alto grado  (governatore ) , nella politica di cui egli è fautore :una rapida e veloce
annessione della Toscana al Piemonte ,  senza violenza e nell’ordine pubblico.




      Marcello Camici
           mcamici@tiscali.it

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DECRETO 29  SETTEMBRE  1859

 


 

Il 29 settembre 1859 ,  dopo aver con un proclama reso solennemente pubblico  che eserciterà il potere in
nome di Vittorio Emanuele Re Eletto , nello stesso giorno ,  il Governo della Toscana emana un decreto
attuativo  di quanto espresso nel proclama , con il quale adegua tutti gli atti della vita pubblica a questo
proclama.

                                                REGNANDO S.M. VITTORIO  EMANUELE

 

Il Governo  della Toscana

Decreta

Articolo 1° Le Sentenze e i Decreti dei Tribunali e gli Atti dei Pubblici Notari , dovranno dal dì della pubblica zio
Ne del presente Decreto intestarsi con la formula seguente =Regnando S.M. Vittorio Emanuele=

Articolo 2°  Quelli che a tenore delle Leggi devono prestare il giuramento  , lo presteranno colla presente for
Mula= Giuro di essere fedele a S.M: Vittorio Emanule Re eletto=

Articolo 3° Nelle Bandiere dell’Esercito e della Marina Militare e Mercantile dovrà porsi lo Stemma di Casa
Savoia

Articolo 4°   Provvisoriamente nelle Bandiere della Marina e dei Consolati Toscani sarà aggiunto un Leone
Bianco nell’angolo superiore della lista presso l’asta

Articolo 5°  Lo stesso Stemma dovrà alzarsi sopra i Palazzi e gli uffici Pubblici

Articolo 6° I Ministri dell’Interno  , di Giustizia e Grazia  , degli Affari Esteri , della Finanza e della Guerra prov
Vederanno alla esecuzione del presente decreto

Dato in Firenze il 29 Settembre 1859

Il Presidente del Consiglio dei Ministri e
Ministro dell’Interno
B.Ricasoli

Il Ministro della Pubblica Istruzione
Ministro degli Affari Esteri
C. Ridolfi

Il Ministro della Giustizia e Grazia
E. Poggi

Il Ministro della Finanze del Commercio e dei Lavori Pubblici
R. Busacca

Il Ministro Reggente della Guerra
De Cavero “

 

(Governo della Toscana .Copia del Decreto 29 settembre 1859 in Affari Generali del governo dell’isola
d’Elba 1859-1860 , Doc 101-260.Carta 260-Archivio storico comune Portoferraio.)

Il decreto si apre a chiare lettere: d’ora in poi il Governo della Toscana agisce “regnando  S. M. Vittorio
Emanuele”.

Nello stesso  giorno , il 29 settembre 1859 ,  il governo della Toscana emana un altro decreto in cui dispone
che sostituisce alle vecchie monete toscane con  nuove che avrebbero portato l’iscrizione “Vittorio
Emanuele Re Eletto ( In “La evoluzione del sentimento nazionale in Toscana”.Rodolfo Della Torre.Biblioteca
storica del risorgimento italiano.Società editrice Dante Alighieri ,  1915. pg 397)




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TRASFERIMENTO  DEGLI  STABILIMENTI PENALI   DI  PORTOFERRAIO  IN  QUELLI  NUOVI  NELLA FORTEZZA DI LONGONE

 


 

Il 22 settembre 1859 dalla “Soprintendenza Generale delli Stabilimenti Carcerari di Toscana” arriva al
governatore dell’Elba lettera manoscritta:

“Al Sig. Cav Colonnello
Governatore dell’isola dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Per notizia e regola della S.V. Ill.ma ho l’onore di rimetterle copia autentica di due Decreti del Governo della
Toscana de’ 19 stante relativi alla soppressione di codesti stabilimenti Penali della Linguella e all’attivazione
di quelli di Longone.
Ho ordinato al Direttore Luigi Bertocchi di presentarsi alla S.V. Ill.ma per avere la di Lei approvazione
rispetto al trasporto dei Condannati .Urgendo pertanto che avanti il 13 di ottobre prossimo trovisi in
Longone la necessaria forza militare per la vigilanza di quelli stabilimenti penali.La prevengo che in questo
senso sono stati ripetuti uffizi al Ministero della Guerra;ma qualora Ella non abbia ancora ricevuto istruzioni
in proposito , conto che vorrà spendere tutta la di Lei autorità per insistere su questo importante bisogno di
pubblico servizio.
Ho l’onore frattanto di ripetermi con distinto ossequio

Di VS Ill.ma

Lì 22 settembre 1859

Dev.mo Servitore

PINI”

(Affari generali  del  governo dell’isola d’ Elba anno 1859 Doc 401-494.Carta 408. Archivio storico comune
Portoferraio)

Allegato in copia autentica alla lettera di cui sopra è il decreto del 19 settembre 1859

                                              Il Governo  della Toscana

                                                                   DECRETA

 

- Gli stabilimenti Penali della Linguella a Portoferraio sono soppressi
- A datare dal primo ottobre prossimo futuro i condannati detenuti negli stabilimenti predetti
saranno traslocati nei nuovi stabilimenti di Longone
- Luigi Bertocchi attuale  direttore degli stabilimenti penali in Portoferraio
- Fausto Baldocci e Camillo Torre  , il primo commesso l’altro magazziniere in detti stabilimenti
faranno passaggio nella rispettiva qualità ai nuovi Stabilimenti di Longone con gli oneri e
appuntamenti che godono attualmente e con che cessino al Bertocchi l’annua indennità di alloggio
in Lire trecento cinquanta , a cominciare dal giorno in cui verranno posti in attività in nuovi
Stabilimenti , dovendo d’ora in avanti il Direttore godere in Longone dell’abitazione in natura

- Il posto din Copista della Direzione degli Stabilimenti Penali di Portoferraio viene soppresso ed è
istituito nel nuovo Stabilimento di Longone un punto di apprendista gratuito
- Camillo Rutigni attualmente Copista in detto stabilimento di Portoferraio viene promosso a
Commesso Copista presso il Direttore della Colonia penale di Pianosa coll’incarico di supplirlo in
caso di assenza o d’impedimento e coll’annuo appuntamento di lire novecento sessanta che venga a
cessarsi ogni altro appuntamento fin qui goduto per ragione d’impiego
- Aurelio Galletti è nominato apprendista gratuito nella Direzione delli stabilimenti penali di Longone
- Don Francesco Pagni Cappellano nelli stabilimenti penali di Portoferraio
- Il Dr Fabio Squarci e il dr. Michele Mattiozzi il primo medico e l’altro chirurgo nei predetti
stabilimenti , vengono posti in stato di ritiro a contare dal  giorno successivo a quello in cui sarà
completato il trasporto dei condannati da Portoferraio a Longone e sono inviati alla Corte dei Conti
per la liquidazione della pensione cui possono avere diritto
- Ed è finalmente concessa al Dr Fabio Squarci e al dr. Michele Mattiozzi una gratificazione al primo
di zecchini nove , all’altro di zecchini sei pagabili per una sola volta dalla Cassa Fiscale
- Il Ministro di Giustizia e Grazia è incaricato della esecuzione del presente Decreto

 

Dato Lì 19 settembre 1859

Il Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell’Interno
B. RICASOLI

Il Ministro di Giustizia e Grazia
E.POGGI

Concorda con l’originale per Copia
G. Mori Ubaldini

 

Pini (1)

 

(Idem come sopra)

(1) Pini è il soprintendente degli stabilimenti penali del Granducato di Toscana

 

Il decreto del 19 settembre 1859 del governo della Toscana dello stato granducale  è molto importante
perché stabilisce la nascita dei nuovi stabilimenti penali nella fortezza di Longone.Si chiudono gli
stabilimenti penali della Linguella in Portoferraio e i detenuti con il personale addetto alla loro custodia
vengono trasferiti ,   a datare dal primo ottobre 1859 ,  nei “nuovi Stabilimenti di Longone”.




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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


IL GOVERNO DELLA TOSCANA ESERCITERA’ IL POTERE IN NOME DI
VITTORIO EMANUELE RE ELETTO

 



Il 29 settembre 1859 il governo della Toscana emette un proclama  nel quale viene presa una decisione
importante per il futuro della Toscana.Non potendo avere soddisfatta la volontà di annessione al regno
sabaudo sardo-piemontese , il governo della Toscana ne accellera i tempi  e proclama che d’ora in poi
eserciterà il suo potere in nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele di Savoia ,  re eletto.
E’ un importante proclama perché di fatto con esso  termina l’autonomia dello stato granducale toscano.
Questo il testo del proclama

“                                               TOSCANI !

L’Assemblea de’ vostri Rappresentanti legittimi deliberava essere fermo volere della Toscana far parte d’un
forte Regno costituzionale sotto lo scettro di RE VITTORIO EMANULE  di Casa Savoia.
Le assemblee di Modena  , di Parma e delle Romagne , emanarono unanimemente conformi deliberazioni.
Questi voti solenni sono stati esauditi.La Maestà del re Eletto accolse il libero atto di sudditanza del popolo
toscano , modenese , parmense e romagnolo;e dichiarò che primo atto della sua sovranità sarebbe il far valere
i diritti che quei popoli gli avevano dato.
E il diritto di provvedere a loro stessi , provvedendo alla indipendenza della nazione.
La guerra intrapresa da Napoleone e da Vittorio Emanuele era una solenne ricognizione di quel
diritto , perché fu fatta per liberare l’Italia dal predominio austriaco e per costituire la nazionalità italiana.
Tutti gl’italiani vennero chiamati a profittare della grande occasione.E i popoli dell’Italia centrale accorsero
alle armi.I toscani ebbero il doppio onore di militare sotto la gloriosa bandiera italiana , e sotto le aquile
invincibili dell’Impero Francese.
Questo concorso ad una guerra non di conquista , ma di emancipazione nazionale , autorizzò la formazione
del nuovo Regno d’Italia; al quale gli altri Stati europei possono dare recognizione , non legittimità.Questa
viene dal consenso spontaneo e solenne de’ popoli elettori e del Re Eletto.Per essi il patto è compiuto ed
irrevocabile.Per essi il regno forte è cosa fatta , il Re Eletto è il loro Re.
Ma finchè il Re Eletto non prenda a reggere personalmente i toscani , se il Govrno presente deve reggerli per
la Maestà Sua , deve anche gloriarsi e fortificarsi nel suo Nome Augusto.Così l’assetto nuovo della nazione
italiana procederà con sicurezza , e gli ostacoli tutti uno dopo l’altro cadranno , e l’Europa dovrà la sua quiete
e il suo vero equilibrio alla concordia e alla fermezzadegl’italiani.
Toscani , il vostro Governo proclama che d’ora in poi eserciterà il suo potere in nome di S. M. VITTORIO
EMANUELE  di Savoia , RE ELETTO.(1)

Dato in Firenze  , il dì ventinove settembre milleottocentocinquantanove

B.Ricasoli.C. Ridolfi , E Poggi , R. Busacca , V. Salvagnoli , P. de Cavero
Celestino Bianchi segretario”

(1) Il regno sabaudo è monarchia costituzionale basata sullo statuto albertino concesso da re Carlo
Alberto nel 1848.Al vertice dello stato c’è il re , il quale riassume in sé il potere legislativo , esecutivo e
giudiziario non esercitato in maniera assoluta  perché limitato dalla presenza del parlamento che
riconosce alla persona del il potere sovrano: in questo senso il re è chiamato eletto.




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SETTEMBRE  1859: DECRETO PER LA CONVOCAZIONE  DEI COLLEGI  ELETTORALI PER LA  FORMAZIONI DELLE RAPPRESENTANZE COMUNALI.

 


La legge del 4 settembre 1859 ha introdotto il principio dell’elezione nella scelta degli amministratori
comunali  legandone la validità al principio di maggioranza : affinchè l’elezione sia valida è necessario che vi
concorrano almeno la metà degli elettori aventi diritto di voto.
Il secondo comma dell’articolo 14 di questa legge stabilisce che “le discipline delle adunanze elettorali
saranno prescritte da speciale Regolamento” e il governo della Toscana procede in questo senso  con un
decreto  emanato venti giorni dopo  , il  ventitre settembre 1859

“                                                       IL GOVERNODELLA  TOSCANA

Vista la Legge emanata il dì 4 settembre dell’anno corrente , la quale nella formazione delle Rappresentanze
Comunali sostituisce l’elezione alla tratta;
Visto il Regolamento elettorale in data di questo stesso giorno:
Considerando essere necessario che il principio elettivo infonda nuova vita nelle Amministrazioni Municipali
e che però senz’altro indugio tutti i Comuni della Toscana siano chiamati ad eleggere i loro Rappresentanti:

Decreta:

Art 1. I Gonfalonieri procederanno immediatamente alla formazione alle Liste degli Elettori e degli Eleggibili
Delle loro Comunità , ed alle altre operazioni elettorali ad essi affidate dalla Legge del dì 4 Settembre  e
Dal Regolamento che prescrive il modo della sua esecuzione.

Art 2. I Collegi elettorali di tutte le Comunità Toscane sono convocati per eleggere i loro Rppresentanti la
Domenica 30 del prossimo ottobre

Art.3. Quei Collegi che non riusciranno ad eleggere o a compire le elezioni in quella prima votazione , sono
convocati nella Domenica successiva

Art. 4. Il Ministro dell’Interno provvederà all’esecuzione di questo Decreto

Dato in Firenze li ventitre Settembre milleottocentocinquantanove

Il Presidente del Consiglio dei Ministri
e Ministro dell’Interno

B. RICASOLI

Il Ministro della Pubblica Istruzione
C. RIDOLFI

 

FIRENZE , NELLA STAMPERIA  GOVERNATIVA”

Il decreto non denota niente particolare se non il fatto che nella prima volta che vengono convocati in
Toscana  i collegi elettorali per le elezioni comunali , le prime in Toscana , viene scelto come giorno quello
della festività della domenica che ancora oggi è presente.




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DISPACCIO  DI  BETTINO  RICASOLI : PRESCRIZIONI SULL’ORDINE  PUBBLICO E  SULLA  SICUREZZA PUBBLICA DEI CITTADINI

 

Il 17 settembre 1859 il governatore civile e militare di Livorno  , Biscossi , scrive a quello dell’Elba , Niccolini :
“ Ill.mo Signore

Mi affretto  a trasmetterle in copia una circolare del Ministero dell’Interno pervenutami ieri che ha per
oggetto di eccitare le Autorità Politiche ad adoperarsi con quanto impegno possibile a prevenire attentati e
reprimere delitti contro le persone e le proprietà che si sono resi disgraziatamente frequenti nelle Città e più
ancora nella Campagne…

Lì 17 settembre 1859
Annibaldi Biscossi”

 

Questo il dispaccio di Bettino Ricasoli   del 15 settembre 1859  , inviato in copia  dal governatore di Livorno a
quello dell’Elba. In questa prima parte del dispaccio il Ricasoli dopo essersi compiaciuto della concordia e
tranquillità che regna nello stato di Toscana , ne fa merito alle autorità pubbliche e al tempo stesso richiama
la loro attenzione sul fatto che i furti alla proprietà privata continuano soprattutto nelle campagne e tutto
ciò “indebolisce l’opinione della sicurezza” e che in conseguenza “l’ordine politico con tantom successo
mantenuto  , potrebbe essere ora minacciato da questi antichi nemici , i quali pongono in pericolo gli averi e la
tranquillità dei pacifici cittadini”

“ Eccellenza

Mentre le condizioni politiche della Toscana sono argomento di compiacimento per il Governo giacchè il
Paese non apparve mai né più concorde né più tranquillo , vorrei pure dire che le condizioni morali in qualche
parte della popolazione sieno migliorate.I furti si commettono in proporzione non lieve nelle Città e più
ancora nelle Campagne ; anco le violenze a mano armata si notano in qualche parte dello Stato e non
diminuisce il vagabondaggio di gente che invoca la carità senza rinunziare al delitto.
Il Governo come  fa merito alle Autorità d’avere mantenuto ordinato il paese così ha ragione di dubitare che
la loro attenzione tutta intesa a quel supremo scopo non abbia saputo in pari tempo volgersi alla tutela
della proprietà privata oggetto non meno del primo importante  anzi quanto il primo necessario a
conseguirsi se vuolsi assicurare la tranquillità e la contentezza del paese.Però credo mio dovere di
richiamare la E.V. sopra questo gravissimo argomento perché senza indugio vengano eccitate le delegazioni
a spiegare tutta la loro attività e valersi di tutti i poteri che loro dà la legge onde prevenire e reprimere
efficacemente quest’audacia sempre crescente  dei facinorosi che manomette la proprietà e indebolisce
l’opinione della sicurezza. Faccia comprendere la E.V. a tutti i suoi dipendenti depositari dell’Autorità e della
Forza pubblica che l’ordine politico con tanto successo mantenuto  , potrebbe essere ora minacciato da questi
antichi nemici  , i quali pongono in pericolo gli averi e la tranquillità dei pacifici cittadini.

 


Specialmente nelle Campagne il furto ebbe da un pezzo per l’incuria del passato Governo estese
proporzioni , e il Contadino , che si vede rapito il frutto dei propri sudori crede  il Governo senza forza per
difenderlo e ne mormora e non ci si affida ….

BETTINO  RICASOLI

 

(Affari  generali del  governo dell’isola d’Elba 1859-60.Doc. 15-100.Circolari da 1 a 42.Circolare n 41.Archivio
storico comune Portoferraio)

In questa seconda parte del  dispaccio che il 17 settembre 1869 Ricasoli ha inviato al governatore di
Livorno , Biscossi ,  si evidenzia una qualità della politica dello statista che è quella dell’annessione della
Toscana al Piemonte attraverso il mantenimento  dell’ordine pubblico , diversamente da Mazzini  che
intravede nella rivoluzione la via migliore.
Ricasoli incita il governatore militare e civile di Livorno affinchè faccia comprendere a”tutti i suoi dipendenti
depositari dell’Autorità e della Forza pubblica ,  che l’ordine politico potrebbe essere minacciato  da coloro
che “pongono in pericolo gli averi e la tranquillità dei pacifici cittadini” specie nelle campagne

“….Le Campagne hanno lo stesso sacro diritto alla tutela Governativa che le Città;né può dirsi ben ordinata
e tranquilla una Società Civile se i reati ordinari non vi si tengono in limiti quanto siano possibili ristretti.
L’Agricoltura e l’Agricoltore domandano dal Governo una speciale tutela ; né tutela più efficace potrebbe
dal Governo concedersi quanto lo assicurare il frutto dei sudori del Contadino dirimpetto ai vagabondi e ai
predatori dei frutti campestri.
D’altronde è debito precipuo dell’Autorità Governativa di eliminare l’ozio , frenando l’accattonerìa
vagabonda , che fa strada al delitto , come di auspicare per ogni via il miglior indirizzo civile e morale del
Paese.E’ urgente dunque che a questo stato di cose si ponga un pronto riparo , perché se al sopravvenire
dell’inverno non sarà frenata questa baldanza i mali che oggi si deplorano si faranno ancor maggiori.
L E.V. vedrà al pari di me a quali conseguenze potrebbe condurre una trascuratezza che pare tolleranza in
questa materia ,  e non dubiterà della necessità di provvedere con i larghi mezzi che il Governo pone a
disposizione della Autorità subalterne. Così non si tratta di sterili ammonizioni ma di azione pronta assidua
ed intelligente e di cui il Governo vuol vedere prontamente gli effetti.
I delegati , li Carabinieri ,  i Commessi di pubblica vigilanza ciascuno per la parte che lo riguarda uniscano i loro
sforzi a rassicurare le popolazioni e mostrare che il Governo vuole e può tutelarle.
La E.V. si valga di ogni mezzo  , ecciti , invigili e se alcuno mancherà al suo dovere saprò come punirlo. Si
guardino i precettati , si rompano le fila segrete di quelle associazioni delittuose infiltrate quasi in ogni
provincia  , si perlustrino le strade  , si rimandino al loro paese i vagabondi  e gli sconosciuti che non danno
conto di sé , si perquisiscano i sospetti possessori di prodotti campestri , si dia soccorso ai Contadini contro le
invasioni dei ladri nei campi.La Polizia indaghi e spenda quanto occorra per essere informata e per prevenire
quanto è possibile almeno per non lasciare nelle tenebre il delitto ed il suo autore.
Si faccia insomma tutto quello che importa per frenare il male e per dimostrare al popolo che la libertà non
vuol dire violazione impunita delle Leggi e che il Governo non patteggia coi ladri e coi facinorosi.
Raccomando allo zelo della E.V. l’esecuzione precisa ed immediata di queste mie prescrizioni e mi pregio di
professarmi all’E.V.

Lì 15 settembre 1859

Dev.mo Servitore

BETTINO  RICASOLI

(Affari  generali  del  governo dell’isola d’Elba  1859-60.Doc 15-100.Circolari da 1 a 42.Circolare n
42.Archivio storico comune Portoferraio)

In questa seconda parte del  dispaccio che il 17 settembre 1869 Ricasoli ha inviato al governatore di
Livorno , Biscossi ,  si evidenzia una qualità della politica dello statista che è quella dell’annessione della
Toscana al Piemonte attraverso il mantenimento  dell’ordine pubblico , diversamente da Mazzini  che
intravede nella rivoluzione la via migliore.
Ricasoli incita il governatore militare e civile di Livorno affinchè faccia comprendere a”tutti i suoi dipendenti
depositari dell’Autorità e della Forza pubblica ,  che l’ordine politico potrebbe essere minacciato  da coloro
che “pongono in pericolo gli averi e la tranquillità dei pacifici cittadini” specie nelle campagne

“….Le Campagne hanno lo stesso sacro diritto alla tutela Governativa che le Città;né può dirsi ben ordinata
e tranquilla una Società Civile se i reati ordinari non vi si tengono in limiti quanto siano possibili ristretti.
L’Agricoltura e l’Agricoltore domandano dal Governo una speciale tutela ; né tutela più efficace potrebbe
dal Governo concedersi quanto lo assicurare il frutto dei sudori del Contadino dirimpetto ai vagabondi e ai
predatori dei frutti campestri.
D’altronde è debito precipuo dell’Autorità Governativa di eliminare l’ozio , frenando l’accattonerìa
vagabonda , che fa strada al delitto , come di auspicare per ogni via il miglior indirizzo civile e morale del
Paese.E’ urgente dunque che a questo stato di cose si ponga un pronto riparo , perché se al sopravvenire
dell’inverno non sarà frenata questa baldanza i mali che oggi si deplorano si faranno ancor maggiori.
L E.V. vedrà al pari di me a quali conseguenze potrebbe condurre una trascuratezza che pare tolleranza in
questa materia ,  e non dubiterà della necessità di provvedere con i larghi mezzi che il Governo pone a
disposizione della Autorità subalterne. Così non si tratta di sterili ammonizioni ma di azione pronta assidua
ed intelligente e di cui il Governo vuol vedere prontamente gli effetti.
I delegati , li Carabinieri ,  i Commessi di pubblica vigilanza ciascuno per la parte che lo riguarda uniscano i loro
sforzi a rassicurare le popolazioni e mostrare che il Governo vuole e può tutelarle.
La E.V. si valga di ogni mezzo  , ecciti , invigili e se alcuno mancherà al suo dovere saprò come punirlo. Si
guardino i precettati , si rompano le fila segrete di quelle associazioni delittuose infiltrate quasi in ogni
provincia  , si perlustrino le strade  , si rimandino al loro paese i vagabondi  e gli sconosciuti che non danno
conto di sé , si perquisiscano i sospetti possessori di prodotti campestri , si dia soccorso ai Contadini contro le
invasioni dei ladri nei campi.La Polizia indaghi e spenda quanto occorra per essere informata e per prevenire
quanto è possibile almeno per non lasciare nelle tenebre il delitto ed il suo autore.
Si faccia insomma tutto quello che importa per frenare il male e per dimostrare al popolo che la libertà non
vuol dire violazione impunita delle Leggi e che il Governo non patteggia coi ladri e coi facinorosi.
Raccomando allo zelo della E.V. l’esecuzione precisa ed immediata di queste mie prescrizioni e mi pregio di
professarmi all’E.V.

Lì 15 settembre 1859

Dev.mo Servitore

BETTINO  RICASOLI

(Affari  generali  del  governo dell’isola d’Elba  1859-60.Doc 15-100.Circolari da 1 a 42.Circolare n
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CONFLITTO  DI  FORME  CON  L’AUTORITA  ECCLESIASTICA

 


Dopo le disposizioni  alle autorità pubbliche dell’11 settembre 1859 relative al modo di comportarsi verso la
religione cattolica , il  16  settembre 1859  arriva una circolare  al governatore dell’Elba da quello  di
Livorno , Biscossi ,  dove  si danno ulteriori indicazioni su come procedere e comportarsi da parte dell’autorità
municipale nei confronti del clero.

“Governo civile e militare di Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello Governatore
dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Tutta la Toscana ha celebrato con solenni dimostrazioni di gioia l’accoglienza fatta da Re Vittorio Emanuele
ai nostri voti e neppure in questa occasione il Paese ha smentito quella reputazione di saggezza e di
temperanza civile che lo fa ammirare da tutta Europa.
Se nonche è avvenuto in qualche luogo che alle feste profane volendosi aggiungere anche le sacre è stato
conflitto coll’Autorità Ecclesiastica  , e sebbene non ne siano conseguiti gravi inconvenienti , pure è dovere del
Governo di prevenire anche queste fortuite occasioni di turbamento.
Il Governo col suo Decreto del dì 3 luglio passato aveva già determinato i modi coi quali in questi casi
dovevasi procedere , e duole , che così presto le Autorità e i Cittadini abbiano dimenticato quelle savie
disposizioni. Il Governo non ha nulla di che opporre  quando le popolazioni obbedienti al sentimento
religioso vogliono riferire a Dio i felici successi della Patria ma in queste occasioni conviene che le Autorità
Municipali o qualunque altro privato promotore prendano col Clero i necessari concerti nelle pareti del
Santuario come negli atti del suo Ministero  Spirituale al Clero non può imporsi legge da nessuno , ed anche il
Governo si guarderebbe dal prescrivere riti e cerimonie  , Chiunque entri in Chiesa è necessario che si uniformi
alle discipline del Culto esteriore; e quando si vuole che il Clero non s’intruda in cose che non gli spettano
bisogna lasciargli intatte le sue legittime competenze.
Questi principi direttivi vengono espressi alla S.V. Ill.ma perché da Lei discendano ad informare l’azione delle
Autorità politiche subalterne , le quali non debbono limitarsi ad intervenire quando i disordini accadono  , o
peggio renderne  conto quando sono accaduti , ma debbono prevenirli adoperando in tempo utile la loro
autorità ad influenza di quei Cittadini che hanno maggiore seguito di opinione.
In questo come in ogni altro caso il Delegato , il Gonfaloniere , il Comandante della Guardia Nazionale , dove è
istituita , debbono intendersi , aiutarsi scambievolmente e prevenire quanto è possibile ogni violazione della
Legge.
Se il Delegato non sa gli umori delle popolazioni e non ha modo per dominarli;se non conosce le ragioni che
possono turbare la quiete del suo Circondario e non è in grado di eliminarle egli non riuscirà mai ad altro
fuori che ad essere passivo in ogni fatto e a scrivere rapporti sulle cose avvenute; e l’autorità non terrà quel
posto che a lei si addice presso un Paese Civile , oggi non si governa soltanto con gli atti di autorità ma con
quella forza morale che ogni pubblico funzionario deve avere e che gli deriva in parte dall’essere
un’emanazione del Governo Superiore. Se la S. V. Ill.ma riuscirà a far penetrare di questi principi i suoi
dipendenti a farli aire in coerenza ai medesimi , non solo il Governo delle province sarà più facile e più


spedito , ma si darà agl’impiegati pubblici quella educazione che in addietro fu del tutto trascurata  , ma che
questo Governo vuole fermamente operare.
Intanto partecipandole in ordine ad un dispaccio del Ministero  dell’Interno in data de 14 corrente con la
veduta di veder secondati i desideri del Governo Le ripeto le proteste della mia più distinta stima.

Lì 16 settembre 1859

Il Governatore
Annibaldi Biscossi”

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DISPOSIZIONI  SULLA  RELIGIONE

 



11  settembre del 1859,il governo della Toscana, forte dell’esito dell’assemblea dei rappresentanti della
Toscana, emana diposizioni dirette alle pubbliche autorità e relative al loro modo di comportarsi nei
confronti  sia della religione cattolica che di altre.
Queste disposizioni arrivano alla massima autorità civile e militare dell’Elba,il governatore.
Così  a lui scrive il governatore di Livorno:

“Governo civile e militare
di Livorno

 

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Dopo le Deliberazioni Solenni dell’Assemblea dei rappresentanti,il Governo ha reputato opportuno di
mostrare con una speciale Circolare le basi del diritto pubblico dello Stato che quelle Dichiarazioni hanno
solidamente gettato e di dedurne quelle norme che devono regolare la condotta tanto del Governo quanto
dei Cittadini.
Sebbene il Governo si confidi che niuno osi affrontare il diritto e il volere nazionale ,tutta volta non deesi
omettere veruna diligenza preventiva di tutto quanto potesse attentare all’ordine pubblico.
Quindi io mi affretto ad ingiungere a VS Ill.ma
1° D’invigilare instancabilmente che gli Ecclesiastici Cattolici e i Ministri della altre Religioni obbediscano
pienamente alla Suprema Autorità dello Stato
2° Di ragguagliare immediatamente questo Governo delle inosservanze che si potessero commettere al dir
itto Ecclesiastico Toscano e alle Leggi che riguardano le comunioni non Cattoliche e gli Israeliti
3° Di procurare che tutto il Clero Regolare cattolico dipenda dal Provinciale Toscano del rispettivo Ordine
4°  Di ordinare subito a qualunque società di Aggregazione Religiosa che non sia approvata  dal Governo
Toscano ,di presentare entro otto giorni la propria Regola al Ministero degli Affari Ecclesiastici ed monito
che la Società o Aggregazione inadempiente a questo ordine sarà disciolta come Collegio illecito allo
spirare del termine sopra determinato

Ed attendendo categorico riscontro per il discarico che incombe dare al Superiore Governo,specialmente per
le prescrizioni contenute nell’articolo quattro,le rinnovo le proteste della mia distinta considerazione

Lì 11 settembre 1859

Il Governatore
Annibaldi Biscossi”

 

Queste disposizioni sono cartina di tornasole sull’inasprimento dei rapporti tra stato  toscano e religione ,in
modo particolare quella cattolica. Lo stato pontificio ha buoni rapporti con la dinastìa asburgo-lorena e non
vede di buon occhio quanto sta accadendo dopo la seconda guerra d’indipendenza.  Dopo l’avvenuto
armistizio di Villafranca stanno nascendo governi provvisori in molte parti dei territori sottoposti alle
delegazioni pontificie in Emilia Romagna e Marche.


 

(Affari  generali del  governo dell’isola d’Elba  1859-1860.Doc 15-100.Circolari da 1 a 42.Circoalre n
38.Archivio storico comune Portoferraio)




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AMMINISTRAZIONI  LOCALI: INTRODUZIONE  DEL  PRINCIPIO  DI  ELEZIONE



Il  4 settembre 1859 il governo della Toscana emette un proclama sull’esito della missione inviata a re
Vittorio Emanuele II per informarlo delle decisioni dell’assemblea dei rappresentanti del popolo toscano.
La missione costituita da delegati dell’Assemblea Toscana ha fatto presente al re  Vittorio Emanuele II che la
Toscana ha solennemente dichiarato di voler fare parte di un regno italiano sotto il suo  scettro
costituzionale .La risposta del re è molto diplomatica: non annette ma dice che propugnerà la causa del
popolo toscano presso le potenze europee.
Ecco le prime righe con cui il governo della Toscana emana il 4 settembre 1859 il proclama sull’esito della
missione al re:

”Toscani!
Il Re Vittorio Emanuele ha accolto i nostri voti  e forte dei diritti che da questi gli derivano ,propugnerà la
nostra causa innanzi all’Europa .Con questo grande atto la Toscana torna ad essere terra italiana senza
vestigio di straniera signorìa…”

Il  4 settembre  1859   ,nonostante  una certa delusione per la risposta del re da parte di coloro che vogliono
annessione subito al Piemonte ,  tra cui Ricasoli ,è comunque data storica per la Toscana  e per il
risorgimento d’Italia.

Bettino Ricasoli,presidente del consiglio dei ministri e ministro dell’Interno del Governo della Toscana ha
firmato un decreto  di 16 articoli ,uscito a stampa nella stamperia governativa di Firenze,dove,su parere
della consulta di governo,ispirandosi al progetto di legge Capponi  del 1848, introduce il principio elettivo
nella formazione delle rappresentanze comunali,principio elettivo che da allora in poi non sarà mai più
abbandonato in Toscana “considerando essere conveniente sostituire nella formazione delle rappresentanze
Comunali al modo della tratta, quello dell’elezione “.
Al “modo” dell’ elezione che va a sostituire quello della tratta (estrazione a sorte) è strettamente legato il
principio della maggioranza per la validità delle elezioni  : “perché si abbiano valide elezioni sarà necessario
che vi concorrano almeno la metà degli elettori iscritti”

DECRETO

IL  GOVERNO  DELLA TOSCANA

Sul parere della Consulta di Governo;(1) Considerando essere conveniente sostituire nella formazione delle Rappresentanze Comunali al modo della tratta,quello dell’elezione,

DECRETA:

Art.1Le Rappresentanze Comunali di che nell’articolo 1° del regolamento del 28 settembre 1853 sono
      formate nel modo seguente:
I Consiglieri sono eletti per via di schede segrete a scrutinio di Lista dai Contribuenti chiamati dal
presente Decreto all’ufficio di elettori.
Perché si abbiano valide elezioni sarà necessario che vi concorrano almeno la metà degli elettori
iscritti,e resteranno eletti quelli che raccolgano la metà più uno dei voti dati ,salvo quanto è detto
all’Art 15I Priori  del Magistrato sono eletti dal Consiglio Generale nel proprio sen .per schede segrete
ascrutinio di Lista,e a maggiorità relativa dei voti.
Il Gonfaloniere è nominato dal Governo sulle proposte del Ministro dell’Interno tra i Componenti il
Consiglio Comunale.

Art.2  Il numero attuale  dei Componenti ciascuna Magistratura e il Consiglio Generale è conservato. Ciascun
Consiglio Generale avrà inoltre un numero di Supplenti non minore di uno per ogni tre Consiglieri. Supplenti
sono quelli che hanno avuto più voti immediatamente dopo gli eletti a far parte del Consiglio Generale.

Art. 3  Sono elettori nel Collegi Comunali i due terzi dei Contribuenti alla tassa prediale (2)presi per ordine di
maggiore quota di contributo sul Ruolo generale dei Contribuenti
Se però il numero dei Contribuenti così chiamati all’ufficio di elettori,non arrivasse al decuplo dei
Componenti il Consiglio del rispettivo Comune,le Liste elettorali si compiscono fino a quel decuplo coi nomi
dei successivi Contribuenti maggiormente imposto.
Quando la posta di più condomini,divisa tra loro,darebbe la cifra elettorale a ciascun
condomino,tutti potranno votare ;altrimenti potrà votare il solo capo posta.

Il presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell’Interno
B. RICASOLI

Il ministro della Pubblica Istruzione
C. RIDOLFI

Visto: per l’apposizione del sigillo
Il Ministro di Giustizia e Grazia
E.POGGI “

 

Questi primi articoli del decreto sono molto interessanti perché oltre ad introdurre il principio dell’elezione
sostituendolo a quello della estrazione ne introducono un altro quello della validità delle elezioni strettamente
legata al principio di maggioranza  : “perché si abbiano valide elezioni sarà necessario che vi concorrano
almeno la metà degli elettori iscritti”.
Il primo principio è ancora oggi presente nella scelta degli amministratori  della cosa pubblica,il secondo
non è più presente.
Sono iscritti al ruolo di elettori  tutti quelli che pagano la tassa prediale  ma di questi solo i due terzi  presi
per ordine di maggiore quota di contributo: è rimasto il principio introdotto con la dinastìa Asburgo Lorena
e cioè che solo chi paga le tasse è interessato ad amministrare la cosa pubblica.
Il diritto elettorale è legato al censo.
Non sono elezioni a suffragio universale.
La nomina del gonfaloniere (sindaco) rimane al governo (ministro dell’interno) come stabilito dall’art IV
della legge 16 settembre 1816 emanata da S.A.I. e R. Ferdinando III Asburgo Lorena.
Si stabilisce la segretezza del voto:”schede segrete a scrutinio di lista”
Chi ha il diritto di eleggere ha anche quello di essere eletto è  cioè ogni elettore è anche  un candidato ad
essere eletto :le opinioni politiche non si sono ancora organizzate in partiti che si presentano alle elezioni
con propri candidati.
Con il metodo dell’elezione nella scelta degli amministratori che va a sostituire quello della
tratta(estrazione a sorte)  da una borsa è introdotta  una democrazia rappresentativa  (designazione
mediante voto) seppur non a suffragio universale:tutto questo accade senza la presenza di partiti
organizzati come intendiamo noi oggi.


1) La Consulta di Stato è stata istituita 11 maggio 1859 dal governo della Toscana ed è costituita da
coloro che hanno dato prova di essere autorevoli interpreti  degli interessi della Toscana.Ad essa il
governo si rivolge per sentire pareri su atti da intraprendere.
                   2) La tassa prediale è una tassa sugli immobili.

 

Con il decreto del 4 settembre 1859 il governo della Toscana introduce con  primi articoli di legge  il
principio dell’elezione nella scelta degli amministratori comunali.
Strettamente  legato a quello di elezione  c’è il principio di maggioranza:

perchè si abbiano valide elezionisarà necessario che vi concorrano almeno la metà degli elettori iscritti”.

Gli articoli di legge che seguono indicano 
A) chi non esercita il diritto elettorale,
B) come può essere esercitato il diritto elettorale,
C) chi non può essere eletto
D) come sono formate le liste elettorali,
E) il giorno in cui si faranno le elezioni,
F) la disciplina delle adunanze elettorali
G) un ballottaggio “a semplice pluralità di voti,qualunque sia il numero dei votanti”

DECRETO

“Art .4 Non esercitano il diritto elettorale i condannati dai Tribunali Ordinarj per delitti veri e propri nel
tempo durante il quale scontano la pena e in quello della contumacia.

Art.5. Il diritto elettorale si esercita dall’elettore stesso o da chi lo rappresenta per Legge,personalmente,
ovvero per scheda segreta,trasmessa in tempo utile al Gonfaloniere,chiusa in un involto sigillato,sul quale
sia apposta la firma dell’elettore riconosciuta da un Notaro o da un Cancelliere Ministro del Censo.

Art 6. Esercitano questo diritto pr mezzo di chi li rappresenta  per Legge,
a) I minori
b) I pienamente interdetti
c) Le amministrazioni pubbliche
d) Le corporazioni

Art 7. Possono esercitarlo per mezzo di schede nel modo detto di sopra,
a) Gli e lettori dimoranti all’estero
b) Quelli che giustifichino di essere inscritti nelle Liste elettorali di più Comuni
c) Quelli che giustifichino di non poter intervenire all’Adunanza elettorale per causa di malattia
d) Le Donne

Art  8. Sono vietati i Mandati

Art 9. Gli elettori i quali siano al tempo stesso rappresentanti per legge di altri elettori,potranno votare per
          se e per le persone da loro rappresentate

Art 10. Tutti li elettori nel Comune sono eleggibili,salvo le eccezioni indicate nell’articolo seguente

Art 11. Non possono essere eletti
a) Quelli che non hanno compita l’età di venticinque anni
b) I dipendenti del Comune
c) I Prefetti,Consiglieri,Segretari ed Impiegati qualunque nella Prefettura del Compartimento al quale
appartiene il Comune
d) I Sotto-Prefetti,Impiegati nelle Sotto-Prefetture,delegati di Governo,Pretori,Cancellieri,Ministri del
Censo,e loro aiuti nel rispettivo Circondario
e) Gli addetti al Dipartimento d’Acque e Strade
f) Gli Arcivescovi,I Vescovi ,Vicari Generali,Parrochi,ed altri sacerdoti aventi cura l’anime
g) Le Donne
h) Le Amministrazioni pubbliche e  le Corporazioni
i) I Contribuenti dimoranti all’estero

Art 12, Non possono essere Consiglieri o Supplenti nell’istesso Consiglio,Padre e Figlio,avo paterno e
nipote,fratello e fratello

Art 13. Le note delli elettori  e delli eleggibili saranno formate in ogni Comune dal rispettivo Gonfaloniere
assistito dal primo Priore e dal Cancelliere Ministro del Censo;rimarranno quindi affisse per cinque giorni
alla porta dell’Uffizio Comunale , e in altri luoghi opportuni a scelta del Gonfaloniere. Per ciò che riguarda la
purificazione delle Liste come la direzione delle operazioni  elettorali,è richiamato il Regolamento del 20
Novembre 1849

Art 14. Le elezioni si faranno in giorno di Domenica e secondo le prescrizioni che verranno stabilite nel
Decreto di convocazione degli lettori Comunali.
Le discipline delle Adunanze elettorali saranno prescritte da speciale Regolamento.

Art 15. Non concorrendo alla prima adunanza la metà almeno degli elettori,ovvero non essendo rimasti
eletti tutti i Consiglieri e supplenti per non aver ottenuta la maggioranza voluta dall’articolo primo ,avrà
luogo dopo otto giorni una seconda adunanza. In questa saranno sottoposti allo scrutinio tanti dei candidati
che nella prima adunanza ottennero un maggior numero  di voti senza successo ,quanti corrispondano al
doppio dei Consiglieri o supplenti che rimangono ad eleggere . I suffragi degli elettori non potranno cadere
che sugl’individui componenti codesta lista di candidati. L’elezione sarà fatta a semplice pluralità di voti
,qualunque sia il numero dei votanti.

Art 16. Restano in vigore il Regolamento del 20 Novembre 1849,quello del 28 Settembre 1855,come pure le
Leggi,Ordini,Istruzioni e Regolamenti Generali e particolari concernenti i Comuni e vigenti innanzi il 20
Novembre 1849,in quanto quelli e questi non siamo abrogati dalle Leggi posteriori e non siano contrari alle
disposizioni contenute nel presente Decreto.

Il Ministro dell’Interno è incaricato della esecuzione del presente Decreto.

Dato in Firenze li quattro Settembre milleottocentocinquantanove

Il Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro Dell’Interno
B. RICASOLI

Il ministro della Pubblica Istruzione
C. RIDOLFI

Visto: per l’apposizione del sigillo
Il Ministro di Giustizia e Grazia
E. POGGI

 

Firenze,nella stamperia governativa  “

Fino al settembre del 1859 gli amministratori comunali sono stati scelti col metodo dell’estrazione a sorte.
Dopo il settembre 1859 col metodo dell’elezione.
L’importanza davvero grande di questa legge del governo di Toscana del  4 settembre 1859 sta nell’aver
introdotto il principio dell’elezione nella scelta degli amministratori comunali legandone la validità a quello
della maggioranza degli aventi diritti al voto.
Cioè se non è raggiunto il quorum del  cinquanta per cento più uno degli aventi diritto di voto la tornata
elettorale non è valida.
Non è  elezione a suffragio universale poiché Il diritto di voto è legato al censo.
Sono inoltre presenti molti esclusi comprese le donne.




      Marcello Camici
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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


DESTINO  DEI   VOLONTARI  REDUCI  DALLE  BATTAGLIE  DELLA  SECONDA 
GUERRA  PER LA  INDIPENDENZA D ‘ITALIA

 


Con l’armistizio di Villafranca termina la seconda guerra per l’indipendenza d’Italia  lasciando molte
questioni aperte tra cui il destino dei governi provvisori nati nell’Italia centrale come quelli diToscana,Modena,Parma.
Tra questi governi nasce una Lega degli Stati italiani con lo scòpo di A) difendere gli ideali della causa
italiana (indipendenza e unità d’Italia ),in cui molto operò la Societa  Nazionale italiana  e la Biblioteca Civile
dell’Italiano ,B) impedire la restaurazione dei vecchi governi.
I volontari che hanno combattuto nell’esercito franco-sardo  contro gli austro-ungarici ritornano nei loro
stati di origine.
Il governo toscano  è ora impegnato alla accoglienza del ritorno di questi reduci dalla Lombardia  e dà le
direttive alle autorità pubbliche. Molti di questi reduci infatti non si erano ancora decisi ad arruolarsi
nell’esercito regolare toscano,molti vagavano oziosi per le città e per le campagne e Ricasoli li invita ad
arruolarsi o a deporre le divise militari sotto cui hanno combattuto.
C’erano insomma problemi nell’esercito toscano legati anche al fatto che il ministro della guerra si era
dimesso e non era ancora stato sostituito.
Tali direttive per i volontari reduci arrivano anche all’Elba, al governatore,massima autorità civile e militare
dell’isola.

“Governo Civile e Militare
Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

 

Ill.mo Signore

E’ desiderio del Governo della Toscana che i volontari Reduci dalla Lombardia sieno caldamente invitati a
riprendere le armi onde accrescere la forza del nostro Esercito,nel quale conserveranno i gradi che avevano
in quello Piemontese.
La causa della Indipendenza Italiana che ha trionfato in Lombardia (1) pende ancora incerta nell’Italia
Centrale, quindi chiunque si risolva a raggiungere oggi l’esercito toscano che difende sul Po la Lega degli
Stati Italiani ed avvalora con le armi i voti espressi dai Rappresentanti del Paese non fa veramente che
proseguire la Guerra per la quale si mosse.
Alla testa del nostro esercito trovasi il prode General Garibaldi il quale è a tutti garanzia della buona
condotta militare e dei fini cui l’esercito stesso à destinato. Ove per latro i volontari reduci dal campo non si
decidano a farvi ritorno vuole il Governo che spogliato l’uniforme e qualunque altro distintivo militare si
tenghino tranquilli alle case loro ,e riprendano le abbandonate occupazioni.
VS Ill.ma si compiacerà fare e procurare che sieno fatte ai militi volontari di codesta Isola gli
eccitamenti,avvertenze  ed ingiunzioni nel senso preindicato e porgermi a suo tempo categorico riscontro.
Di che in attenzione godo ripeterle i sensi della mia più alta stima

Lì 3 settembre 1859

Il Governatore

Annibaldi Biscossi”


 

(Affari  generali del governo dell’isola d’Elba  1859-1860.Doc 15-100. Circolari  da 1 a 42.Circolare n
36.Archivio storico comune Portoferraio)

(1) La causa dell’indipendenza italiana ha trionfato in Lombardia perché con l’armistizio di Villafranca la
Lombardia  passa dal dominio austriaco a quello del Piemonte di re Vittorio Emanuele II. Fu un trionfo solo parziale poiché l’alleanza tra Piemonte e Francia che aveva sostenuto la seconda guerra per la indipendenza d’Italia prevedeva la cessione anche del Veneto. Tutto ciò provocò l’ira di Cavour che si dimise da presidente del consiglio del regno sardo-piemontese.




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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


PUBBLICA  AUTORITA’ DEVE CONFORMARSI  ALLA VOLONTA’ DEL PAESE

Il 20 agosto 1859 terminano i lavori dell’ assemblea  dei rappresentanti della Toscana  in Firenze .
L’assemblea dei rappresentanti del popolo del granducato di Toscana si chiude,non si scioglie: è prorogata
fino a nuova convocazione.
Dai rappresentanti eletti dal popolo  del granducato di Toscana sono stati prese storiche decisioni come la
dichiarazione che la dinastìa  Asburgo Lorena è decaduta nè più può ritornare.
L’Elba è stata rappresentata ai lavori dell’assemblea da Manganaro Giorgio e Gemelli Giovanbattista.
Sono stati eletti  nel Compartimento di Livorno,al  Distretto di Portoferraio  dove gli aventi diritto al voto
erano  484  e i votanti furono 342:  Manganaro Gorgio ebbe voti 333 e Gemelli Giovan Battista  304.
Sulle decisioni prese dall’assemblea , il governo della Toscana,costituito da Ricasoli(presidente del consiglio
dei ministri e ministro dell’interno),Ridolfi(ministro della pubblica istruzione e ministro interino degli affari
esteri),Poggi(ministro di giustizia e grazia),De Cavero(ministro reggente della guerra),Busacca(ministro delle
finanze,del commercio  e dei lavori pubblici),Salvagnoli(ministro degli affari ecclesiastici) e  Bianchi
(segretario generale del governo della Toscana), informa  con una circolare le autorità ecclesiastiche,civili e
politiche e militari della Toscana , il 22 agosto 1859,due giorni dopo la chiusura dei lavori assembleari.
Poi il 24 agosto invia un memorandum alle potenze europee .
ll 31 agosto 1859  firma un documento di indirizzo  al Re Vittorio Emanuele II che accompagna i  voti
dell’assemblea  e che così inizia:
”Maestà! Un voto unanime dell’Assemblea nazionale,interprete fedele dei sentimenti di tutto un popolo,
ha solennemente dichiarato essere volontà della Toscana di far parte di un Regno Italiano sotto lo scettro
costituzionale della Mesta  Vostra…” .
Risponde il Re :
“…Secondando il vostro desiderio  avvalorato dai diritti che mi sono conferiti dal vostro voto,propugnerò la
causa della Toscana innanzi a quelle potenze in cui l’Assemblea con grande senno ripose le sue speranze ,e
soprattutto presso il generoso Imperatore dei francesi  che tanto operò per la Nazione italiana….”.(1)
Il 3 settembre il governo della Toscana con un decreto ordina la coniazione  di medaglie  in memoria
dell’assemblea.
Il 3 settembre 1859 anche tutte le pubbliche autorità  dell’Elba,nella persona  del governatore, massima
autorità civile e militare,vengono  richiamate alla volontà espressa  dall’assemblea toscana con una
circolare che il governatore di Livorno scrive a quello di Portoferraio

“Governo Civile e Militare
Di Livorno

Al Sig Cav Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

I voti dell’assemblea dei Rappresentanti della Toscana con tanto senno ed umanità espressi,tracciano al
Governo la vie che deve tenere nella sua politica interna ed esterna .
Né Egli potrebbe in nulla allontanarsene ,perché di quei voti che pur sono in perfetta consonanza coi suoi
intendimenti assunse l’ufficio gravissimo d’essere fedele esecutore .
Questo ufficio impone  a depositarsi della pubblica autorità di confermare tutti i loro atti alla volontà del
Paese,manifestati in modo solenne. Finchè la Toscana non si era legittimamente pronunziata intorno ai suoi
destini poteva forse dubitarsi che l’indirizzo politico del Governo ,sebbene confortato da molte non equivoche
manifesto avesse il consenso universale,e questo dubbio poteva in parte scusare  qualche (1)

nell’azione governativa.
Ora quel dubbio non sarebbe più ammissibile dappoichè l’Assemblea ha tolto di mezzo ogni incertezza ,ed il
Governo rassicurato di sé e cresciuto di forza morale ,esige da tutti i suoi funzionari cooperazione efficace di
unità di azione. Il Ministero dell’Interno per ciò che lo riguarda,ha il dovere di svolgere le conseguenze che il
grande atto dell’Assemblea dei Rappresentanti e di trarre dal Paese tutti quei sussidi che possono favorirne
l’adempimento.
Prima condizione a che i voti della Toscana trovino accoglienza al cospetto dell’Europa quella è che il Paese
si tenga in quella dignitosa e tranquilla fermezza (2) che gli valse già l’ammirazione dei connazionale e degli
stranieri .Chiunque contrastasse a quei voti sotto qualunque pretesto ;chiunque innalzasse una Bandiera che
non sia la Bandiera Nazionale Italiana,ormai fatta nostra,troverà nell’Autorità ferma e severa repressione
e nella pubblica opinione una anticipata condanna .
Questo accordo del potere coi Cittadini varrà alla Toscana il mantenersi in una calma pensosa che non è
indifferenza ,ma aspettazione di uomini risoluti e perseveranti. Un popolo come il Toscano saprà avvalorarsi
le solenni dichiarazioni dei suoi Rappresentanti della Toscana,i quali dopo aver compiuto nobilmente il loro
ufficio,tornati nelle loro Province,illumineranno le opinioni,sopiranno i dissidi,e stringeranno tutte le forze
vive del Paese in una potente concordia.
Il vincolo che gli unisce agli Elettori non deve rompersi dopo la fedele esecuzione del mandato,ma deve anzi
serbarsi  intatto per trarne quella universalità di consentimenti che è la vita della Nazione. Rammentino essi
al Popolo  che i voti di Nazionalità e di Indipendenza impongono doveri che non si potrebbero violare senza
pericolo e senza vergogna e primo tra questi doveri  quello d’un abnegazione pienissima delle individuali
passioni davanti l’altare della Patria.
Mentre ovunque il Governo si adopera a far valere presso i Potentati i fermi voti della Toscana il Paese
manterrà quel contegno che volga forza nell’interno e reputazione all’esterno.
A questo fine santissimo dirigano le Autorità tutta la loro azione,adoperino i Rappresentanti del Paese tutta
la loro influenza.Ad essi il Governo nulla nascose dei suoi intendimenti e possono parlare alle popolazioni
sicuri di non essere smentiti.Tutti facciano il dovere loro e acquisteremo ognora più forza che assicuri quel
fine che ha tutti i pensieri e gli affetti vostri.
Mi prego professarmi con distinto ossequio.

Lì 3 settembre 1859

Il Governatore

Annibaldi Biscossi”

(1) Questa risposta del Re è molto diplomatica.Sa benissimo che senza il beneplacito delle potenze
europee non può accettare il documento d’indirizzo politico a lui inviato e perciò si impegna a
propugnare davanti  ai potentati europei la causa della Toscana di far parte di un regno italiano
otto lo  scettro costituzionale di Re Vittorio Emanuele II

(2) E’ una vera e propria rivoluzione,politica ed amministrativa, quella che la Toscana sta vivendo nel
1859. C’è concordia di opinione sull’unità d’Italia ma non su come raggiungerla . Esistono
annessionisti cioè coloro che vogliono subito l’annessione della Toscana al Piemonte accanto ad
autonomisti cioè coloro che vogliono una autonomia della Toscana. Ci sono coloro che credono la
via migliore da seguire sia quella dell’ordine (Ricasoli) mentre per altri è quella della rivolta
(Mazzini).In mezzo a tutti questi esistono poi i granduchisti cioè coloro che vogliono il ritorno della
dinastìa Asburgo Lorena.

 

 


(Affari   generali del governo dell’isola d’Eba  1859-1860.Doc 15-100.Circolari da 1 a 42.Circoalre n
35.Archivio storico comune Portoferraio)




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L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


AGOSTO 1859 : ISTITUZIONE ALL’ELBA DEI CARABINIERI

Il Decreto per l’accasermamento della legione carabinieri toscani (23 agosto 1859) stabilisce che debba esistere  la divisione di Livorno con la
Compagnia Carabinieri di Livorno.
La divisione di Livorno ha tre luogotenenze di cui una a Portoferraio.

Suddivisione della Luogotenenza di Portoferraio

Nella luogotenenza di Portoferraio sono comprese le “stazioni” di Portoferraio,Longone,Marciana,Marciana Marina,Rio.
A ciascuna di queste stazioni  è assegnato un Circondario diviso secondo le parrocchie:
a Portoferraio il circondario assegnato è la parrocchia della natività di Maria;
a Longone,le parrocchie di Longone e Capoliveri;
a Marciana il circondario assegnato è la parrocchia di Marciana S.Caterina, Campo S Ilario,Campo S. Pietro,Marina di Marciana S.Chiara,Poggio San
Niccolò,Isola di Pianosa San Gaudenzio;
a Rio il circondario è la parrocchia di Rio e Marina di Rio.

Questa la forza  assegnata alla luogotenenza di Portoferraio:

Ufficiali

1 ufficiale sotto-tenente e 1 maresciallo di alloggio a piedi  a Portoferraio
1 brigadiere è presente in tutte e stazioni dell’Elba

Carabinieri

.a piedi, 9 a Portoferraio e 4 per ciascuna delle altre stazioni
.a cavallo, 12 a Portoferraio e 5 per ciascuna delle altre stazioni

(Affari  generali del  governo dell’isola d’Elba 1859-1860,ì.Doc 15-100.Circolari da 1 a 42.Circolare n 41.Archivio storico comune Portoferraio)




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ISTITUZIONE E NASCITA CARABINIERI LEGIONE TOSCANA : DECRETO DI  ACCASERMAMENTO.    EFFETTI DI CASERMAGGIO

 

Il 23 agosto 1859 il “devotissimo servitore” Bettino Ricasoli scrive al “Sig. Cav. Colonnello Comandante la Legione dei Carabinieri” inviando un dettagliato decreto per l’ accasermamento dei carabinieri,decreto che porta la sua firma.

“ DECRETO PER L’ACCASERMAMENTO DELLA LEGIONE

In ogni luogo di Stazione dei Carabinieri sarà destinato un locale apposito per servire loro di Caserma.La Caserma deve essere situata in un luogo sano ed il più adatto per la sorveglianza de paese e specialmente del paesaggio ,esente da ogni comunicazione con gente estranea ,libera,apparente e per quanto possibile provvista di due uscite.
Il locale della Caserma sarà somministrato a cura e a spese della Comunità nel di cui territorio prestano servizio i Carabinieri per i quali deve servire.
La somministrazione degli oggetti di Casermaggio e la fornitura dei Lotti fa carico all’Amministrazione Fiscale e rispettivamente all’Amministrazione Militare.
Ma tanto all’una che all’altra provvede l’Autorità Municipale per interesse delle dette amministrazioni Fiscale e Militare e salvo il diritto di rivalsa su di essere per ogni spesa cui dovrà essere anticipata.
A codesto oggetto si terrà aperto tra loro analogo conto corrente.
L’autorfità Municipale provvede anche alla riparazioni che possono occorrere.
Ogni qualvolta viene stabilita una Stazione in un Comune o che trattasi di un cambiamento di Caserma il Comandante della Luogotenenza si reca sul luogo per riconoscere di concreto con l’Amministrazione Comunale il locale che fu proposto. Deve la Caserma contenere in ragione della forza fissata per la stazione i seguenti locali: 

- Una camera da letto con cammino ed una stanza ad uso uffizio pel Comandante la Stazione ;
- Una camera per ogni due Carabinieri e se ammogliati due Camere per ciascuno; ed una di riserva pe’   Carabinieri   di rinforzo o di passaggio nella Stazione; Gli ammogliati avranno alloggio separato;
- Una stanza per mangiare; Una cucina adatta; Una sala di custodia per i detenuti ed una sala di disciplina ;
- Un Pozzo o Fontana provvisto di quanto occorre per attingere l’acqua ed un luogo comune. Per le Stazioni di   Cavalleria dev’esservi inoltre una Scuderìa ,capace pel numero dei cavalli proporzionato alla forza medesima,ed   una o due piazze per quei Carabinieri che possono essere di passaggio o di rinforzo;
- Un sito attiguo pel letame;
- Un locale sufficiente a contenere la provvista dei foraggi per un mese;
- Una stanza per porre gli effetti di bardatura e selleria e finalmente un abbeveratoio conveniente per i cavalli.

Le Caserme devono essere provviste dei seguenti oggetti:
- Un letto da una persona per ogni individuo o due per gli ammogliati .I letti saranno quelli in uso alle truppe ,oppure composti da un fusto di ferro,
- un saccone ripieno di paglia,una materassa e capezzale ripieni di lana e quattro lenzuola di lino. In ogni Camera una Tavola ed una panca da sedere ,una rastregliera per l’armamento e le necessarie tavole sopra i letti ,sulle quali possono collocarsi gli effetti di vestiario ed i sacchi o valigie;
- una lampada e una granata di saggina;Tutte le Caserme avranno un armadio o cassettino destinato a riporre la biancheria da tavola e da letto.
L’alloggio del Comandante la Stazione avrà inoltre: quattro sedie; una tavola con cassettino a chiave ed un armadio a chiave per gli archivi e i registri ; per la stanza per l’ordinario una tavola grande e le panche o seggiole per sedere.

Per la Tavola:
tre tovaglie; due salviette per ogni individuo; quattro piatti grandi di terra bianca; tre piatti piccoli per ogni individuo; un bicchiere per ogni individuo;i recipienti necessari di legno e di vetro per conservare il vino.

Per la Cucina:
una secchia per attingere l’acqua; un paiolo; una marmitta ed una cazzuola; un ramino; una padella per friggere; un gattaccio; una coltella per la carne; un ramaiolo; un forchettone; un colabrodo di rame; un mortaio di marmo con pestello di legno; molle e paletta per il fuoco; un catino per lavare i piatti; un tagliere di legno ed una tavola; un lume,una pala e due granate.

La scuderìa dovrà essere lastricata e pssibilmente a volta e doltre alle greppie,rastrelli,colonne,battifianchi e conche necessarie. Sarà provvista di una lanterna a vetri ,una pala,un forcone,due scope,una carretta per il concio,una cassa per la biada per ogni cavallo ed vaglio. Nella sellerìa dovranno esservi le rastrelliere e cavalletti per le selle e briglie…. Bettino Ricasoli “
(Affari generali del governo dell’isola d’Elba 1859-1869.Doc 15-100.Anno 1859.Circolari da 1 a 42. Circolare n 42.Archivio storico comune di Portoferraio) 


Il decreto di accasermamento dellagosto 1859 dopo aver con dettaglio individuato i locali e gli oggetti che
devono essere presenti nella caserma dei carabinieri toscani,istituiti con decreto del 24 luglio 1859,
continua parlando sempre con molto dettaglio della stanza di disciplina,dell’inventario degli effetti  di
casermaggio e del loro rimpiazzo  e/o del loro cambiamento,della responsabilità della  conservazione

“                                       

 

 

 

DECRETO  DI  ACCASERMAMENTO

….La stanza di disciplina come quella di custodia   avranno un pancaccio proporzionato al locale ,i secchi
necessari per uso dei detenuti ed una coperta;nella stanza di custodia vi saranno inoltre i ceppi oppure
alcune catene affisse al muro.
Queste camere devono essere situate nel luogo della Caserma il più facile a sorvegliarsi ed assicurate nella
solidità del muro ,e delle poste,e col mezzo di una inferriata alle finestre,le quali come le poste non edvono
aver mai visiva verso le contrade od in luogo esterno alla Caserma.
Gli effetti di casermaggio devono essere tutti in buono stato ;ne sarà redatto un inventario in doppio
originale firmato dalla Amministrazione comunale e dal comandante della Stazione che gli rIceve per
rimanere presso ciascuno di essi e servir pur di inventario in caso di traslocazione del Comandate suddetto;
da consegnarsi al sotto-ufficiale rimpiazzante con quelle variazioni  che saranno successivamente eseguite.
Nel caso di cambiamento dello sotto uffiziale Comandante ,farà quello che lo rimpiazza una esatta visita a
tutti gli effetti di casermaggio e trovato tutto in regola apporrà la sua firma in calce all’inventario.
Se egli troverà qualche oggetto mancante o deteriorato lo noterà sopra il foglio stesso e ne renderà inteso
quindi  con analogo rapporto il Comandante la Luogotenenza per l’opportuno rimpiazzo o carico del Sotto
Uffiziale che parte.
Senza questa formalità tutte le mancanze o degradazione saranno a carico del sotto Uffiziale subentrato.
I lenzuoli saranno regolarmente cambiati due volte al mese in tempo di estate,ed una in tempo d’inverno.
La paglia dei pagliericci rinnovata ogni anno,le materasse rifatte ogni anno e le scope rinnovate ogni sei
mesi.
La paglia delle stanze di custodia e sala di disciplina sarà rinnovata a richiesta del Comandante di Stazione
ogni qual volta lo crederà necessario.
La Porta della caserma deve essere sicura e munita di chiave e catenaccio.
I telai delle finestre muniti di vetri e di ferriate se al pianterreno e verso la contrada.
L’Uffiziale incaricato di stabilire una stazione osserverà che il Locale proposto si componga come sopra è
descritto,riferendone in caso contrario si suoi Superiori ,perché vi sia provvisto,ed allorchè il locale sarà
riconosciuto idoneo,dovrà procurare che vengano tosto somministrati tutti gli effetti di casermaggio
prescritti.
Occorrendo rimpiazzare il Comandante della Stazione potrà indirizzarsi all’autorità comunale ed
incontrando difficoltà dovrà riferire al Comandante la Luogotenenza  il quale promuoverà le opportune
disposizioni presso la prefettura ed avrà,secondo il  caso,ricorso ai suoi Superiori.
Cade sotto la stretta responsabilità dei Comandanti delle Stazioni la conservazione del locale,mobili e
oggetti della Caserma;gli  Uffiziali nelle loro girate devon verificare se le degradazioni che vi rileveranno
possano essere imputabili a negligenza per parte dei medesimi.

 

 


Il bene del servizio esige che siano alloggiati nella stessa Caserma occupata dalla stazione di loro
residenza;in caso però di assoluta impossibilità sarà cura della Amministrazioni Comunali di provvedere loro
un alloggio nel locale più prossimo .Gli Uffiziali avranno ciascuno un alloggio proporzionato al loro grado
secondo i regolamenti delle altre Truppe ovvero una corrispondente indennità pecuniaria se non che i
Comandanti di divisione avranno diritto di due stanze che una per l’Uffizio e l’altra per il magazzino della
divisione e gli altri Uffiziali una stanza per uso d’uffizio oltre quelle loro assegnate dai regolamenti.
Gli Uffiziali devono pure avere una scuderìa particolare o corrispondente indennità.
La Caserma e Casermaggio che serve attualmente al deposito del Corpo sarà a carico totale
dell’Amministrazione Militare.
Le caserme attualmente in uso potranno esser conservate fino al termine delle respettive scritte quando
siano atte a contenere il personale assegnato,come potranno esser conservati gli oggetti di Casermaggio
attualmente in uso,quando fossero sempre in grado di servire.

Lì 13 Agosto 1859

Il Ministro dell’Interno

B. RICASOLI”

 

(Affari generali del governo dellisola dElba 1859-1860.Doc-15-100.Circolari da 1-42.Circolare 41.Archivio
storico comune di Portoferraio)

 




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NASCITA DELLA “LEGIONE DEI CARABINIERI TOSCANI”:
DECRETO DI ISTITUZIONE
 

 





Il 30 agosto 1859 il governatore di Livorno scrive a quello dell’Elba “Governo Civile e Militare di Livorno Al Sig Cav. Governatore dell’Elba Portoferraio Ill.mo Signore Con Decreto in data 23 Agosto cadente è stato ordinato che fino a nuove disposizioni e a cominciare dal primo del futuro mese di Ottobre,l’accasermamento della Legione Carabinieri Toscani venga regolato a forma delle istruzioni che qui Le rimetto in Copia e che formano parte integrante del Decreto stesso.

Ond’è che io mi rivolgo a VS Ill.ma perché si compiaccia subito di far luogo alle partecipazioni e alle istruzioni necessarie perché nel suo Circondario procedano pronte e spedite le operazioni relative prevenendola che mentre a cura del Ministero dell’Interno si vanno a fare le significazioni occorrenti all’Uffizio del Fisco con cui le Autorità Municipali vorranno porsi in concerto,altrettanto sarà fatto da quello della Guerra rispetto all’Amministrazione Militare per causa di eguali concerti.

Mi confermo con distinta considerazione Lì 30 Agosto 1859 Il Governatore Annibaldi Biscossi” (Affari generali del governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 15-100.Anno 1859.Circolari da 1 a 42.Circolare 41.Archivio storico comune Portoferraio) Il governatore allega alla presente lettera le istruzioni ,in copia,che formano parte integrante del decreto stesso. Sono documenti interessanti perché riguardano il decreto di istituzione(otto articoli di legge) della nascita dei carabinieri in Toscana(24 luglio 1859) e quello del loro accasermamento (23 agosto 1859).

“ DECRETO D’ISTITUZIONE Il Governo della Toscana Vista l’urgenza di arrecare radicali riforme nel Reggimento di Gendarmeria onde renderlo più atto a ben disimpegnare i difficili ed importantissimi servizi che gli sono attribuiti a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica Decreta
1. Il Reggimento Gendarmeria assumerà la denominazione di ‘ Legione dei Carabinieri Toscani’
2. La Legione dei Carabinieri Toscani consterà di Uomini a piedi e a cavallo nella quantità indicata nell’unita     Tabella della Forza ,sottoscrita dal Ministro della Guerra
3. La stessa Legione godrà della paghe e vantaggi determinati nella Tabella segnata col numero 2,che và      annessa alla presente ,sottoscrita pure dal Ministero della Guerra ,la quale sarà posta in vigore dal primo      dell’Ottobre venturo
4. Il vestiario sì degli Uffiziali che della Truppa di detta Legione sarà conforme a quella del Corpo dei Carabinieri      Reali di terraferma al servizio di S. M. il Re di Sardegna,dalla cui Legge saranno desunti i relativi Campioni,che     il Consiglio di Amministrazione della Legione sottoporrà alla approvazione del Ministero della Guerra
5. L’Amministrazione e la contabilità della Legione dei Carabinieri Toscani sarà dal primo del venturo Ottobre conforme a quella stabilità pel Corpo dei Carabinieri del Regno Sardo,al quale affatto sarà per cura del Ministero della Guerra compilato apposito Regolamento Firenze Lì 24 luglio milleottocentocinquantanove Il Commissario Straordinario del Re Vittorio Emanuele durante la guerra d’Indipendenza C.a C. Bon-Compagni Il Ministro Reggente della Guerra C. P. De Cavero Concorda coll’originale S. Becchi “ A questi primi cinque articoli ne fanno seguito altri tre relativi a “Disposizioni transitorie”.

(Affari generali del governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 101-260.Anno 1859-Carta 260.Archivio storico comune Portoferraio).

Il documento sopra riportato è di notevole importanza storica.

Ci fa sapere che in Toscana i carabinieri sono nati il 24 luglio 1859 dal Reggimento Gendarmeria con la denominazione di “Legione dei Carabinieri Toscani” e solo successivamente con l’annessione della Toscana al regno di costituzionale di Vittorio Emanuele II assumeranno la dizione di “Carabinieri Reali” Al decreto di istituzione della Legione Carabinieri Toscani sono allegate

1) “Tabella della forza della Legione Carabinieri Toscani” ,
2) “tabella delle paghe e vantaggi assegnati alla Legione dei Carabinieri Toscani” ,
3) “Disposizioni generali”. Nella prima tabella sono individuati gli Uffiziali nel numero totale di 60 (suddivisi per grado dal comandante del corpo al veterinario di “° classe9 che hanno a disposizione132 cavalli.Inoltre vengono indicati i “sotto uffiziali carabinieri” (divisi in arma a cavallo e in arma a piedi) per un totale di 2005 con a disposizione 314 cavalli. Nella seconda tabella vengono individuate le paghe e le indennità assegnate e agli uffiziali e ai sottouffiziali e carabinieri secondo il grado ricoperto. Infine nelle disposizioni generali (terza tabella) vengono individuate particolari indennità in caso di particolari mansioni.





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CONTROLLARE  IL  CLERO: OBBEDISCA PIENAMENTE  ALLA  SUPREMA  AUTORITA’ DELLO STATO

 


.

La nuova politica sulla causa dell’unità nazionale italiana portata avanti  dal governo della Toscana dopo che il granduca è fuggito  insieme con l’incertezza della situazione insorta dopo la pace di Villafranca e la fine della seconda guerra d’indipendenza, ha reso sempre più aspri i rapporti tra lo stato toscano e quello pontificio retto da papa Pio IX il quale vede nel movimento di risorgimento nazionale italiano  un pericolo per l’esistenza
del potere temporale della chiesa.
L’asprezza del rapporto stato-chiesa dentro lo stato della Toscana si manifesta e palesa in questa lettera che il governatore di Livorno scrive a quello dell’Elba il 30 agosto 1859 :

“Governo civile e militare
di
Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Dalla Circolare del Ministero degli Affari Ecclesiastici dè 23 Agosto corrente avrà appreso anche la S.V. Ill.ma come sia deciso proponimento del Governo della Toscana che il Clero obbedisca pienamente alla Suprema autorità dello Stato.
Importa perciò che in modo quanto prudente altrettanto solerte ed efficace sia tenuta d’occhio la condotta dei Sacerdoti potendo essi pel nobile e rispettato ufficio che rivestono e pei vincoli religiosi che li avvicinano ad ogni classe di cittadini eserciate una influenza di cui non è da trascurarsi la gravità nelle presenti congiunture politiche se vogliasi mantenuta quella mirabile tranquillità e concordia di cui può giustamente menar vanto il nostro Paese.  Ella dunque avrà somma cura che gli addetti al Clero dimoranti nel di Lei Circondario siano costantemente invigilati, riferendomi tutto ciò che il contegno collettivo del clero stesso o dei singoli offrisse di rimarchevole in fatto dim politica.
Ed intanto desidero che Ella mi informi
- Quale sia lo spirito che predomini i sacerdoti a riguardo dell’attuale indirizzo di Governo
- Quale contegno han tenuto dall’epoca dall’epoca del 27 Aprile (1) e se codesto Offizio abbia avuto occasione di adottare misure
preventive od anche repressive verso alcuno di essi per irregolarità di qualunque specie
- Come si comportassero nelle passate elezioni sia riguardo all’esercizio personale del diritto che una parte di essi avevano di render voto, sia per rapporto ai Consigli che possano aver dato agli Elettori per undurli a prendervi parte o ad astenersene d in specie se sussista che
alcuno dei sacerdoti insinuasse essere peccato a render voto contro la dinastìa Austro-Lorenese.
- Se facciano di frequente prediche  e spiegazioni di vangelo e se in queste comunicazioni coi Parrocchiani si tengano strettamente nel campo della religione ovvero alludano anche per modo indiretto a materie politiche ed in qual senso
- Finalmente se anche in altri rapporti fra Essi e i fedeli Ella sappia che,ricercati o no,li intrattengono di cose politiche ,e qual sia il concetto e le speranze che si manifestino tanto sul presente come sull’avvenire della Toscana e d’Italia. Faccio capitale sulla sperimentata di lei sagacia ed attività per avere  intorno ai proposti quesiti ampi e precisi ragguagli delle cose e delle persone infino ad oggi e perché sia esercitata la più vigile e continua attenzione pel tratto avvenire.
In attesa di categorico riscontro Le confermo le proteste della mia distinta considerazione

Lì 30 Agosto 1859
Il Governatore

Annibaldi Biscossi”

 

(Affari generali del  governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 15-100.Anno 1859.Circolari da 1 a 42. Circolare  34.Archivio storico comune
Portoferraio)

(1) Il 27 aprile 1859 è la data in cui il granduca di Toscana è fuggito da Firenze e al suo posto si è instaurato un governo provvisorio




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FURTI  NELLE  CAMPAGNE  DELL’ELBA

 


 

Nell’agosto del 1859 una lettera del governatore di Livorno arriva a quello dell’Elba.
Quest’ultimo è invitato a prendere ogni provvedimento contro i furti che nelle campagne isolane continuano a verificarsi con l’audacia e la frequenza di prima nonostante gli ordini comunicati in proposito dal  Ministero dell’Interno del governo toscano

“Governo civile e militare
di Livorno

Al Sig. Governatore
dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Verrebbe supporto al Ministero dell’Interno che nonostante le Istruzioni e gli ordini comunicati con Circolare del 19 Maggio ultimo,i furti specialmente alla Campagna continuano  a verificarsi con la frequenza e audacia di prima.
Se questo è vero fa mestiere che la SV Ill.ma s’interessi a provvedervi con tutti i mezzi che reputi meglio adattati all’uopo inculcando alla dependente Polizia di tener d’occhio costantemente a questa sorta di genti che manomettono le altrui proprietà e  denunziarli alle competenti autorità .
Tanto significando in conformità di un Dispaccio del prefato Ministero del 27 del Cadente godo ripeterle i sensi della mia più distinta considerazione.
Lì 30 Agosto 1859

Il Governatore
Annibaldi Biscossi”

(Affari  generali  del  Governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 15-100.Circolari 1-42.Circolare 31.Archivio storico comune di Portoferraio)

Questa circolare evidenzia un fenomeno importante e diffuso nella Toscana di quei tempi e cioè il brigantaggio.
All’Elba non si sviluppò come nella vicina maremma ma certamente i furti nella campagna di cui nella circolare si tratta sono da ascriversi nel capitolo del brigantaggio spesso nato come espressione del disagio sociale presente soprattutto nella campagna legato all’arretratezza e alla povertà.




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DANNI  DERIVATI DA SCONVENIENTI E PERICOLOSE MANIFESTAZIONI
DELLO SPIRITO PUBBLICO

 



Il 27 agosto 1859 il governatore di Livorno,Biscossi, scrive a quello dell’Elba,Niccolini:

“Governo Civile e Militare
di
Livorno

Al Sig. Cav. Governatore
di  Portoferraio

 

Ill.mo Signore

Con dispaccio dè 25 Agosto stante il Ministero dell’Interno (1)mi partecipa quanto appresso

“Per assicurare sempre più questa mirabile concordia degli animi e questa tranquillità che tanto onora la Toscana,credo necessario di richiamare lasollecitudine di VS Ill.ma sopra alcune sconvenienti e pericolose manifestazioni dello spirito pubblico che m’avviene di notare in alcune città delloStato.
I fatti ai quali mi pare di dover assegnare questo carattere ,sono le troppe rumurose tumultuose manifestazioni di gioia in occasioni solenni ; leprovocazioni insultanti a  quelli che sono si presumono avversi al presente ordine politico;le immagini e le pubblicazioni sgraziate che si divulgano acontumelia di persone e cose sulle quali sta ormai il voto dei Rappresentanti del Paese Intendo bene come queste intemperanze derivinonaturalmente dalle presenti condizioni nostre né io voglio esagerare la loro importanza.
Due specie di danni credo per altro che possano derivare al Paese dal tollerare che queste intemperanze prendano radice continuino ad eccitare le passioni meno generose del Popolo.
Il primo danno riguarda la quiete interna la quale  a poco a poco può essere compromessa dall’esacerbarsi degli animi e dalla stessa molestia diquesto continuo affaccendarsi di gente che crede buono ogni mezzo per sostenere il presente ordine di cose.
Il secondo danno riguarda la nostra reputazione all’estero che dobbiamo essere gelosi di conservare perché è la nostra forza e che potremmo perdere quando noi stessi fornissimo agli avversari gl’argomenti per rappresentare il Paese in uno stato di rivoluzione e di violenza.
Queste riflessioni mi sembrano tanto gravi da consigliare efficaci provvedimenti ,tanto più che fra questi faccendieri politici in veste di sostenitori del
Governo ,    si nascondono spesso i suoi più temibili nemici.
Il Governo non ha ritenuto necessario di fare nuove Leggi perché le Autorità politiche hanno nelle antiche tutti i mezzi di repressione.
VS Ill.ma si adoperi dunque con tutto l’impegno a far cessare nel suo Compartimento le intemperanze che ho notate.
Ammonisca prima di punire,sia privatamente che col mezzo di notificazioni pubbliche;si valga della influenza delle persone notevoli per consigliare i
meno arrendevoli ;ma se questi mezzi conciliativi fossero indarno,usi senza riguardo il potere che le dà la Legge.
Desidero da Lei precise informazioni sopra questo argomento .tanto sopra i fatti nuovi quanto sull’effetto dei suoi provvedimenti”

Ed io ciò comunicando alla SV Ill.ma per ogni opportuna norma e per l’esatto adempimento ,godo rinnovarle i sensi della mia più manifesta
considerazione.
Lì 27 agosto 1859

Il Governatore

Annibaldi Biscossi”

 

(Affari  generali del  governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 15-100.Circolari 1-42.Circolare 32.Archivio storico comune Portoferraio)

1) Il Ministero è retto da Bettino Ricasoli

Questa lettera mostra la sapienza con cui si muove la politica del ministero dell’interno del nuovo governo della Toscana  sempre tesa  a mantenere
l’ordine pubblico. Il governo toscano è infatti consapevole di non essere stato scelto senza lìappogio di alcuna potenza europea  né eletto ma si
ritrova lì per reggere le sorti dello stato toscano dopo che il granduca è fuggito.Per questo cerca l’investitura da parte del paese convocando
l’assemblea toscana dove saranno presenti i rappresentanti del popolo eletti.Il governo della Toscana sa bene che si trova  in una situazione critica
agli occhi delle potenze europee: ogni tumulto,ogni disordine potrebbe diventare un pretesto per un intervento armato da parte di queste potenze
per ristabilire l’ordine.




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25  MAGGIO  1859 : TUMULTI  A  PORTOFERRAIO

 

Il 27 agosto 1859 al punto 7 dell’ordine del giorno dell’adunanza della Magistratura Comunitativa (consiglio comunale)di Portoferraio troviamo
scritto:

 

“ 7. Stanziarono a favore del Sig dott Fabio Squarci,Gonfaloniere ,dott Giorgio Manganaro e dott Milziade Lorenzini la somma di zecchini dieci per
ciascuno per rimborso di spese incontrate nella circostanza di essersi recati a Firenze per informare il Governo del fatto avvenuto il 24 maggio ultimo
perduto,non rendente il sig. Gonfaloniere.
Il Gonfaloniere

F. Squarci”

 

(Comunità di Portoferraio.Protocollo delle deliberazioni  dal dì 28 agosto 1858 al dì 2 settembre 1859 .Per il cancelliere.Anno 1859.Carta 235-
236.Archivio storico comune Portoferraio)

Cosa era accaduto il 24 maggio 1859 a Portoferraio ?

Lo si apprende dall’adunanza magistrale del 25 maggio 1859 :

“1. Fatto presente dal Sig Gonfaloniere che al seguito del deplorabile avvenimento del giorno di ieri andante fra alcuni gendarmi e vari Marinari Livornesi per cui alcuni pacifici cittadini rimasero feriti per essersi intromessi a separare i contendenti;ed al seguto ancora delle notizie raccolte che portano a ritenere che la Gendarmeria da vario tempo cercava di provocare questa pacifica popolazione al disordine,nella veduta di far presente al Superiore Governo la vera indole del fatto ed i pericoli che sovrastano a questi abitanti se non vengono adottate delle misure efficaci.
Propone di inviare una Deputazione a Firenze composta dai Sig.ri:
Dott Fabio Squarci Gonfaloniere
Dott Giorgio Manganaro Priore
Dott Aristide Lorenzini Consigliere
E girato il partito portò voti favorevoli dodici contrari nessuno.

F. Squarci”

 

(Comunità di Portoferraio.Protocollo delle  deliberazioni  dal dì 28 agosto 1859 al dì 2 settembre 1859.Per il cancelliere.anno 1859 .Carta 195.Archivio storico comune Portoferraio)

E’ davvero enigmatico questo episodio.
Perché la gendarmeria di Portoferraio il giorno 24 maggio 1859 cerca di provocare la pacifica popolazione al disordine ?

Una ipotesi è quella che tra i gendarmi vi fossero elementi ostili al nuovo corso politico dello stato granducale di Toscana iniziato pochi giorni prima con il governo provvisorio, il 27 aprile 1859  ,governo che è subentrato ad amministrare il paese dopo che il granduca è fuggito.

 




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INNOVAZIONE DEI MAGISTRATI COMUNITATIVI:
“IL SISTEMA DELL’ELEZIONE”


In conformità ad un dispaccio del ministro dell’Interno Bettino Ricasoli , Il 20 agosto 1859 il governatore di Livorno,Biscossi, invita  quello
dell’Elba,Niccolini, ad ordinare ai gonfalonieri ed ai cancellieri ministri del censo del suo compartimento di sospendere

tanto la rinnovazione e rettificazione delle Borse sia dei Priori sia dei Consiglieri,quanto le tratte degli uni e degli altri”.“Governo Militare e Civile
di Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Per il disposto dell’art 9 della legge dè 28 settembre 1853 nel corrente mese di agosto dovrebbero aver luogo le tratte per la parziale innovazione dei Magistrati Comunitativi da entrare in carica nel prossimo futuro anno ,previa la rinnovazione e rettificazione delle Borse di che all’art 16 della stessa
legge.
In pendenza dell’esame del Progetto di ritornare al sistema d’elezione che era stato sanzionato col Regolamento del 20 novembre 1849 e che rimase abolito colla citata legge di 1853,io invito VS Ill.ma in conformità di un dispaccio del Ministero dell’Interno in data di ieri ad ordinare ai Gonfalonieri ed ai Cancellieri Ministri del Censo do codesto Circondario che sospendano tanto la rinnovazione e rettificazione delle Borse sia dei Priori sia dei Consiglieri,quanto le tratte degli uni e degli altri.
Mi è grato ripeterle i sensi della mia più distinta considerazione.

Lì 20 Agosto 1859

Il Governatore
Annibaldi Biscossi”

 

(Affari  Generali del  governo dell’isola d’Elba 1859-1860 –Doc 15-100.Circolari da 1 a 42.Circolare 31.Archivio storico comune Portoferraio)

E’ questa lettera del governatore livornese molto importante poiché sospendendo le pratiche per il rinnovo dei magistrati comunitativi  che sono gli amministratori comunali (Gonfaloniere,priori e consiglieri) preannuncia una innovazione davvero significativa  e cioè che i magistrati comunitativi non saranno più scelti col metodo dell’imborsazione(tratti a sorte dalle relative borse) ma col sistema dell’elezione.
Questo sistema troverà di lì a poco,nell’ottobre del 1859,la sua prima applicazione non solo a Portoferraio ma anche in tutto il granducato.
E’ un fatto storico rilevante: da allora fino ad oggi gli amministratori comunali sono stati scelti con questa sistema.




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ASSEMBLEA NAZIONALE TOSCANA. DEPUTATI  ELBANI ELETTI

 


 

Nell’agosto del 1859 si riunisce a Firenze l’assemblea nazionale toscana voluta dal governo della Toscana.
E’ un momento importante per la storia della Toscana nel secolo XIX,una pagina ignorata.
Il 16 agosto approvò la seguente disposizione proposta dal marchese Lorenzo Ginori Lisci il 13 agosto  e modificata da una
commissione:

”L’assemblea dichiara che la Dinastìa Austro-Lorenese la quale nel 27 aprile 1859 abbandonava la Toscana ,senza ivi lasciar forma di Governo ,e riparava nel campo nemico, si è resa assolutamente incompatibile con l’ordine e la felicità della Toscana.Dichiara che non vi è modo alcuno per cui tale Dinastìa possa ristabilirsi  e conservarsi senza oltraggio alla dignità del Paese e senza offesa ai sentimenti delle popolazioni ,senza costante e inevitabile pericolo di vedere turbata incessantemente la pace pubblica e senza danno d’Italia.Dichiara conseguentemente non potersi né richiamare né ricevere la Dinastìa Austro-Lorenese a regnare di nuovo sulla Toscana”

Il successivo 20 agosto l’Assemblea sancì con 163 voti favorevoli
“corentemente alle considerazioni e dichiarazioni espresse nella risoluzione del dì 16 agosto corrente…esser fermo voto della Toscana di far parte di un forte Regno Costituzionale sotto lo scettro del re Vittorio Emanuele”

 A queste date si era ancora in quadro generale politico molto fluido dove le posizioni erano molto diverse .Il quadro si sarebbe poi chiarito l’anno successivo  col plebiscito dell’11-12 marzo 1860 col quale la Toscana avrebbe definitivamente scelto l’unione alla monarchia costituzionale di Re Vittorio Emanuele  II.
A questi eventi rilevanti dell’Assemblea Toscana partecipò anche l’Elba tramite i suoi rappresentanti eletti il 7 agosto 1859 e deputati a rappresentarla.
Così infatti il gonfaloniere di Portoferraio il giorno 8 agosto 1859 scrive:

“Signori
Dr. Giorgio Manganaro
Dr. GioBatta Gemelli

Deputati all’Assemblea Nazionale Toscana

Portoferraio 8 Agosto

Deputati eletti all’Assemblea Nazionale Toscana

Mi reco a piacere parteciparla essere VS Ill.ma stato eletti Deputato dell’Elba  nelle elezioni di ieri con N°  = suffragi.
La prego a volersi trasferire al più presto possibile in Firenze,ove munito della presente si farà ricevere nella detta sua qualità alla Segreteria Generale di Governo,onde prender parte ai lavori urgenti che tanto interessano le sorti della Toscana nell’assemblea di cui Ella è chiamato a far parte.
Cone le mie sincere congratulazioni riceva intanto l’attestato delle mie più distinte considerazioni.

Squarci

 

= Manganaro N° 333 suffragi
=Gemelli N° 304         idem “

 

(Copialettere del  gonfaloniere  di Portoferraio dal dì 22 maggio 1859 al dì 5 dicembre 1860.Anno 1859.N° 163-164.Archivio storico comune
Portoferraio)

 




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ECCITARE  GLI  ELETTORI  A  PARTECIPARE  ALLE  ELEZIONI:
E’ QUESTO UN DOVERE CIVILE

 


 

Il 30 luglio 1859 il governatore dell’Elba ,Niccolini,così scrive al gonfaloniere di Portoferraio,Squarci:

“Governo civile e militare
dell’Elba

Al Sig. Gonfaloniere
di
Portoferraio

Portoferraio Lì 30 luglio 1859

Ill.mo Signore
Il tempo delle Elezioni(1) si avvicina ed il Governo sente troppo la necessità che esse riescano la espressione piena sincera della pubblica opinione (2) per rimanersi dal raccomandare alla SV Ill.ma di darsi ogni impegno perchà il concorso degli Elettori sia quale è richiesto dall’importanza del suffragio che dovranno emettere.Il Governo vuol lasciare intiera ai Cittadini la libertà della scelta dei loro Rappresentanti,ma crede suo dovere l’ammonirli sulla gravità del mandato che sarà da essi conferito agli Eletti.
Si tratta di far manifesto all’Europa i Voti della Toscana sopra i futuri suoi destini,si tratta di far conoscere all’Italia quanto e come i Toscani vogliono essere Italiani.
Qualunque sia per essere il valore che si darà a questi Voti è però certo che la loro autorità sarà tanto maggiore quanto più spontanei e numerosi concorreranno gli Elettori ai Collegi Elettorali. E’ questo un dovere civile che ognuno deve soddisfare secondo la sua coscienza perché da queste elezioni è interesse di tutti che esca veramente la voce del Paese e non la parola di un partito.Non c’è un Ministero che interroga che interroga gli elettori per sapere del pensiero e la loro fiducia ,ma è la Patria che chiede il suffragio  dei Cittadini per recarlo là dove le sorti dei Vincitori e dei Vinti
e si darà assetto alle cose d’Italia.
Felicitiamoci di essere venuti al tempo in cui questi voti sono possibili ed hanno speranza di essere esauditi.
Nel 1815 le parti furono fatte senza questa Consulta del popolo; se oggi i Popoli non rispondessero all’invito e non sapessero esprimere con tranquilla fermezza i desideri loro,sarebbero colpevoli,ancorchè a quei desideri non si volesse far ragione contro ogni nostra aspettativa.
La S.V. Ill.ma ponga ogni studio per far comprendere questi concetti ai suoi Amministrati,inviti gli Elettori a concorrere numerosi all’elezione e ad intendersi fra loro sulla scelta dei Rappresentanti per impedire la dispersione dei suffragi.
Per assicurare poi la libertà della Elezioni con quell’unica forza pubblica che tutela senza sospetto,V.S. Ill.ma procurerà che per il dì 7 del prossimo Agosto la Guardia Nazionale sia in grado di prestare servizio nella sala delle Elezioni affrettando per quanto è possibile il suo ordinamento in questa Città ove è stata istituita.
Fidando che la SV Ill.ma voglia tenermi informato di tutto quello che si riferisce a queste Elezioni,le quali sono ora il primo pensiero del Superiore Governo,passo a ripetermi col più distinto ossequio.
Di VS Ill.ma

Dev.mo Servitore

G. Niccolini”

 

*



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PROCEDURE  GOVERNATIVE  A  CARICO  DEGLI  ECCLESIASTICI

 

Il 29 luglio 1859 arriva al governatore dell’Elba lettera del governatore di Livorno:

“Governo Civile e Militare di Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Lì 29 Luglio 1859

In conformità di un Dispaccio del Ministero degli Affari Ecclesiastici de 29 luglio stante partecipo a VS Ill.ma le seguenti norme per ciò che la riguarda nelle procedure governative instituite a carico degli Ecclesiastici.

1° Nelle procedure Governative a carico degli Ecclesiastici mentre verranno osservati tutti i riguardi dovuti al loro grado , dovranno essere trattati alla pari dei Laici in tutto ciò che non è propriamente esercizio del Ministero Sacerdotale.

2° Sarà data notizia immediata e riservata al Ministero degli Affari Ecclesiastici di ogni provvedimento preso riguardo alli Ecclesiastici

3°  Questa notizia dovrà essere data avanti la esecuzione del provvedimento Governativo quando si tratterà di un Sacerdote con cura di anime

E con i sensi della mia distinta considerazione ho il pregio di ripetermi

Lì 29 luglio 1859

Il Governatore

Annibaldi Biscossi”

(Affari  generali del governo dell’isola d’Elba  1859-1860.Doc 15-100.Circoalri da 1 a 42. Circolare 29.Archivio storico comune Portoferraio)

La lettura di questa circolare  evidenzia la situazione politica che si è creata con lo  stato pontificio.

Con l’armistizio di Villafranca il secolare dominio di questo stato oltre l’Appennino che si esprime  amministrativamente con le legazioni pontificie e che aveva sempre trovato un valido aiuto nell’appoggio dell’esercito austriaco vacilla sotto l’impulso al processo dell’unificazione italiana dettato
dal movimento nazionale risorgimentale.

Papa Pio IX è in manifesta opposizione a questo processo di unificazione
.
Lontano sin dal 1848 dal movimento nazionale di unificazione , in polemica con questo movimento  non solo con la componente democratico-repubblicana (Mazzini) ma anche con quella monarchico- liberal- moderata ,  cavouriana ,  a causa della legislazione antiecclesiastica messa in atto dai
governi costituzionali dl regno di Sardegna , il pontefice manifesta tutto il suo dissenso quando proprio in questo periodo del 1859-1860  gli viene sottratto gran parte del territorio dello stato pontificio.

E’ inevitabile che ciò avvenga .

Per costruire uno stato unitario italiano è necessario che sia inglobato lo stato della chiesa il quale taglia in due la penisola italiana e poi c’è Roma che deve essere capitale di questo nuovo stato unitario.

A unificazione in corso nondimeno il papa protesta contro lo smembramento che sta iniziando del suo stato perché ritiene di non poter più svolgere liberamente il suo magistero spirituale senza la piena protezione del potere temporale  e per questo lancia una Scomunica Maggiore(26 marzo 1860) nei confronti di tutti coloro che hanno concorso a quella che lui considera una usurpazione delle terre che appartengono allo stato pontificio.

Negli anni seguenti i rapporti tra la Santa Sede  e il Regno d’Italia non faranno che peggiorare.

E ciò pone l’opinione pubblica italiana in gran parte cattolica davanti al dilemma:seguire il papa solo nella sua veste di capo spirituale o seguirlo anche come capo politico?Una parte opterà per la prima soluzione mentre un’altra parte chiamati “cattolici intransigenti” sceglierà la seconda opzione non riconoscendo la legittimità del nuovo stato italiano.




      Marcello Camici
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ALLOGGIO  DI ORDINANZA AGLI  UFFICIALI  IN  VIAGGIO

 

E’ da qualche giorno che l’armistizio  di Villafranca(11 luglio 1859) è stata fatto  e con esso ha termine la seconda guerra per l’indipendenza d’Italia.

Coloro che hanno combattuto ritornano a casa e per essi il Ministero della Guerra del governo della Toscana si attiva  con una circolare che arriva al governatore dell’Elba.

“Ministero della Guerra
Circolare n° 25

Oggetto: Alloggio agli Ufficiali in viaggio

Ai Signori  Comandanti le Piazze e i Corpi militari ed ai Sig. Gonfalonieri

Ad evitare che nella occasione del ritorno in Toscana dell’Armata di spedizioni si rinnovi l’abuso altra volta verificatosi che diede luogo a molte declamazioni che in stato di marcia alcuni Uffiziali si procurassero a propria scelta lo Alloggio  ,  mentre le Comuni obbligate a somministrarlo vi aveva già provveduto  ,   il Ministero trova opportuno raccomandare che non è permesso agli Uffiziali di prescegliersi l’alloggio a piacimento ma che debbono servirsi di quello ad essi destinato da Municipi  ,  secondo  ,  che sarà indicato nel foglio di incitazione che il Commissario di Guerra o in sua vece il Comandante di Piazza rilascerà agli Uffiziali medesimi.

L’Alloggio che venisse arbitrariamente occupato andrà a total carico dell’Uffiziale e l’Amministrazione Militare dovrà tenere informato questo Ministero di qualunque contravvenzione al presente ordine.

Il Ministro Reggente

Firmato all’Originale . De Cavero(1)

 

(Corrispondenza ministeriale del governatore anni 1856  ,  1857  ,  1858  ,  1859.Anno 1859. Archivio storico comune Portoferraio)

Ho voluto riportare per intero questa circolare del ministero della guerra perché mostra  un aspetto di vita tipico del militare  ,  del soldato di ogni tempo  e di ogni luogo che ha appena terminata la guerra.

Perché gli ufficiali si prescelgono a piacimento l’alloggio ?

La risposta sta  forse nella ricerca di agio che l’alloggio di servizio non concede.
Chi ha combattuto cerca di allontanarsi dai rigori  ,  dalla disciplina e  ,  soprattutto , dai rischi e dai pericoli che il campo di battaglia ha imposti.

Quale modo migliore quello di un rientro veloce nella vita normale  attraverso un alloggio civile ?

(1) De Cavero è generale e ministro reggente il ministero della guerra

 




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FRANCESCO GIUSEPPE E NAPOLEONE  III INCONTRO A   VILLAFRANCA:
PACE  CONCLUSA  TRA FRANCESI E  AUSTRIACI

 


 

Il 13 luglio 1859 Bettino Ricasoli , ministro dell’interno nel Governo della Toscana ,  così notifica  al governatore dell’Elba la pace conclusa tra francesi
ed austriaci:

“Illustrissimo Signore

La notizia telegrafica sulla pace conclusa fra Sua Maestà dè Francesi e Sua Maestà l’Imperatore d’ Austria sebbene parli di una Federazione Italiana , non ne dice i particolari.
E’ ben naturale che su ciò siano per formarsi molte supposizioni.Finchè queste sieno mosse dal desiderio che tutti abbiamo del bene dell’Italia  , Ellanon vi scorgerà alcun pericolo per l’ordine pubblico.Ma così non potrebbe essere  , quando i partiti ne facessero un pretesto di discordia e diturbamento.Ella prevenga ogni tentativo assicurando che il Governo riposa nella lealtà del Magnanimo Protettore Re Vittorio Emanuele e nella saviezza dei Potentati che devono intervenire per regolare le conseguenze della pace secondo le necessità e i voti dell’Italia.
Il Governo ha creduto opportuno mandare a Torino persone di sua fiducia per conoscere il vero essere delle cose e per procedere in ogni cosa d’accordo col governo del Re.
Il Paese ha ora il più alto dei suoi doveri  , quello di serbare dignitosamente il suo senno e le sue forze per l’assetto definitivo dell’Italia.
Ogni atto d’impazienza e molto più ogni disordine sarebbe atto di pessimo cittadino , nemico della Patria.
Il Governo quanto più sono gravi i momenti tanto più è fermo nell’allontanare ogni pericolo delle perturbazioni di qualunque siasi specie e da qualunque parte venissero.
Ella seguiti queste determinazioni con costante operosità. Dia subito le istruzioni necessarie ai suoi subalterni ;si concerti con le persone notevoli e faccia con tutti i modi penetrare in ogni Classe di Cittadini la persuasione che l’opera diretta a ottenere condizioni da rendere la pace , quanto più è possibile , vantaggiosa alla Nazione sarebbe interrotta dalle più piccole improntitudini.
Ho l’onore di ripetermi con particolare ossequio.
Di VS Ill.ma

Dal Ministero dell’Interno
Lì 13 luglio 1859

Devotissimo Servitore

B. RICASOLI  “

(Aff gen gov 1860.Filza 2.Doc 1-100.Circolari da 1 a 42.Circolare n° 26.Archivio storico comune Portoferraio)

Dal documento traspare con evidenza l’incertezza del momento legata ad una pace la quale ”sebbene parli di una Federazione Italina , non ne dice i particolari “ e anche amarezza -“Sua Maestà dè Francesi” non degli italiani - da parte del ministro degli interni del governo toscano Bettino Ricasoli.
Come per dire che i francesi e non gli italiani hanno voluto l’armistizio.

Che cosa è accaduto ?

Due giorni prima , 11 luglio 1859 ,  a Villafranca , preceduto da una tregua di qualche giorno ,  è stato concluso l’armistizio con un colloquio tra Napoleone III “Sua Meastà dè Francesi” e Francesco Giuseppe imperatore d’Austria: finisce così la seconda guerra d’indipendenza italiana.

L’armistizio è la conseguenza di una decisione unilaterale della Francia che in guerra al fianco del Piemonte contro l’Austria ha necessità di concludere la pace per il pericolo che il conflitto si allarghi all’Europa.
La pace è poi formalizzata col trattato di Zurigo nel novembre del 1859.

Subito dopo l’incontro e il colloquio  , nella stessa giornata di 11 luglio , Napoleone III incontra a Valeggio sul Mincio , poco distante da Villafranca , Vittorio Emanuele II suo alleato ed insiste con il re piemontese per arrivare ad una decisione in questi termini:confederazione italiana sotto la presidenza onoraria del papa , cessione della Lombardia alla Francia che a sua volta l’avrebbe ceduta al Piemonte , Veneto all’Austria ma incluso nella
federazione italiana  , rientro dei sovrani filo austriaci nei ducati di Modena e Toscana con modalità pacifiche e con l’impegno a concedere una costituzione , riforme politiche nello stato della chiesa e amministrazione separata delle legazioni pontifice.

Queste proposte nello stesso giorno di 11 luglio  vengono comunicate da Vittorio Emanuele II a Cavour presidente del consiglio dei ministri dello regno piemontese.Cavour non è d’accordo poiché oltre a vedere vanificate le speranze di liberare tutto il nord d’Italia dagli Asburgo , giudica catastrofico per il prestigio del regno sardo l’ingresso dello stato piemontese nella futura confederazione a fianco dell’Austria.Emerso con il re
questo grave disaccordo e dissenso Cavour nel pomeriggio stesso dell’11 luglio decide di dimettersi
Queste proposte vengono anche comunicate all’imperatore austriaco che fa alcune controproposte ;le fortezze di peschiera e Mantova sarebbero rimaste all’Austria , per il reintro dei sovrami amci a Firenza e Modena si può ricorrere alle armi e che per i due ducati non c’è alcuna costituzione né il papa deve soffrire la separazione amministrativa delle legazione pontifice.

Napoleone III accetta le controposte e firma.

Vittorio Emanuele II si rifiuta di firmare perché abbandonare le fortezze di Peschiere e Mantova significa rendere indifendibile la Lombardia.

Il re informa Cavour su quanto sta accadendo.

Cavour parla di tradimento di Napoloene III  , invita il re a lasciare il campo alle forze francesi e austriache che avrebbero risolto per conto loro la questione italiana e accusa lo stesso re di intrighi nei suoi confronti.
Tra i due insorge una discussione dai toni molti accesi.

Il giorno dopo , 12 luglio 1859 ,   Cavour riunisce il consiglio dei ministri e delibera le dimissioni dell’intero governo.

Il re Vittorio Emanuele messo di fronte alle due alternative guadagnare la Lombardia senza piazza forti oppure continuare la guerra da solo sceglie la prima e nella stessa giornata del 12 luglio firma l’armistizio con la clausola “ per tutto ciò che mi concerne” la quale lascia intendere che il re non si impegna riguardo al corso degli eventi che si vanno profilando fuori dai confini del suo stato: i governi locali nati dai dissolti ducati di Parma , Modena
e Toscana si stanno preparando all’unione col Piemonte.



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UNIONE AL REGNO COSTITUZIONALE DI RE VITTORIO EMANUELE II: SOLLECITO A TRASMETTERE GLI ATTI 

 





Il 12 luglio 1859 il governatore di Livorno si rivolge a quello dell’Elba chiedendo di inviare con sollecitudine atti e documenti riguardanti il voto delle comunità dell’isola d’Elba per l’unione della Toscana al regno costituzionale di re Vittorio Emanuele II:

“Governo Civile e militare Di Livorno N°1239 Ill.mo Signore Molte delle Comunità hanno già pronunziato il voto per l’unione della Toscana agli Stati d’Italia sotto il Governo Costituzionale di Re Vittorio Emanuele Secondo.Interessando ora al Governo della Toscana di conoscere le deliberazioni su questo argomento dei rimanenti Municipi ,tanto se sieno in senso affermativo quanto se negativo mi rivolgo a VS Ill.ma perché voglia procurare dai Gonfalonieri delle Comunità di Portoferraio,Marciana e Rio la sollecita trasmissione delle accennate deliberazioni insieme con gli indirizzi privati che potessero trovarsi presso di loro. Ed ho l’onore di confermarmi con distinta considerazione Lì 12 luglio 1859 Per il Governatore A. Bertini

(Affari generali del governo dell’Elba 1859-1860 .Doc 101-260. Carta 260,Archivio storico comune Portoferraio)

Il governatore di Livorno non sa che l’Elba si è già dichiarata a favore rispondendo ai solleciti arrivati da parte del ministro dell’interno Ricasoli. Questi si era rivolto al gonfaloniere di Portoferraio,dr Fabio Squarci, il 1 giugno 1859 con circolare riservata manoscritta dove esprime che il governo della Toscana è

“per una Italia unita e forte capace di difendere da sè il conquistato diritto all’Indipendenza e all’Autonomia Nazionale

e che preme al governo che il popolo toscano mostri il proprio sentimento per una Italia unita e forte auspicando che ciò avvenga con “la forma degli indirizzi”. E ciò accade con una “nomina di una deputazione per raccogliere le firme di coloro che aspirano l’unione della Toscana al Piemonte” da parte del comune di Portoferraio e degli altri dell’Elba (Portolongone e Rio) seguita poi da delibere comunali sulla “adesione per la unione della Toscana al regno di Vittorio Emanuele II”.

Il documento di poche righe,sopra integralmente riportato, che apparentemente sembra privo di importanza -una semplice nota amministrativa- è al contrario di rilievo storico perché mostra quanto al Governo della Toscana prema la conoscenza sul voto espresso “per l’unione della Toscana agli Stati d’Italia sotto il Governo Costituzionale(1) di Re Vittorio Emanuele Secondo

da parte dei municipi insieme con indirizzi di privati cittadini depositati presso i comuni. Ciò indica come il risorgimento nazionale italiano fu pensato e costruito facendo partecipare le istituzioni locali e il popolo.

(1) Il governo di re Vittorio Emanuele II è costituzionale perché il potere del monarca non è più assoluto ma è affiancato da quello di un parlamento eletto democraticamente il quale promuove e decide leggi.La monarchia costituzionale rappresenta pertanto il passaggio da uno stato assoluto ad uno liberale. 




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MINISTERO  DEGLI  AFFARI  ECCLESIASTICI: 
LASCITI  NON  SOLO PER MESSE E  SENZA SOVERCHIA FACILITAZIONE

 


 

“Governo Civile e Militare di Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

E’ intendimento del Ministero degli Affari Ecclesiastici (1) di far cessare quella soverchia facilitazione stata
fin qui praticata coll’ammettere lasciti per Messe ed altre Pratiche Religiose di mera devozione da cui ne è
risultato che mentre il numero di tali messe è ormai pervenuto ad una così ingente cifra da non potersi
soddisfare,difettano dall’altro canto di congrua dotazione le Chiese Parrocchiali, e trovandosi in angustie
economiche.
Gli stabilimenti di Pubblica Beneficenza.Il perché ove sia luogo ad indurre delle discrete deroghe alle
provvide Leggi di Manomorta (2),ciò vuolsi operare conciliando la soddisfazione dell’altrui Pietà religiosa col
prevenire col sovvenire alla causa Pia là dove si manifesta più pronunziato bisogno.
Quando pertanto le pervengano domande da informare dirette ad ottenere la facoltà di poter disporre per
la celebrazione di Messe ,Feste ed altre pratiche strettamente di devozione Ella e le Autorità da Lei
dipendenti procureranno di far presentire agli impetranti la (  ) pubblicità di un rigetto informando loro al
tempo istesso di volgere con non minore profitto spirituale le elargizioni ad alleviamento della Causa Pia
Laicale ed anco Ecclesiastica ove (  ) di meglio provvedere alla strettezza delle Congrue Parrocchiali e di
rendere più agevole e completo il Servizio Pubblico Spirituale.

Lì 11 luglio 1859

Il Governatore
Annibaldi Biscossi”

(Affari  generali del  governo dell’isola d’Elba  1859-1860.Filza 2.doc 15-100.Circolari da 1 a 42.Circolare
25.Archivio storico comune Portoferraio)

 

1) Enrico Poggi è ministro del culto e  affari ecclesiastici nel governo della Toscana.(Ministero degli
Affari Ecclesistici).La dice lunga il fatto della esistenza di un ministero di questo tipo.I rapporti tra
stato granducale toscano  e stato pontificio,suo confinante,dopo la caduta della dinastìa Asburgo-
Lorena sono diventati tesi e difficili tali da meritare la nascita di un ministro con ministero ad hoc.E’
intendimento del nuovo ministero che le autorità pubbliche si adoperino affinchè elargizioni
vadano a profitto sia della Causa Pia Laicale che di quella Ecclesiastica: in questo ultimo caso con lo
scòpo di provvedere alle Congrue Parrocchiali che lo stato concede e che si trovano in ristrettezze.
2) Manomorta è termine che indica il patrimonio immobiliare di enti ecclesiastici  la cui esistenza  è
perpetua,non trasmissibile per eredità ad altri,su cui la capacità impostiva dello stato (imposta di
vendita,di successione) non si esercita o è ridotta: una condizione giuridica di privilegio.

 




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RINGRAZIARE  IDDIO  PER  LA  VITTORIA E  MOSTRARE  DI ESSERE DEGNI  DELL’INDIPENDENZA

 


Il 10 luglio 1859 al Governatore dell’Elba arriva lettera dal governatore di Livorno con allegato un dispaccio
del ministro dell’Interno , Bettino Ricasoli , datato 6 luglio 1859 ,  “onde voglia circolarlo alle autorità politiche ed  amministrative di codesto circondario e procurarne la debita osservanza”.
IL dispaccio è manoscritto ed è indirizzato al governatore dell’Elba

“Ministero dell’Interno

Al Sig. Cav Colonnello
Governatore
Portoferraio

Ill.mo Signore
Iddio benedice alle armi alleate ;la Vittoria accompagna ogni passo di Vittorio Emanuele e di Napoleone
Terzo.Questi prosperi e rapidi successi dovrebbero destare ammirazione e contento , non le gioie immoderate
e pericolose.
Appena viene un Bollettino d’un fatto d’arme glorioso in molti luoghi si attruppano che pare
abbiano in vista più il disordine che un’onesto rallegramento.essi vanno attorno con bandiere con banda
militare e tamburi.
Si esplodono fucili e pistole e si cantano inni , e si fa strepito anco nell’alta notte.In qualche
luogo ul baccano è trasceso più oltre , ai canti e agli strepiti è stata unita la gozzoviglia e questa
l’invereconda audacia di forzare il Parroco a cantare il Te Deum.
Il Governo non può tollerare questi
disordini che sono riprovevoli e dannosi in sé stessi disturbando il pubblico riposo e denaturando la gioia
nazionale  , poiché i tristi tentano di afferrare tutte le occasioni di convertire ai loro privati interessi questo
generoso slancio del sentimento nazionale.
Il decreto di S.E. il Commissario Straordinario ha per fine appunto di prevenire le riproduzioni di altri mali e
di allontanare quei  pericoli.
VS Ill.ma non solo procurerà l’immediata esecuzione di questo Decreto ma eziandio la precisa applicazione
delle Leggi e Regolamenti di polizia che si riferiscono agli abusi di sopra notati. Ed Ella voglia avere sempre
presente che l’Autorità Governativa perde la sua intrinseca ragione di essere se non procura alle Leggi la
loro piena applicazione.
Ella procurerà che i Gonfalonieri spieghino bene ai loro amministrati le ragioni del Decreto.Esso ammette la
lecita manifestazione della gioia per quei fatti che assicurano la Indipendenza Nazionale; dobbiamo esultare
per essere liberati dagli Austriaci , ma non già per essere soverchiati dai loro amici , cioè da settori d’ogni
colore ,  e dagli agitatori senza onestà. Noi dobbiano ringraziare Iddio ma non profanare le Chiese e
ingiuriare ai sacerdoti forzandoli  ad atti cui essi non possono né debbono consentire.Noi dobbiamo
mostrare di essere degni della Indipendenza col serbare la dignità delle sorti prospere  , che sapremmo
sostenere le avverse , e che siamo preparati virilmente ad allontanarle.
La prego a non stancarsi mai  a far sentire che il Governo veglierà sempre perché sotto il pretesto di
pubbliche feste non ricomincino le mene delle sette o stolte o perfide.Il Governo vuole cooperare col Paese a
far l’Italia indipendente e forte e saprà fermamente reprimere chiunque , per stoltezza o perfidia osasse anco
con tentativi dì interrompere il corso ai grandi destini della Nazionalità Italiana.
Ho l’onore di segnarmi con distinto ossequio.
Di VS Ill.ma
Lì 6 luglio 1859

Dev.mo Servitore

Ricasoli “

(Affari  generali del  governo dellisola dElba  1859-1860.Filza 2.Doc 15-100.Circolari da 1 a 42.Circolare
24.Archivio storico comune Portoferraio)




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RINGRAZIAMENTI PER  LA GUERRA  DELL’INDIPENDENZA 
ALLA  COMUNITA’  DI PORTOFERRAIO


 

Il 9 luglio 1859 il governo di Livorno fa sapere al gonfaloniere di Portoferraio che il ministero
dell’interno  , presieduto da Bettino Ricasoli  ,  lo ringrazia :

Governo Civile e Militare
di livorno

Al Sig. Gonfaloniere (1)
Comunità di Portoferraio
Ill.mo Signore

Il Ministero dell’Interno ha con dispaccio de’ 8 luglio stante approvato il partito di codesta Magistratura
Civica dè 19 Maggio p°p° con cui stanziava lire 1000 a titolo di concorso alle spesse della Guerra
dell’Indipendenza Italiana.
Incaricato il Sig. Gonfaloniere di parteciparLe questa risoluzione con le espressioni dei più sinceri
ringraziamenti per la generosa offerta preavvertita  ,  godo refertarLe le assicurazioni della mia più distinta
considerazione

Lì 9 Luglio 1859

Il Governatore
Annibaldi Biscossi”

(Corrispondenza ministeriale del governatore anni 1856  , 1857.  , 1858  , 1859.A190.Anno 1859.Archivio storico
comune Portoferraio)

 

Sempre Nello stesso giorno il governo dell’Elba ringrazia la comunità di Portoferraio:

“Governo
Civile e Militare
dell’Elba

Al Sig. Gonfaloniere
della Comunità
di
Portoferraio
Ill.mo Signore

Riscontrando la Riverita sua Offiziale del 9  andante concernente l’offerta di fila e fasce raccolte dalle
Signore Collettrici di questa Città  , mentre questo Governo bisogno di far plauso allo spirito di carità Patria
che in questa Comunità si è così manifestata a vantaggio e sollievo di coloro che il proprio sangue vanno
versando per la migliore delle cause  , quella della Nazionale Indipendenza  , sono poi a significare a V.S. Ill  , ma
che i detti generi sono già stati indirizzati alle Ambulanze dell’Armata Toscana  ,


Ho l’onore di confermarmi con stima.
Di VS Ill.ma

Portoferraio lì 9 luglio 1859

Dev.mo Servitore

G Niccolini “

(Idem come sopra)

(1) Il gonfaloniere è il dr Fabio Squarci




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PREOCCUPAZIONE  DEL  GONFALONIERE DI  RIO.
RACCOLTA DI PEZZE E FASCE  PER I FERITI DELLA GUERRA

 


 

Il 7 luglio 1859 il gonfaloniere di Rio ,  Angioletti ,   è preoccupato e scrive al governatore dell’Elba :
“Comunità di Rio

Al Sig. Cav. Governatore
Civile e Militare dell’Elba
Portoferraio

Ill ,  mo Signore
RISERVATA

Con mia Officiale dè 2 luglio corrente trasmettevo a VS Il.ma la Deliberazione di questo Consiglio Generale
emessa per la unione della Toscana ed il Regno Italico di S. M. Vittorio Emanuele II e l’indirizzo a stampa
avente lo stesso oggetto. Non essendomene stato accusato il ricevimento io debbo nuovamente pregarla a
voler avere la bontà di accusarmelo ,  per mia quiete ,  trattandosi di un affare di tanta importanza.
Ho l’onore frattanto di segnarmi con la più distinta stima ed ossequio.
Di VS Ill.ma

Rio lì 7 luglio 1859

Dev.mo Serv.re

Angioletti”

(affari  generali del  governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 101-260.Carta 260. Archivio storico comune
Portoferraio))
Angioletti sente la responsabilità  di rappresentare tutta quanta la popolazione di Rio che a grandissimia
maggioranza ha votato per l’annessione della Toscana al Piemonte.
Siamo in pieno svolgimento della seconda guerra d’indipendenza italiana . Si sta andando verso una tregua
che di lì a qualche giorno (11 luglio) porterà all’armistizio di Villafranca tra Napoleone III imperatore
francese e Francesco Giuseppe ,  imperatore austriaco.La guerra ha fatto morti e feriti. Per questi ultimi  si
mobilita la città di Portoferraio   raccogliendo  pezze e fasce .
Così scrive il gonfaloniere di Portoferraio:


Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore Civile Militare
dell’Elba

Lì 9 luglio

 

Fila e pezze per i feriti nella guerra di indipendenza

Le rimetto una cassa di legno contenente le 60 Fila e le 80 Pezze e fasce raccolte dalle Sig ,  re Collettrici in
questa Città da servire per uso dei feriti nella Guerrra della Indipendenza Italiana pregandola a volersi
compiacere inviarla a luogo del destino
Squarci “

Le “Signore Collettrici” sono quelle che il gonfaloniere ,   circa una ventina di giorni prima  ,  in qualità di
presidente della commissione diretta a raccogliere offerte per la guerra dell’indipendenza ,  aveva prescelto
pregandole ed invitandole “a volersi adoperare con zelo e perseveranza a raccogliere oggetti e pecunia
 ,  sapendo ( ) che alla preghiera dettata dal labbro femminile e patriottico niuno potrà negare l’obolo alla
Patria che invoca aiuto ad ogni suo figlio in così supremo momento”.
Questi in nomi: Marianna Bigeschi nata Mazzinghi ,  Anna Montelatici ,  Marianna Bigeschi nata
Puccini ,  Domenica Daddi ,  Elvira di Luigi Damiani ,  Eloisa Foresi.
(Copialettere del gonfaloniere  Portoferraio dal dì 22 maggio 1859 al dì 5 dicembre 1860.Anno 1859.N°
129.Archivio storico comune Portoferraio)




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PRIMO  NOSTRO  DOVERE :  CONCORRERE  ALLA  GUERRA 
PER  CONQUISTARE  L’INDIPENDENZA


 

 

Il 4 luglio 1859 una lettera manoscritta da Ricasoli (1) arriva al governatore dell’Elba:
“Ministero dell’Interno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore
di Portoferraio

Ill.mo Signore
Nessuno ignora che il primo nostro dovere è concorrere alla Guerra ,  perché in questa soltanto possiamo
conquistare l’Indipendenza.I Toscani non furono degli ultimi a raggiungere la Bandiera Nazionale  ,  e molti
Toscani si trovano nell’Esercito Italiano del Re Vittorio Emanuele ,  e molti più sono incorporati nel quinto
Corpo del valoroso Esercito Francese.Ma la Toscana non ha dato alla Guerra quel tributo che può e deve
dare.La fama delle nostre vittorie invita e sgrida quei giovani che rimangono nell’ozio ,  mentre i loro fratelli si
perigliano nelle fatiche del Campo.Bisogna rafforzare quell’invito e quel rimprovero in nome della Patria e
del suo maggiore bene.
Questo è l’oggetto per cui mi rivolgo a VS Ill.ma  ,   e Le commetto di operare ogni mezzo per eccitare la
gioventù toscana a prendere le armi sotto la Nazionale Bandiera.Ella si concerti tosto con tutte le Autorità
del suo compartimento le quali sotto la sua direzione non lascino mezzo intentato per eccitare la gioventù
toscana a prendere le armi.Ella mostri a tutti il dovere di cooperare alla liberazione della Patria; additi
l’esempio dei Romagnoli che vedemmo correre a migliaia a scriversi nei Reggimenti arruolati sotto i nostri
occhi ,  persuada della necessità che ha l’esercito di nuovi rinforzi .infiammi la Gioventù che quel entusiasmo
senza del quale un Popolo non può mai essere degno della Indipendenza.
La cosa è grave e urgente. Io ne fò la conservazione dell’Ordine  ,  la prima cosa ,   anzi Ordine e Guerra sono
cure capitali dell’uffficio a VS Ill.ma affidati.Si accinga immediatamente all’opera e mi informi
continuamente di ciò che Ella in questo proposito e dei resultati che ottiene.
In attenzione di questi ragguagli ho il vantaggio di ripetermi

Di VS Ill.ma

Dev.mo Servitore

Bettino Ricasoli

Lì 4 luglio 1859 “

 

(Affari   generali del  governo dell’isola d’Elba   1859-1860.Doc 101-260. Carta 182. Archivio storico comune
Portoferraio)

 

(1) Bettino Ricasoli fa parte del Governo della Toscana e ricopre la carica di ministro dell’interno.




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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


L’ELBA  TUTTA INSIEME ESPRIME  VOTO PER L’UNIONE  AL PIEMONTE CON INDIRIZZO  COLLETTIVO A  SUAMAESTA’ RE VIITORIO EMANUELE II. OFFERTA  DI LIRE MILLE  PER  LA GUERRA DELL’INDIPENDENZA.

 



Il 3 luglio 1859 ,  Il giorno dopo che il comune di Portoferraio ha deliberato l’adesione per la unione della
Toscana al Piemonte  ,  Squarci ,   gonfaloniere di Portoferraio ,   scrive agli altri gonfalonieri dell’isola :

“Sig. Giacomo Murzi Gonfaloniere di Marciana
Sig Dr.G. Signorini Gonfaloniere di Longone
e Sig Angioletti  Gonfaloniere di Rio

Lì 3 luglio

Plebiscito

Essendo ultimata la votazione dei Cittadini delle quattro Comunità dell’Isola dell’Elba ,  diretta ad esprimere il
voto per l’unione del nostro paese alle altre province italiane sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II Re
Costituzionale  e deliberate dai singoli Magistrati come interpreti del Voto Pubblico la Unione
medesima ,  crederei opportuno se VS Ill.ma ne va d’accordo di formulare un indirizzo collettivo dei quattro
Gonfalonieri rappresentanti dell’Isola dell’Elba al prefato Monarca.
A quest’effetto sarei e pregarla a volersi trasferire in questa Città la mattina del 5 luglio corrente onde
concertare e firmare insieme l’indirizzo medesimo
Squarci”
(Copialettere del Gonfaloniere di Portoferraio dal dì 22 maggio 1859 al dì 5 dicembre 1860.N°119)

Dopo tre giorni ,  il 6 luglio 1859 ,   il gonfaloniere di Portoferraio scrive al governatore militare e civile
dell’Elba:

“Al Sig Cav Colonnello Governatore Militare e Civile dell’isola d’Elba a Portoferraio

Lì 6 luglio

Indirizzo a Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele

Mi reco a dovere trasmettere a VS Ill.ma onde si compiaccia inoltrarli per l’uso opportuno al Superior
Governo
1°L’indirizzo a stampa che il popolo Toscano dirige a S.M. il Re Vittorio Emanuele onde si degni accogliere il
voto che fa per la unificazione della Toscana alle altre province italiane  ,  fatto il di Lui Governo Costituzio
nale corredato di n. 519 firme autografe di quattro comunisti

2*Altro simile indirizzo con le decisioni che vi hanno fatto in forma legale ed autentica n. 614 altri Cittadini
illetterati

3°Copia autentica della Deliberazione di questo Consiglio Comunale del dì 2 luglio corrente con la quale il
Municipio di questa Città ha espresso il voto favorevole alla suddetta fusione

4°Ed infine un indirizzo speciale al prefato Monarca per lo stesso scopo umiliati al di Lui trono dai Gonfalo
nieri delle quattro comunità dell’isola




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L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


COMUNE  DI  PORTOFERRAIO: ADESIONE PER LA UNIONE
DELLA TOSCANA AL  PIEMONTE

 


COMUNE  DI  PORTOFERRAIO: ADESIONE PER LA UNIONE DELLA TOSCANA AL  PIEMONTE

Il 2 luglio 1859 le rappresentanze comunali (Gonfaloniere ,  Priori e Consiglieri)  del comune di Portoferraio
adunate  e riunite nel  consiglio generale deliberano ( deliberazione magistrale)quanto segue:

“                   Adesione per la unione della Toscana al regno di Vittorio Emanuele II

A dì 2 luglio 1859

1.
Il Gonfaloniere ha narrato : - Che essendosi effettuata la votazione ordinata con Deliberazione Magistrale
de 20 giugno prossimo passato ,  la Deputazione  a questo effetto eletta aveva compiuto l’ufficio ,  raccogliendo
all’Indirizzo a Sua Maestà .
Mille Cento Ottanta Tre sottoscrizioni e adesioni ,  esprimenti il voto spontaneo di altrettanti Cittadini di voler
fare atto di unione in un solo Stato della Toscana al Piemonte.
Su di che il Consiglio medesimo veduto lo Indirizzo a Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele II   del tenore
Veduto che 1183 firme aderire a questo Indirizzo costituiscono la quasi unanimità dei suffragi dei Cittadini
attivi presenti ,  aventi l’esercizio dei diritti civili in questo Municipio.
Considerando che questo Popolo fermo e costante nei principi di onesta libertà ha sempre dato opera a
tutto ciò che potesse compiutamente attuare il pensiero dell’unità e della Indipendenza Italiana
Considerando che la unione dei piccoli Stati d’Italia in uno Stato Nazionale e possente ,  già suggellata col
sangue di tanti Valorosi sui campi di Casteggio ,  Palestro di Magenta ,  di Solferino e San Martino dipende
ormai dal concorde volere dei Popoli fratelli.
Considerando che l’Italia in breve redenta mentre intreccia un Serto di gratitudine e di gloria all’invitto
Soldato della Sua Indipendenza ed al Magnanimo di Lui Alleato l’Imperatore Napoleone III che scenderà
sacro e venerando nella memoria dei posteri  ,  deve risoluta collocarsi sotto lo scettro di Vittorio Emanuele e
riconoscerlo Re d’Italia  ,  promettendogli obbedienza ed in ogni occasione soccorso ed aiuto .
Il Municipio di Portoferraio associandosi alla volontà autenticamente espressa dal Popolo che
rappresenta ,  emette ,  deliberando ,  il voto che la Toscana sia immediatamente riunita alle altre Province
Italiane sotto il Governo Costituzionale di Sua Maestà il re Vittorio Emanuele II.
E ciò con voti favorevoli dodici contrari nessuno”

 

(Protocollo delle deliberazioni dal 28 agosto 1858 al dì 12 settembre 1859.Per il cancelliere.E24.Carta 203)

Con questa deliberazione magistrale il comune di Portoferraio adempie agli inviti e sollecitazioni che nei
giorni precedenti erano arrivati al gonfaloniere direttamente dal governatore di Livorno e dal ministro
dell’interno Bettino Ricasoli.




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  COMUNE  DI  PORTOFERRAIO:
"ATTO  ADESIVO A QUANTO OPERATO DAL MUNICIPIO DI FIRENZE"

 


COMUNE  DI  PORTOFERRAIO: "ATTO  ADESIVO A QUANTO OPERATO DAL MUNICIPIO DI FIRENZE"

Il 3 maggio 1859 è  data storica per il comune di Portoferraio in quanto si riuniscono  in adunanza  i suoi
amministratori e ,  dopo votazione ,   aderiscono al movimento nazionale per l'indipendenza dell'Italia.

Avvengono poi adempimenti relativi al "Richiamo di Volontari per la Indipendenza Italiana".

"A dì 3 maggio 1859

 

Adunati per urgenza i Sig. Gonfaloniere  ,  Priori e Consiglieri componenti il Pubblico e General Consiglio della
comunità di Portoferraio per trattare…" segue una lista di 16 nomi con al primo posto il Gonfaloniere che è
il dr. Fabio Squarci ,  poi 5 priori e 6 Consiglieri.
Mancanti 4 consiglieri.
"Fu deferito il giuramento ai Sig.ri Consiglieri di bene e fedelmente amministrare gli affari del Comune ,  che
presero separatamente toccando le Scritture ad eccezione di Don Giovanni Taddei che lo prese tocto pector.
Furono quindi avvertiti del valore del voto.

Adesione al Movimento Nazionale avvenuto in Firenze nel dì 27 Aprile 1859 ed al Governo Provvisorio
nominato dal Municipio Fiorentino.

1. Il Gonfaloniere ha comunicato i proclami del Municipio Fiorentino e del Governo Provvisorio di
Toscana dè 27 Aprile decorso e quelli da esso in nome di questa Comunità fu pubblicato il Dì 29 e 30
di detto mese per l'oggetto di render noti a questa Popolazione gli avvenimenti della Capitale ed ha
fatto osservare che alcuni Municipi hanno aderito ai cambiamenti avvenuti.
Ha quindi proposto di fare atto adesivo a quanto operato dal Municipio di Firenze.
Il Consiglio deliberando approva il Movimento Nazionale avvenuto in Firenze il 27 Aprile prossimo
decorso e sinceramente aderisce al Governo Provvisorio nominato dal Municipio della Capitale nella
piena fiducia ,  che penetrato della propria missione ,  provvederà con energia e saviezza ai bisogni
urgenti della Patria ,  e a quanto è necessario per aiutare la magnanima Impresa del re Vittorio
Emanuele: e  ciò con voti 12 favorevoli contrari nessuno.

2. Autorizzazione al Gonfaloniere di spendere quanto occorre nelle attuali circostanze.
Infine lo stesso Gonfaloniere ha domandato di essere autorizzato nelle presenti straordinarie
emergenze ,  a spendere quanto occorre ,  sempre nella veduta dell'ordine e della quiete pubblica; e a
ciò aderirono con partito di voti 12 favorevoli ,  contrari nessuno.

3. Opinione esternata dal Municipio che nella mancanza di forza armata in questa piazza venghino (  )
le armi e munizioni ai cittadini.
Nella possibilità che questa Piazza rimanga priva di forza armata ,  si rende necessario che il
Municipio facendosi interprete  del voto generale del Paese si concertasse col Governo Locale per
quei provvedimenti di sicurezza pubblica richiesti dalle condizioni speciali della nostra Città , 
richiedendo a questo effetto armi e munizioni da consegnarsi ai Cittadini a diligenza del Municipio
stesso; ed in caso anche più urgente di richiamare gli Insulari più idonei che son tutt'ora in attività di
servizio.
E ciò aderirono con partito di voti n° 12 favorevoli ,  contrari nessuno.
E non essendovi altro da trattare si licenziarono.


 

Il Gonfaloniere                                                           Il Cancelliere

F. Squarci                                                                     (firma illeggibile) "

 

(Protocollo delle deliberazioni dal dì 28 agosto 1858 al dì 2 settembre 1859.Carta 183.Archivio storico
comune Portoferraio)

Il documento sopra riportato ,  scritto verosimilmente dal cancelliere comunitativo  ,   è di notevole rilevanza
storica per la comunità di Portoferraio.
Rappresenta infatti documento con cui il comune di Portoferraio "deliberando approva il Movimento
Nazionale avvenuto in Firenze il 27 Aprile prossimo decorso e sinceramente aderisce al Governo Provvisorio
nominato dal Municipio della Capitale"
Tratto dal protocollo delle deliberazioni dell'amministrazione comunitativa portoferraiese esso documenta
la prima riunione avvenuta "per urgenza" ,  adunanza magistrale ,  da quando ,  pochi giorni prima-quattro
giorni ,  il 29 aprile- si è instaurato nella capitale ,  Firenze ,   il Governo Provvisorio di Toscana.
Gli amministratori di Portoferraio sotto la guida del dr Fabio Squarci ,  gonfaloniere ,  sono da lui edotti sui
proclami  emanati da questo nuovo governo e quelli che da lui stesso" in nome di questa Comunità" sono
stati pubblicati " il Dì 29 e 30 di detto mese (aprile 1859) per l'oggetto di render noti a questa popolazione
gli avvenimenti della Capitale" .
Dopo aver fatto notare che alcuni municipi già "hanno aderito ai cambiamenti avvenuti" propone "di fare
atto adesivo a quanto adoperato dal Municipio di Firenze".
Ciò accade con votazione all'unanimità  dei presenti  ,  nessuno contrario: erano assenti quattro consiglieri.
Al Gonfaloniere viene data delega a "spendere quanto occorre nelle attuali circostanze" avendone lui stesso
fatto richiesta "nelle presenti straordinarie emergenze " e tutto questo "sempre nella veduta dell'ordine e
della quiete pubblica".
Il Municipio ,  in questa veduta ,  temendo che la piazza di Portoferraio rimanga priva di forza armata  ,  esprime
opinione ,  " facendosi interprete del voto generale del Paese" di concertarsi col "Governo Locale per quei
provvedimenti di sicurezza pubblica richiesti dalle condizioni speciali " della città di Portoferraio.
Il Governo Locale è rappresentato dal Governatore militare e civile dell'Elba.
E così "a questo effetto" esprime opinione richiedendo "armi e munizioni da consegnarsi ai Cittadini a
diligenza del Municipio stesso " e nel caso di più urgente bisogno "di richiamare gl'Insulari più idonei che
sono tutt'ora in attività di servizio ".
Traspare evidente come il cambiamento ,  il  risorgimento verso l'unità d' Italia ,   non avviene tramite
rivoluzione popolare ma si teme per l'ordine pubblico e la quiete pubblica perciò il municipio di
Portoferraio ritiene opportuno concertarsi col governatore militare e civile dell'Elba e consegnare armi ai
cittadini per la difesa della piazza di Portoferraio nella possibilità che questa rimanga priva di forza armata.

Sempre in data 3 maggio 1859 il Gonfaloniere di Portoferraio invia lettera ai gonfalonieri di Marciana ,  Rio e
Longone per far sapere che il Governo Provvisorio Toscano con decreto del 28 aprile decorso ha autorizzato
l'arruolamento di volontari  per la guerra d'indipendenza  ,  arruolamento che deve avvenire presso il
comando di piazza di Portoferraio:

"3 Maggio 1859

Ai Signori Gonfalonieri di Marciana ,  Longone e Rio

Richiamo di Volontari per la Indipendenza Italiana. Arruolamento di Volontari.

 


Il Governo Provvisorio Toscano con suo Decreto del 28 Aprile decorso avendo autorizzato un arruolamento
di Volontari che si riceve nei Comandi Militari di qui Città ,  quelli dell'isola d'Elba si eseguiscono presso questo
Comando di Piazza.
E nella fiducia che dei giovani di codesta Comunità rispondano alla chiamata della Patria mi faccio un
dovere sovvenire VS Ill.me che dovranno presentarsi a questo Comando di Piazza muniti di una fede di Stato
libero senza della quale potrebbero andarsi incontro all'inconveniente di arruolare persona coniugata con
grave pregiudizio della loro famiglia. A questo scopo la prego volersi concertare anche con i Parrochi addetti
a codesta Comunità onde concorrano anch'essi a munire i volontari indenni delle fedi occorrenti.
Oltre le carte di che parla la presente sono indispensabili le fedi di nascita.
Squarci"

(Copia lettere del Gonfaloniere di Portoferraio dal dì 31 ottobre 1856 al dì 22 maggio 1859.Anno 1859.Dal
66 al 68.Archivio storico comune di Portoferraio)

All'Elba dunque chi vuole arruolarsi come volontario per la guerra di indipendenza d'Italia deve recarsi al
comando di piazza di Portoferraio ,  munito di certificato di famiglia("fede di Stato") e certificato di nascita
("fede di nascita")

Il giorno successivo ,   4 maggio 1859  ,   esce un proclama in stampa del governo locale dell'Elba:

"                              IL GOVERNATORE DELL'ISOLA D'ELBA

Il numero dei Volontari che si sono presentati alle Bandiere e che continuano senza tregua ad affluirvi è tale
che il Governo si lusinga fondamente di non aver  bisogno di ricorrere ad una Leva

Lì 4 maggio 1859
IL GOVERNATORE

FINESCHI  "




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VITTORIA  RIPORTATA  DAGLI ESERCITI ALLEATI
SULLA DESTRA  DEL MINCIO

 


VITTORIA  RIPORTATA  DAGLI ESERCITI ALLEATI SULLA DESTRA  DEL MINCIO

Il 26 giugno 1859, al gonfaloniere di Portoferraio arriva dal Governatore militare e civile dell’Elba l’invito a
festeggiare:

“Governo
Civile e Militare
dell’Elba

Al Sig Gonfaloniere
Della Comunità di
Portoferraio

Ill.mo Signore

Essendo determinazione di questo Governo di solennizzare con ogni maggiore dimostrazione festiva la
vittoria riportata dagli Eserciti Alleati sulla destra del Mincio (1) contro il comune Inimico,io debbo invitare
VS Ill.ma a voler dare le opportune disposizioni affinchè la Banda Civica si porti a mezzogiorno al Consolato
Francese  e Sardo (2) ed in ogni Chiesa si annunzi col suono delle campane il fortunato evento,onde il
Popolo tutto il conosca e la nostra esultanza divida.
Mi pregio confermarmi con distinta considerazione.
Di VS Ill.ma

Portoferraio Lì 26 giugno 1859

Dev.mo Servitore

G Niccolini”

(Corrispondenza ministeriale del governatore anno1856,1857,1858,1859.A 192. Anno 1859.)

(1) Gli eserciti alleati sono quelli del  regno  sardo-sabaudo di re  Vittorio Emanuele II e di Francia con
imperatore  Napoleone III.
Questi eserciti il 24 giugno 1859 si scontrarono con quello austro-ungarico dell’imperatore
Francesco Giuseppe e lo sconfissero nella sanguinosissima battaglia di Solferino e San Martino.A
questa battaglia fece seguito una tregua di pochi giorni che sfociò nell’armistizio di Villafranca (
)luogo a metà strada fra il quartiere alleato e quello austriaco.L’armistizio pone fine alla seconda
guerra per l’indipendenza d’Italia.

(2) Portoferraio in quanto importante porto del Granducato di Toscana prima e del Governo Toscano
ora,è sede di vari consolati di potenze straniere tra cui quella francese e sardo-sabauda




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"OMAGGIO A QUEL GRAN PRINCIPIO DI UNIONE NAZIONALE”:
ISTRUZIONI  PER IL GOVERNATORE.

 


 

 

Manoscritta,su carta intestata Ministero dell’Interno,firmata Bettino Ricasoli,arriva il 25 giugno 1859 una
lettera  al Governatore dell’Elba

“Ministero dell’Interno

Al Sig. Cav. Governatore
Portoferraio

E’ noto al Ministero dell’Interno che alcuni privati Cittadini hanno diretto ai Gonfalonieri un Indirizzo nel
quale si esprimono voti per l’unione nazionale ,invitando le Rappresentanze Comunali ad avvalorarli con
Deliberazioni adesive.

In cosa di tanta importanza questo Ministero vuol togliere di mezzo ogni incertezza e dare alla SV Ill.mauna
norma sicura per governarsi in proposito.

Come fiu chiaramente colla Circolare del 19 giugno corrente,il Governo che regge la Toscana sotto la
protezione di Re Vittorio Emanuele,mentre non può arrogarsi il diritto  di definire le sorti future del Paese
deve però lasciare intere libertà ai pubblici voti di manifestarsi quando ciò sia fatto in modi civili.

Conseguenza di questo programma è appunto la trasmissione tutta privata degli  Indirizzi  alle
Rappresentanze Comunali ; ed il Governo nulla ha che dire,se alcuni cittadini insofferenti di troppo lunga e
inerte aspettativa invitano i Toscani a fare omaggio di adesione a qjel gran principio di unione nazionale che
da tutti è sentito , e che ha bisogno da tutti di essere proclamato perché se ne possa tener conto quando
sotto la spada vittoriosa di Napoleone III si decideranno le sorti d’Italia.

La SV Ill.ma dovrà provvedere soltanto che nel raccogliere adesioni all’Indirizzo e nelle deliberazioni della
Rappresentanza Comunale che vorranno avvalorarlo sia impedita ogni violenza affinchè l’atto si compia con
quella spontaneità che sola può dargli valore.Quando peraltro le Rappresentanze Comunali del Suo
Compartimento emettessero deliberazioni in proposito ,la SV Ill.ma dovrà trasmetterle a questo Ministero
secondo il consueto.

Il Governo confida che questa manifestazione nazionale dei Toscani ,sebbene promossa da privati
Cittadini,si condurrà a compimento in quei modi civili coi quali fu cominciata e che tutti sapranno usare
della presente libertà per provvedere al futuro  bene della Patria Italiana .
Mi pregio frattanto ripetermi con distinto ossequio .
Di VS ill.ma

Lì 27 Giugno 1859

Dev.mo Servitore

Ricasoli “

(Affari  generali del  governo dell’ isola d’Elba  1859-1860 .Doc 101-260.Carta 260.Archivio storico comune
Portoferraio)
Nella stessa giornata il Governatore dell’Elba provvede ad inviare a tutti i gonfalonieri dell’isola quanto
scritto dal ministro  dell’Interno Bettino Ricasoli




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I MUNICIPI  DI PORTOLONGONE  E  RIO  SI ATTIVANO PER LA FUSIONE
CHE VORREBBE FARSI DELLA TOSCANA  AL  PIEMONTE

 


Il 23 giugno 1859 è una data molto importante per i territori di Portolongone e di Rio in quanto vengono
prese decisioni importanti per far sì che la Toscana si unisca in un sol stato al Piemonte.
E’ quanto si apprende da lettere scritte dal gonfaloniere di Portolongone ,Signorini, e da quello di
Rio,Angioletti,al Governatore militare e civile dell’Elba,colonnello Niccolini.
Dalla lettera scritta dal gonfaloniere si apprende che a Rio l’iniziativa ha avuto grande successo .

“Gonfaloniere di Portolongone

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore Civile e Militare dell’Elba
Portoferraio

Ho l’onore di accusare a VS  Ill.ma ricevimento del di Lei pregiatissimo riservato Officio del 20 stante
concernente la Deliberazione da prendersi da diversi Municipi,onde i respettivi Cittadini possino manifestare
la loro opinione intorno intorno alla fusione che vorrebbe farsi della Toscana col Piemonte,
Mi è sommamente grato frattanto poter assicurare la SV che su tal proposito Il Municipio ha preso le
opportune diposizioni.
E col più profondo rispetto passo a dichiararmi .

Di VS Ill.ma
Dall’Ufficio Municipale
Lì 23 giugno 1859

Dev.mo Obbl.mo Serv.re
G Signorini”

 

(Affari   generali  del  governo dell’ isola d’Elba  1859-1860.Doc 101-260.Carta 260.Archiviomstorico
comune Portoferraio)

Quanto accade a Portolongone avviene anche a Rio dove il gonfaloniere così scrive al governatore dell’Elba

“Comunità di Rio

Al Sig. Cav. Governatore
Civile e Militare
dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Accuso a SV Ill.ma il ricevimento dell’Ossequiata Sua de 20 Giugno,con la quale mi partecipa i provvedimenti
presi dal Municipio di Livorno per impedire le (  ) e regolare le sottoscrizioni di coloro che intendono di far
atto d’unione in un solo stato della Toscana al Piemonte unitamente alla Copia della Deliberazione presi in
proposito.
Anche questo Municipio nella seduta di ieri prese consimili provvedimenti e già una Deputazione incaricata
di ricevere le dette sottoscrizioni ha cominciato le sue funzioni con molto successo essendosi già presentati
circa 600 per sottoscrivere l’indirizzo a stampa che mi ha inviato.
Passo frattanto all’onore di segnarmi con la più distinta stima e ossequio.

Di VS Ill.ma
Rio  lì 23 giugno 1859
Dev.mo Serv.re

Angioletti”




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SEGUIRE  L’ESEMPIO  DEL  MUNICIPIO  DI  LIVORNO :ISTITUIRE  UNA DEPUTAZIONE CHE RICEVA  DAI  CITTADINI DICHIARAZIONI  DI  FAR 
ATTO  DI  UNIONE  AL  PIEMONTE

 


Il 20 giugno 1859 il governatore dell’Elba,colonnello Niccolini, scrive una lettera riservata al
Gonfaloniere(Squarci) di Portoferraio invitandolo a seguire quanto è stato fatto dal municipio di  Livorno
qualche giorno prima, il 16 giugno 1859.

“Governo Civile e Militare dell’Elba

Al Gonfaloniere
della Città di
Portoferraio

Ill.mo Signore

Conoscendo  quale e quanto sia il generale entusiasmo pel Re Italiana che nel Campo di Battaglia combatte
per la conquista della indipendenza d’Italia,era facile comprendere quale sarebbe stata la gara in ognuno
per essere prescelto a raccogliere in Firenze sulle numerose copie del noto foglio a stampa col quale la
Toscana vuol dichiarare solennemente all’Europa voler far parte integrante fin d’ora della Famiglia Italiana
governata dal re Vittorio Emanuele.
Quindi il rischio che la gara trascendesse in scissure e puntigli non senza offrir modo ai faccendieri di farsi
avanti pei fini loro.
Ad evitare questo possibile inconveniente (  ) saggio partito che il Municipio prendesse la iniziativa,facendosi
regolare così una operazione,che tradottasi in Piazza poteva essere causa di confusione e scompiglio,se non
pericoloso,imbarazzante.
E perciò con questo intendimento che i Componenti il Municipio Livornese adunatisi il 16 stante emisero la
Deliberazione della quale le accompagno una Copia insieme al foglio di cui è parola e che circola per ogni
parte della Toscana.
Era al seguito di omologa Officinale del Governo di Livorno,non mi resta che invitare VS Ill.ma  a penetrarsi
del bisogno che l’esempio del Municipio Livornese venga imitato dacchè per questa via può meglio e senza
disordine raggiungersi l’intento che d’altronde vorrebbesi in ogni modo conseguire. E pregandola di
accusarmi il ricevimento della presente ,passo a confermarmi
Con distinto ossequio

DI V.S. Ill.ma

Lì 20 Giugno 1859
Dev.mo Servitore

G. Niccolini “

(Corrispondenza ministeriale del governatore anni 1856,1857,1858,1859.A 192. Anno 1859.Archivio storico
comune Portoferraio)

Il 20 giugno 1859 il governatore militare e civile dell’Elba,Niccolini, con una circolare ufficiale invita il
gonfaloniere  di Portoferraio,Squarci, a imitare quanto deliberato dal Municipio di Livorno pochi giorni
prima,il 16 giugno 1859.
Alla circolare allega copia dell’estratto del libro delle Determinazioni del Magistrato della Comunità di
Livorno che porta appunto la data del 16 giugno.
L’esempio da seguire da parte del Gonfaloniere Squarci è in sintesi  questo: come il gonfaloniere di Livorno
anche quello di Portoferraio deve nominare una deputazione di cittadini residente nel Palazzo Comunale e

 

 

 

che stia “permanentemente a rappresentare la Civica Magistratura all’oggetto di ricevere le dichiarazioni di
tutti quelli che ben ( ) e spontanei intendono fare atto di  unione in un solo Stato della Toscana al
Piemonte.Qual Deputazione compiuto l’ufficio,dovrà presentare le raccolte soscrizioni alla Magistratura
medesima perché su quelle deliberi”.
Tutto questo deve essere fatto considerando “come la principale cagione delle nostre sventure sia stata fin
qui la divisione in tanti piccoli stati;e che obliando gl’interessi particolari e le tendenze egoistiche locali sia
ormai tempo di prendere a formare uno stato possente,capace di per sé stesso di ben governare e
difendersi;che a capo di questo non poteva essere dubbio chi avesse a collocarsi;poiché le azioni e i sacrifici
fatti da Vittorio Emanuele parlavano abbastanza a suo favore e gli davano sacrosanti titoli a questa
corona…..
Su di che loro coadunati  considerando che il momento è venuto per l’Italia di rialzare il Capo dal
lunghissimo servaggio sofferto;che la fortuna non si offre due volte alle Nazioni;e che se si lascia sfuggire
l’opportunità questa può non tornare mai più…considerando che la sussistenza dei piccoli stati dipende dal
volere dei più grandi e che mai non hanno vita lor propria,ma sempre da influssi e dominazione straniera
dipendono”

 

(Stralci della delibera del municipio di Livorno del 16 giugno 1859.Corrispondenza ministeriale del
governatore  anni 1856,1857,1858,1859,A 192.Anno 1859.Archivio storico comune Portoferraio)

E’ un invito questo del governatore dell’Elba che è già stato realizzato il giorno prima ( 19 giugno 1859) dal
Comune di Portoferraio quando ha eletto una deputazione di cittadini con lo scòpo di raccogliere
l’espressione di voti  di coloro che vogliono far atto di unione in un solo stato della Toscana  al Piemonte.




      Marcello Camici
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L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


NOMINA DI UNA DEPUTAZIONE PER LA RACCOLTA DI FIRME DI COLORO
CHE VOGLIONO L’UNIONE DELLA TOSCANA AL PIEMONTE

 

 

 

Il 20 giugno 1859 le rappresentanze comunali (gonfaloniere,priori,consiglieri) del  comune di Portoferraio sono adunate con una sola voce all’ordine del giorno:

“A dì 20 Giugno 1859

  1. Nomina di una deputazione per raccogliere le firme di coloro che aspirano l’unione della Toscana al

Piemonte.

 

Il Gonfaloniere ha fatto presente che molti distinti Cittadini hanno esternato il desiderio in nome di questa Popolazione di unirsi al Piemonte e riconoscere Re d’Italia Vittorio Emanuele II,costituendo le diverse province della Penisola in un Regno unito nel modo migliore che sarà possibile,capace di governarsi e difendersi.
Su di che;
Fatte le debite considerazioni
Deliberano che a conoscere in modo sicuro la volontà di questi abitanti sia nominata una Deputazione che elegge nelle persone dei Signori

  1. Candido Bigeschi
  2. Domenico Mi belli
  3. Francese Querci
  4. Augusto Romanelli
  5. Bartolommeo di Lazzaro Gavassa  e
  6. Francese Allori

Da presiedersi dal loro Gonfaloniere
Quale Deputazione dovrà risiedere nella Sala del Municipio onde ricevere le firme e dichiarazioni di tutti coloro che intendono fare atto di unione in un solo stato della Toscana al Piemonte ,la quale Deputazione dovrà presentare le raccolte soscrizioni alla Magistratura medesima perché su quelle deliberi.
E tutto ratificarono con partito di voti favorevoli 4,contrari 1.
E non essendovi altro da trattare si licenziarono.

Il Gonfaloniere                                                            

  Il Cancelliere Squarci                                                                              

Le rappresentanze comunali della città di Portoferraio con questa delibera accolgono in pieno gli inviti e la volontà  del  “Superiore Governo” espressi   nella persona di Bettino Ricasoli,ministro dell’interno,il quale con lettera riservata aveva scritto al gonfaloniere Squarci in data 1 giugno .Con questa lettera Ricasoli indicava al gonfaloniere gl’intendimenti del Governo Toscano e cioè “un’Italia unita e forte capace di difendere da sa il conquistato diritto all’Indipendenza e dell’Autonomia Nazionale”  e faceva capire che al Governo della  Toscana preme che il popolo mostri il proprio sentimento per una Italia unita e forte sotto il regno di Re Vittorio Emanuele ,auspicando che ciò avvenga con “la forma degl’indirizzi” .
Ricasoli all’interno del governo della Toscana rappresenta  l’ala di coloro che vogliono subito l’annessione col Piemonte  sotto lo scettro di SM il Re costituzionale Vittorio Emanuele II.

 

(Protocollo delle  deliberazioni  dal dì  28 agosto 1858 al dì  12 settembre 1859.Copia per il cancelliere.E24.Carta 199,200,201.Archivio storico comune Portoferraio)

 





      Marcello Camici


   

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ESPRESSIONE DI  VOTI  DA PARTE  DEL POPOLO SULL’UNIONE
DELLA TOSCANA  COLLE ALTRE PROVINCE D’ITALIA  SOTTO LO
SCETTRO COSTITUZIONALE  DEL RE VITTORIO EMANUELE:
DOVERI DEGLI AGENTI  DEL GOVERNO.

 


 

Una lettera, con data 19 giugno 1859, scritta da Bettino Ricasoli,su foglio intestato “Ministero dell’Interno”,
arriva al governatore dell’Elba.E’ importante documento perché in esso si delinea la politica interna  del
neonato Governo della Toscano sottolineandone  alcuni aspetti.

“Ministero dell’Interno

Al Sig. Cav. Governatore
di Portoferraio

Ill. mo Signore
Dall’articolo pubblicato sul Monitore N° 148 VS Ill.ma vedrà quale sia il contegno che il Governo intende
osservare relativamente alla espressione dei voti sull’unione della Toscana colle altre province d’Italia,
liberate dalla dominazione e dalla preponderanza austriaca,sotto lo scettro costituzionale del Re Vittorio
Emanuele.
E’ preciso dovere degli Agenti di Governo lo uniformarsi a queste massime.Perciò eglino dovranno in vigilare
con ogni cura affinchè la espressione di questi voti non trascenda né a manifestazioni tumultuarie né a
dissidi,per cui venga meno il rispetto che ciascuno deve alla persone ,ai diritti,alle opinioni dei suoi
concittadini.
Quando gli argomenti della persuasione riuscissero inefficaci,sarebbe obbligo di VS Ill.ma di usare tutta
l’autorità di cui la Legge l’investe alfine di prevenire ogni disordine;ma anziché questo rimedio estremo
contro un male dal cui timore ci assicurano il senno e la temperanza del popolo toscano,converrà operare
molta operosità nello illuminare le menti e dimostrare quanto male ci comporrebbe l’unione fra gl’italiani
delle diverse province dividendo quelli che sono già uniti;nel mettere in chiaro come questo errore ,colpevole
in ogni tempo,sarebbe sacrilego oggi,perché impedirebbe ai Toscani  di raccogliere le forze e i pensieri verso
la guerra destinata a farci ottenere la liberazione d’Italia ,vanamente desiderata per tanti secoli,e
ricondurrebbe in trono quella Dinastia la cui ristorazione sarebbe per noi un danno ed una vergogna; avrà
cura VS Ill.ma nello stesso tempo di far conoscere come debbono essere liberissime le manifestazioni di quei
voti.
Se altri accusasse il contegno del Governo che non prende parte a questi atti,VS Ill.ma spiegherà come
coloro che ora sono incaricati del Governo della Toscana,abbiano per primo dovere di astenersi da ogni atto
che oltrepassi i limiti del mandato,che dal Re Vittorio Emanuele venne affidato al suo Commissario e nello
stesso tempo VS Ill.ma dichiarerà che essi respingono come una calunnia l’imputazione di voler contrastare
al voto della nazione ,mantenendo quelle divisioni di territorio per cui l’Italia fu impedita dal prender luogo
fra le nazioni indipendenti; o di memorare l’omaggio al re Vittorio Emanuele,il cui nome simboleggia
l’indipendenza,l’unione,la libertà dei popoli italiani.V.S. Ill.ma farà comprendere in pari tempo
come,astenendosi dall’ingerirsene,il Governo assicuri maggiore autorità e quindi maggiore efficacia a quegli
atti,che debbono esprimere  un voto dei cittadini affatto libero e spontaneo;carattere che non avrebbero


allorchè quelli venissero iniziati o suggeriti per consiglio dei Governanti anziché per azione propria dei
cittadini e della Magistrature che hanno ufficio di rappresentarli.
Ho l’onore di confermarmi con distinto ossequio

Di V,S. Ill.ma

Lì 19 Giugno 1859

Dev.mo Servitore

Ricasoli”

(Affari  generali del  governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 101-260.Carta 260.Archivio storico comune
Portoferraio)

Il documento è interessante perché dimostra come il neonato governo della toscana cerchi la
partecipazione popolare a sostegno del nuovo corso politico.




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LA STAMPA  DURANTE  LA  SECONDA  GUERRA 
PER LA  INDIPENDENZA  D’ITALIA

 


LA STAMPA  DURANTE  LA  SECONDA  GUERRA  PER LA  INDIPENDENZA  D’ITALIA

In uno stato di guerra come quello che si vive nel giugno del 1859 in Toscana, il “Superiore Governo” che
risiede a Firenze è molto attento alla stampa.Già il Governo Provvisorio Toscano con decreto del 29 aprile
1859,primo giorno del suo insediamento ,non tollera la vendita,la distribuzione e l’affissione per le vie e le
piazze di fogli scritti o stampati di qualunque specie senza il permesso dell’autorità.Poi il Governo della
Toscana,succeduto a quello provvisorio,ritorna sull’argomento con dispaccio del 13 maggio 1859 dove
esorta i vari governi locali ad impedire qualunque esorbitanza da parte della stampa periodica.
Tutto questo accade perche il “Superiore Governo” è teso a mantenere l’ordine e la quiete pubblica prima
di tutto e poi anche per controllare che idee avverse alla causa dell’indipendenza italiana possano
diffondersi.
A Portoferraio lo stampatore Alessandro Dionigi  incappa nei rigori delle leggi vigenti sulla stampa.
Lo si apprende da lettera manoscritta dal procuratore del governo di Portoferraio al governatore dell’Elba

“Al Sig.re Cav.re Colonnello Governatore
Civile e Militare dell’Isola dell’Elba

Uffizio del Procuratore del Governo
Portoferraio
Ill.mo Signore

Il Governo della Toscana ha ingiunto la rigorosa applicazione delle vigenti Leggi sulla Stampa.
Invano questo Uffizio ha più volte richiamato lo Stampatore Alessandro Dionigi ad uniformarsi
all’adempimento di ciò che dispone l’Art.5 della Legge del 17 Maggio 1848 unicamente preordinata a
garantire l’esercizio il più pronto ed efficace dell’azione competente al Pubblico Ministero.
Il contegno del Dionigi non può altrimenti essere tollerato perché dimostra uno (  ) non solo alla Legge ma
anche all’Autorità incaricata della sua applicazione.
Com’Ella rileverà dalle unite carte si pubblicavano nelli ultimi del decorso mese di Maggio alcuni Stampati i
quali oltre a non venire depositati prima della pubblicazione a quest’Uffizio mancavano altresì delle
indicazioni esplicitamente richieste dall’art 2 della predetta Legge del 17 Maggio 1848.
Sebbene la Gendarmeria col suo Rapporto attribuisca la Stampati che sopra alla Tipografia Dionigi , e credo
con verità,pur nonostante trovo conveniente di averne conferma ufficiale da VS Ill.ma a cui non può essere
ignoto,per l’azione preventiva che necessariamente avrà dovuto esercitare in proposito prima delle
pubblicazione di quelli Stampati,chi n’è stato il Tipografo.
In attesa di questa notizia per me opportuna all’effetto di perseguitare le dua contravvenzioni sopra
indicate contro chi né è stato il Colpevole,mi onoro di essere con tutto l’ossequio.

Di VS Illustrissima

C. Cesarini

Lì 16 Giugno 1859 “

(Affari  generali del  governho dell’isola d’Elba  1859-1860.Doc 101-260.Carta 255.Archivio storico comune
Portoferraio)




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LA TOSCANA INTENDE FAR PARTE DELLA FAMIGLIA ITALIANA.
IMPEGNO DEL MUNICIPIO

 


 

Ai primi di giugno del 1 859 arriva al gonfaloniere di Portoferraio ,Squarci, una lettera scritta da Bettino
Ricasoli il quale indica  gl’intendimenti del governo  toscano “un’Italia unita e forte capace di difendere da
so il conquistato diritto all’indipendenza e dell’Autonomia Nazionale” e che preme al governo che il popolo
toscano mostri il sentimento per un’Italia unita e forte con “la forma degl’indirizzi”.
Oltre al popolo si coinvolge anche i municipi affinchè si impegnino per i principi sopra enunciati.
Infatti,dopo qualche giorno,il 18 giugno 1859, il governatore di Livorno scrive a quello dell’Elba esortandolo
a coinvolgere tutti i gonfalonieri elbani  a procedere nel modo in cui ha agito il municipio di Livorno per la
conquista dell’indipendenza italiana.

“Governo civile e militare
Di Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

A chi per poco conosca quale e quanto sia il generale entusiasmo pel  Re Italiano ,che,nel campo di
battaglia,combatte per la conquista dell’Indipendenza d’Italia,era facile comprendere quale sarebbe stata la
gara i n ognuno per essere prescelto a raccogliere le prime delle numerose copie del noto foglio a stampa
quivi pur circolato,col quale la Toscana vuol dichiarare solennemente all’Europa essere fermo suo
intendimento far parte integrale, fin d’ora,della Famiglia Italiana,governata da Re Vittorio Emanuele.
Quindi il rischi che la gara trasmodasse in scissure e puntigli,non senza offrire modo ai faccendieri di farsi
avanti pei fini loro.
Ad evitare questo possibile inconveniente parve saggio partito che il Municipio prendesse la
iniziativa,facendosi così a regolare con una operazione,che tradotta in Piazza,poteva esser causa di
confusione e scompiglio,se non pericoloso,imbarazzante.
E fu con questo intendimento che i Componenti il Municipio Livornese ,adunatisi il 16 stante,emisero la
Deliberazione della quale mi affretto a rimettere una Copia alla VS Ill.ma, insieme a quattro stampati del
Foglio di cui è parola e  che circola per ogni parte della Toscana acciò voglia comunicare riservatamente
l’uno e l’altro a tutti i Gonfalonieri di codesto Circondario i quali incoraggiati eziandio dalla parola sua credo
che non esiteranno imitare l’esempio del Municipio Livornese ,dacchè per questa via può meglio e senza
disordini raggiungersi lo’intento che d’altronde vorrebbesi in ogni modo conseguire.
Voglia accusarmi ricevimento della presente ed accolga frattanto le assicurazioni della mia stima

Lì 18 giugno 1859

Il Governatore

Annibaldi Biscossi”

Affari generali del governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 101-260.Foglio 260. Archivio storico  comune
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TABACCO



E’ noto che il morale delle truppe è sempre stato oggetto di attenzione da parte di chi le comanda ,in ogni
tempo e luogo.
Il tabacco,insieme ad altri, come ad esempio il vino,è stato strumento per tenere alto il morale.
Non si  sottrae il  governo della Toscana che nel giugno del 1859 emette un decreto  diretto a tutti i
rivenditori  di tabacco della Toscana in virtù del quale tutti essi devono affiggere un tariffario in lingua
francese accanto a quello italiano destinato alle truppe alleate francesi.
E’ quanto si apprende da lettera manoscritta su foglio intestato “Direzione generale dell’Azienda del
Tabacco in Toscana” arrivata al governatore dell’Elba :

“Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore  civile e militare dell’isola dell’Elba
Portoferraio

Dovendo questa direzione a provvedere di una Tariffa in lingua francese simile al qui annesso esemplare
tutti i Rivenditori di Tabacchi dello Stato per mezzo dei Magazzinieri del rispettivo Circondario ,con la
ingiunzione di tenerla affissa nell’interno delle loro Taberne accanto all’altra in lingua italiana onde sono
stati sempre muniti,e tutto ciò in coerenza al disposto del Decreto del Governo della Toscana in data del 2
corrente ,cui son dovuto in dovere di rendere intesa ad ogni miglior effetto di VS Ill.ma
Ho frattanto l’onore di premunirla che il Superior Governo era stato informato del ritardo che
inevitabilmente doveva frapporsi nell’ottemperare a questa disposizione atteso che il considerevolissimo
numero dei preindicato Rivenditori  e che occorrerà ancora qualche altro giorno prime che le più lontane
Taberne sieno fornite della tariffa di cui si tratta.
E col più distinti ossequio passo all’onore di confermarmi
Di VS Ill.ma

Firenze lì 16 giugno 1859

Dev.mjo Obbl.mo serv.re

G Magini “

(Affari  generali  del  governo dell’Elba . 1859-1860.Doc 101-260.Carta 257.Archivio storico comune
Portoferraio)

La lettura del “qui annesso esemplare” ,uno stampato scritto in francese , è davvero interessante per la
conoscenza ,in dettaglio,della qualità dei tabacchi ,dell’offerta di tabacchi dello stato toscano.
Quello che è da notare è che il tariffario allegato è valido solamente nel territorio dell’Elba

“                                                            TARIFFA

Dei prezzi  per i quali si deve vendere al Pubblico i Tabacchi dell’Amministrazione Generale in Toscana così
all’ingrosso che in dettaglio,solamente nel territorio dell’isola dell’Elba

Qualità dei tabacchi
IN  POLVERE   (Parigi.Olanda.S Vincenzo.Rapè superiore.Pizzichino.Forzato d’Ungheria.Strasburgo.Caradà.


Nobille. Cappuccina.Foglietta.Puro Fine.Scaglietta.Brasile.Marcubinoi.Albania.Fermentato
mezzano.)

PER LA PIPA (Gerengè.Fino.Odinaire et Bouts de Cigare)

SIGARETTE  .Qualità Superiore 1° e 2°

SIGARI   . Qualità Superiore 1°.2°.3°”

Accanto ad ogni qualità di Tabacco è scritto il relativo prezzo in moneta francese(franchi) e in moneta
toscana(lira toscana).Per il tabacco in polvere e per la pipa,il prezzo è relativo all’acquisto di una libbra e di
una oncia,per le sigarette e i sigari per l’acquisto di cento pezzi e di un pezzo.
In fondo al tariffario è “TARIFFA per la vendita al Pubblico dei Sigari dell’Avana e di  altre qualità straniere”.
Sono otto le qualità di questi sigari dell’Avana posti in vendita e per ogni qualità è riportato in moneta
toscana e francese il prezzo per l’acquisto di cento pezzi e di un pezzo.
Il Tariffario porta la data del 10 giugno 1859 e la firma del direttore generale dell’amministrazione dei
tabacchi dello stato toscano “Visto il Direttore Generale. G. MASSAI”

(Idem come sopra)




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ARRUOLAMENTO E TRASPOSTO DEI VOLONTARI.
ACCOLLO DI SPESA DA PARTE DEI COMUNI

 

Siamo nel pieno dello svolgimento della seconda guerra per l’indipendenza italiana:il 4 giugno 1859 c’è
stata la battaglia di Magenta e le truppe alleate sardo-francesi hanno sconfitto quelle austro-ungariche. Lo
sforzo bellico dello stato  toscano  è forte.
Esso si fa  sentire anche all’Elba nell’arruolamento e trasporto di volontari che dall’isola accorrono per
andare a combattere per la Causa Italiana.Lo si apprende da quanto scrive il gonfaloniere di Portoferraio ,dr
Squarci,al commissario di guerra

“N° 111

Al Sig. Commissario di Guerra
A Portoferraio

Lì 13 Giugno1859

L’arruolamento e il trasporto dei 30 volontari dei quali il Padrone Del Bono reclama il nolo,furono eseguite
sotto l’influenza del Decreto del Governo Provvisorio del dì 28 Aprile decorso,e conseguentemente quel nolo
è a carico dell’Amministrazione Militare,non ptendo darsi alla Circolare del Ministero dell’Interno de 13
Maggio pp° un’effetto retroattivo  per doversi sopportare da questo Municipio.
Tantoho dovuto doverle significare in replica alla di Lei Officio del 27 Maggio ultimo decorso per di Lei
norma ,non essendo giusto che il Del Bono che eseguì un ordine di questo Comando di Piazza debba più a
lungo aspettare il pagamento delle mercede dovutali

Squarci”

(Copialettere del gonfaloniere di Portoferraio dal dì 22 maggio 1859 al dì 5 dicembre 1860.)

 

 

Lo sforzo bellico per sostenere la guerra impegna lo stato toscano dal punto di vista economico.
C’era stato già un decreto del governo provvisorio toscano a  questo proposito .Ora ,succeduto a quello
provvisorio,il nuovo governo della Toscana per trovare soldi  interviene con un altro decreto che sblocca le
finanze locali dei comuni a sostegno della spesa bellica.

“Governo civile e militare
Di Livorno

Al  Sig Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Trasmetto a VS Ill.ma Copia di un Decreto con cui il Governo della Toscana dispone che le Comunità
debbano anticipare le spese occorrenti alle Truppe Toscane e Alleate ogni qual volta passini per il loro
Territorio,tenendone separato conto per averne in seguito rimborso dal pubblico Erario.Ella vorrà darne
comunicazione ai Gonfalonieri del di Lei Circondario perché le disposizioni nel Decreto stesso contenute
abbiano la debita esecuzione ; e frattanto le ripeto le (  ) della mia distinta considerazione

Livorno lì 13 Giugno 1859
Il Governatore
Annibaldi Biscossi”

Ecco il decreto (copia) allegato

“                                                         IL GOVERNO DELLA TOSCANA

Considerando che nel presente stato di Guerra le Comunità per i frequenti passaggi di Truppe si trovino
indotte nella necessità di fare spese impreviste e straordinarie le quali come è ragionevole si debbano
anticipare dalle Amministrazioni Comunali,così è giusto che facciano carico allo Stato

DECRETA

Articolo 1.Le Comunità anticiperanno tutte quelle spese che dovranno farsi ogni qual volta truppe
toscane o alleate passini per il loro Territorio.Di queste spese sarà tenuto conto separato
nell’Amministrazione Comunale ,e  a tempo opportuno saranno rimborsate dal Pubblico Erario

Articolo 2. Per far fronte a tali spese le Comunità potranno contrarre imprestati ,previa l’approvazione,
caso per caso, del Ministro dell’Interno

Articolo 3. Il Ministro dell’Interno è incaricato dell’esecuzione del presente Decreto

Dato lì 10 giugno 1859

Il Commissario Straordinario
Bon-Compagni

Il Ministro dell’Interno

Bettino Ricasoli

Concorda con l’Originale esistente nell’archivio della Segreteria del Governo della Toscana

Il Segretario Generale
Bianchi”

 

(Affari  generali del Governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 101-260.Carta 256.Archivio storico comune
Portoferraio)




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INFORMAZIONI E INDAGINI   SUI  GONFALONIERI  DELL’ELBA

 

Il 12 giugno 1859 il governatore di Livorno scrive a quello dell’Elba perché vuole sapere quali gonfalonieri
oltre ad essere buoni amministratori “riuniscano uno spirito ed una volontà ferma di secondare in ogni
rapporto le volontà del governo”:

“Governo civile e militare
di Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Le variate condizioni dei tempi e più specialmente la imminente attuazione della Riforma Municipale hanno
richiamato il Governo della Toscana a considerare   quanto importi che a Capi delle Rappresentanze
Comunali trovinsi persone le quali alla capacità di ben amministrare le cose del Comune riuniscano uno
spirito ed una volontà ferma di secondare in ogni  rapporto le vedute del Governo.A questo scòpo il Governo
vuole essere assicurato con la maggiore sollecitudine ed esattezza ,se veramente in tutti gli attuali
Gonfalonieri compresi nel di Lei Circondario concorrono gli accennati requisiti,e La invita perciò ad assumere
precise e fiduciarie notizie biografiche sopra ciascuno di essi ed a comunicarmele al più presto.
Non debbo poi dissimularle che ove taluno comparisse meno atto a corrispondere alla missione cui il
Governo intende,siamo oggi chiamati,converrà sia rimosso dall’ufficio per sostituire altro Oggetto che meriti
intera fiducia. Ed Ella vista nei singoli casi l’opportunità di questa misura è fin da ora autorizzata a
rassegnare nel solito sistema le relative sue proposizioni.
Frattanto Le rinnovo le proteste della mia più distinta considerazione

Lì 12 Giugno 1859

Il Governatore
Annibaldi Biscossi”

(Affari  generali del  governo dell’ isola d’Elba 1859-1860.Doc 101-260.Carta 248.Archivio storico comune
Portoferraio)

Nessuna risposta arriva al governatore di Livorno che con lettera del 20 giugno chiede al governatore
dell’Elba sollecito e categorico riscontro alla sua richiesta:

“Governo civile e militare
di Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello


Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Codesto Governo non avendo fin qui data replica alle mie Officiali del 28 maggio p°p° e 17 giugno
stante,relative la prima ad un reclamo contro il Gonfaloniere di Longone, e la seconda alle informazioni
intorno ai Gonfalonieri delle Comunità dell’Elba,invito al S.V. Ill.ma a porgermi sollecitamente categorico
riscontro nell’atto che rinnovo le assicurazioni della mia distinta stima
Lì 20 Giugno 1859

Il Governatore
Annibaldi Biscossi “

 

(idem come sopra)

Ma continuando a non avere alcuna  nessun risposta, il governatore di Livorno  sollecita ancora in data 20
giugno. In questo ulteriore sollecito   si viene a sapere che è  proprio il ministro dell’interno dello stato
toscano,Ricasoli, a voler avere informazioni  sui gonfalonieri elbani:

“Ill.mo Signore
Essendo VS Ill.ma tuttora in ritardo a trasmettermi le informazioni di codesta isola con la mia Officiale de 12
stante e 20 Giugno cadente ,ed avendo io ricevuto pressanti sollecitazioni da S.E. il Ministro dell’Interno, La
invito a corrispondere a questo suo dovere a corso di posta,aggiungendo alle informazioni le prescrizioni per
quelli dei detti Funzionari che convenisse cambiare…”

(Idem come sopra)

 

Il governatore di Livorno dopo aver richiesto al governatore dell’Elba le informazioni riguardanti i gonfalonieri dell’Elba e dopo averle anche sollecitate (12 e 20 giugno 1859) , le ottiene . Dapprima con una lettera del 29 giugno con la quale il governatore dell’Elba afferma che il ritardo è dovuto alla”natura delicata delle indagini da praticare” e poi finalmente con lettera a lui inviata dal governo dell’Elba in data 2 luglio 1859.

In questa lettera il governatore elbano,Niccolini,risponde finalmente al quesito postogli e cioè valutare quali gonfalonieri elbani “alla capacità di ben amministrare le cose del Comune riuniscano uno spirito di secondare in ogni rapporto le vedute del Governo”. Ebbene, il dr Fabio Squarci per Portoferraio e Giacomo Murzi per Marciana, vanno bene,non altrettanto è il gonfaloniere di Longone e di Rio

“…se non possiede il dr Squarci quel rigore e quella energia che nel rappresentante di un libero Comune vorrebbesi oggidì riscontrare ,non cessa però di essere sensibile alle migliori influenze né minimamente io temo che non sia per prestarsi ,e con ogni sua possa,a quell’indirizzo che al Superiore Governo piacerà di dare alle cose Municipali… …la stessa opinione io nutro circa il Gonfaloniere di Marciana ed in questa parte discordando dal pre Informante (il Delegato del Governatore) ho l’onore di remissivamente proporre che sia mantenuto per ora in quella carica.Vuolsi è vero che sia il Murzi da nessun principio veramente regolato edd atto a prestarsi a favorire ogni ( )Governo,mosso probabilmente dall’ambizione che gli rende gradito l’ufficio e gli fa più temere la perdita di quello che del proprio carattere.Ma da cotale ( ) ed appunto per queste ragioni non è temere un avversamento ,anzi Egli si presterà di buon grado alla influenza Governativa , e poiché la costituzione di un Gonfaloniere appartenente a Marciana Alta ,dal Delegato proposta,risveglierebbe le antiche mai sopite gare fra l’alta e la bassa Marciana le quali converrà meglio a tempo opportuno troncare come un nodo gordiano,anziché aumentarne l’immenso sviluppo con minore complicazione ,così io venni nell’opinione che,a mantenere la tranquillità,che fortunatamente regna in quella parte dell’isola al mio governo affidata,meglio convenisse per ora nulla rimuovere …per la Comunità di Rio apprezzando la proposizione del delegato sono del preordinato parere che,dispensato il Gonfaloniere attuale, Avv. Adolfo Angioletti,possa sostituirviglisi Rinaldo Giannelli ….il Gonfaloniere di Longone ha chiesta la sua dimissione e i rilievi ( ) sviluppati dal Preinformato(Il Delegato del Governatore)confortano a proporne la correzione ….in luogo del dimissionario Sacerdote Signorini ,io propongo a V.E. il Maggiore Giuseppe Danesi,Ufficiale in ritiro,uomo onesto e dabbene,perito di amministrazione ,di spirito imparziale ed animato da principi patriottici e da tendenze Napoleoniche avendo servito sotto il primo Impero. Ho l’onore Il Governatore dell’Elba Niccolini”

(Affari generali del governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 101-260.Carta 248.Archivio storico comune Portoferraio) Ricevute queste informazioni , il governatore di Livorno le invia al ministro dell’interno,Ricasoli ,perché erano state richieste proprio da lui. Dopo qualche giorno, 8 luglio,il governatore di Livorno avvisa quello dell’Elba delle decisioni prese dal governo della Toscana:

“Governo civile e militare di Livorno Al Sig. Cav Colonnello Governatore dell’Elba Portoferraio Ill.mo Signore Con decreto dè 5 stante mese mentre il Governo della Toscana dispensava dall’Ufficio di Gonfaloniere della Comunità di Rio l’Avv.to Adolfo Angioletti nominava in di lui luogo Rinaldo Giannelli. E con altro decreto del giorno stesso accogliendo la domanda di don Guglielmo Signorini il Governo predetto lo ha dispensato dalla carica di Gonfaloniere della Comunità di Longone .nominando a sostituirlo il maggiore Giuseppe Danesi. VS Ill.ma resta invitata a far procedere alle relative partecipazioni e godo rinnovarle i sensi della mia più distinta considerazione.

Lì 8 Luglio 1859 Il Governatore Annibaldi Biscossi” (Idem come sopra) Il Governatore dell’Elba non tarda a “procedere alle relative partecipazioni” dal provvedimento governativo ed uno dei neo nominati gonfalonieri ,dopo avere ricevuto le partecipazioni,così ringrazia il governatore dell’Elba :

“Al Signor Giuseppe Niccolini Governatore dell’Elba Portoferraio Ill.mo Signor Governatore Accuso il ricevimento dell’Offiziale di V.S.Ill.ma colla quale mi significa che il Governo della Toscana con Venerato Decreto del 5 corrente si è degnato conferirmi l’onorevole Carica di Gonfaloniere della Comunità di Rio,che disimpegnerò per quanto mi sarà dato con tutto zelo e rettitudine.

Di VS Ill.ma Marina di Rio lì 14 luglio 1859. Dev.mo Obbl.mo Serv.re Rinaldo Giannelli” (Idem come sopra)

Alla fine del 1859 questi sono i gonfalonieri dell’Elba:
Dr Fabio Squarci a Portoferraio
Giacomo Murzi a Marciana Maggiore
Giuseppe Danesi a Longone
Rinaldo Giannelli a Rio

Essi sono alla guida delle amministrazioni comunali elbane che di lì a poco saranno sottoposte come tutte quelle dello stato toscano ad una importante riforma delle rappresentanze comunali (riforma municipale)voluta e sostenuta da ministro dell’Interno e poi presidente del consiglio del governo toscano,Bettino Ricasoli.



      Marcello Camici


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VICE CONSOLI DI SUA MAESTA’ IL RE DELLE DUE SICILIE

 

A Portoferraio e a Longone sono residenti i vice consoli di Sua Meastà il Re delle Sicilie (1). Con lettera riservata di 11 giugno 1859 il Governo di Livorno vuole sapere da quello dell’Elba:
“Governo Militare e civile di Livorno
Al Sig. Cav Colonnello Governatore dell’Elba Portoferraio


Riservata
Ill.mo Signore
Occorre a questo Governo di essere informato con la massima precisione e a un tempo con la possibile prontezza qual contegno i Vice Consoli di S.M. il Re delle due Sicilie ,residenti in Portoferraio e Longone che sono i Signori
Agostino Boccini e Giovanni Poch,
abbiano tenuto nel disimpegno delle loro funzioni posteriormente al mutato ordine politico in Toscana,onde dedurre da esso se mostrano opinioni favorevoli od avverse alla Causa Italiana e al sistema di ben ordinata libertà.
Invitando la VS Ill.ma ad occuparsi subito di raccogliere prontamente tali informazioni e poi comunicarmele,godo ripetere le assicurazioni della mia perfetta stima.
Livorno 11 Giugno 1859 Il Governatore Annibaldi Biscossi”

(Affari generali del governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Filza 3.Doc 101-260.Carta 246.Archivio storico comune di Portoferraio)


La questione è di non poco conto .
Il governo dello stato toscano che combatte per l’indipendenza d’Italia, la “Causa Italiana”,vuole sapere se rappresentanti di uno stato sovrano ,il regno delle due Sicilie,presenti all’Elba nei porti dello stato toscano di Portoferraio e Longone,in qualità di vice consoli,si comportano come alleati o come avversari.
Il governo dell’Elba ,nella persona del colonnello Niccolini,così risponde a quello di Livorno (Annibaldi Biscossi governatore)il 22 giugno:


“Al Cav. Governatore Civile e Militare Di Livorno
22 Giugno 1859 Eccellenza
Per corrispondere alla commissione che VE mi favoriva colla Sua riservata Officiale del 11 Giugno cadente,incaricai questo Delegato di Governo a raccogliere con riservatezza notizie intorno al contegno e alle opinioni dei V Consoli di S.M. il Regno delle Due Sicilie residenti in Portoferraio e Lungone che sono Agostino Boccini e Giovanni Poch e pervenutami la replica mi affretto ( ) alla distinta considerazione della
E.V. aggiungendo che niun fatto è stato mai dedotto a questo Governo a carico dei predetti due V. Consoli che li faccia ritenere come avversi all’attuale ordine di cose.
Ho l’onore Niccolini”

(Idem come sopra)


(1) Uno stato a monarchia assoluta nato con il congresso di Vienna che si estende nel meridione d’Italia e comprende Abruzzo,Molise,Puglia Campania,Sicilia,Calabria Basilicata e una parte del Lazio dove confina con lo stato pontifico.




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GIOVANI  SPINTI  DA  AMOR  PATRIA

 


Il 9 giugno 1859 una lettera dall’Accademia del Teatro di Portoferraio (1) arriva al Governatore dell’Elba:
“Ill.mo Sig Governatore Civile e Militare dell’isola dell’Elba.

Mi faccio un dovere di rendere intesa Vostra Signorìa ill.ma,che alcuni giovani di questa Città spinti da Amor
Patrio ,hanno avanzata dimanda a quest’Accademia onde le sia concesso l’uso del Teatro per darvi alcune
Rappresentanze il di cui introito è destinato a profitti delle spese della presente Guerra Italiana;al che
l’Accademia ha aderito con però che vi sia il consenso del Governo Locale.
E col più profondo ossequio e rispetto ho l’onore di confermarmi
Di VS Ill.ma
Dall’Accademia del Teatro di Portoferraio
9  giugno 1859

Dev.mo Obbl.mo Servitore
Loppi”
(Affari generali del Governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Filza 3.Doc 101-260.Carta 243.Archivio storico
comune Portoferraio))

Il 10 giugno 1859 il governatore dell’Elba scrive  a quello di Livorno chiedendo di approvare il permesso di
aprire il teatro,permesso che lui ha concesso dopo la domanda fatta da alcuni giovani.
In data 11 giugno 1859 così risponde il governatore di Livorno a quello dell’Elba:
“Ill.mo Signore
Non ho da fare contrarie osservazioni al permesso di di VS Ill.ma concesso ad aprire codesto Teatro onde,a
cura di una Società di Dilettanti,ed osservate le prescrizioni consuete,darvi alcune Rappresentanze con
cedere il profitto a prò della Guerra che si combatte per la Indipendenza Italiana.
Lì 11 giugno 1859

Il Governatore”

(idem come sopra)

Le “rappresentanze”ebbero luogo ed anche successo.
E’ quanto si apprende dalla lettera scritta dall’avv Luigi Hutre al governatore dell’Elba:

“Ill.mo Signore
Mi gode l’animo di partecipare VS Ill.ma che la rappresentanza,la quale ebbe luogo nella decorsa sera nel
nostro Teatro,fu accolta con giolive dimostrazioni dal nostro cortese pubblico, e questi si mantenne nei
termini dell’ordine.
Colgo questa circostanza per rassegnarmi  con tutto l’ossequio.
Portoferraio 13 giugno 1859
Dev.mo Servitore

Luigi Hutre”

(idem come sopra)

(1) Si tratta della “Accademia dei Fortunati” . Il teatro è quello noto oggi col nome “Dei Vigilanti”





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VITTORIA  DI  MAGENTA.SALVE DI CANNONE E ILLUMINAZIONE NOTTURNA 
DELLA CITTA’ DI PORTOFERRAIO

 


 

Il 4 giugno 1859 a Magenta le truppe franco-piemontesi sconfissero quelle austriache.
Il  7 giugno 1859,il gonfaloniere di Portoferraio,Squarci, scrive al Governatore dell’Elba per chiedere il
seguente permesso:

“Al Sig. Governatore militare e civile
Dell’isola d’Elba
Portoferraio

 

Ill.mo Signore

Interprete del Pubblico Voto,il Municipio seguendo l’esempio della Capitale e della Città di
Livorno,gradirebbe che la vittoria di Magenta fosse salutata con una salve di ventun colpo di cannone.
A quest’effetto a voler abbassare gli ordini opportuni ond’abbia luogo alle ore dodici meridiane di questo
giorno.
Colgo la favorevole opportunità (  ) con tutto l’ossequio.
Di VS Ill.ma
Dal Palazzo Comunale

Portoferraio Lì 7 giugno 1859

Dev.mo Obbl.mo Servitore
Squarci”
( Affari Generali  del governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 101-260.Carta 235.Archivio storico comune
Portoferraio)

Sempre nello stesso giorno 7 giugno,il Gonfaloniere Squarci invia altra missiva al governatore per chiedere
il seguente permesso:

“Al Sig. Governatore militare e civile
Dell’isola d’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore
Sempre nell’intendimento di  solennizzare,conforme si è fatto sul Continente,la prima vittoria della Guerra
della nostra indipendenza,riportata dall’esercito Italo-Franco a Magenta,il Municipio si propone invitare con
Avviso Pubblico ad illuminare in questa sera la Città.
Nel porgo preventivo avviso a VS Ill.ma onde si compiaccia,se lo crede al proposito ,ordinare che anche le
fabbriche del Governo siano illuminate .
E con profonda stima ho l’onore ne ripetermi
Di VS Ill.ma
Dal municipio di Portoferraio
Lì 7 giugno 1859
Dev.mo Obbl.mo Servitore


Squarci”

(Idem come sopra))

 

Il governatore appena ricevuta la richiesta del gonfaloniere ne fa subito partecipe il governatore militare e
civile di Livorno il quale così risponde dopo due giorni

“Governo Militare e civile di
Livorno

Al Sig. Cav Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Questo Governo non ha che osservare in contrario alle manifestazioni di gioia che hanno avuto luogo in
codesta Città nel dì 7 giugno stante occasionalmente alla notizia della vittoria di Magenta riportata dagli
Eserciti Alleati.
Tanto in riscontro della stimata sua del 7 predetto,mentre Le rinnovo le assicurazioni della mia perfetta
stima
Livorno Lì 9 Giugno 1859

Il Governatore
Annibaldi Biscossi”

 

(Idem come sopra)




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GUERRA   ALL’AUSTRIA

 


GUERRA   ALL’AUSTRIA

La seconda guerra per l’indipendenza d’Italia è in pieno svolgimento e il 30 maggio 1859  all’Elba,dal
governo  di Livorno, arrivano ordini  al Governatore dell’isola per ritirare l’ exequatur al vice console
austriaco residente nel porto di Portoferraio e all’agente  consolare austriaco residente in Longone:

“Governo civile e militare
di Livorno

Al Sig Cav Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio
Ill.mo Signore

A seguito della dichiarazione contenuta nel Monitore de 27 di questo cadente mese il Governo Toscano
avendo presa la determinazione di ritirare l’exequatur ai Consolo Austriaci residenti nei Porti Toscani ,io Le
commetto Sig Governatore di significare questa risoluzione al Vice-Console Austriaco residente in codesta
Città ed all’agente consolare parimente Austriaco residente in Longone onde vi si uniformino
completamente ,chiedendo loro riscontro della fattoli significazione e dopo averlo ricevuto porgendone a
me avviso per ogni ulteriore norma.
Le rinnovo le proteste della mia perfetta stima.

Livorno 30 Maggio 1859

Il governatore
Annibaldi  Biscossi”

 

 

(Affari  generali del  governo dell’isola d’Elba 1859-1860. Doc 101-260.Carta 222.Archivio storico comune di
Portoferraio)

Dopo qualche giorno,il 4 giugno ,c’è la battaglia di Magenta (1) .
Altri ordini arrivano dal governo di Livorno a quello di Portoferraio perché sia impedito ai disertori
dell’esercito austriaco di entrare nel territorio toscano.

“Governo Civile e Militare
di Livorno

Al Sig. cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio

 


Ritenuto per norma generale che dev’essere possibilmente impedito ai Disertori Austriaci l’ingresso nel
Territorio Toscano il Superior Governo centrale ha dato le disposizioni necessarie onde siano respinti ove
costoro si presentassero alle Frontiere.Ma per il caso che venissero non ostante a penetrarvi io invito VS
Ill.ma a dare rispetto al suo Circondario a dare positive istruzioni  perché capitandovene siano arrestati e
messi in stato di custodia indagando subito e assicurandosi se veramente siano Disertori come si
annunziano o non piuttosto esploratori,e di tutto poi rendendomene conto per dipendere dalle disposizioni
che il Governo della Toscana stimerà di prendere al riguardo di costoro.
E le ripeto le assicurazioni della mia più perfetta stima.
Livorno lì  4 Giugno 1859

Il Governatore

Annibaldi  Biscossi”

 

(Affari  generali del governo dell’isola d’Elba 1859-1860. Doc 101-260.Carta 230. Archivio storico comune di
Portoferraio)

 

1) Magenta è un comune nel territorio della Lombardia.Qui il 4 giugno 1859 le truppe franco-
piemontesi  sconfissero quelle austriache.

 

 




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SUA MAESTA’ IL RE VITTORIO EMANUELE
I TOSCANI MOSTRINO  I LORO SENTIMENTI ALL’ITALIA

 



Il governo della Toscana amministra lo stato toscano sotto il protettorato di re Vittorio Emanuele II.
Su carta intestata “Ministero dell’Interno”  , governo della Toscana ,  il ministro Bettino Ricasoli (1)scrive a
mano al Gonfaloniere di Portoferraio  , Squarci , una lettera ( circolare riservata) in data 1 giugno 1859.
In questa lettera manoscritta  traspare  come Ricasoli ,  ministro dell’interno del governo della Toscana ,  sia
fautore della  perdita dell’autonomia della Toscana  per “un’Italia unita e forte capace di difendere da sé il
conquistato diritto all ‘Indipendenza e dell’Atonomia Nazionale”

Questa la lettera manoscritta:

“  Ministero dell’Interno

Ill.mo Signore

L’ammirazione e la riconoscenza che tutti gl’Italiani sentono per S.M. il Re Vittorio Emanuele , e il desiderio
che tutti hanno di vedere la Nazione Italiana stringersi intiera al suo Magnanimo Difensore  , ha indotto molti
in Toscana ad esprimere sentimenti e questi Voti in un Indirizzo che si va coprendo di sottoscrizioni e del
quale si acclude Copia alla presente Circolare.
E’ bene che la S.V. sappia la mente del Governo a questo riguardo per avere una norma sicura in una
materia sulla quale troppo pericoloso sarebbe che il Governo e i Cittadini si fraintendessero.
Gl’intendimenti del Governo sulle sorti future della Toscana non possono ormai esser messi in dubbio da
alcuno.
Egli vuole un’Italia unita e forte capace di difendere da sé il conquistato diritto all’Indipendenza e
dell’Autonomia Nazionale e a questo grande scòpo intende che i Toscani in pari modo concorrano .
Che se il Governo che regge il Paese sotto il protettorato del Re Vittorio Emanuele non vuole né deve
arrogarsi il diritto d’imporre alla Toscana il suo Programma , non per questo avrà meno accètta tutte le
manifestazioni , le quali varranno al porre in chiaro la concordanza dei pubblici voti  coi suoi intendimenti
 , perché da questi al Governo e ai Toscani verrà forza ed autorità per raggiungere quel fine comune che solo
è degno di tanti sacrifici e che solo può riparare ai danni del passato e dar sicurtà all’avvenire ..“

Nella lettera che Bettino Ricasoli scrive a mano al Gonfaloniere di Portoferraio(Squarci)  , dopo aver indicato
gl’intendimenti  del governo  toscano (“un’Italia unita e forte capace di difendere da sé il conquistato diritto
all’Indipendenza e dell’Autonomia Nazionale” )continua affermando che preme al governo   che il popolo
toscano mostri il proprio sentimento per una Italia unita e forte ed auspica che ciò avvenga con “la forma
degl’Indirizzi”.
Con ciò il Ricasoli intende dire che i cittadini devono indirizzare a Re VIttorio Emanuele dichiarazioni della
loro volontà per una Italia unita e forte.
Il  Governo Toscano dà a queste espressioni  molta importanza perché dimostrano non solo che ha al suo
fianco il consenso popolare ma anche per dimostrare all’Europa che i toscani desiderano fare parte della
famiglia italiana.
Non poca cosa se si tiene conto che l’Italia pochi decenni  prima è uscita fuori dal  congresso di Vienna
come semplice “espressione geografica”.

“…Però qualunque valore possano avere gli argomenti che consigliano  ad aspettare preme al Governo che i
Toscani mostrino all’Italia che i loro sentimenti non discordano da quelli dei loro fratelli e che non tardano a
(  ) il rimanente della Nazione sul modo col quale essi pure intendono di avviarsi al suo finale ordinamento.
Inoltre la forma degl’Indirizzi  , come è la più civile , così sembra la più conveniente al Governo;il quale
vedrebbe con rammarico che i voti popolari si esprimessero con tumultuari dimostrazioni riprovevoli sempre
quando il libero il procedere per altra via (oggi) che potrebbe venire danno alla Patria.
Dopo queste considerazioni la SV comprenderà agevolmente come sia nelle intenzioni del Governo il favorire
questi indirizzi  , il quale consuona con la sua politica di Nazionalità unita e forte.
L’Autorità pubblica dovrà opporsi soltanto quando si volessero macchiare di violenza un’atto che ha tutto il
suo valore dalla libertà , e quando alle manifestazioni nazionali altre se ne volessero opporre di contraria
tendenza , le quali il Governo è deciso a combattere per non rinnegare il principio nazionale da cui li deriva il
potere , che vuole esercitare non per una sterile conservazione di vecchiumi municipali , ma per concorrere alla
grande opera della liberazione e della costituzione dell’Italia.
Mi pregio frattanto di professarmi con ossequio
Di VS Ill.ma

Lì 1 Giugno 1859

Dev. Servitore

Ricasoli”

(Affari  Generali  del  Governo  dell’Elba   1859-1860.Filza 3.Doc 101-260. Carta 260)

 

(1) Bettino Ricasoli(1809-1880). Uno dei protagonisti  della’ rivoluzione toscana’  del 1859 e poi ,
insieme al popolo , del risorgimento d’Italia.

 

 

 




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COINVOLGIMENTO  DEI  PARROCI  PER  INFORMARE 
LA  POPOLAZIONE  DOPO  LA  MESSA PARROCCHIALE

 


COINVOLGIMENTO  DEI  PARROCI  PER  INFORMARE  LA  POPOLAZIONE  DOPO  LA  MESSA PARROCCHIALE

Il governo della Toscana è seriamente preoccupato affinchè i suoi atti governativi vengano portati
all’attenzione di tutti anche nei luoghi più remoti . A questa preoccupazione si aggiunge l’altra e cioè quella
che la lettura di questi atti governativi sia “accompagnata da conveniente esplicazione”.
Per raggiungere questi obiettivi pensa  di coinvolgere i parroci .
Il rapporto con la Chiesa(lo stato pontificio è ai confini di quello toscano) dal nuovo governo della Toscana è
tenuto in grande considerazione come dimostrato dal fatto che è stato creato il ministero degli atti
ecclesiastici.
Tale coinvolgimento  del clero operato dal governo toscano era già  avvenuto pochi giorni prima  con alcune
direttive per il clero per l’inserimento nella messa della colletta detta “pro tempore belli.”
Ora  il governo toscano vuole  coinvolgere i parroci per informare la popolazione sugli atti governativi ma
non sempre ciò accade.
E’ quanto si apprende dal carteggio , manoscritto ,  tra il governatore militare e civile di Livorno con quello di
Portoferraio.

“Governo civile e militare
Di Livorno

Al Sig Cav Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio
Ill.mo Signore

Ha usato fin qui il Governo di trasmettere ai Parroci per mezzo delle Superiori Autorità  ecclesiastiche alcuni
di quelli atti che si volevano divulgati per le popolazioni Rurali le più discoste dai centri delle Giurisdizioni
politiche e civili.
In questi casi si raccomandava ai Parrochi stessi di affiggere alle porte delle Chiese gli Atti Governativi che
loro venivano trasmessi e di farne lettura accompagnata da conveniente esplicazione , dopo la Messa
Parrocchiale. Ha potuto convincersi il Governo che queste raccomandazioni non sempre trovano quella
corrispondenza che si desidera , tanto che manca sovente l’effetto di quella pubblicità che vorrebbesi per tal
modo ottenere.
Valutando i vantaggi che possono ricavarsi per assicurare la quiete pubblica , specialmente nelle Campagne ,
da una pronta e universale cognizione di ciò che preme al Governo , che tutti sappiano , e volendo adoperare i
mezzi che sono in potere del Governo stesso senza cercare cooperazioni volontarie d’autorità estranee che
possono fallire allora che sarebbero più necessarie , prevengo la SV Ill.ma che quando riceverà Proclami o
altre Dichiarazioni Governative delle quali si vuole la maggiore pubblicità possibile , oltre le solite affissioni
nei Capi Luoghi potrà valersi del Delegato e Gonfaloniere del suo Circondario per procurarne l’affissione alla
Porta delle Chiese o in altro luogo del pari cospicuo in ogni Parrocchia del proprio Circondario.
Il Governo sarà sempre riconoscente a quei Parrochi che vorranno illuminare i loro Popolani facendo note e
spiegando le disposizioni governative nell’interesse della quiete e della concordia pubblica;non sapendo
bene che il concorso a quest’opera  , sebbene degno del  loro ministero non può loro essere imposto , (   )
meglio di rivolgersi alle Autorità Politiche , le quali di concerto colle Municipali si daranno ogni cura di far
giungere la parola del Governo in ogni angolo dello Stato , acciò la malizia dei fautori di parte non abbia


modo di speculare sull’ignoranza delle popolazioni lontane dai centri e però dalla vera cognizione dei fatti e
degli intendimenti Governativi.
Sia augura il Governo anche in questo provvedimento di essere efficacemente secondato dalla SV Ill.ma
lasciando al suo prudente arbitrio la scelta dei mezzi più atti a raggiungere lo scòpo che Le è stato richiesto.

Livorno 30 Maggio 1859

Il Governatore

Annibale Bigazzi”

 

(Affari  generali del governo dell ‘Elba 1859-1860. Doc 15-100.Circolari 1-42.Circolare n 21.Archivio storico
comune Portoferraio)




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SPESE  PER  LA  GUERRA  D’INDIPENDENZA

 


 

Fineschi , governatore militare e civile dell’Elba ,  il 30 maggio 1859 scrive al gonfaloniere di
Portoferraio , Squarci ,  una “officiale” dalla quale traspare in modo evidente quanto ogni guerra costi anche
su piano economico a tutta la comunità che la sostiene.
Un aspetto questo  che passa spesso in secondo piano rispetto all’altro quello dei costi in perdita di vite
umane ma che pur esso ha  importanza.
La “officiale” affronta infatti i problemi  economici sorti In questa seconda guerra dell’indipendenza italiana
e come  il governo superiore vi fa fronte.

“Governo civile e militare
dell’Elba

Al Sig.re Gonfaloniere
della Comunità
di Portoferraio

Ill.mo Signore

Per di Lei notizia e regola e perchè si uniformi  in ciò che Le spetta a quanto colla medesima di ieri prescritto ,
mi affretto a trascriverLe una officiale del Superiore Governo di Livorno in data de’ 24 cadente  pervenutami
ieri

= Molte Amministrazioni Comunali dovendo anticipare le spese per i Volontari dello Stato Romano che si
recano in Toscana onde essere arruolati nel 2° Corpo dell’Armata Italiana che si sta quivi organizzando , han
no  , in mancanza di assegni speciali per questo titolo , esauriti i fondi destinati per i bisogni propri dei
Municipio e taluno è stato anche sussidiato dalla Cassa della respettiva Prefettura.
Ad impedire che resti disturbato il regolare andamento di tali amministrazioni il Governo Superiore trova
necessario che i loro rappresentanti si rivolgano senza ritardo a misura che commettono simili spese  , al
Sig.re Marchese Gualtiero il quale come Le veniva annunziato con Circolare de’ 15 stante riveste la qualità
d’Intendente Generale  del detto Corpo d’Armata  , onde averne pronto rimborso ,  e reintegrare nel caso vi sia
luogo , la Prefettura , mediante tanti Buoni  pagabili dalla Depositeria in conto del credito che su quella è stato
aperto al prefato Sig.re Gualtiero per la somma di un Milione di Lire.
Per regolarizzare poi i versamenti delle somme generosamente offerte al Governo dai Municipi per
concorrere alle spese della Guerra occorre che i versamenti stessi siano dai Camarlinghi eseguite nella casse
dove sogliono pagare i contributi  della Tassa Prediale  , avvertendo però di distinguere con separate
quietanze i sopradetti dagli altri che facessero delle somme ricevute dalle Commissioni incaricate di
raccogliere le oblazioni di privati cittadini=

Comunicandole quanto sopra passo a confermarmi con distinta considerazione.
Di VS Ill.ma

Portoferraio Lì 30  Maggio 1859

Devot.mo Srvitore

Fineschi”


(Corrispondenza ministeriale del governatore anni , 1856 , 1857 , 1858 , 1859. Anno 1859. Archivio storico
comune Portoferraio)

La Tassa prediale  , chiamata “tangente”è imposta diretta sugli immobili , censi e  livelli stabilita dal governo
granducale con reparto per ogni dipartimento (erano 4 i dipartimenti dello stato granducale toscano ancora
presenti  pur essendo il granduca fuggito e sostituito da un governo toscano).
All’interno di ogni dipartimento , per ogni singola comunità compresa dentro il dipartimento , era poi ripartita
la cifra relativa alla tassa prediale da pagarsi da parte dei soli possidenti tramite il “dazzaiolo”  , registro nel
quale era segnato accanto al nome del contribuente la rispettiva quota d’imposta  , la tassa prediale.

Il Camarlingo è impiego comunitativo ( comunale) con funzione di cassiere , percettore di tutte le entrate
comunali.




      Marcello Camici
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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


LA  BANDIERA  ITALIANA  NEGLI  UFFICI  PUBBLICI DELL’ELBA

 


 

Dopo che con decreto emanato nel dì 11 maggio 1859 il Governo della Toscana ha ordinato che tanto per
l’esercito quanto per la marina da guerra e mercantile l’unica bandiera dello stato sarà da qui innanzi la
bandiera tricolore italiana , il 29 maggio 1859  , dal governatore dell’Elba arrivano al gonfaloniere di
Portoferraio  ordini su come procedere ad esporre la bandiera tricolore.

Sono norme interessanti da leggere perché molte ancor oggi sono  vigenti.

“Governo civile e militare
dell’Elba

Al Sig. Gonfaloniere
di Portoferraio

Ill.mo Signore

Con circolare del 28 Aprile decorso venne ordinato che fossero tolti gli stemmi Granducali dalle Fabbriche
che se ne trovano corredate. Premendo adesso che sia supplito in altro modo , il Ministero dell’Interno ha (  )
necessario distinguere le Fabbriche in due categorie  , cioè quelle che hanno Uffizi di risultanza
Governativa;quelle in cui hanno sede gli Uffizi direttamente Comunali.
Le Fabbriche della 1° Classe debbonsi  pure distinguere in quelle in cui ha sede il Governo superiore locale e
nelle altre in cui sta un Uffizio qualunque.
A queste fabbriche senza distinzione dovrà apporsi sull’ingresso principale la denominazione dell’Uffizio che
vi ha stanza; ma quelle che servono al Governo Superiore Locale vi si terrà inoltre la Bandiera Italiana.
Rispetto poi alla fabbriche ove ha sede l’Uffizio Municipale si approva lo Stemma delle rispettive Comunità
con la iscrizione del nome della Comunità stessa e anche vi si terrà la Bandiera Italiana , con facoltà bensì di
non tenerla salvo nei giorni di  solenni Commemorazioni religiose o politiche.
L’asse della bandiera da apporsi nell’uno e o nell’altro caso deve essere dipinto coi tre colori nazionali e
dovrà nel secondo caso resta fissa al suo posto per modo da non esserne mai remossa.
Analogamente a queste norme la prego a dare in proposito istruzioni occorrenti rispetto agli Uffizi che la
riguardano e passo a ripetermi con ossequio.
DI VS Ill.ma

Lì 29 Maggio 1859
Dev.mo Serv.re

Fineschi”

( Corrispondenza  ministeriale  del Governatore anni  1856 , 1857 , 1858 , 1859. Anno 1859.Archivio storico
comune di Portoferraio)
Fineschi è il cognome del governatore militare e civile dell’Elba.


Questa corrispondenza tra governatore e gonfaloniere di Portoferraio è molto interessante perché
consente di conoscere da quando all’Elba la bandiera tricolore è  iniziata a sventolare negli uffici pubblici.




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L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


MESSA IN REQUIEM PER I CADUTI DI CURTATONE  ,  MONTANARA  E GOITO  " MORTI PUGNANDO PER LA CONQUISTA DELL' INDIPENDENZA ITALIANA "

 

La magistratura comunitativa di Portoferraio il 28 maggio 1859 scrive alla massima autorità dell’Elba , il
governatore militare e civile.
Lo fa per cmomemorare quanto accaduto undici anni prima : forte è lo slancio patriottico del momento
legato agli eventi  della seconda guerra d’indipendenza  italiana. Infatti , undici anni prima ,  il 29 maggio
1848 ,  era avvenuta  la battaglia di Curtatone e Montanara durante la prima guerra  d’indipendenza italiana.
Era accaduto un fatto straordinario : Leopoldo II , asburgo lorena ,  granduca di Toscana in questa guerra
d’indipendenza  , costretto dagli eventi  , aveva il 17 aprile 1848 emanato  un decreto di tre articoli dove
ordinava che la bandiera dello stato granducale toscano era sostituita con la bandiera tricolore italiana con
sovrapposto lo Scudo granducale.
Sotto la nuova bandiera tricolore  granducale toscana combattè contro gli austriaci , insediati nel Lombardo-
veneto , il battaglione dei volontari universitari pisani.389 studenti  universitari pisani  su 621 iscritti (due
terzi di tutti gli studenti) si arruolarono partendo per una avventura che si sarebbe conclusa in un bagno di
sangue:il corpo di spedizione toscano subì gravi perdite :168 morti , 500 feriti ,  circa 1200 prigionieri.Questo
corpo di spedizione toscano era comandato dal generale portoferraiese Cesare De Laugier (distintosi nella
campagna di Russia del 1812) ed includeva parecchi elbani.Tra questi  Eugenio Bigeschi , futuro gonfaloniere
di Portoferraio , il  cadetto   Stanislao Bechi che si meritò sul campo la promozione ad ufficiale e la medaglia
al valor militare: il Bechi fu fucilato dai russi nel 1863 combattendo per la guerra per l’indipendenza di quel
popolo  oppresso dalla Russia. Il più valoroso di tutti fu l’artigliere Elbano Gasperi protagonista assoluto
della battaglia di Curtatone e Montanara.   Nella  battaglia non fu sconfitto l’esercito austriaco  ma le
ingenti perdite bloccarono gli austriaci dando così il tempi all’esercito piemontese di riorganizzarsi e
sconfiggere poi le truppe nemiche nella battaglia di Goito.
La commemorazione di questi prodi caduti pugnando per l’indipendenza dell’Italia è molto sentita proprio
perché è di nuovo guerra per la causa dell’indipendenza.
E , il tempo a disposizione per la preparazione della messa in requiem  è davvero poco.
La magistratura comunitativa di Portoferraio nella stessa giornata  in cui arriva l’ordine dal governatore
dell’Elba è convocata con urgenza : una seduta con un solo argomento all’ordine del giorno.
E’ quanto risulta dal copialettere del gonfaloniere:

“A dì 27 maggio 1859

1. Commissione per concordare l’occorrente col Parroco per la solenne messa di requiem per i prodi
Toscani morti a Curtatone e Montanara e Goito pugnando per al conquista della Indipendenza
Italiana

Letta la Officiale del Governo dell’Elba  , ricevuta in questo giorno , con la quale si fa apprendere che il giorno
30  del cadente mese alle ore 10 e ½ anti merid. Nella Chiesa Arcipretale di questa città , venendo celebrata
una solenne Messa di Requiem per i prodi di Toscana morti a Curtatone e Montanara non che per quelli che
lasciarono la vita a Goito pugnando per la conquista dell’Indipendenza Italiana , invitava il Sig. Gonfaloniere
ad intervenire in forma pubblica insieme ai componenti il Municipio alla detta funzione.


Quindi unendosi ad altri due componenti la Civica Magistratura la invitava a tenere i necessari concerti col
Sig Parroco Arciprete perché tanto lo addobbo della Chiesa sia decente ed adattato alla circostanza quanto
perché tutto proceda con ordine e dignità.
A proposizione del sig. Gonfaloniere si nominarono per gli effetti indicati i Signori Francese Angiolo Foresi
sostituto di Gonfaloniere  , Michele Coppi Priore e Domenico Mibelli Consigliere sostituto Priore.
E giratoil partito riportò voti favorevoli 5 , contrari nessuno.
E non essendovi altro da trattenere si licenziarono.”

 

(Protocollo delle deliberazioni dal dì 28 agosto 1858 al dì 12 settembre 1859.Carta 197.Archivio storico
comune Portoferraio)

Il giorno dopo , 28 maggio ,  il gonfaloniere Squarci  invia lettera al governatore dell’Elba :

"Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore Militare e Civile
dell'isola d'Elba
a  Portoferraio

Lì 28 maggio 1859

Morte di Curtatone.Messa in requiem

In coerenza dell'invito contenuto nella officiale di VS Ill.ma pervenuta mai il giorno di ieri  , la Magistratura fu
sollecita a convocarsi per urgenza e nominare nel suo seno una Commissione composta dai Signori
Francesco Angiolo Foresi  , ss. Gonfaloniere , Michele Coppi , Priore ,  e Domenico Mibelli , Priore Supplente , perché
la officiale indicata ricevesse il dovuto sfogo per ciò che riguarda al concerto da tenersi con questo Signor
Parroco Arciprete , onde l'addobbo della Chiesa per la solenne Messa di Requiem di Requiem  da celebrarsi
per i prodi Toscani morti a Curtatone , Montanara e Goito pugnando per la conquista dell'Indipendenza
Italiana sia decente a adatto alla circostanza. Nel rimanente poi sarà mia cura di invitare la Rappresentanza
Comunale perché intervenga in forma pubblica all'ora indicata all'ora indicata alla  funzione .
Mi pregio intanto
Squarci"

(Copia lettere del Gonfaloniere  di Portoferraio   dal dì 22 maggio 1859 al dì 5 dicembre 1860. N 96.Archivio
storico comune Portoferraio)

Ed ecco i nomi  degli invitati a far parte della rappresentanza comunale alla messa in requiem

"Ai  Signori

Agostino Boccini
Michele Coppi
Marc'Antonio Papuccio
Priori

Domenico Mibelli
Luigi di Lazzaro Gavassa
Priori Supplenti

A Portoferraio
Lì 28 Maggio


Morti di Curtatone. Inviti alla Messa di Requiem

Resta invitata VS Ill.ma a portarsi la mattina di lunedì 30 del cadente mese di Maggio alle ore dieci precise a
questa Residenza Comunale per quindi in seguito di conveniente invito ricevutone dal Governo dell’Elba
 , trasferirsi in forma pubblica nella Chiesa Parrocchiale per assistere alla solenne Messa di Requiem da
celebrarsi per i prodi toscani morti a Curtatone Montanara e Goito  , pugnando per la conquista della
Indipendenza Italiana; prevenendola che mancando senza giustificare la di Lei impotenza incorrerà nella
Multa stabilita dalle vigenti leggi in materia.
E con stima

Squarci”

(idem come sopra. N 97-100)\\

 

 

Il Gonfaloniere di Portoferraio Squarci continua la sua opera per organizzare una solenne messa in requiem
per i prodi toscani morti  a Curtatone , Montanara e Goito “pugnando per la conquista della indipendenza
italiana”.
Così scrive al maestro direttore della banda civica:

“Al Sig Maestro
Direttore
della Banda Civica
Lì 28 Maggio

Questo Civico Magistrato d’invito Superiore dovendosi trasferire in forma pubblica in questa Chiesa
Parrocchiale  la mattina di lunedì 30 cadente del mese di Maggio per ivi assistere insieme all’Autorità
Governativa al celebrarsi per i prodi Toscani morti a Curtatone Goito e Montanara  pugnando per la
conquista della Indipendenza Italiana ;io La invito a trasferirsi alle ore dieci precise della mattina suddetta in
questo Palazzo Pretorio col Corpo Musicale in tenuta per quindi  trasferirsi secondo il consueto all’indicato
Tempio , ove potrà far eseguire delle adatte Sinfonie durante il divin Sacrifizio per il che Ella come Direttore
terrà in precedenza gli opportuni concerti col Reverendo Sig. Parroco Arciprete.
Voglio sperare che la Società tutta si mostrerà in questa circostanza compiacente e zelante e frattanto
esternandole i miei ringraziamenti mi è piacevole ripetermi con stima

Squarci”

 

(Copialettere  del Gonfaloniere di Portoferraio dal dì 22 maggio 1859 al dì 5 dicembre 1860.  N 102.Archivio
storico comune Portoferraio)

La solennità della messa in requiem  viene partecipata  alla componente civile della società di Portoferraio
perché il Gonfaloniere invia inviti anche agli impiegati civici:

“Il sottoscritto Gonfaloniere invita i Sig.ri Impiegati Civici qui appresso notati nella mattina del dì 30 Maggio
cadente alle ore 10 precise in questa Residenza Municipale per quindi trasferirsi col Magistrato in forma
pubblica nella Chiesa Parrocchiale per assistere all’Autorità Governativa alla solenne Messa di Requiem per
celebrare i caduti Toscani morti a Curtatone Montanara e Goito pugnando per la conquista
dell’Indipendenza Italiana.
Sigg.  Avv Luigi Hutre
“  “ Dr Michele Mattigni  chirurgo condotto
“  “ Dr Pietro (  )                   “”      “      “
“  “ Dr Francesco Leoni      “        “       “
“  “ Dr Torello Filippi           “       “        “


“  “  Biagio Guadagni       Maestro

Sig.      Pasquale Salvatore      Maestro
Don Franco Gasparri    “
Don Aurelio Carli           “
Jacopo Fazzi                    Archivista
Benedetto Montelatici    Segretario

 

Squarci “

 

(Idem come sopra. N. 103)

Infine il Gonfaloniere si rivolge al governatore della reverenda Misericordia di Portoferraio per avere aiuto
nell’addobbo funebre.

“Sig Governatore della
Reverenda Misericordia
di Portoferraio

Ne dì 30 del cadente mese dovendosi celebrare una Messa di Requiem in questa Chiesa Arcipretale per i
prodi Toscani morti a Montanara e Curtatone e mancando a questa Curia i parati ed altri oggetti per
l’addobbo funebre nella mia qualità di Gonfaloniere e Capo della Commissione a tal uopo costituita prego
VS Ill.ma a volersi compiacere ordinare che mi vengano per l’oggetto che sopra , somministrati alcuni parati
neri ed altro restando io garante della restituzione.

Squarci”

 

(Idem come sopra. N 104)

 

 




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PROBLEMI  CONNESSI  CON  L'ARRUOLAMENTO  DEI  VOLONTARI  PER  LA GUERRA  D'INDIPENDENZA

 



Il 27 maggio 1859 il governatore di Livorno scrive a quello dell'Elba manifestando tutta la sua
preoccupazione per quanto riguarda l'arruolamento di volontari per la guerra dell'indipendenza che
provengono dall'estero in particolar modo dalla romagna pontificia.
La preoccupazione è legata al fatto che se esclusi dal servizio militare per mancanza di moralità o per difetti
fisici possano dedicarsi al brigantaggio.
A questi soggetti deve essere impedita la dispersione nei piccoli paesi  e nelle campagne dove è più facile
che compromettano la sicurezza delle persone e delle cose .
A questi soggetti  privi di regolare recapiti "ne sia curato con ogni mezzo il sollecito e sicuro rinvio alla
Frontiera" nell'interesse superiore dell'ordine  ,  della quiete  ,  della sicurezza pubblica.

 

"Governo Civile e Militare
di Livorno

 

Al Sig. Cav Colonnello
Governatore dell'isola d'Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

E' nell'interesse superiore dell'ordine  ,  della quiete  ,  della sicurezza pubblica che v'ha ora bisogno di richiamare
tutta la speciale attenzione delle Autorità Governative sui non pochi Individui che dall'Estero e
particolarmente dalla Romagna Pontificia si recano in Toscana onde arruolarsi come Volontari per
combattere la Guerra per la Indipendenza Italiana.
Su costoro  ,  quante volte restino esclusi dal Servizio Militare sia per difetto di moralità sia per causa di fisiche
imperfezioni  ,  la vigilanza della Polizia deve essere quanto mai solerte e attiva  ,  quando riuscisse minore il
bisogno  ,  il brigantaggio ne sarebbe disgraziatamente la dolorosa conseguenza e a questo importa
assolutamente ovviare.
E' dunque necessario che senza perderli un momento di vista   ,  sia spiegata sul conto loro pronta ed energica
l'azione Governativa  ,  che soprattutto ne venga impedita la dispersione per le campagne e i piccoli paesi
  ,  dove più facilmente che nei Capoluoghi potrebbero compromettere la sicurezza delle persone e delle cose e
che infine siccome Individui mancanti di oggetto plausibile di mezzi di sussistenza e privi di regolare
Recapiti  ,  ne sia curato con ogni mezzo il sollecito e sicuro rinvio alla Frontiera

Lì 27 maggio 1859

Il Governatore
Annibaldi Bigazzi”

(Affari generali del  Governo dell’Elba 1859-1860. Doc.101-260. Carta 221.Archivio storico comune
Portoferraio)




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BOLLETTINI DI GUERRA  NON CORRETTI. PROVVEDIMENTI PER UNA CORRETTA COMUNICAZIONE.

 


 

Nonostante lo slancio patriottico di tutta la popolazione a sostegno della guerra dell'indipendenza ,
chiamata anche guerra nazionale ,  qualcosa non funziona specialmente per quanto riguarda la stampa dei
bollettini di guerra estratti dal Monitore.(la gazzetta ufficiale dell'epoca)
Il 24 maggio 1859 il governatore di Livorno così scrive a quello di Portoferraio:

"Governo di Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell'Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

E' informato il Governo che si stampano in codesta città bollettini delle notizie di guerra estratti dal
Monitore e si rendono al pubblico.
Questo abuso non può essere tollerato per buone ragioni di ordine pubblico e perché si crede sufficiente la
pubblicità delle notizie che viene dal Monitore. Debbo invitare pertanto al SV Ill.ma ad in vigilare perché
venga rispettata questa proibizione del Superio Governo facendo (  ) tutti gli Stampatori  e Librai e chiunque
altro ancora a non prestarsi alla vendita di Bollettini e alla diffusione di tali notizie redarguendone i contrav
ventori a norma delle leggi veglianti.
Pregandola di riscontro alla presente mi pregio ripetermi con distinta stima.

Livorno 24 maggio 1859

Il Governatore

Annibaldi   Bigazzi "

(Affari generali del  governo dell'Elba 1859-1860.Doc 15-100. Circolari 1- 42.Circolare 19.Archivio storico
comune Portoferraio)

Per motivi  etici ,  e di ordine pubblico , il problema di una corretta informazione al popolo per quanto sta
succedendo al fronte della guerra per l'indipendenza è di cruciale importanza per il governo della Toscana.
Infatti il 25 maggio , giorno successivo all'arrivo della circolare del governo di Livorno ,  al governatore
dell'Elba  perviene una circolare ministeriale del ministro dell'Interno Bettino Ricasoli

"                                                                            ill.mo Signore

Ora che si combatte la guerra nazionale  , il Governo intende agevolmente con quale ansietà le popolazioni
aspettino le notizie  ,  e come il Monitore che spesso non è in tempo ad inserire negli esemplari inviati nelle
Province i Bollettini dell'esercito che sono trasmessi a Firenze nelle ore pomeridiane , soddisfaccia
imperfettamente al bisogno di avere pronta e frequente cognizione dei fatti della guerra.Il Governo fa
giusto giudizio della pubblica impazienza e senza recedere dai principi già dichiarati dal Ministero


dell'Interno con la Circolare del dì 12 Maggio cadente crede suo dovere di appagarla in quel modo che può
essere compatibile con quel savio riserbo imposto dalle ragioni militari e dalle condizioni politiche della
Patria.
Il Governo dunque di qui innanzi ogni volta che riceverà notizie di fatti di guerra  di qualche importanza le
trasmetterà subito per Telegrafo ai Prefetti , i quali le faranno senza indugio stampare ed affiggere nei luoghi
ov'è maggiore la frequenza del Popolo. Con questo provvedimento intende peraltro il Governo che cessi
l'abuso introdotto in alcune Città di pubblicare notizie della guerra che non rivestano alcun carattere di
autenticità e che possono recare disturbo nelle famiglie che hanno i loro congiunti nelle file dell'esercito
nazionale e turbare improvvidamente le quiete pubblica.Sappiano i cittadini che il Governo riceve sempre
regolarmente i Bollettini ufficiali dell'esercito e che da questi soltanto si può apprendere con sicurezza
quanto accade sui Campi ove si decidono le sorti della Nazione.Quando per parte del Governo non si fa
nessuna pubblicazione  , ognuno pensi che ciò è per la semplice ragione che nulla è avvenuto.
Voglia la SV Ill.ma provvedere con tutto l'impegno alla fedele esecuzione di quanto di sopra è prescritto sulla
immediata pubblicazione dei Bollettini che le verranno trasmessi e faccia conoscere ai suoi amministrati
queste Disposizioni Governative che si raccomandano all'opinione illuminata dei cittadini per produrre
l'effetto che si desidera.
Mi pregio frattanto di confermarmi con particolare ossequio.

Di VS Ill.ma

Dal Ministero dell'Interno Li 25 Maggio 1859

Devotissimo Servitore

BETTINO  RICASOLI "

(idem come sopra .Circolare 20.Aechivio storico comune Portoferraio)




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"IL GIOCO DELLA TOMBOLA PER LA CAUSA NAZIONALE"

 


Nelle filze d'archivio del copia lettere del Gonfaloniere di Portoferraio si trova manoscritto un documento in
data 22 maggio 1859.
E' importante in quanto manifesta la mobilitazione di tutta la citta di Portoferraio nel sostenere la guerra
per l'indipendenza con una tombola di beneficenza.
IL sindaco  Squarci richiede al governatore militare e civile dell'Elba l'autorizzazione.

Al Sig Governatore Civile e Militare dell'isola dell'Elba a Portoferraio.

Domandata l'autorizzazione di fare una tornata tutte le Domeniche a vantaggio della guerra
dell'Indipendenza.
Mentre la Commissione che ho l'onore di presiedere istituita in ossequio alla Circolare del Ministero
dell'Interno del dì 13 Maggio 1859 stava studiando il modo di raccogliere nuovo denaro ai bisogni della
guerra della nostra indipendenza in questa ristretta Città  ,  la quale aveva per mezzo di private persone
contribuito generosamente al medesimo scòpo con le Oblazioni servite a vantaggio dei Volontari   ,   è scesa
nell'unanime parere che facendo una Tombola nelle ore pomeridiane di ogni domenica  ,  su la Piazza d'Armi  ,  si poteva sperare di raccogliere delle somme non lievi   ,  relativamente al numero di questi Abitanti.

Il sistema da usarsi sarebbe quello stesso che durante il Carnevale si stila in Teatro   ,  con la sola differenza
che invece il terzo retribuito all'Impresa Teatrale  ,  si preleverebbe la metà degli incassi a favore della Causa Nazionale.

Col mezzo della Tombola VS Ill.ma non può ignorarlo si sono condotte a fine in Toscana opere di grande
rilievo e di pubblica utilità   ,  come a modo di esempio la Chiesa per il Soccorso in Livorno e le Statue che (  ) il Loggiato degli Uffizi in Firenze.
Insista pertanto che nessun interesse pubblico può pareggiare in importanza quello a cui tutti dobbiamo
concorrere  ,  onde possa conseguire la tanto sospirata e combattuta Indipendenza della Patria  ,  così ho luogo di lusingarmi   ,  che fatta astrazione di ogni altra considerazione   ,  che starebbe contro l'ideato espediente della Commissione  ,  prego VS Ill.ma di autorizzare la Tombola di cui si tratta  ,  al quando creda nelle emergenze in cui versa l'Italia di non avere (    ) per farlo  ,  al procurarseli con la maggiore possibile
sollecitudine.
Non debbo toccarle  ,  che la Commissione nell'atto che dà opera ad altri mezzi per fare denaro  ,  avrebbe
stabilito di dar principio alla Tombola  ,  previo il Superiore Permesso  ,  il 29 maggio corrente  ,  per proseguire tre al mese.

Colgo l'opportunità favorevole per confermarmi con tutto l'ossequio
Di VS Ill.ma


Squarci

(Copialettere del Gonfaloniere di Portoferraio dal dì 22 Maggio 1859 al dì 5 Dicembre 1860. A. 1859 . N° 79)

 

Lo slancio patriottico della commissione presieduta dal gonfaloniere non cessa.

Sempre in data 22 maggio anche le confraternite della città vengono sollecitate dal gonfaloniere ad elargire
qualcosa per la guerra dell'indipendenza  ,  quale "oblazione patriottica".

 

Sig.ri Governatori della Rev.nda Misericordia e della Confraternita del SS Sacramento a Portoferraio

Le Accademie di questa Città  ,  che hanno per scòpo della loro Istituzione  ,  l'onesta (  ) del pubblico e dei
privati  ,  si sono associati allo slancio patriottico di questi abitanti votando delle somme per servarsi nella
Cassa del Camarlingo Comunale onde impegnarsi a vantaggio della Guerra della nostra Indipendenza

.La Commissione eletta dal Magistrato Comunitativo supponendo e spero non invano che codesto Sodalizio c
he
fa professione di opere pie religiose  ,  non vorrà essere da meno delle accennate Accademie  ,  col mio mezzo prego VS Ill.me a vedersi impiegare presso i fratelli (della SS Misericordia e della Confraternita del SS
Sacramento)congregati in corpo  ,  a voler elargire una somma che tanto più sarà accetta e meritoria verso la
Patria  ,  quanto più sarà degna e proporzionata ai mezzi di cui può disporre.

Le prevengo nel tempo stesso che la Commissione oltre l'obbligo assunto di raccogliere le oblazioni
patriottiche  ,  ha pur quello di rendere di pubblica ragione con le stampe i nomi dei contribuenti.
Mi creda con immutata stima


Squarci

(Idem come sopra.N. 80-81)

 




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COMMISSIONE PER LE OFFERTE ELARGITE ALLA GUERRA
DELLA INDIPENDENZA ITALIANA

 


Il 20 Maggio 1859 il Gonfaloniere di Portoferraio (Fabio Squarci) informa Sua Eccellenza il Ministro dell'Interno a Firenze (Bettino Ricasoli) che il 19 maggio andante è stata istituita a Portoferraio una commissione per la raccolta delle oblazioni per la guerra nazionale .

Al tempo stesso viene informato il ministero che il comune di Portoferraio ha stanziato lire mille quale offerta per la guerra dell'indipendenza italiana.

"A Sua Eccellenza il Ministro dell'Interno a Firenze A seguito della Circolare di Vostra Eccellenza il 13 del corrente mese di maggio , questo Civico Magistrato nella sua tornata del 19 andante con analoga Deliberazione ha nominato una Commissione diretta a raccogliere le singole offerte per la Guerra dell'Indipendenza Italiana;qual Deputazione io rendevo di pubblica ragione con ( ) avviso che ho l'onore di rimettere qui in copia alla Eccellenza Vostra; e contemporaneamente il Magistrato stesso ha stanziato la somma di lire mille a carico della Cassa Comunale per l'oggetto su indicato.
Ho l'onore frattanto di dichiararmi L'avviso è nel registro Avvisi sotto il n. 10 Maggio 1859 "

(Copialettere del Gonfaloniere di Portoferraio dal dì 31 ottobre 1856 al dì 22 maggio 1859.Anno 1859 .Copialetttere n. 76)

La commissione istituita dal comune di Portoferraio il 19 maggio 2016 , decide di scegliere alcune signorealle quali il gonfaloniere chiede di volersi adoperare per la guerra dell'indipendenza "sapendo che alla preghiera dettata dal labbro femminile e patriottico niuno potrà negare l'obolo alla Patria" Il 22 Maggio 1859 il gonfaloniere di Portoferraio , presidente della commissione diretta a raccogliere offerte per la guerra dell'indipendenza ,  scrive alle signore :

" Signore Marianna Bigeschi nata Mazzinghi Anna Montelatici nata Senno Marianna Bigeschi nata Puccini Domenica Daddi Nata Gasparini Elvira di Luigi Damiani Eloisa Foresi nata Bracci A Portoferraio Il Sesso cui Ella appartiene si è sempre e dovunque distinto per opere pie. VEDERE Un'opere eguaglia quella che è diretta a sopperire ai bisogni della Comunità quando combatte per raggiungere col mezzo della guerra la propria indipendenza. Mentre il sesso forte animoso combatte sul campo , le gentili Signore , le Donne di ogni condizione , debbono prestarsi a raccogliere denaro , garze file o quant'altro è indispensabile ai bisogni di una guerra. A questo fine la Commissione da me presieduta , l'ha prescelta e la prega a volersi adoperare con zelo e perseveranza a raccogliere oggetti e pecunia , sapendo per (VEDERE )che alla preghiera dettata dal labbro femminile e patriottico niuno potrà negare l'obolo alla Patria che invoca aiuto ad ogni suo figlio in così supremo momento. Abbia in questa mia l'attestato anticipato della riconoscenza della Commissione la quale molto si ripromette dalla di Lei opera e frattanto mi dò il piacere di dichiararmi Di Lei Signora Squarci"

(Copialettere del gonfaloniere di Portoferraio dal dì 22 maggio 1859 al dì 5 dicembre 1860 .Anno 1859. Copialettere n da 82 a 87 ) 




      Marcello Camici
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    ASCP: Archivio Storico Comune Portoferraio


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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


" SUL TEMA  DEI RESTAURI DELLE  FABBRICHE  PARROCCHIALI  "
( MINISTERO DEGLI ATTI ECCLESIASTICI .   GOVERNO  TOSCANO)

 

 

Il 20 maggio 1859 perviene da Firenze al governatore militare e civile dell'Elba una circolare
ministeriale , manoscritta.
E' inviata dal ministero degli  atti ecclesiastici del governo toscano.
Per quanto riguarda il restauro delle fabbriche parrocchiali , Il ministero  dapprima passa alla disamina delle
cose che  non vanno e poi enuncia una serie di provvedimenti e norme da tenersi  per ovviare a fatti che
"tornano in danno dell'erario dello Stato"

                                                                  Ill.mo  Signore

La esperienza del decorso decennio ha dovuto richiamare l'attenzione del Ministero degli Atti Ecclesiastici
sul tema dei restauri delle Fabbriche Parrocchiali che fa loro esclusivamente carico.
Ha riscontrato che rispetto alla Case Canoniche  non di rado è rimasta confusa col vero bisogno le maggiori
comodità e talvolta il lusso ; e rispetto alle Chiese non sempre  si è stati contenti di una sufficiente capacità
ed ampiezza di esse ma si è voluto ampliarle  ed ornarle oltre la necessità  ;  e senza alcun riguardo a quella
ragionata economia con cui incombe al Ministero  di usare dell'assegnamento per titolo di Restauri , portata
nel Bilancio dello Stato per le Chiese di patronato del Governo  , il qual Patronato sotto questo rapporto non è
investito di obblighi maggiori di quelli spettano al Patronato privato.
Ha veduto il Ministero ridotta a quasi  consuetudine nei Parrochi nuovi la domanda dei restauri delle Chiese
delle quali sono stati investiti e sovente prima che siano sistemati gl'interessi coi predecessori e loro eredi:
cosicchè sotto speranza e con la  fiducia di essere soccorsi dal parte del Governo , sono più (  ) con quelli (  ) ,
e nei restauri poi effettuati con l somme del Governo ricevute sono rimasti compresi quelli che erano da
effettuarsi con le somme ottenute dai predecessori e ciò con incompetente aggravio dello stesso Governo.
Ha dovuto riscontrare la molta(  ) nelli stessi Parrochi , per qualunque benché minima lesione delle
fabbriche , ad aver ricorso al Governo per riparazioni e provvedimenti immemori  dell'obbligo loro
incombente della conservazione e manutenzione . Gli si è fatto innanzi , particolarmente nelle edificazioni
nuove , od ex integro , il doloroso spettacolo della rovina delle Fabbriche poco dopo la loro ricostruzione  con
sacrifizio immenso nonché disastro del Governo che ne aveva sostenuta la spesa. Ed ha dovuto infine vedere
che  , in generale , gl'Ingegneri  , specialmente in fatto di progetti di ricostruzioni nuove , curanti forse
soverchiamente l'interesse dell'Arte , non hanno tenuto conto di quella semplicità e modestia che son proprie
delle Chiese e Canoniche di campagna e con cui  unicamente spetta  al Governo di provvedere"

(Affari generali  del  governo dell'Elba 1859-1860   . Doc 15-100-Circolari 1-42. Circolare 18.Archivio storico
comune di Portoferraio)

Questa prima parte  della circolare ministeriale evidenzia  le cose che non vanno sul "tema  dei restauri
delle fabbriche parrocchiali"
Tutta una serie di rilievi che , in sintesi ,   sono :
A) le case canoniche dove  le maggiori comodità e talvolta il lusso non di rado sono rimaste confuse col vero
bisogno ;
B) per le chiese si è voluto ornarle ed ampliarle oltre la necessità  ;
C) il patronato pubblico è stato investito di obblighi maggiori di quelli che spettano al privato senza alcun
riguardo a quella ragionata economia con cui incombe al  ministero di usare dell'assegnamento per titoli di
restauro  ;


D) i nuovi Parrochi che chiedono restauri delle chiese di cui  sono stati investiti ,  prima che siano sistemati gli
interessi  dei loro predecessori e ciò con competente aggravio di spese del governo  ;
E)molti parrochi ricorrono all'aiuto del governo per qualunque benché minima lesione per riparazione e
provvedimenti di loro incombenza  ;
F) particolarmente per le edificazioni nuove od ex integro è presente il doloroso spettacolo della rovina
dopo la loro ricostruzione con disastro per l'economia del governo che aveva sostenuto le spese ;
G) specialmente in fatto di progetti di ricostruzioni nuove sono gli ingegneri che non hanno tenuto conto di
quella semplicità e modestia che son proprie delle chiese e  canoniche di campagna

 

"CHI ASCESE CONTRO SUA VOGLIA A QUESTI ALTI SEGGI AI TEMPI CHE CORRONO FECE ATTO
D'ABNEGAZIONE  CIVILE  PER  AMORE DEL  PUBBLICO BENE " (ENRICO POGGI)

 

 

Questa è la seconda parte della lettera   scritta il 20 maggio 1859 al governatore militare e civile dell'Elba
dal"devotissimo servitore" Enrico Poggi , neo ministro di Giustizia e Grazia del gabinetto di governo di
Toscana formato dal commissario straordinario Boncompagni .
Il Poggi  volendo far conoscere "gl'intendimenti e le vedute" che gli serviranno da guida nell'esercizio del
ministero di cui è stato chiamato a far parte  ,   così continua:


"Ogni opinione è rispettata , ogni modo d'intendere e d'apprezzare l'andamento delle cose pubbliche è
libero , purchè il Magistrato dopo aver con retta coscienza compiuto il dover suo si conduca nel consorzio
sociale col senno e colla temperanza che si conviene a chi è insignito di un Sacerdozio Civile.
Vano è che raccomandi a Giudici zelantissimi l'osservanza severa della disciplina la quale rende più
appariscente e più sensibile agli occhi di chiunque la rettitudine dei giudicati ; non che quella maggiore
speditezza nella risoluzione degli affari conciliabile con la gravità degli studi e con le prescrizioni degli ordini
veglianti.
Attendano i Procuratori Generali presso le Corti ed i Procuratori del Governo presso i Tribunali di prima
istanza a fare osservare con scrupolo le Leggi e a curare la repressione dei delitti. I tempi sono difficili per
essersi di nuovo commossi ed agitati gli affetti e le passioni politiche. Ma non si perdano d'animo ,
conciòsiacosache  queste non possono produrre gravi sconcerti nell'interno dello Stato , prevalendo
nell'universale un sentimento che tiene in freno le passioni smodate e le costringe a tacere ; quello di
cooperare tutti in qualche modo  , non foss'altro col silenzio o con la buona condotta , al riscatto della patria
comune.
Pensino altresì che sconcertare i disegni dei pochi malevoli  , se pur vi fossero , diretti a turbare l'ordine
pubblico , basterebbe proclamarli al cospetto della società  nemici d'Italia , perché queste sole parole
varrebbero a condannarli all'animavversione ed alla ignominia pubblica , quasi fossero nella condizione degli
antichi romani cittadini che disonorandosi con macchinazioni contro la patria venivano puniti con
l'interdizione dell'acqua e del fuoco.
Ma quando il caso d'agire si presentasse  , si mostrino fermi e rigorosi nell'eseguire le leggi  , si adoperino con tutta l'energia possibile e che con tutti i mezzi che sono a loro disposizioni per reprimere ogni disordine
 , perché il Governo è risoluto a non tollerare che da nessuna parte né sotto verun pretesto venga alterata la
tranquillità e la quiete del paese.
Chi ascese contro sua voglia a questi alti seggi ai tempi che corrono fece atto d'abnegazione civile per
amore del pubblico bene ;  né vi fu portato da preconcetti desideri ,  o dalle lusinghe di un potere che spinoso
sempre è a questi dì spogliato eziandio di quello splendore e di quelle dolcezze che possono talvolta
adescare i meno esperti. Vi è dunque diritto  e diritto incontrastabile ad esigere da ogni ordine di cittadini il
sacrificio sull'altare della patria d'ogni risentimento , d'ogni rancore privato , delle rimembranze del passato e delle speranze dell'avvenire che meglio arridono ai particolari desideri di ciascuno , per accettare di buon
animo il presente stato e contribuire a mantenerlo ;  finchè la Provvidenza non ci riconosca meritevoli di
quelle migliori sorti a conseguir le quali ne ha aperto visibilmente la via.
Difficile e delicata è la condizione dei Pretori , massime di quelli che risiedono in piccole città , nelle terree  e

castella , dove l'autorità giudiciaria si dee le più volte esercitare in mezzo a passioni ed interessi più vivi , più in conflitto fra loro , più rumoreggianti all'interno del santuario della giustizia , di quello non accade nei grandi centri di popolazione.
A loro è più particolarmente raccomandabile una previdente sagacia ed una temperanza nei modi
congiunta a quella fermezza d'animo che rivela il proposito di adempiere  ai propri doveri senza lasciarsi
senza lasciarsi preoccupare da nessun pensiero né da alcuna cura di quel che avverrà quando l'atto della
giustizia è compiuto.Ogni Magistrato che si diporta in tal guisa e che alla prudenza unisce lo spirito di
conciliazione , non può ,  non incontrare in breve il genio dei suoi amministrati , non può non vincere la
contrarietà e le resistenze d'ogni maniera e meritarsi l'approvazione di tutti i buoni.
Il Governo che ha già spontaneamente mostrato   di curare , con una debita sebben parziale riparazione di
piccolissimo aggravio alla Finanza dello Stato , la dignità e il decoro dell'ordine giudiziario , fida nella
saviezza , nella coscienza e nello zelo del Magistrati d'ogni grado , i quali vorranno dar nuovi saggi per
crescere sempre più nella pubblica estimazione ,  e per assicurare la rigorosa osservanza delle Leggi  e la
imparziale amministrazione della giustizia.
Molti bisogni rimarrebbero ancor  a soddisfare potendo le istituzioni giudiciarie e le Leggi che a quelle più
strettamente si riferiscono essere suscettive di miglioramento pel comun bene ; ma i presenti tempi se
permettono di prepararsi allo studio delle riforme non consentono d'operare cambiamenti di qualche
importanza.
Il Governo è sollecito di conoscere tutte le necessità dell'ordine di cose ora esistente  , aspettando dalla
vittoria della Causa nazionale l'opportunità di provvedervi.
Di VS Illustrissima

Dal Ministero di Giustizia e Grazia
Lì 20 Maggio 1859

Devotiss. Servitore

ENRICO  POGGI"

(Affari  generali del  Governo dell 'Elba 1859-1860 .Doc 15-100.Circolari 1-42.Circoalre 15.Archivio storico
comune Portoferraio)




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L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


ORDINI  DEL GOVERNATORE DELL'ELBA  AL COMUNE DI PORTOFERRAIO

"CHI ASCESE CONTRO SUA VOGLIA A QUESTI ALTI SEGGI AI TEMPI CHE CORRONO FECE ATTO
D'ABNEGAZIONE  CIVILE  PER  AMORE DEL  PUBBLICO BENE " (ENRICO POGGI)

 


Il 20 maggio 1859 ,  giorno immediatamente successivo a quello in cui  il comune di Portoferraio ha
deliberato la istituzione di una commissione per la raccolta delle oblazioni per la guerra della indipendenza
ed esso stesso ha deciso di stanziare una somma di mille lire ,  così  il governatore dell'Elba , colonnello
Fineschi ,  scrive al gonfaloniere di Portoferraio , dr Fabio Squarci.
La massima autorità pubblica dell'Elba interviene ed evidenzia l'attenzione che viene rivolta dal "Superior
Governo" a quanto sta accadendo nell'isola : raccolta di denaro per sostenere le spese della guerra
d'indipendenza.
Attenzione che non è scevra da preoccupazione : la raccolta deve procedere con ordine secondo i decreti
del "Superior Governo" in particolare del Ministero degli Interni.
Tutta questa raccolta di oblazioni  rende  ancora più evidente come la  guerra dell'indipendenza  per la
causa nazionale sia partecipata dalla popolazione dell'isola.

"Governo
civile e militare
dell'Elba

Al Sig.re Gonfaloniere
della Comunità di
Portoferraio

Ill.mo Signore

Avendo il Superior Governo della Toscana con Decreto de' 13 stante pubblicato nel Monitore Toscano del 17
detto N° 116 , disposto che la regolare esazione delle offerte fatte dai pubblici Impiegati di ogni ordine come
dai Cittadini  , debba essere fatta a cura delle Amministrazioni o Dipartimenti dello Stato da cui i primi
rilevano , e dalle Comuni per i secondi , io m'affretto d'ordine del Ministero dell'Interno  , ad invitare la SV Ill.ma a dare le disposizioni opportune perché una tale esazione abbia luogo nei modi e per gli effetti indicati , nel citato Decreto per tutti quegli Impiegati , Istituti , e categorie di persone , che rilevano da codesto Comune per eseguire poi il versamento delle somme raccolte nella Casse espressamente designate col Decreto medesimo.
E con distinta stima mi confermo.
Di VS Ill.ma
Portoferraio lì 20 Maggio 1859

Devot.mo Servitore

Fineschi"

(Corrispondenza ministeriale del Governatore  anni 1856 , 1857 , 1858 , 1859. Anno 1859.Archivio storico
comune Portoferraio)

Questa è la seconda parte della lettera   scritta il 20 maggio 1859 al governatore militare e civile dell'Elba
dal"devotissimo servitore" Enrico Poggi,neo ministro di Giustizia e Grazia del gabinetto di governo di
Toscana formato dal commissario straordinario Boncompagni .
Il Poggi  volendo far conoscere "gl'intendimenti e le vedute" che gli serviranno da guida nell'esercizio del
ministero di cui è stato chiamato a far parte ,  così continua:

"Ogni opinione è rispettata,ogni modo d'intendere e d'apprezzare l'andamento delle cose pubbliche è
libero,purchè il Magistrato dopo aver con retta coscienza compiuto il dover suo si conduca nel consorzio
sociale col senno e colla temperanza che si conviene a chi è insignito di un Sacerdozio Civile.
Vano è che raccomandi a Giudici zelantissimi l'osservanza severa della disciplina la quale rende più
appariscente e più sensibile agli occhi di chiunque la rettitudine dei giudicati;non che quella maggiore
speditezza nella risoluzione degli affari conciliabile con la gravità degli studi e con le prescrizioni degli ordini
veglianti.
Attendano i Procuratori Generali presso le Corti ed i Procuratori del Governo presso i Tribunali di prima
istanza a fare osservare con scrupolo le Leggi e a curare la repressione dei delitti. I tempi sono difficili per
essersi di nuovo commossi ed agitati gli affetti e le passioni politiche. Ma non si perdano d'animo,
conciòsiacosache  queste non possono produrre gravi sconcerti nell'interno dello Stato,prevalendo
nell'universale un sentimento che tiene in freno le passioni smodate e le costringe a tacere;quello di
cooperare tutti in qualche modo ,non foss'altro col silenzio o con la buona condotta,al riscatto della patria
comune.
Pensino altresì che sconcertare i disegni dei pochi malevoli ,se pur vi fossero,diretti a turbare l'ordine
pubblico,basterebbe proclamarli al cospetto della società  nemici d'Italia,perché queste sole parole
varrebbero a condannarli all'animavversione ed alla ignominia pubblica,quasi fossero nella condizione degli
antichi romani cittadini che disonorandosi con macchinazioni contro la patria venivano puniti con
l'interdizione dell'acqua e del fuoco.
Ma quando il caso d'agire si presentasse ,si mostrino fermi e rigorosi nell'eseguire le leggi ,si adoperino con
tutta l'energia possibile e che con tutti i mezzi che sono a loro disposizioni per reprimere ogni disordine
,perché il Governo è risoluto a non tollerare che da nessuna parte né sotto verun pretesto venga alterata la
tranquillità e la quiete del paese.
Chi ascese contro sua voglia a questi alti seggi ai tempi che corrono fece atto d'abnegazione civile per
amore del pubblico bene; né vi fu portato da preconcetti desideri, o dalle lusinghe di un potere che spinoso
sempre è a questi dì spogliato eziandio di quello splendore e di quelle dolcezze che possono talvolta
adescare i meno esperti. Vi è dunque diritto  e diritto incontrastabile ad esigere da ogni ordine di cittadini il
sacrificio sull'altare della patria d'ogni risentimento,d'ogni rancore privato,delle rimembranze del passato e
delle speranze dell'avvenire che meglio arridono ai particolari desideri di ciascuno,per accettare di buon
animo il presente stato e contribuire a mantenerlo; finchè la Provvidenza non ci riconosca meritevoli di
quelle migliori sorti a conseguir le quali ne ha aperto visibilmente la via.
Difficile e delicata è la condizione dei Pretori,massime di quelli che risiedono in piccole città,nelle terree  e

castella,dove l'autorità giudiciaria si dee le più volte esercitare in mezzo a passioni ed interessi più vivi,più in conflitto fra loro,più rumoreggianti all'interno del santuario della giustizia,di quello non accade nei grandi
centri di popolazione.
A loro è più particolarmente raccomandabile una previdente sagacia ed una temperanza nei modi
congiunta a quella fermezza d'animo che rivela il proposito di adempiere  ai propri doveri senza lasciarsi
senza lasciarsi preoccupare da nessun pensiero né da alcuna cura di quel che avverrà quando l'atto della
giustizia è compiuto.Ogni Magistrato che si diporta in tal guisa e che alla prudenza unisce lo spirito di
conciliazione,non può, non incontrare in breve il genio dei suoi amministrati,non può non vincere la
contrarietà e le resistenze d'ogni maniera e meritarsi l'approvazione di tutti i buoni.
Il Governo che ha già spontaneamente mostrato   di curare,con una debita sebben parziale riparazione di
piccolissimo aggravio alla Finanza dello Stato,la dignità e il decoro dell'ordine giudiziario,fida nella
saviezza,nella coscienza e nello zelo del Magistrati d'ogni grado,i quali vorranno dar nuovi saggi per
crescere sempre più nella pubblica estimazione, e per assicurare la rigorosa osservanza delle Leggi  e la
imparziale amministrazione della giustizia.
Molti bisogni rimarrebbero ancor  a soddisfare potendo le istituzioni giudiciarie e le Leggi che a quelle più
strettamente si riferiscono essere suscettive di miglioramento pel comun bene;ma i presenti tempi se
permettono di prepararsi allo studio delle riforme non consentono d'operare cambiamenti di qualche
importanza.
Il Governo è sollecito di conoscere tutte le necessità dell'ordine di cose ora esistente ,aspettando dalla
vittoria della Causa nazionale l'opportunità di provvedervi.
Di VS Illustrissima

Dal Ministero di Giustizia e Grazia
Lì 20 Maggio 1859

Devotiss. Servitore

ENRICO  POGGI"

(Affari  generali del  Governo dell 'Elba 1859-1860 .Doc 15-100.Circolari 1-42.Circoalre 15.Archivio storico
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PORTOFERRAIO:   IL COMUNE DELIBERA  PER LA GUERRA NAZIONALE

 


Il 19 maggio 1859 gli amministratori del comune di Portoferraio sono adunati .
E' gonfaloniere il dr Fabio Squarci.
Si prendono importanti decisioni  per la guerra nazionale che impegnano la comunità a spendere denaro
per i bisogni della guerra: si stanzia mille lire che il comune di Portoferraio mette  a disposizione.
Inoltre è istituita una commissione per la raccolta delle oblazioni per la guerra nazionale e si dà parere
favorevole al pagamento anticipato al figlio di Grandolfi , Alessandro ,  partito volontario per la guerra.

"Adunati i Sigg. Gonfaloniere e Priori rappresentanti la Civica Magistratura di Portoferraio in pieno numero
di sei per trattare…"

1. ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE PER RACCOLTA OBLAZIONI PER LA GUERRA NAZIONALE

 

"1. Il Municipio di Portoferraio
Veduta la Circolare del ministero dell'Interno del dì 13 Maggio stante e secondando i generosi propositi
Dei Cittadini che spontaneamente e senza impulso Governativo fino da molti giorni si erano adoperati
A raccogliere oblazioni ai bisogni della guerra nazionale
Ha istituito ed istituisce una Commissione di cui il Gonfaloniere è presidente composta dai Signori:

Dott Fabio Squarci Gonfaloniere
Dott Giorgio Manganaro
Dott Michele Mattiozzi
Fulvio Corsi
Francesco di Gaetano Foresi
Luigi Bracci e
Pietro Cinelli

La Commissione ha l'incarico di raccogliere le oblazioni in denaro fatte per una volta soltanto e a rate
settimanali , o mensili , le quali saranno pagate alla Segreteria del Municipio o nelle mani dei componenti la
commissione.
Le somme offerte ed esatte saranno subito versate nella Cassa Comunitativa.
Nella Cassa medesima saranno versate le somme raccolte e da raccogliere nelle Note di sottoscrizione
circolate a cura del dr. Giorgio Manganaro nei diversi Paesi di questa Isola fino dal 23 Aprile p.p. ;  e così
prima del rivolgimento nazionale accaduto in Firenze il 27 di detto mese.
Sarà pure versato nella stessa Cassa Comunale l'avanzo delle somme raccolte il 29 Aprile e giorni seguenti
dai Sig.ri  Dr. Gemelli , Fossi , Mattiozzi e Mibelli Talete , riuniti in Comitato per supplire alle spese necessarie
per l'invio dei volontari sul Continente.
Il Camarlingo noterà in apposito Registro le somme raccolte e quelle che di mano in mano pagherà dietro
presentazione dei Buoni nominativi rilasciati dal Gonfaloniere.
Il nome dei Contribuenti con le rispettive oblazioni sarà pubblicato a cura del Presidente della Commissione.
E girato il partito riportò voti favorevoli cinque , contrari uno."

 


2.OFFERTA IN DENARO PER LA GUERRA D'INDIPENDENZA

"2. Offerta della Comunità di lire mille per concorrere alle spese della Guerra di Indipendenza
fatto conoscere dal Sig. Gonfaloniere che varie Comunità del Granducato avevano fatto una offerta per
concorrere alle Spese della Guerra della Indipendenza  ,  e per conseguenza anco la loro Comunità
doveva seguire l'esempio delle medesime.
A proposizione del Sig Gonfaloniere vien proposta la Offerta di Lire Mille per la Guerra della Indipenden
za .
E girato il partito riportò voti favorevoli sei , contrari nessuno"

 

5.RIMBORSO SPESE AD UN VOLONTARIO PARTITO PER LA GUERRA D'INDIPENDENZA

"5. Annuenza alla domanda di Grandolfi per il pagamento anticipato della prestazione per il posto Miliani
per mesi nella circostanza di essersi portato alla guerra della Indipendenza .
Letta una lettera del Sig. Gio Batta Grandolfi nello interesse del suo figlio Alessandro di 12 maggio
stante con la quale si fa conoscere che fin dal primo del corrente mese  , accesso da santo amore di
Patria , abbandonò il Pubblico Studio di Siena per arruolarsi come volontario nelle Truppe Toscane
durante la Guerra dell'Indipendenza.
Che le spese alle quali è andato incontro e ai bisogni in cui si trovano al principio della loro carriera i
giovani  non assuefatti alla dura vita del soldato l'obbligavano a domandare che il Magistrato ordinasse
all'erede di Gio Batta Miliani il pagamento anticipato della prestazione dei residuali due mesi , con quel
più.
Annuirono alla domanda medesima  , salva la Superiore approvazione per voti favorevoli sei , contrari
nessuno.

A dì 19 maggio  1859 "

 

(Protocollo  deliberazioni dal   28agosto 1858 al 2 settembre 1859.Carta 185 , 186 , 187 , 188.Archivio storico
comune Portoferraio)




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LA  CONCORDIA "CHE UNISCE  IN  UN  SOLO  VOLERE  I  PENSIERI  E  GLI  ATTI  DI  QUANTI   AMANO SINCERAMENTE  LA  PATRIA"    (Bettino Ricasoli)

 


Il 18 maggio 1859 Bettino Ricasoli , ministro dell'Interno del Governo provvisorio Toscano ,  scrive al governo
dell'isola d'Elba nella persona del governatore che è il colonnello Fineschi.
Pochi giorni prima gli aveva scritto enunciando i principali punti della sua fede politica e le norme della sua
condotta governativa.
Il pensiero e l'azione sono tese verso l'indipendenza d'Italia che è il bene massimo che bisogna perseguire.
Questa seconda lettera è' interessante in quanto fa conoscere il pensiero di Bettino Ricasoli sulla stampa e
sui motivi per i quali lui , come ministro del'interno dello stato toscano , ne ha sospeso la libertà.
Scrivendo al governatore , la più importante carica amministrativa dell'Elba , è evidente che il ministro vuol
far conoscere a tutti i cittadini il perché del suo operare ed agire.

"Ill.mo Signore

Fra le ragion di ben operare , una , anzi principale , è quella della concordia che unisce in un solo volere i
pensieri e gli atti di quanti amano sinceramente la patria.
Questa felice disposizione degli animi , mentre distrugge i calcoli dei nostri nemici , ci assicura la stima delle
Nazioni benevoli all'Italia.Se è dovere di tutti mantenerla con ogni studio  ,  è dovere mio il difenderla contro
ogni palese o coperto attentato. In questo concetto tutto quello che influisce sulla pubblica opinione
richiama la mia sollecitudine  , perché il buon andamento della cosa pubblica vi trovi un aiuto e non un
ostacolo.

La saviezza del Governo provvisorio col suo decreto del 29 Aprile decorso  ,  stabilì già che i severi ordini  , i
quali infrenano la stampa periodica , fossero mantenuti ;  perché se quelle discipline sarebbero certamente
esorbitanti in tempi normali tornano però utili oggi , che la comune patria versa in gravissime condizioni.io
debbo richiamare su questo argomento tutta l'attenzione della SV affinchè le leggi esistenti sieno applicate
 , né si comincia con una tolleranza abusiva ad autorizzare una licenza colpevole.
Io stimo la stampa periodica uno degli strumenti più efficaci  della presente civiltà , ed i governi che non la
opprimono .ma se ne vantaggiano , stimo che facciano opera savia e prudente. Ma nelle attuali necessità dei
tempi stimo del pari che in un paese come è il nostro commosso dalla aspettazione di grandi eventi , la
stampa possa facilmente divenire una fonte di civili discordie.
E' dunque dovere degli scrittori d'intendere questo pubblico bisogno e sacrificare al bene della patria ogni
privata vanità e ogni privato interesse ;   come è dovere dell'autorità il far sentire sempre ed ovunque  che
ogni infrazione delle Leggi  non sarà più tollerata.L'esempio del Piemonte che per voto del Parlamento e col
suffragio della pubblica opinione ha sospeso temporaneamente la libertà di stampa , non deve essere citato
indarno alla Toscana.
Mi auguro che la SV Ill.ma ammonirà in questo senso gli Scrittori e gli Editori di Giornali , niuno vi sarà che
rifiuti di aderire a questi sentimenti , che debbono esser quelli di ogni buon italiano.

Verrà il tempo delle libere discussioni: ora è il tempo dell'operare virile , con quella concordia che sola può
sgomentare i nemici e mostrarci degni di migliori destini. Ove per altro contro ogni mia ragionevole
aspettativa , glia ammonimenti non bastassero , la SV Illustrissima  applichi pure in tutto il suo rigore la
Legge , sicuro di trovare in me e nell'opinione pubblica quell'appoggio che non sarà mai per mancare
all'autorità che opera risolutamente per il solo fine di giovare al bene della patria.

Di VS Illustrissima
Dal Ministero dell'Interno.lì 18 Maggio 1859

Devotis. Obbligatis. Servo

B. RICASOLI"

(Affari  generali del  governo dell'Elba 1859-1860.Doc 15-100.Circolari 1-42. Circolare 16.Archivio storico
comune Portoferraio)




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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


PUBBLICO  INSEGNAMENTO: "MEZZO  POTENTE  A  FECONDARE  IL  POLITICO  RISORGIMENTO"(COSIMO RIDOLFI)

 


Il  17 maggio 1859 arriva alla più alta carica pubblica dell'Elba , il governatore militare e civile ,  una lettera di
Cosimo Ridolfi , neo ministro  della istruzione pubblica   , per far conoscere   come intende l'insegnamento il
nuovo governo della Toscana.Si rivolge al governatore per esporre quelle massime che saranno la sua guida
"nell'alta direzione del pubblico insegnamento e che desidero sieno ben comprese e  seguite da tutti i miei
cooperatori".
Attuali ho trovato parole e concetti espressi da Cosimo Ridolfi.

"Illustrissimo Signore

Il Ministero della Pubblica Istruzione  , che mi è stato affidato , riuscirebbe per me un incarico troppo gravoso e tutte le sollecitudini per provvedere al pubblico insegnamento rimarrebbero senza frutto , se io non fossi
coadiuvato dal concorde e premuroso consenso da coloro da cui dipendono immediatamente i dispensatori
veri del pane dell'intelletto. Perciò a Lei mi rivolgo per esporre quelle massime che saranno la mia guida
nell'alta direzione del pubblico insegnamento e che desidero siano ben comprese e seguite da tutti i miei
cooperatori.
Negli anni che io stesso ho speso nell'insegnare sia nelle umili scuole del popolo , anni che io rammemoro con
vanto e compiacenza ,  e  di quelli che ai maestri presiedono , onde io possa sperare che essi tutti debbano
aver fede nelle mie premure pel loro bene ;   e debbano insieme riguardare i provvedimenti che da me sian
presi pel buon ordinamento e incremento della pubblica istruzione , come dettati non solo da  considerazioni
speculative ma ancora dall'osservazione e dall'esperienza.
Taccio volentieri dell'abbandono in cui per tanti anni è stata lasciata fra noi la pubblica istruzione in quei
primi e secondi gradi , che sono la necessaria preparazione agli studi maggiori e che danno la prima forma
alla mente e al cuore. Taccio del pari l'incuranza in cui si tenne l'insegnamento delle scienze morali , che
tanto contribuisce  a formare l'uomo e il cittadino ,  danni che qui solo rammento per deplorare gli amari
frutti che ne abbiamo raccolti , e per indicare con quanto zelo e  quanta saviezza dobbiamo adoperarci a
spargere da un lato nella novella generazione i semi della sapienza con quelli della virtù e dall'altro con uno
spirito nuovo infuso nell'alto insegnamento  ,  a riparare nei giovani già adulti  ,  alla mancanza di quella
precedente istruzione educatrice che non poterono avere.
Non vi è oggimai chi di buona fede possa credere nell'utilità della ignoranza pel buon governo degli Stati , e
pel prò della morale e civile convivenza ;   come non vi è chi possa credere che i doni del Creatorenon possano essere da noi custoditi e usati , e che l'uomo fatto ad immagine divina diverrebbe più perfetto avvicinandosi ai bruti.Ma tale scempiezza che pur sarebbe una bestemmia , non merita confutazione: e se un dubbio degno di essere considerato può elevarsi contro l'istruzione è il timore che dessa inasprisca e non sani le piaghe morali della società e faccia la gioventù presuntuosa di sé e poco credente.
Il che vuol dire che si teme dell'istruzione non accurata , dell'istruzione non compiuta.
Ora questo timore va dileguato col porgere un'istruzione che miri al tempo stesso a formare l'intelletto e la
coscienza , un'istruzione che abbracci tutto l'uomo  , che sia una continuazione e un compimento
dell'educazione della famiglia. La Scuola e la Chiesa debbono cooperare concordi in questo grande ufficio  ; 
le scienze  , le lettere , le arti  , la religione debbono stringersi insieme  e tutte concorrere a svolgere nell'animo quelle potenze , di che vi stanno i germi , vivificandoli con quell'alito che dà  il senno al sapere , la temperanza agli affetti , la santità alle morali virtù.


Or l'istruzione è così intesa dal nuovo Governo della Toscana  ;  così sarà promossa e diretta da me ;  così mi
preme che sia considerata e compartita da tutti i miei collaboratori ;   e così condotta l'istruzione sarà tanto
più salutare quanto più ampia , quanto più diligente , più perseverante , più affettuosa.
Il Magistero è una seconda paternità ed è insieme un Sacerdozio ;   e coloro che vi attendono debbon ciascuno
nel loro grado ritrarre la gravità  , la giustizia e l'amore di un Padre assennato , l'esemplarità del Sacerdote
venerando.
I giovani progrediscono sempre negli studi quando vi è comunicazione di validi affetti fra gli insegnanti e gli
alunni.
Allora la scuola diventa una seconda famiglia , l'ammaestramento un'educazione.Allora spariscono i mali
dell'istruzione leggera , dello studio sbadato , della sommissione forzata , dell'insegnamento che non educa.
Costituire ordinatamente , ampliare e perfezionare la pubblica istruzione è dovere e interesse di tutte le parti
d'Italia , qual mezzo potente a fecondare il politico risorgimento. Ma alla Toscana ne corre obbligo più
speciale  ;   a lei che conserva il tesoro della lingua , vincolo e prova della italiana nazionalità ;   a lei che può dir suoi l'Alighieri , Michelangelo e Galileo. Cessiamo d'essere minori dei padri nostri ;   prepariamo una gioventù che li faccia rivivere imitandoli , e sia esempio in Italia della saggezza congiunta agli spiriti liberi e
generosi ;  della fortezza unita ai gentili affetti delle lettere , delle scienze e delle arti strette  colla solida
religione.

Di VS Illustrissima

Dal Ministero dell'Istruzione Pubblica
Lì 17 Maggio 1859

Devotissimo Servitore

COSIMO  RIDOLFI" (1)

 

(Affari   generali del  Governo dell'Elba 1659-1860- Doc . 15-100-Circolari 1-42.Circolare n. 17.Archivio
storico comune Portoferraio)

(1) Cosimo Ridolfi (1794-1865) agronomo e politico prima nel granducato di Toscana e poi nel regno

d'Italia.Come agronomo studiò e lavorò per ammodernare l'agricoltura in Toscana creando anche
una cassa di risparmio che favorisse gli investimenti in agricoltura ,  cassa ancora oggi esistente col
nome di Cassa di risparmio di Firenze.

 




      Marcello Camici
           mcamici@tiscali.it

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RIMBORSO E  ANTICIPAZIONE SPESE  AI VOLONTARI DELLO STATO ROMANO

 


Siamo in pieno svolgimento della seconda guerra per l'indipendenza d'Italia  e Portoferraio nella persona
del gonfaloniere è invitata dal Ministero dell'Interno del governo provvisorio toscano al rimborso e ad
anticipare le spese ai volontari  che "per il caso di qua transitassero o si raccogliessero volontari dello Stato
Romano".
Per il Granducato di Toscana, l'Elba rappresentano  terra di confine col vicino stato pontificio.
L'invito arriva al gonfaloniere di Portoferraio tramite il governatore militare e civile dell'Elba il 17 maggio
1859 ed è un fatto molto importante perché evidenzia la partecipazione di Portoferraio alla guerra
d'indipendenza,partecipazione e coinvolgimento già presenti con la partenza di volontari elbani che si sono
arruolati per la guerra d'indipendenza.

"Governo civile e militare
dell'Elba

Al Sig. Gonfaloniere
della Comunità  di
Portoferraio

Ill.mo Signore

Il Governo della Toscana ha riconosciuto nel Sig. Marchese E.A. Gualtiero la qualità di Intendente Generale
del secondo Corpo dell'Armata italiana nell'Italia Centrale,di cui lo ha rivestito il Governo di S. M.
Sarda,concedendogli al tempo stesso i fondi occorrenti alle spese di formazione e mantenimento del
predetto corpo.
Queste disposizioni vengono partecipate a VS Ill.ma d'ordine del Ministero dell'Interno per il caso che ndi
qua transitassero o si raccogliessero volontari dello Stato Romano destinati più specialmente a riempire i
Quadri del secondo Corpo dell'Armata Italiana,senza ritardo siano informati doversi rivolgere al prefato
Intendente Generale,cha ha la sua residenza in Firenze,per rimborso spese fatte, e per le anticipazioni che
potessero occorrere alfine di far fronte alle spese prevedibili per questo oggetto,come per ogni relativa
istruzione quante volte possa abbisognare.
Ho l'onore di confermarmi con distinta stima

Di VS. Ill.ma

Portoferraio 17 maggio 1859
Dev.mo Serv.re

Fineschi " (1)

 

(Corrispondenza ministeriale del governatore 1856-1859.Anno 1859.Archivio storico comune di
Portoferraio)

(1) Fineschi è il governatore militare  e civile  dell'Elba




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RIFORMA DELLE RAPPRESENTANZE  MUNICIPALI : "PIETRA ANGOLARE  DELL'EDIFIZIO AMMINISTRATIVO"    (BETTINO  RICASOLI).

 


Il 12 maggio 1859 all'indomani della sua nomina a ministro dell'interno nel Governo Provvisorio
Toscano , Bettino Ricasoli  , in  una lettera al prefetto , di cui ho scritto ,  esprime i punti principali della sua fede
politica e le norme della sua condotta governativa .Nell'affermare  che "l'indipendenza d'Italia è il bene
massimo che bisogna perseguire " Ricasoli indica nella concordia di pensiero e d'opera ("una virile
concordia di tutti i cittadini") e in una "più efficace ingerenza di tutti gl'impiegati" ,  due cose necessarissime
per raggiungere l'indipendenza.
In un documento d'archivio che ho rinvenuto Ricasoli fa ben capire perché intende parlare di"più efficace
ingerenza di tutti gl'impiegati": egli ha in mente una riforma per un buon sistema amministrativo
municipale.
Questo documento su carta stampata è scritto da Ricasoli al presidente del Consiglio di Stato del
granducato di Toscana in data 17 maggio 1859:

"Al Cav Commendatore Presidente del Consiglio di Stato

Illustrissimo Signor Presidente

Ora che il Consiglio di Stato per il decreto del dì 15 corrente è posto in condizione di rendere  quei servigi che
il Governo ha ogni buona ragione di ripromettersi dalla dottrina e dal senno pratico dei suoi
componenti , ricorro senza indugio al suo aiuto per cosa di molta importanza valendomi delle facoltà
concesse ai Ministri dalla recidiva Legge del 15 Maggio 1848.
Ella al pari di me , Signor Presidente , in quale stato deplorabile si trovino oggi le Rappresentanze Municipali
Toscane , senza capacità amministrative e senza alcun appoggio nella pubblica opinione , uscite come sono
dal caso delle borse cieche ed inintelligenti.Ho dovuto persuadermi che nulla si può tentare nella riforma
delle Pubbliche Amminstrazioni di cui lo Stato abbisogna , senza prima ordinare un buon sistema
municipale , che dovunque , e massime tra noi , è la pietra angolare dell'edifizio amministrativo.
Sarebbe dunque mia intenzione di rimettere in vigore il Regolamento Comunale del 1849nche fece buona
prova tra noi per quattro anni e che migliore l'avrebbe fatta in seguito se fosse stato nella parte più
sostanziale improvvidamente abolito.
Non vorrei peraltro che anche quella breve esperienza fosse stata indarno , e che oggi si richiamasse avita
una legge senza correggerla in quelle parti che furono riconosciute imperfette. E come il Consiglio di Stato
nelle sue Decisioni ha formata una giurisprudenza interpretativa  , così mi sembra che niun altro saprebbe
meglio indicare dove e come quella Legge voglia essere modificata.
Prego pertanto al SV a volersi compiacere di far noti questi miei concetti ai Signori Consiglieri che
compongono la Sezione dell'Interno , ed al Consigliere in servizio straordinario Ambrogio Piovacari  , giacchè
ad essi vorrei affidato l'esame di un affare così grave e che tanto importa il mio Ministero.Sapute che
abbiano questi signori Consiglieri le mie intenzioni , facciano senza indugio i loro particolari studi sulla
materia , ed in seguito concerteremo il giorno in cui dovrà tenersi la prima adunanza , alla quale , come alle
successive , amo di essere presente , per far tesoro di tutto quello che la discussione collegiale potrà
insegnarmi.
Colgo di buon animo questa opportunità che mi si presenta per professarmi con particolare estimazione

Di V.S. Illustrissima


Dal Ministero dell'Interno , lì 17 Maggio 1859

Devotissimo Servitore

BETTINO  RICASOLI"

 

(Affari generali del  Governo dell'Elba 1859-1860. Doc 15-100.Circolari da 1 a 42. Circolare 14.Archivio
storico comune Portoferraio))

Tutto ciò sfocierà dopo qualche mese , nel settembre ,  nella legge del 4 settembre 1859 in cui il Governo
della Toscana  , di cui Ricasoli è diventato presidente del consiglio dei ministri , nella formazione delle
rappresentanze comunali (gonfaloniere , priore , consigliere) elimina  il metodo  dell'imborsazione ( tratta  a
sorte  degli amministratori comunali)  e lo sostituisce con quello della elezione.

"                                            IL  GOVERNO DELLA  TOSCANA

Su parere della Consulta di Governo;
Considerando essere conveniente sostituire nella formazione delle Rappresentanze Comunali al modo della
tratta  , quello dell'elezione

DECRETA

Art 1. Le Rappresentanze comunali di che nell'Art 1° del Regolamento  del 28 settembre 1855 sono formate
nel modo seguente:
I Consiglieri sono eletti per via di schede segrete a scrutinio di lista dai Contribuenti chiamati dal presente
decreto all'ufficio di elettori.
Perché si abbiano valide elezioni sarà necessario che vi concorrano almeno la metà degli elettori iscritti e
resteranno eletti quelli che raccoglieranno la metà più uno dei voti dati…….

Dato in Firenze lì quattro settembre milleotocentocinquantanove

Il Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell'Interno

B. RICASOLI

Il Ministro della Pubblica Istruzione
C. RRIDOLFI

Visto:Per l'apposizione del sigillo
Il Ministro di Giustizia e Grazia
E. POGGI"

(Primo articolo dei sedici che costituiscono la legge 4 settembre 1859)

 

Una legge che ha importanza davvero molto rilevante in quanto introduce il principio elettivo .
D'ora in poi le rappresentanze comunali  non usciranno "dal caso delle borse cieche ed inintelligenti" e , da allora , le rappresentanze comunali  in Toscana sono elette .




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PROSPETTO  DEGLI EMIGRATI CHE SONO ARRIVATI DOPO L'AMNISTIA

 


Il 2 maggio del 1859 un decreto di amnistia per reati politici è stato emanato dal Governo Provvisorio
Toscano.
Dopo pochi giorni,il 15 maggio, arriva scritta dal governatore di Livorno a quello di Portoferraio una lettera :

"Governo                                                                    n° 803
di
Livorno

Al Sig Governatore
dell'Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

E' a notizia del Ministero dell'Interno che di recente abbia fatto ritorno in Toscana un gran numero di
Emigrati ,alcuni dei quali sarebbero anche rientrati tumultuosamente e senza prestarsi alle spiegazioni e
verificazioni giustamente richieste dalle Autorità.
Nell'interesse dell'ordine interno e per impedire che il benefizio dell'Amnistia concessa dal Governo
Provvisorio Toscano col Decreto del 2 Maggio corrente non si estenda a persone che non abbiano diritto di
profittarne,sarebbe necessario conoscere quali individui siano rimpatriati al seguito dell'enunciato
Decreto.A questo effetto io mi rivolgo a VS Illustrissima pregandola a procurarmi l'indicato prospetto degli
Emigrati che hanno fatto ritorno in codesto Circondario non trascurando di notare le loro abitudini,
occupazioni e mezzi di sussistenza.In attenzione di ciò passo a ripetermi con distinto ossequio.
Di VS Illma
Livorno 15 maggio 1859

Dev.mo Servitore

A Bargagli"

(Affari generali del  governo dell'Elba 1859-1860. doc 101-260.Carta 194.Archivio storico comune
Portoferraio))

 

Il giorno dopo , in data 16 maggio,il governatore dell'Elba incarica il giusdicente locale di indagare .
Questi,il giusdicente,in data 18 maggio, così scrive al Governatore dell'Elba:

"Al Sig Tenente Colonnello
Governatore dell'isola dell'Elba
In Portoferraio

Nessun individuo rilevante da questa Giurisdizione Governativa è stato colpito da condanne .misure
politiche per delitti e respettivamente per defezioni politiche né alcun Elbano altronde ha emigrato da
questa Isola per altra causa o ragione politica.
Laonde non era né è da attendersi il rimpatrio di veruno di siffatti individui né consta d'altra parte che sia
intervenuto quivi qualsiasi emigrato al seguito del Benefizio d'Amnistia"

(idem come sopra)

Ricevute tali informazioni il governatore dell'Elba rassicura con poche righe quello di Livorno:

"Sig. Governatore
di Livorno

Lì 19 maggio 1859

Tra la popolazione dell'Elba nessun individuo ha mai emigrato per causa politica; quindi non è avvenuto
alcun rimpatrio dopo la pubblicazione dell'amnistia ordinata dal Governo Provvisorio con decreto 2 Maggio
corrente.
Risulta anche non esservi introdotto in questo Circondario alcun emigrato appartenente ad altra località
della Toscana"

(Idem come sopra)

 

I documenti relativi a questo scambio epistolare tra i governatori di Livorno e dell'Elba sono interessanti
poiché fanno sapere che nel circondario di governo dell'isola d'Elba  non esistono individui che hanno
subito condanne per motivi politici.

 




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IMPEDIRE  QUALUNQUE  ESORBITANZA DA PARTE DELLA STAMPA .
SCRUPOLOSA E SAGACE SORVEGLIANZA   SUI  FORESTIERI.ISTRUZIONI AI GONFALONIERI PER LA RACCOLTA DI OFFERTE PER LA SPESA DELLA GUERRA.

 


Il 13 maggio 1859 dal Governatore di Livorno arriva lettera a quello di Portoferraio perché uniformi il suo
Circondario Governativo alle prescrizioni del Superiore Governo della Toscana  sulla stampa e sull'arrivo di
forestieri.

"Governo di Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell'Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Onde VS Ill.ma possa conformarsi per quel che riguarda codesto Circondario Governativo alle recenti
prescrizioni del Superior Governo della Toscana per la conservazione dell'ordine pubblico   , io Le trascrivo il
tenore del seguente dispaccio.
DISPACCIO

"Nell'interesse del mantenimento dell'ordine pubblico importa impedire qualunque esorbitanza per parte
della stampa periodica pubblica la quale verificandosi porterebbe senza dubbio ad imbarazzi e ad
inconvenienti cui bisogna ad ogni modo prevenire.Ella quindi è vivamente impegnata a non perdere d'occhio
le pubblicazioni che in questa materia si fanno in codesta Città e a spendere i mezzi tutti che sono a
disposizione dell'Autorità Governativa  tanto per far argine ad ogni intemperanza come per reprimerla se
per avventura avesse a lamentarsene alcuno .
Sulla partita pure dei forestieri è necessario che venga portata ogni più scrupolosa e sagace sorveglianza
essendo essenzialissimo di ovviare a che si introducano in Toscana individui dai quali possa rimanere
alterato e compromesso l'attuale ordine di cose. Conseguentemente fa d'uopo che sui passaporti  sia
esercitata la sorveglianza  stessa con la maggiore possibile diligenza ed assiduità   , ma senza però qulle
molestie e quelle vessazioni   , che mentre non raggiungono lo scòpo  , servono a indisporre inutilmente il
Forestiere.

(Affari Generali del Governo dell'Elba 1859-1860.Doc 15-100.Circolari da 1 a 42. Circolare n. 12.Archivio
storico comune Portoferraio )
Quanto sta accadendo è un attento controllo del "Superiore Governo" del granducato di Toscana che si
trova in stato di guerra contro l'Austria. I vari governi locali con a capo i governatori  sono gli attuatori di
questa politica.
Al governatore dell'Elba arrivano spesso da parte del governatore di Livorno avvisi con lettere per impedire
l'introduzione e la diffusione nel territorio toscano di libri  , giornali  , stampati perché ritenuti eversivi.
Eccone alcuni" Ciò che debba la Toscana all'Italia"; "Addio al Papa"; Esortazioni di un Italiano a suoi
Compatrioti". (Affari generali del  Governo dell'Elba 1859-1860.Doc 101-260.Fascicolo Circolari per la
proibizione di giornali  , libri e stampe 1858-1859.Archivio storico comune Portoferraio )


Ancora in data 13 maggio 1859 arriva al governatore dell'Elba  dal governatore di Livorno lettera
manoscritta che accompagna una circolare in stampa del Ministero dell'Interno del Governo Provvisorio di
Toscana  che porta il visto di Bettino Ricasoli.ministro dell'interno. La  circolare è indirizzata ai Gonfalonieri
"per istruzioni alla loro condotta" in merito alle Commissioni  che hanno per oggetto di raccogliere le spese
per la guerra d'indipendenza

"Illustrissimo Signore

Il nobile slancio dè Toscani a concorrere nella impresa della Indipendenza va sempre più masnifestandosi   , edè consolabile come si stabiliscono dovunque Commissioni all'oggetto di raccogliere le generose offerte per ls spese della Guerra   , specialmente per i Giovani valorosi che accorrono sotto la bandiera nazionale.

Molte
Commissioni sono già istituite e molte vanno ad istituirsi .Il potere Municipali disciplini le più utili e più
regolari.Quindi è che ogni Gonfaloniere deve essere Presidente nato di ciascuna Commissione e il
Camarlingo dev'essere il Cassiere che corrisponderà direttamente con la Depositeria.

Per le spese necessarie
a pagare il viaggio dei volontari fino al luogo di deposito ove sono diretti è autorizzato il Gonfaloniere a rilasciare un buono nominativo su Camarlingo Comunale.Sarà poi ufficio del Gonfaloniere di trasmettere mese per mese al Ministero dell'Internoi il Rendiconto della Commissione.
Ho l'onore di segnarmi con distinto ossequio.
Dal Ministero dell'Interno Li 13 Maggio 1859

Devotissimo Servitore

E. Magherini

Visto B. Ricasoli "

(Affari Generali del  Governo dell'Elba 1859-1860.  doc 101-260.Carta 193.Archivio storico comune
Portoferraio)




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LA  NUOVA  BANDIERA DEL GRANDUCATO DI TOSCANA

 


Il 12 maggio 1859 su carta intestata del governo di Livorno il primo consigliere priore Carega così scrive al
governatore dell'Elba:

"Sig. Cav. Governatore
dell'Elba
Portoferraio

Illustrissmo Signore

Il Governo della Toscana con suo Decreto emanato nel dì 11 Maggio stante ha ordinato che tanto per
l'Esercito quanto per la Marina da Guerra e Mercantile  , l'unica bandiera dello Stato sarà da qui innanzi la
Bandiera Tricolore Italiana.I tre colori Nazionali saranno disposti in liste verticali nell'ordine seguente:
- il verde all'asta - il bianco in mezzo - il rosso fuori.
Prego quindi la S.V. Illustrissima a volere di questa superiore disposizione informare tutti i Capitani e padronidi Bastimenti della nostra Marina perché vi si uniformino ,  ed Ella provvederà perché in coerenza alla medesima sieno regolarmente anche tutte le Spedizioni già concesse dalla legittima Autorità  ,  e tuttora in corso , ritenuto che non debba farsi luogo al pagamento di nuove tasse , quando le carte di navigazione non fossero per anche scadute.
E pregandola di accusarmi il ricevimento della presente , mi pregio di ripetermi con distinto ossequio
Di V.S. Illustrissima
Dal Governo di Livorno
Lì 12 Maggio 1859

Devotissimo Servitore
Per il Governatore

Cav. Priore  Alessandro Carega
Primo Consigliere"

(Affari  Generali del  Governo dell'Elba  1859-1860.Filza 3.Doc 101-260. Carta 190.Archivio storico comune
di Portoferraio )
Dopo l'istituzione della bandiera tricolore si passa ad individuare i luoghi dove deve essere esposta e le
modalità.
Il Governatore di Livorno così scrive a quello di Portoferraio il 21 maggio 1859:

"Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell'Elba


Portoferraio

Con Circolare del 28 Aprile decorso venne ordinato che fossero tolti gli stemmi Granducali dalle Fabbriche
che se ne trovano corredate.Premendo adesso che sia supplito in altro modo  , il Ministero dell'Interno ha
stimato necessario distinguere le Fabbriche in due Categorie; cioè quelli che hanno Uffizi di risultanza
Governativa;quelli in cui hanno sede gli Uffizi direttamente Comunali.
Le Fabbriche della prima classe debbansi pure distinguere in quelle in cui ha sede il Governo Superiore
Locale e nelle altre in cui sta un uffizio di Amministrazione Pubblica qualunque. A queste Fabbriche senza
distinzione dovrà apporsi sull'ingresso principale la denominazione  dell'Uffizio che vi ha stanza ;ma a quelle che servono al Governo Superiore Locale vi si terrà inoltre la Bandiera Italiana.
Rispetto poi alla Fabbriche ove ha sede l'uffizio Municipale si apporrà lo Stemma della rispettiva Comunità
con l'iscrizione della Comunità stessa ,  e anche vi si terrà la Bandiera Italiana , con facoltà bensì di non tenerla salvo che nei giorni di solenni commemorazioni religiose o politiche.
L'asta della Bandiera da apporsi nell'uno o nell'altro caso deve essere dipinta coi tre colori nazionali e dovrà nel secondo caso resta fissa al suo posto per modo da non esserne mai rimossa.
Analogamente a queste norme La prego a compiacersi di dare in proposito le istruzioni occorrenti rispetto al Suo Circondario ed io frattanto ho l'onore di segnarmi con distinto ossequio

Livorno 21 Maggio 1859

Il Governatore di Livorno

Annibale Bargagli "

(Idem come sopra)

 

Questo avvenne: la nuova bandiera iniziò a sventolare nelle Fabbriche di Stato dell'Elba.
Il 22 maggio 1859 un biglietto raggiunge la divisione del Genio di Portoferraio "perché somministri la
bandiera tricolore" ai seguenti uffici pubblici presenti in Portoferraio

Bandiera ai seguenti Uffizi
   1.                                                 
1° Commissario di Guerra
2° Uffiziali Militari
3° divisione del Genio
4° Quartiere della Gendarmeria

    2. Alle amministrazioni civili
1° Ufficio del registro
2° Uffici delle Rendite
3° Ufficio del Tabacco
4° Ricevitoria del Lotto 

(idem come sopra)

 

Il 24 maggio 1859 dall'ufficio di sanità (porto )di Portoferraio:

"Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore Militare e Civile dell'Elba
Portoferraio


Ill.mo Signore

Nel riscontrare a VS Ill.ma della pregiata di Lei Officiale di ieri , riguardante la nuova Bandiera Toscana , il di cui contenuto mi sono fatto dovere partecipare ai Deputati Sanitari di quest'isola , passo  confermarmi col più distinto ossequio.
Di VS Ill.ma
Portoferraio 24 Maggio 1859
Dev.mo Obbl.mo Serv.re

G. Sperandio"

(Idem come sopra)

 

Il 31 maggio 1859  il governatore dell'Elba così scrive all'amministrazione delle Regie Rendite di
Portoferraio:

"Governo militare e civile dell'Elba
Portoferraio

Al Sig. Ministro Principale
Delle Rendite dello Stato

Ill.mo Signore

Dopo il decreto che ordinava la remozione degli stemmi Granducali , il Ministero dell'Interno ha stabilito che d'ora innanzi tutte le Fabbriche nelle quali ha sede una Amministrazione Pubblica in luogo della Bandiera debbano avere sulla porta principale d'ingresso la iscrizione della denominazione dell'Uffizio.
Tanto Le partecipo affinchè si uniformi a questa disposizione mentre passo a presentarmi con distinto
ossequio.
Di VS Ill.ma

Lì 31 Maggio 1859

Dev.mo Servidore"

(Idem come sopra)

Il 1 giugno 1859 l'amministrazione postale di Portoferraio così scrive al governatore:

"Sig. Cav. Colonnello Governatore
Civile e Militare
dell'Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

Nell'accusare a VS Ill.ma il pregiato di Lei Officio del 31 Maggio perduto debbo assicurarla che non
mancherò di uniformarmi a quanto in essa mi viene prescritto.
Di VS Ill.ma
Dall'Amministrazione Postale di Portoferraio
Lì 1 Giugno 1859


Dev.mo Obbl.mo Serv.re
Per l'Amministratore assente

Bartolini"

(idem come sopra)
Anche il governatore della Confraternita Misericordia  , avvocato Hutre , vuol far esporre la nuova bandiera
alla confraternita e il Commissariato di guerra così scrive al governatore

"Al Governo Civile e Militare dell'isola dell'Elba

Lì 18 Giugno 1859

Quest'Uffizio scrivente , non avendo facoltà di (  ) la domanda per fornire una bandiera a richiesta dell' avv.
Hutre , come governatore della Confraternita , trasmette a codesto Governo la domanda suddetta per
ottenere la debita determinazione.

Il Commissario

G. Gonella "

I documenti sopra riportati  sono  importanti perché fissano  con precisione la data in cui il tricolore ha
iniziato a sventolare in Toscana  (11 maggio 1859) e  , in particolare ,  negli uffici dell'amministrazione
pubblica  , militare e civile , presenti all'Elba.
In realtà il tricolore era già bandiera dello stato granducale.
Il 17 aprile  1848 il granduca Leopoldo II , durante la prima guerra dell'indipendenza d' Italia  , aveva decretato
il tricolore bandiera dello stato granducale ma con sovrapposto lo Scudo granducale.
Quello che accade il giorno 11 maggio 1859 è che lo scudo granducale scompare e rimane solo il tricolore (1)

(1) In pg 9 di "Pagine ignorate di storia dell'Elba. Isola nota in tutto il mondo perché Napoleone ne
 fuggì via". Spot line Editore.Portoferraio

 




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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


LETTERA DI BETTINO RICASOLI  AL   PREFETTO : "LA INDIPENDENZA E'
IL BENE MASSIMO CHE BISOGNA PERSEGUIRE"


Il 12 maggio 1859 una lettera scritta da Bettino Ricasoli (1) arriva al prefetto.

In essa il neo ministro dell'interno del Governo Provvisorio Toscano enuncia i principali punti della sua fede
politica e le norme sulla sua condotta governativa.

La lettera  ,  in carta stampata ,  ritrovata nella filza degli affari generali del governatore dell'isola d'Elba 1859-
1860 ,  è molto interessante :Ricasoli è uno degli artefici dell'unità d'Italia.
E' riportata integralmente.

Per la sua lunghezza è divisa in due parti.

"Circolare N° 11

Illustrissimo Signore

Chiamato dalla fiducia onorevolissima di S.E. il Commissario (2) di S. M. il Re Vittorio Emanuele a reggere il Ministero dell'Interno nel Governo della Toscana ,  credo mio debito di rendere note le principali norme
direttive cui intendo conformarmi nel difficilissimo ufficio che assumo in questi solenni momenti ,  guardando solo all'obbligo che ognuno ha di consacrarsi solo all'Italia.
Essa è nel gran cimento che deciderà del suo avvenire ,  poiché il costituirsi in Nazione o divenire tutta schiava dell'Austria che ci opprime ,  dipende solamente dal cacciarla o non cacciarla di là dalle Alpi ,  e per sempre.
Questa impresa fondata nella ragione e nella giustizia è benedetta visibilmente dalla divina Provvidenza che ha suscitato a sostenerla due fortissimi Campioni ,  il re di Sardegna e l'Imperatore dei Francesi ,  i quali collegarono indissolubilmente l'altezza della mente  ,  la generosità dell'animo e la fortezza del braccio per dare all'Italia la Indipendenza.
Questo è lo scòpo cui deve intendere con ogni sforzo ciascun italiano.
La Indipendenza è il bene massimo che bisogna conseguire: per conseguirlo non v'è sacrificio cui non si
debba andare incontro risolutamente;la perdita della vita stessa non è un sacrificio;quindi è che il pensiero d'essere Italiano e di voler essere indipendente è il mio pensiero dominante e confido che sia tale in tutti coloro che cooperano meco nella pubblica cosa.
La Toscana ha in modo solenne manifestato il sentimento nazionale italiano che era in Lei e che pur non
voleva riconoscere.E' ormai tempo che le forze di questo Paese si dispieghino tutte quante.
Il Governo Granducale ,   o le spengeva ,  o le ammolliva ,  o le disperdeva. Il nostro nazionale Governo deve accenderle ,  corroborarle ,  riunirle. L'antica civiltà si unifichi colla nuova ;le gloriose tradizioni del passato sieno agguagliate dalle virili opere del presente ,   e il sentirsi Toscani ci faccia degni e fermissimamente risoluti ad essere Italiani.
I cuori si purifichino con la religione ,   le menti si illuminino con la scienza ,  le destre si fortifichino con le armi.
La virtù ,  il senno ,  la ricchezza ,  il lavoro tutto cospiri a farci intrepidi ne' travagli prodighi dell'opera e della vita ,  prudenti negli uffizi ,  saggi nei consigli ,  e soprattutto fortissimi a respingere i desideri
intempestivi ,  aspettando con la prima virtù cittadina con la tranquillità incrollabile in mezzo ai pericoli ,  il compimento dell'alto destino serbato solo ai Popoli che sanno fare e patire cose forti.
Sebbene cure principali del Governo debbano essere il costante mantenimento dell'ordine e l'efficace
cooperazione alla Guerra dell'Indipendenza ,  niun altra parte della buona amministrazione sarà da me
negletta…

Dal Ministero dell'Interno

Lì 12 Maggio 1859

Il Ministro dell'Interno

BETTINO  RICASOLI"

 

Questa lettera ,di cui sotto  si riporta integralmente la seconda  ed ultima parte ,è stata scritta il 12 maggio
1859 da Ricasoli il giorno dopo che è stato nominato ministro degli Interni  in un gabinetto di governo
formato da  Carlo Boncompagni inviato in Toscana come commissario straordinario da Vittorio Emanuele II
dopo che il Governo Provvisorio Toscano,costituitosi il 28 aprile 1859, aveva offerto al re piemontese la
dittatura sullo stato granducale toscano.

 

"Il cessato regime granducale non era un governo,perché non secondava le forze morali del Paese,perché
non aveva un sistema di sagge massime politiche,non aveva un complesso di ben congegnate istituzioni
pubbliche.
Tale non sarà il governo nazionale.
Egli rialzerà prima di tutto il sentimento morale. Non v'è saldezza di governo ove negli uffizi non sia il
Cittadino governato dalla Coscienza  e miri soltanto al suo privato vantaggio; ed ove le azioni non siano
guidate dalla giustizia delle Leggi e dei governanti. In questa guisa potranno rifiorire le scienze,le lettere e le arti; su queste basi l'industria sarà feconda perché proba; e il lavoro sarà produttivo perché non dissipatore; con questa norma le pubbliche amministrazioni procederanno con moto equabile e regolare non scompagnato da quella giusta rapidità nel disbrigo degli affari che gli amministrati hanno sempre diritto di esigere dagli amministratori;né mancherà quella concordia di pensiero e d'opera,che rende veramente efficace e benefica l'azione del Governo.
A questo alto indirizzo che viene dal nuovo essere di tutta l'Italia niun Paese può meglio corrispondere
quanto la Toscana per l'antica sua civiltà equabilmente diffusa,per una terra fortunata ove ogni sasso ha
una memoria,e dove ogni Città e ogni Castello ha possidenti,negozianti e operai provvisti di capitali
materiali e morali.
Questa è la Terra nella quale i Comuni antichi gettarono le fondamenta  dei moderni.
Ora devesi operare la istituzione di Municipj con l'animo e con l'intento nazionale.Ogni Città e ogni Castello ricevano il comune impulso,provvedano ai propri bisogni senza credere che i bisogni universali sono loro estranei. Essi non sono altro che parte di un gran tutto e perché questi si muovano nella sfera in cui sono attratte dalla formazione della nazionalità,è necessario che gli uomini più autorevoli delle varie Comunità col consiglio e con l'esempio persuadano e dirigano gli altri.Ora  chi non può andare in campo vada nel palazzo del Comune: in ambo i luoghi si opera alla stessa impresa;là col valore delle armi qua con l'operosità civile.
Allora davvero l'animo nazionale sarà fatto grandissimo perché composto dell'animo di più Cittadini uniti
insieme in un solo volere.
Sarà mia cura il provvedere alle tante istituzioni locali che la carità e il senno dei nostri maggiori
fondarono.Esse saranno ritirate,ove occorra,alla loro origine,i loro patrimoni saranno vigilati,l'azione loro
sarà rinvigorita.Ogni maniera di instituti di pubblica beneficenza saranno(quanto più presto consentono itempi) richiamati a quel provvido reggimento che migliora e benefica,perché congiunge all'opera politica lo spirito consolatore della carità.
Guai se un movimento sociale sì vasto sì armonico fosse minimamente disturbato ! Il disturbo anche piccolo di una parte avrebbe un effetto dannosissimo sul tutto.Ad impedire questi mali che è facile più prevenire cheriparare,due cose io principalmente stimo necessarie.Una virile concordia di tutti i Cittadini;una più efficace
ingerenza di tutti gl'impiegati.La concordia non deve solo calpestare le misere passioni del proprio nido,ma deve informarsi al gran sentimento della nazionalità e alla tremenda prova della guerra.
Bisogna stringersi tutti come fratelli,ma armati di senno quanto di ferro per attutire la tendenza e gli affetti men degni di questa Italia che sta per compiere il voto di tanti secoli.

Chiunque non sa immolare i suoi privati interessi non sa essere italiano.

La seconda cosa necessarissima è l'ingerenza degl'Impiegati.
Essi non devono essere gli strumenti servili di un governo  assoluto che gli salarii come domestici ,ma
dignitosi sostenitori d'un principio moralmente politico ,cooperatori zelanti,perché coscienziosi ,d'un
governo nazionale e mantenitori severi ed animosi dell'ordine pubblico e della puntuale osservanza delle
Leggi. Essi non devono essere pezzi materiali d'una macchina dispotica,né timidi blanditori di male
passioni,ma forze vive,e compagni intelligenti d'un reggimento sapientemente liberale e perciò stesso non regolato dal capriccio ma dalla ragione e dalla Legge.
Ecco i punti principali della mia fede politica e le norme della mia condotta governativa.

Io la prego Sig. Prefetto a considerarle attentamente per conformarsi ad Esse  e trasmetterle e commentarle ai suoi dipendenti. Mi confido di trovare in Lei e in loro pieno consenso e così la certezza
che provvederemo
insieme al massimo bene della Toscana e dell'Italia.

Dal Ministero dell'Interno
Lì 12 Maggio 1859

Il Ministro dell'Interno

BETTINO  RICASOLI "

Quando Ricasoli scrive questa lettera ha cinquanta anni.
Davanti a lui sta per dischiudersi un periodo  della storia del risorgimento  d'Italia in cui sarà protagonista
come presidente del consiglio dei ministri del Regno d'Italia per ben due volte.La prima dal giugno 1861 al
marzo 1862 succedendo a Camillo Benso,conte di Cavour; la seconda dal giugno 1866 all'aprile 1867
succedendo ad Alfonso La Marmora.
Nella lettera  che scrive nelle vesti  di una carica così importante da lui assunta per la prima volta (era stato
gonfaloniere di Firenze) traspare con evidenza quanto i biografi tramandano su di lui: la profonda religiosità
e l'influenza del pensiero di Cesare Balbo e Massimo D'Azeglio.

 

(Affari generali  del Governo dell'Elba  1859-1860.Doc 15-100.Circolari da 1 a 42.Circolare n 11.Archivio
storico comune Portoferraio)

(1) Bettino Ricasoli(1809-1880).

All'interno del Governo Provvisorio Toscano Ricasoli con Salvagnoli  rappresenta la corrente che tende alla
immediata fusione col Piemonte mentre Ridolfi e Poggi sostengono una linea autonomistica dello stato
toscano .

(2)   Carlo Boncompagni è stato nominato dal re Vittorio Emanuele II commissario straordinario della
Toscana. Dalla Toscana  il 27 aprile 1859 il granduca Leopoldo II è fuggito  e il governo provvisorio toscano
si è insediato  il 28 aprile. Il giorno 11 maggio 1859 Boncompagni forma un gabinetto di governo costituito
da personaggi locali toscani  tra i quali Bettino Ricasoli è ministro dell'interno.

 




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PRECISAZIONI  SULL'ARRUOLAMENTO  DEI  VOLONTARI


PRECISAZIONI  SULL'ARRUOLAMENTO  DEI  VOLONTARI

Il 7 maggio 1859 il primo consigliere Carega così scrive dal governo di Livorno a quello di Portoferraio

"Governo di Livorno       N.749

Al Sig. Cav. Governatore
Dell'isola d'Elba
Portoferraio

Ill.mo Signore

E'notizia del Superiore Governo Provvisorio che il Piemontese Colonnello Gigli si adopera  e rendere volontari nella Città di Chiusi per inviarli nello Stato Sardo.
L'arruolamento dei Toscani non può farsi che dalle Autorità Toscane e secondo le regole e norme in maniera determinate.
Il fatto come sopra esposto essendo pertanto illegale ed importando che non si rinnovi  su altre località io debbo trasmettere a VS Il.ma l'ordine di vegliare affinchè in codesto Circondario non si faccia luogo
all'inconveniente sù lamentato prevenendola che per ciò che riguarda il fatto del colonnello Gigli sono state prese a cura del Ministero della Guerra le convenienti misure e opportune disposizioni repressive.
Mi onoro confermarmi con distinto ossequio.
Di VS Ill.ma

Livorno 7 Maggio 1859

Devotissmo

Carega
1° Consigliere "

 

(Affari Generali del  Governo dell'Elba 1859-1860.  Doc 101-260. Carta 182.Archivio storico comune
Portoferraio))
Quanto sopra viene il giorno dopo (8 maggio) subito comunicato dal governatore dell'Elba al gonfaloniere
di Portoferraio
"Governo
Civile e Militare
dell'Elba

Al Sig.re Gonfaloniere
della Comunità di
Portoferraio


Ill.mo Signore

Essendo noto al Superiore Governo esservi nel Paese persone non Toscane che arruolano Volontari Romagnoli e Toscani  , VS Ill.ma è invitata ad informarsi alle seguenti  norme  dettate in proposito dal prelodato Superior Governo con Dispaccio del scorso.
Coloro che si faranno arruolatori senza giustificare tale ufficio con regolare documento scritto , saranno trattati secondo le veglianti Leggi.
Gli Arruolatori Esteri benché approvati  non possono iscrivere i sudditi Toscani e al bisogno dovranno essere avvertiti che sarebbero anche essi trattati secondo le Leggi Veglianti.
Le Amministrazioni Governative e i Municipi possono fare le spese relative a questi arruolamenti purchè la domanda venga fatta regolarmente e ne terranno conto separato.
I Volontari non Toscani devono recarsi al Deposito di Arezzo o a quello di Marradi ed in caso che si rifiutino ad andarvi saranno fatti accompagnare al confine di Massa e Carrara.
Frattanto passo a confermarmi con distinta stima

Di VS Ill.ma
Portoferraio 8 Maggio 1859

Dev.mo Servitore

Fineschi"

(Corrispondenza ministeriale del governatore  1856-1859.Carta      )

Queste norme e precisazioni indicano un timore esistente nel governo provvisorio toscano: la possibilità
che nell'arruolamento dei volontari per la guerra dell'indipendenza dell'Italia si infiltrino volontari  che
provengono da stati stranieri per conto dei quali poi agiscono contro la "causa nazionale
dell'indipendenza".




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CAMBIO  DEL  GOVERNATORE  DELL'ELBA



L' Elba partecipa in modo rilevante agli avvenimenti che portano lo stato toscano ad affiancarsi al regno
sardo di re Vittorio Emanuele II nella seconda guerra di indipendenza italiana.
Il Governatore Fineschi che ha sostituito da poco Facdoulle al comando civile e militare dell'Elba è
richiamato nella capitale , Firenze ,  perché c'è bisogno che uno "sperimentato  ufficiale superiore "sia ad
immediata disposizione del comando generale dell'esercito toscano.

"Al Sig. Colonnello
Lorenzo Fineschi

Ill.mo Signore

Il Governo Provvisorio chiamando VS Ill.ma a Firenze è stato determinato dal bisogno che non può a meno di verificarsi nelle attuali circostanze di avere nella Capitale uno sperimentato Uffiziale Superiore  , il quale sia ad immediata disposizione del General Comando nel caso che il Generale in capo Ulloa debba recarsi altrove.
VS vedrà nella scelta che di Lei fa il Governo una prova di distinta stima.

 

Firenze 6 maggio 1859

Ubaldino  "

(Affarri  generali  del Governo dell'Elba 1859-1860.Filza 3. Doc 101-260.Carta 173.Archivio storico comune
di Portoferraio)

La lettera inviata dal Superiore Governo a  quello lcale dell'Elba , giustifica il motivo della scelta da parte del
governo provvisorio .Tutto questo viene anche notificato , nello stesso giorno (6 maggio 1859) dal Comando
generale dell'esercito toscano all'Uffiziale Superiore Fineschi , governatore militare e civile dell'Elba ,  con una
precisa lettera d'ordine

"Comando Generale
Dello
Esercito Toscano

Al Governo dell'Elba
Portoferraio

Firenze Lì 6 maggio 1859

Il Governo Provvisorio Toscano  , considerando che le circostanze attuali esigono nel caso di assenza del
Generale in Capo da Firenze , che un Uffiziale Superiore sia ad immediata disposizione del General Comando ha in questo stesso giorno decretato quanto appresso:
Il Colonnello Lorenzo Fineschi è richiamato a Firenze ed è messo a disposizione del Comando Generale
D'Ordine


Il Segretario
Gio Battista Magini

 

 DECRETO

---Il Governo Provvisorio Toscano---

Considerando che le circostanze attuali esigono nel caso di assenza del Generale in Capo da Firenze che un Uffiziale Superiore sia ad immediata disposizione del General Comando

Decreta

Il Colonnello Lorenzo Fineschi è richiamato a Firenze ed è messo a disposizione del Comando Generale

Firenze sei Maggio Milleottocentocinquantanove
Ubaldino Peruzzi
V. Malenchini
A. Danzini

Concorda con l'originale ed in fede"

(Idem come sopra.Carta 172"Governo Provvisorio Toscano.Proclami ed altre carte relative". Archivio storico
comune di Portoferraio)

A succedere  al governo dell'Elba al colonnello Fineschi ,  viene nominato Giuseppe Niccolini

"Comando Generale
Dello
Esercito Toscano

Al Governo Civile e Militare dell'Elba
Portoferraio

Il Governo Provvisorio Toscano ha nel 6 maggio stante decretato quanto appresso.
Il Tenente Colonnello Cav.Giuseppe Niccolini comandante la Piazza di Orbetello , che per le prove di bravura
date nella Campagna del 1848 si è acquistato speciali titoli di considerazione ,  è nominato alla carica di
Governatore Civile e Militare dell'Elba col trattamento che vi è annesso.
Tanto si comunica a codesto Governo
D'Ordine

Il Segretraio
Gio Battista Magini"




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DISPOSIZIONI  IN  MATERIA  DI  STAMPA. 
TRASMISSIONE DELLA DELIBERA DI ADESIONE DEL COMUNE DI PORTOFERRAIO  AL GOVERNO  PROVVISORIO TOSCANO.


Il 4 maggio 1859 il Governatore di Livorno scrive a quello di Portoferraio perché all'Elba "in materia di
stampa " vengano applicate disposizioni.

"Circolare n.° 8

Governo di Livorno

Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell'Elba
a  Portoferraio

Ill.mo Signore

Il Governo Provvisorio Toscano col suo Decreto del 29 Aprile decorso ha tenute ferme e in pieno vigore le
disposizioni tutte che in materia di Stampa vigevano anteriormente a quelle contenute nel Decreto del 21
Marzo 1859 sulle pubblicazioni politiche rimasta oggi abolita.
Di qui la necessità che non venga ulteriormente tollerata che in alcuni luoghi si va commettendo a quella
delle disposizioni del 10 luglio 1849 relativa alla vendita , distribuzione e affissione per le vie e per le Piazze di fogli scritti o stampati di qualunque specie , senza il permesso dell'Autorità.
Ond'è che richiamando su questo punto ,  d'ordine del prelodato Superior Governo tutta l'attenzione di VS
Ill.ma io La impegno a spendere per il Suo Circondario quando ve ne sia il bisogno i mezzi che reputerà
efficaci  , non esclusa una censurazione ai Librai e agli Attendenti al Commercio Librario , a che la citata
disposizione sia mantenuta nella sua piena osservanza , nella veduta e nel fine sempre di ovviare a
quell'inconvenienti ai quali un rilassamento in materia (che per certo non rientra nelle intenzioni del
Governo) potrebbe facilmente condurre.
Mi confermo con distinto ossequio.

Di Vs ill.ma

Lì 4 Maggio 1859

Dev.mo Servitore

A. Bargagli"

(Affari Generali del  Governo dell'Elba  1859-1860.Doc 15-100. Circolari da 1 a 42. Circolare n 8.
Archivio storico comune di Portoferraio).

Annibale Bargagli è il governatore militare e civile di Livorno.
Siamo in tempo di guerra(seconda guerra di indipendenza dell'Italia): da qui le decisioni e le direttive sulla
stampa.

Sempre nello stesso giorno  , 4 maggio 1859 , il Gonfaloniere di Portoferraio , Fabio Squarci ,  trasmette in via
formale  ai componenti del Governo Provvisorio Toscano , in Firenze  ,  copia  autentica della unanime


deliberazione del comune di Portoferraio , avvenuta il giorno prima ,  "colla quale a nome di questo popolo ha
fatto piena adesione al Governo Provvisorio nominato dal Municipio fiorentino".

"N° 69

Ai Signori componenti il Governo Provvisorio di Toscana a Firenze

Lì   4 Maggio 1859

Adesione al Governo Provvisorio

Mi reco a dovere di trasmettere in Copia autentica alle SS.LL. Ill.me la unanime Deliberazione  di questa
Rappresentanza Comunale del dì 3 Maggio stante colla quale a nome di questo Popolo ha fatto piena
adesione al Governo Provvisorio nominato dal Municipio fiorentino.
E mentre rassegno loro la mia devozione per tutto ciò che potrà occorrere nell'interesse pubblico passo
all'onore di confermarmi con tutto il rispetto

Squarci"

(Copialettere del Gonfaloniere di Portoferraio dal dì 31 Ottobre 1856 al dì 22 maggio 1859.Anno
1859.N°69.Archivio storico comune di Portoferraio)  .

La trasmissione in copia autentica dell'adesione del comune di Portoferraio al Governo Provvisorio è atto
importante in quanto rende ufficiale quanto accaduto nella storica data del 3 maggio 1859 , giorno in cui la
rappresentanza comunale portoferraiese ha fatto piena adesione al nuovo governo succeduto a quello
granducale asburgo lorenese.

************************************************************** incolla il testo **************************************************************




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COMUNE  DI  PORTOFERRAIO:
"ATTO  ADESIVO A QUANTO OPERATO DAL MUNICIPIO DI FIRENZE"

Il 3 maggio 1859 è  data storica per il comune di Portoferraio in quanto si riuniscono  in adunanza  i suoi
amministratori e , dopo votazione ,  aderiscono al movimento nazionale per l'indipendenza dell'Italia.

Avvengono poi adempimenti relativi al "Richiamo di Volontari per la Indipendenza Italiana".

"A dì 3 maggio 1859

 

Adunati per urgenza i Sig. Gonfaloniere  , Priori e Consiglieri componenti il Pubblico e General Consiglio dellacomunità di Portoferraio per trattare…"

segue una lista di 16 nomi con al primo posto il Gonfaloniere che è il dr. Fabio Squarci , poi 5 priori e 6 Consiglieri. Mancanti 4 consiglieri.


"Fu deferito il giuramento ai Sig.ri Consiglieri di bene e fedelmente amministrare gli affari del Comune , chepresero separatamente toccando le Scritture ad eccezione di Don Giovanni Taddei che lo prese tocto pector.Furono quindi avvertiti del valore del voto.

Adesione al Movimento Nazionale avvenuto in Firenze nel dì 27 Aprile 1859 ed al Governo Provvisorio
nominato dal Municipio Fiorentino.

1. Il Gonfaloniere ha comunicato i proclami del Municipio Fiorentino e del Governo Provvisorio di
Toscana dè 27 Aprile decorso e quelli da esso in nome di questa Comunità fu pubblicato il Dì 29 e 30
di detto mese per l'oggetto di render noti a questa Popolazione gli avvenimenti della Capitale ed ha
fatto osservare che alcuni Municipi hanno aderito ai cambiamenti avvenuti.
Ha quindi proposto di fare atto adesivo a quanto operato dal Municipio di Firenze.
Il Consiglio deliberando approva il Movimento Nazionale avvenuto in Firenze il 27 Aprile prossimo
decorso e sinceramente aderisce al Governo Provvisorio nominato dal Municipio della Capitale nella
piena fiducia , che penetrato della propria missione , provvederà con energia e saviezza ai bisogni
urgenti della Patria , e a quanto è necessario per aiutare la magnanima Impresa del re Vittorio
Emanuele: e  ciò con voti 12 favorevoli contrari nessuno.

2. Autorizzazione al Gonfaloniere di spendere quanto occorre nelle attuali circostanze.
Infine lo stesso Gonfaloniere ha domandato di essere autorizzato nelle presenti straordinarie
emergenze , a spendere quanto occorre , sempre nella veduta dell'ordine e della quiete pubblica; e a
ciò aderirono con partito di voti 12 favorevoli , contrari nessuno.

3. Opinione esternata dal Municipio che nella mancanza di forza armata in questa piazza venghino (  )
le armi e munizioni ai cittadini.
Nella possibilità che questa Piazza rimanga priva di forza armata , si rende necessario che il
Municipio facendosi interprete  del voto generale del Paese si concertasse col Governo Locale per
quei provvedimenti di sicurezza pubblica richiesti dalle condizioni speciali della nostra Città ,
richiedendo a questo effetto armi e munizioni da consegnarsi ai Cittadini a diligenza del Municipio
stesso; ed in caso anche più urgente di richiamare gli Insulari più idonei che son tutt'ora in attività di
servizio.
E ciò aderirono con partito di voti n° 12 favorevoli , contrari nessuno.
E non essendovi altro da trattare si licenziarono.


Il Gonfaloniere                                                           Il Cancelliere

F. Squarci                                                                     (firma illeggibile) "

 

(Protocollo delle deliberazioni dal dì 28 agosto 1858 al dì 2 settembre 1859.Carta 183.Archivio storico
comune Portoferraio)

Il documento sopra riportato , scritto verosimilmente dal cancelliere comunitativo  ,  è di notevole rilevanza
storica per la comunità di Portoferraio.
Rappresenta infatti documento con cui il comune di Portoferraio "deliberando approva il Movimento
Nazionale avvenuto in Firenze il 27 Aprile prossimo decorso e sinceramente aderisce al Governo Provvisorio nominato dal Municipio della Capitale"

Tratto dal protocollo delle deliberazioni dell'amministrazione comunitativa portoferraiese esso documenta
la prima riunione avvenuta "per urgenza" , adunanza magistrale , da quando , pochi giorni prima-quattro
giorni , il 29 aprile- si è instaurato nella capitale , Firenze ,  il Governo Provvisorio di Toscana.
Gli amministratori di Portoferraio sotto la guida del dr Fabio Squarci , gonfaloniere , sono da lui edotti sui
proclami  emanati da questo nuovo governo e quelli che da lui stesso" in nome di questa Comunità" sono
stati pubblicati " il Dì 29 e 30 di detto mese (aprile 1859) per l'oggetto di render noti a questa popolazione
gli avvenimenti della Capitale" .

Dopo aver fatto notare che alcuni municipi già "hanno aderito ai cambiamenti avvenuti" propone "di fare
atto adesivo a quanto adoperato dal Municipio di Firenze".
Ciò accade con votazione all'unanimità  dei presenti  , nessuno contrario: erano assenti quattro consiglieri.
Al Gonfaloniere viene data delega a "spendere quanto occorre nelle attuali circostanze" avendone lui stesso
fatto richiesta "nelle presenti straordinarie emergenze " e tutto questo "sempre nella veduta dell'ordine e
della quiete pubblica".

Il Municipio , in questa veduta , temendo che la piazza di Portoferraio rimanga priva di forza armata  , esprime
opinione , " facendosi interprete del voto generale del Paese" di concertarsi colGoverno Locale per quei
provvedimenti di sicurezza pubblica richiesti dalle condizioni speciali " della città di Portoferraio.
Il Governo Locale è rappresentato dal Governatore militare e civile dell'Elba.
E così "a questo effetto" esprime opinione richiedendo "armi e munizioni da consegnarsi ai Cittadini a
diligenza del Municipio stesso " e nel caso di più urgente bisogno "di richiamare gl'Insulari più idonei che
sono tutt'ora in attività di servizio ".

Traspare evidente come il cambiamento , il  risorgimento verso l'unità d' Italia ,  non avviene tramite
rivoluzione popolare ma si teme per l'ordine pubblico e la quiete pubblica perciò il municipio di
Portoferraio ritiene opportuno concertarsi col governatore militare e civile dell'Elba e consegnare armi ai
cittadini per la difesa della piazza di Portoferraio nella possibilità che questa rimanga priva di forza armata.

Sempre in data 3 maggio 1859 il Gonfaloniere di Portoferraio invia lettera ai gonfalonieri di Marciana , Rio e
Longone per far sapere che il Governo Provvisorio Toscano con decreto del 28 aprile decorso ha autorizzato
l'arruolamento di volontari  per la guerra d'indipendenza  , arruolamento che deve avvenire presso il
comando di piazza di Portoferraio:

"3 Maggio 1859

Ai Signori Gonfalonieri di Marciana , Longone e Rio

Richiamo di Volontari per la Indipendenza Italiana. Arruolamento di Volontari.


Il Governo Provvisorio Toscano con suo Decreto del 28 Aprile decorso avendo autorizzato un arruolamento di Volontari che si riceve nei Comandi Militari di qui Città , quelli dell'isola d'Elba si eseguiscono presso questo Comando di Piazza.
E nella fiducia che dei giovani di codesta Comunità rispondano alla chiamata della Patria mi faccio un
dovere sovvenire VS Ill.me che dovranno presentarsi a questo Comando di Piazza muniti di una fede di Stato libero senza della quale potrebbero andarsi incontro all'inconveniente di arruolare persona coniugata con grave pregiudizio della loro famiglia. A questo scopo la prego volersi concertare anche con i Parrochi addetti a codesta Comunità onde concorrano anch'essi a munire i volontari indenni delle fedi occorrenti.
Oltre le carte di che parla la presente sono indispensabili le fedi di nascita.


Squarci"

(Copia lettere del Gonfaloniere di Portoferraio dal dì 31 ottobre 1856 al dì 22 maggio 1859.Anno 1859.Dal
66 al 68.Archivio storico comune di Portoferraio)

All'Elba dunque chi vuole arruolarsi come volontario per la guerra di indipendenza d'Italia deve recarsi al
comando di piazza di Portoferraio , munito di certificato di famiglia("fede di Stato") e certificato di nascita
("fede di nascita")

Il giorno successivo ,  4 maggio 1859  ,  esce un proclama in stampa del governo locale dell'Elba:

                         

             IL GOVERNATORE DELL'ISOLA D'ELBA

Il numero dei Volontari che si sono presentati alle Bandiere e che continuano senza tregua ad affluirvi è tale
che il Governo si lusinga fondamente di non aver  bisogno di ricorrere ad una Leva

Lì 4 maggio 1859
IL GOVERNATORE

           FINESCHI 




      Marcello Camici
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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


AMNISTIA PER REATI POLITICI. ATTENZIONE ALL'ARRIVO
E AL MOVIMENTO DEI FORESTIERI



Il Governo Provvisorio Toscano ha emanato un decreto di amnistìa per reati politici commessi nel territorio
dello stato toscano e "combatte per espellere il massimo principio di ogni disordine , la conquista degli
stranieri e il predominio di una Potenza che con la forza ha per tanto tempo impedito l'ordinamento
naturale e vero della nazione":questa "Potenza" è l'Austria.
Da Firenze , con queste parole , Celestino Bianchi  , segretario generale del Governo Provvisorio Toscano ,  il 3
maggio 1859 si rivolge al governatore militare e civile dell'Elba che governa il territorio dell'Elba.
Lo fa perché l'Elba è luogo "in prossimità di frontiera"dello stato toscano , luogo dove pertanto potrebbero
presentarsi "individui non compresi nell'Amnistia".

"Circolare n°7

Ill.mo Signore ,
Un Decreto d'Amnistìa venne pubblicato dal Governo Provvisorio a favore di quegl'individui che furono
accusati di delitti o trasgressioni politiche.Rimangono per conseguenza esclusi da questa Amnistia i
condannati o prevenuti per ragioni o trasgressioni comuni.

VS Ill.ma sa che presso le nazioni più libere l'azione delle Leggi è più rispettata e forte che negli Stati
governati dispoticamente; che il regno della libertà è il regno dell'ordine  ,  e che l'indipendente e inviolabile esercizio del potere dei Magistrati è uno dei più grandi acquisti della moderna civiltà. Ogni rilassamento in proposito contraddirebbe ai più urgenti bisogni del paese in questi giorni nei quali l'Italia non che voler rallentare i vincoli che sono necessario fondamento della Società , combatte per espellere il massimo principio di ogni disordine , la conquista degli stranieri  , e il predominio di una Potenza che con la forza ha per tanto tempo impedito l'ordinamento naturale e vero della nazione.

Pertanto alla esecuzione regolare del sopraccennato Decreto importa che la VS Ill.ma si ponga in grado di
conoscere quali individui appartenenti al suo Compartimento possano invocare il benefizio dell'Amnistia ,  e il titolo del delitto per cui sono stati colpiti con pronunzia condannatoria o sotto la prevenzione del quale si sono allontanati dalla Toscana.
Sarà quindi cura di VS di dare immediatamente alle competenti autorità di frontiera le istruzioni e
disposizioni opportune , perché , ove si presentassero individui non compresi nell'Amnistia  , sieno
convenientemente avvertiti della vera loro situazione di fronte al Governo: situazione che li porta
necessariamente o ad essere respinti dalla Toscana o ad essere trattati secondo il disposto delle nostre
Leggi  , VS potrà anche a tale oggetto e in quanto possa occorrere , porsi in corrispondenza e in accordo con le altre Prefetture.

Il Governo Provvisorio richiama inoltre l'attenzione di VS Ill.ma sopra l'arrivo e il movimento  dei forestieri.
Le
istruzioni che esistono a riguardo a questa materia vogliono essere specialmente osservati in quanto
provvedono a quell'ordine che è necessario alla sicurezza sociale in qualunque forma di governo e in
qualunque tempo ,  e più in questo , nel quale anche quella parte d'Italia che godeva delle franchige
costituzionali limita temporaneamente l'esercizio di esse per poter con più sicurezza raggiungere più alto
scòpo , l'indipendenza della nazione.

Perciò fa d'uopo vigilare sull'introduzione nel Territorio Toscano di Esteri privi di carte regolari
massimamente se si abbiano fondati timori che la loro presenza possa compromettere l'ordinato indirizzo
della cosa pubblica.Ciò deve essere eseguito con modi lontani da ogni giusto rimprovero di vessazione o
molestia non necessaria:ma nello stesso tempo l'azione del Governo deve essere ferma e decisa nel non
permettere che nascano moti né di ritorno verso il passato né per indirizzarsi ad altra nuova via fuori di
quella che dal criterio e dal consenso delle nazioni oggi ne viene chiaramente additata.
VS Ill.ma userà a riguardo dei Forestieri scevri da qualunque censura o sospetto quelle medesime
facilitazioni che finora si sono praticate specialmente riguardo al loro ingresso in Toscana dai luoghi situati in prossimità delle Frontiere.

La parola della Legge non può raggiungere il suo scòpo senza le rette disposizioni dell'animo e della mente
di chi ha l'incarico e il dovere di applicarle con civile prudenza e fermezza.
Se il Governo ha fiducia che l'opinione pubblica  , non meno che il senno e l'opera di V.S. Ill.ma , varranno a far sì che l'ordine e la libertà vadano di pari passo , come inseparabili appaiono questi due principi alla mente

umana , se non è offuscata da tristi passioni.
E pregando ad accusarmi ricevimento della presente , passo all'onore di dichiararmi

Della S.V. Ill.ma
Firenze 3 Maggio 1859

Devotiss. Servitore

Celestino Bianchi
Segr.Gen. del Governo Provvisorio Toscano

Visto: U. Peruzzi "

 

(Affari generali del Governo dell'Elba 1859-1860.Filza 2. Doc 15-100."Circolari da 1 a 42".Archivio storico
comune Portoferraio).




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L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


DIRETTIVE  PER  IL  CLERO : INSERIMENTO NELLA MESSA DELLA COLLETTA
PRO  TEMPORE BELLI.

 

Il 3 maggio del 1859 il Governo Provvisorio Toscano scrive lettera ai parroci di tutto il granducato.
La lettera arriva anche all'Elba.
Appena arrivata ,  è spedita ,   ad opera del governatore militare e civile dell'Elba ,   ai parroci dell'isola.

"Circolare n° 6

Illustrissimo e Reverendissimo

Nell'atto che il Governo Provvisorio della Toscana affretta e moltiplica i preparativi e nulla trascura di quanto possa contribuire al successo della guerra che si combatte per'Indipendenza dell'Italia ,  egli non potrebbe contare sul presidio delle forze terrene ,   se non dovesse anche confidare  dell'assistenza divina.

Animato da questo sentimento il Governo Provvisorio si rivolge alla S.V. Illustrissima e Reverendissima perché si degni ordinare che in tutte le chiese della sua Diocesi ,  da qui avanti e fino alla paceconclusa,  si inserisca nella Messa la colletta "Pro tempore belli".

Ma quanto è naturale e giusto che il popolo Toscano in quest'ora suprema si prostri davanti a Dio ,  nelle mani del Quale sono le sorti delle battaglie ,  altrettanto è desiderabile che le dimostrazioni religiose ,  alle quali potessero dar motivo gli eventi della guerra ,  riescano gravi,  ordinate ,  solenni ,  rispondano in tutto alla grandezza dei fatti che si maturano ,  e a quel sentimento di umile gioia e di profonda riconoscenza colla quale l'uomo riferisce a Dio l'adempimento di ogni suo desiderio.

Con questo intendimento dunque e a fine d'impedire che sotto pretesto di religione si turbi l'ordine pubblico ,  con riunioni inopportune e tumultuarie ,  il Governo Provvisorio invita la S.V. Illustrissima e Reverendissima a non permettere che nessuna insolita funzione religiosa si celebri nella sua Chiesa senza avere prima deliberato coll'Autorità governativa.

Il Governo Provvisorio coglie di buon animo questa prima occasione che gli si offre di mettersi in comunicazione coll'Episcopato Toscano per significare alla S.V. Illustris. e Reverendiss. Quanto nell'adempimento dei suoi gravi e difficili doveri Egli conti sull'attiva sincera cooperazione del Clero.

E veramente a confermare il buon spirito del quale le popolazioni toscane hanno dato finora prova così luminose ,  nulla potrà tanto valere quanto lo zelo perseverante del Clero custode e maestro d'una dottrina che si chiama Cattolica od Universale  ,  perché sovrasta a tutte le fazioni politiche ,  perché si concilia con tutte le forme che la civile società degli uomini può rivestire nelle diverse e mutabili condizioni dei luoghi e dei tempi; di una dottrina che tutte quelle forme penetrando dello spirito suo ,  può tutte ugualmente santificarle;che i fatti in qualunque modo avviati e proseguiti ,  ma irrevocabili ,  può sempre indirizzare e condurre a buon fine.

Nella speranza che la S.V. Illustr. E Reverend. Vorrà degnarsi di accuasre il ricevimento della presente ,  nella maggiore venerazione passo a segnarmi

Della S.V. Illustrissima e Reverendissima

Firenze 3 Maggio 1859

Devotiss. Serv.re

Celestino Bianchi

gret. Gen. Del Governo Provvisorio Toscan
Visto: U Peruzzi "

(Affari generali del  Governo  dell'Elba 1859-1860.Doc 15-100."Circolari da 1 a 42".Archivio storico comune Portoferraio)

 

 

Celestino Bianchi è segretario generale del Governo Provvisorio Toscano e U. Peruzzi è uno dei tre componenti il direttorio di questo nuovo governo.
Il documento è molto interessante perché mette in evidenza quanto la nuova amministrazione dello stato Toscano (Governo Provvisorio Toscano insediatosi immediatamente dopo la fuga da Firenze del granduca) voglia coinvolgere il clero : non bisogna dimenticare che il clero risponde al papa che è capo di uno stato ,  quello pontificio ,   confinante col toscano.

Teme  il Governo Toscano Provvisorio che
 "sotto pretesto di religione si turbi l'ordine pubblico con riunioniinopportune e tumultuarie".

Da qui non un ordine ma un invito ad ogni parroco affinchè non permetta
 "che nessuna insolita funzionereligiosa si celebri nella sua Chiesa senza aver prima deliberato     coll'Autorità governativa" .

E' questa la prima occasione con la quale il Governo Provvisorio Toscano si mette in comunicazione col clero toscano: ce ne saranno altre.





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ARRUOLAMENTO  DI  IMPIEGATI  CIVILI DELLO  STATO NELL'ESERCITO  TOSCANO  PER  L'INDIPENDENZA ITALIANA

 

Il Governo Provvisorio della Toscana non solo decreta per disciplinare l'arruolamento di volontari ma anche
dispone affinchè gli impiegati civili dello stato che lo desiderino possano far parte dell'esercito toscano che
va a combattere per la indipendenza italiana.
Celestino Bianchi che è segretario generale del commissario straordinario Buoncompagni così scrive al
governatore militare e civile dell'Elba:

"   Circolare n° 5

Illustrissimo Signore


Nell'intendimento di secondare il desiderio espresso da alcuni Impiegati Civili di far parte dell'Esercito
Toscano per cooperare al conseguimento della Indipendenza Italiana  , il Governo Provvisorio ha creduto
opportuno disporre:

1. Gl'Impiegati Civili potranno arruolarsi nell'Esercito alle condizioni cui è subordinato l'arruolamento
    dei Volontari

2. I Capi dei Dicasteri e Uffizi Governativi della Toscana raccoglieranno le domande dirette  a questo
    patriottico scòpo dai rispettivi Impiegati e le invieranno senza indugio corredate del loro parere al
    Governo Provvisorio

3. Nell'informare queste domande dovranno i Capi di Dicasteri e Uffizi Governativi avere in mira che il
    regolare andamento del servizio non sia per ricevere danno alcuno dalla mancanza dell'Impiegato
    che ha domandato di arruolarsi

4. Sarà conservato agl'Impiegati che si arruolano lo stipendio di cui si trovano forniti.Ma se per un
    eventuale aomento di lavoro nel loro rispettivo Uffizio si renderà necessario il soccorso di estranei
    emanuensi , la mercede a questi dovuta non dovrà far carico all'Erario e sarà tolta dallo stipendio
    dell'Impiegato o dagl'Impiegati di quello stesso Uffizio che hanno assunto il servizio militare

5. Terminata la capitolazione questi Impiegati Civili torneranno ad occupare nel rispettivo Uffizio il
    posto che loro si competerà secondo l'anzianità di servizio.

Invitandola a volersi informare a questa disposizione , ho il piacere di dichiararmi.

Dalla Residenza del Governo Provvisorio

Lì 2 Maggio 1859

Il Segretario Generale

C. Bianchi

Visto U. Peruzzi "

(Affari generali del Governo dell'Elba 1859-1860. Filza 2.Doc 15-100. Circolari da 1 a 42.Archivio
storico comune  Portoferraio)

Ubaldino Peruzzi è uno del triumvirato , del direttorio che insieme a Vincenzo Malenchini e
Alessandro Danzini fa parte del Governo Provvisorio Toscano , direttorio  che in Firenze si è
costituito la sera del 27 aprile 1859 preso atto della mancanza di un governo legittimo dopo che il
granduca Leopoldo II è fuggito.


Il documento è importante ed interessante poiché  evidenzia come il Governo Provvisorio Toscano
pur incoraggiando l'arruolamento di volontari per la guerra della indipendenza italiana non
dimentica il bilancio dello stato e il suo buon funzionamento quando si tratta di impiegati statali
che chiedono come volontari di arruolarsi per combattere.
Pur conservando  lo stipendio a questi volontari  che per "patriottico scòpo" si arruolano
nell'esercito e pur garantendo loro che torneranno ad occupare l'uffizio "terminata la
capitolazione" ,  il Governo Provvisorio fa subito presente che nel caso che per la loro assenza si
verificasse un aumento di lavoro tale che "renderà necessario il soccorso di estranei emanuensi" la
"mercede" di questo soccorso sarà a carico dell'Impiegato o degli Impiegati di quello stesso uffizio
che hanno assunto il servizio militare.
Queste norme evidenziano , se ce ne fosse bisogno , come il "patriottico scòpo" fosse presente in
Toscana:pochi non furono infatti gli impiegati che  , nonostante il rischio cui vanno incontro
riguardante  la incolumità personale e quello di vedersi decurtare lo stipendio ,  si arruolano
volontari per combattere la guerra per la indipendenza italiana.




      Marcello Camici
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INSEDIAMENTO  DEL  NUOVO GOVERNATORE  DELL'ELBA: SITUAZIONE


Il nuovo governatore civile e militare dell'Elba , Lorenzo Fineschi , che con decreto del 29 aprile 1859 il
governo provvisorio toscano ha nominato alla carica di governatore  civile e militare dell'Elba in
sostituzione di Facdoulle ,  il 1° maggio 1859 scrive al Governo Provvisorio Toscano dicendo di aver assunto il
comando del governo civile e militare e che è partita dall'Elba  la seconda divisione del primo battaglione di
fanteria:

"Al Governo Provvisorio di
Toscana

1° Maggio 1859

Sono giunto ieri 30 Aprile in Portoferraio col mezzo del Vapore il Giglio.
Ho trovato in letto malato il Sig.re Colonnello Facdoulle che non può mettersi in viaggio e resta.
Il Dr. Giuseppe Bandi era stato scarcerato ,  ed è partito per Livorno con 31 Volontari sopra un legno
espressamente noleggiato.
Il Vapore il Giglio è partito questa mattina con la 2° divisione del 1° Battaglione di Fanteria.
Ho assunto il Comando del Governo Civile e Militare di questa Isola.
Il Governatore

Fineschi"

(Affari generali del  Governo dell'Elba 1859-1860.Doc 101-260. Carta 174.Archivio storico comune
Portoferraio)
Sempre nello stesso giorno il neo governatore dell'Elba scrive al comandante in capo dell'esercito toscano ,
generale Ulloa , avvisandolo dello stato precario in cui resta la difesa della piazzaforte di Portoferraio:

"A Sua Eccellenza il Sig. Generale Ulloa Comandante in Capo dell'Esercito Toscano
1°Maggio 1859

Prevengo l'E.V. di aver assunto questa mattina il Comando del Governo Civile e Militare dell'Isola d'Elba.
Ho trovato a letto malato il Sig.re Colonnello Facdoulle che resta non potendosi mettere in viaggio a
sentimento medico.
Col Vapore il Giglio è partito questa mattina per Livorno la 2° divisione del 1° Battaglione di Fanteria.
Domani 2 Maggio partirà egualmente la 1° divisione del 4° Battaglione.

E il 3 Maggio l'altra divisione.
Non resta nella Piazza che il solo effettivo di 115 Artiglieri , facendo rispettosamente osservare non essere bastanti a supplire a tutti i servizi di Guardia dei Forti essendovi anche un Bagno di Cento Forzati da osservare.

Il Governatore

Fineschi"

Il governo provvisorio toscano si prepara alla guerra contro l'Austria a fianco degli eserciti alleati di re
Vittorio Emanuele II  e Napoleone III  , imperatore dei francesi e  , per tale scòpo , richiama le truppe presenti
sul territorio toscano.
L'importanza di questi documenti è legata al fatto che dimostrano come l'Elba contribuisca alla seconda
guerra d'indipendenza italiana fino a tal punto da rimanere sguarnita di truppe.
Infine due righe del governatore mettono in evidenza la figura del dr. Giuseppe Bandi , noto
garibaldino , che , dopo essere stato incarcerato per la sua adesione alla causa nazionale
dell'indipendenza , ora , con le mutate condizioni politiche è stato scarcerato e con 31 volontari  elbani va a
combattere.




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RICHIAMO DI VOLONTARI ELBANI  PER LA INDIPENDENZA ITALIANA
E RIMOZIONE DELLE ARMI DAGLI UFFICI PUBBLICI


Il 30 aprile 1859 il Gonfaloniere di Portoferraio così scrive agli altri gonfalonieri dell'Elba:

Signori Gonfalonieri di
Marciana
Longone e Rio

Lì 30 aprile 1859

Le rimetto accompagnato dalla presente il Proclama da me affisso in conformità del Decreto del Governo
Provvisorio di Toscana dè 28 Aprile 1859 diretto a richiamare i giovani che volontari desiderano concorrere alla Guerra dell'Indipendenza a venire ad iscriversi per inviarli sotto la bandiera: per cui se anche costà vi fossero dei giovani che desiderano far parte di quelli che partiranno di qui si compiacciano subito inviarli qua per poterli unire agli altri che dovranno marciare

Squarci  "

(Copialettere del Gonfaloniere di Portoferraio dal dì 31 ottobre 1856 al dì 22 maggio 1859.Anno 1859 dal
numero 63 al 65.Archivio storico comune Portoferraio)

Nella stessa giornata , 30 aprile ,  il governatore dell'Elba scrive a quello di Livorno dal quale aveva ricevuto
l'invito  "a dare le disposizioni necessarie perché da tutti gli Uffizi del Compartimento siano tolte le armi
granducali" rassicurandolo:

"Al Cav. Comandante Governatore di Livorno

Eccellenza

I proclami che V.E. mi ha rimessi colla sua minuta officiale dè 28 Aprile sono mostrati subito nei soliti modi , pubblicati e affissi nei vari paesi di questa isola e mi riesce ( )assicurare che finora l'ordine pubblico non è stato minimamente alterato.
Ho l'onore di compiacermi col più distinto ossequio"

(Affari  generali del  Governo dell'Elba 1859-1860.Carta 172.Archivio storico comune Portoferraio)

Il Governatore dell'Elba ha infatti così ordinato  ai gonfalonieri e ai comandanti militari dei circondari di
Longone e Marciana:

"Ai Gonfalonieri di
Marciana
Lungone e
Rio ed ai
Comandanti Militari
Circondari di Lungone e Marciana

30 Aprile 1859


Ill.mo Sig.

Dal Governo Provvisorio della Toscana essendo stato ordinato la rimozione delle armi da tutti gli Uffici con
quelle precauzioni consigliate dalla prudenza procedendo nel modo più quieto possibile .
Debbo ordinare VS
Ill.ma di dare le disposizioni occorrenti perché stanotte le armi che sono in cotesti Uffizi vengano rimosse

(Idem come sopra)

E le armi sono immediatamente rimosse dagli uffici pubblici dell'Elba.
Infatti , sempre in data 30 aprile , il governatore dell'Elba così scrive a quello di Livorno:

"Al Cav. Comandante Governatore
Di Livorno

30 aprile 1859

Eccellenza

Mi è pervenuta stamane la Officiale di VE per (  )e già le armi granducali erano state remosse dagli Uffizi di questa Città e subito sono stati circolati gli ordini ( ) di altri Presidi dell'Isola , nel modo ordinato col Dispaccio del Governo Provvisorio , che VE mi ha partecipato"

(idem come sopra)

Quanto sta accadendo all'Elba indica che le più alte autorità di governo e amministrative , governatore e
gonfalonieri , hanno recepito  le direttive del governo provvisorio toscano.
Le direttive sono tese a mantenere l'ordine costituito e pubblico-da qui la richiesta di rimozione di ogni
arma dagli uffici pubblici per il timore che ne venga fatto uso per sommosse - e a "richiamare i giovani che
volontari desiderano concorrere alla Guerra dell'Indipendenza a venire ad iscriversi per inviarli sotto la
bandiera"




      Marcello Camici
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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)

INDIPENDENZA DELL'ITALIA NOSTRA PATRIA


Nel 1859 in Toscana è presente il granducato retto dalla dinastia Asburgo Lorena , dominante dal 1737.
La dinastìa è imparentata con gli Asburgo , titolari dell'impero Austro-Ungarico. Questo impero controlla il Lombardo-Veneto e si contrappone alle aspirazioni di egemonia nazionale dei Savoia e del regno di Sardegna.
Nel 1859 , alla vigilia dello scoppio della seconda guerra d'indipendenza italiana sia il governo sabaudopiemontese che quello austro-ungarico fanno pressioni sugli stati italiani per attirarli nel proprio schieramento , ma uno di questi , il Granducato di Toscana e il suo granduca Leopoldo II , si proclama neutrale nonostante i vincoli parentali con la casa regnante austriaca.
Nel granducato di Toscana sono all'opera molti sostenitori della causa dell'unità italiana(liberali , monarchici , repubblicani , mazziniani)e rappresentanti le fasce sociali più significative ,  compresi molti ufficiali dell'esercito granducale.
Di questi sostenitori della "causa nazionale"esistono segnalazioni da parte autorità granducali , segnalazioni che , nel marzo 1859 ,  arrivano anche all'Elba. " Governo di Livorno Al Sig. Cav. Colonnello Governatore dell'Elba Portoferraio Riservata Ill.mo Signore Avrebbe il Superiore Governo fondato motivo per dubitare che si voglia fare in Toscana una qualche associazione per spingere ad arruolarsi nelle Truppe Piemontesi un numero di Toscani sufficiente a far supporre che anche in Toscana si desideri la guerra contro l'Austria. Ora mentre il R. Governo crede che debbasi trascurare di occuparsi del fatto singolo di tutti quegli Individui che spinti da un proprio esaltamento andassero ad arruolarsi in Piemonte , ritiene che non debba rimanere indifferente , quando alcuno cercasse di fare arruolamenti pel Piemonte sia con attrattive sia con denari. In questo secondo caso sarebbe a prendersi in esame il fatto , e deliberare , se trattandosi di un titolo di un delitto compreso nel Codice Penale convenisse denunziare l'Arruolatore al Tribunale o adottare contro il medesimo alcuna misura di Polizia. Il quale esame non potendo essere instituito che dal Governo Centrale , debbo pregare VS Ill.ma al seguito di richiesta del R. Ministero dell'Interno a volermi informare che di tutto quello che in simil rapporto potesse essersi verificato o verificarsi in appresso nel Circondario alle sue cure affidato.


 Ho l'onore di confermarmi con distinto ossequio Di VS Ill.ma Livorno il Primo Marzo 1859 Dev.mo Servitore Bargagli" (Affari generali del governo dell'Elba.1859-1860.Doc 101-260. Carta 115.Archivio storico comune Portoferraio) Annibale Bargagli è il governatore militare e civile di Livorno. Altre segnalazioni di sostenitori della causa dell'unità nazionale arrivano al governatore militare e civile dell'Elba dalla prefettura di Grosseto. "Prefettura di Grosseto Al Sig. Cav. Colonnello Governatore dell'Elba Portoferraio Ill.mo Signore E' partito da Massa Marittima ove abitualmente dimora e si è diretto a cotest' isola il notissimo canonico Don Bartolomeo Nardelli che spiegò nel 1848-49 quali fossero i suoi principi politici. Questa polizia avendo fondato motivo di ritenere che lo scòpo della gita sia l'aprire in patria una lista di reclutamento di Giovani pel Piemonte , io ne dò avviso a VS Ill.ma per quelle misure che riterrà convenienti. E passo all'onore di confermarmi con distinto ossequio Di VS Ill.ma Lì 6 marzo 1859 Dev.mo Obbl.mo Serv.re Menigoni" (Affari generali 1859.Doc da 15 a 100.Archivio storico comune Portoferraio).


 Il mese successivo , aprile 1859 ,  la situazione politica subisce nello stato granducale toscano una accelerazione legata al fatto che nell'esercito granducale serpeggia la tendenza e la voglia di "combattere sino all'ultimo sangue per l'Indipendenza dell'Italia nostra Patria".
Un foglio viene fatto circolare tra gli uomini di truppa dell'esercito granducale che arriva anche alle truppe di stanza all'Elba .
Questo foglio recante le parole "combattere sino all'ultimo sangue per l'Indipendenza dell'Italia nostra Patria" è allegato ad una lettera del 27 aprile 1859 che il governatore dell'Elba scrive da Portoferraio al Comando Generale delle truppe granducali:

"Questo Governo rende rispettosamente conto all'Eccell.mo Comando Generale che ieri per il corso ordinario della Posta pervennero in questa Città alcune copie di un foglio stampato col quale si è inteso di manifestare i sentimenti e le tendenze delle RR Truppe in quanto al partito che prenderebbero ove scoppiasse la guerra fra l'Austria e il Piemonte…" (Affari generali del governo dell'Elba.1859-1860.Doc 101-260.Carta 167. Archivio storico comune Portoferraio)


Alla lettera di cui sopra il governatore dell'Elba allega il seguente foglio fatto circolare tra le truppe di stanza a Portoferraio e recante la firma "soldati toscani":


" FRATELLI TOSCANI !

La grand'ora è vicina: perciò noi vogliamo che voi sappiate quali sono i nostri sentimenti. Noi pure siamo soldati Italiani e ci crediamo in dovere di combattere sino all'ultimo sangue per l'Indipendenza dell'Italia nostra Patria. Sì , è suonata l'ora da noi tanto desiderata di vendicare i nostri fratelli morti da prodi nella grande giornata di Montanara e Curtatone.
Sì , poiché lo vogliamo ,  presto saremo al fianco dei nostri fratelli d'arme i Piemontesi che tanta gloria acquistarono alla Russia sui campi di Crimea(1)  e che vendicheranno con noi la fatale giornata di Novara!(2)

Perciò Toscani uniamoci e preghiamo l'Altissimo che ci dette per Patria la più bella terra del mondo , la terra di ogni arte , di ogni scienza , di ogni civiltà , affinchè benedica le nostre armi nella Guerra Santa per noi Italiana , nella guerra per il riacquisto di quella libertà che Dio dette ad ogni uomo e di quella Indipendenza a cui ha diritto ogni Nazione.
 Guai però a chi tenta di impedire la grande impresa della rigenerazione d'Italia. Le armi nostre saranno sempre contro i nemici d'Italia in Città e in Campo. Fratellanza dunque come voi diceste di Milizia e di Popolo.

 Ecclesialità mai ! Sia distrutta l'Austria. Viva l'Italia ! Firenze 23 Aprile 1859 Soldati Toscani"


 (Idem come sopra) Questo proclama a firma "soldati toscani" diretto ai "fratelli toscani" esprime la volontà dell'esercito granducale di combattere a fianco dell'esercito sardo contro gli austro-ungarici , chiamando esplicitamente "patria" l'Italia.

 

1) Guerra di Crimea(1853-1856). 2) Battaglia di Novara.23 marzo 1849. Prima guerra d'indipendenza italian




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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)


 27 APRILE 1859 NASCITA DEL GOVERNO PROVVISORIO TOSCANO

 

Dopo il proclama dei "soldati toscani" dell'esercito granducale del 23 aprile 1859 , il giorno dopo  , il 24 aprile , alcuni reparti schierati fingono di non udire il comando di presentare le armi al granduca che a Firenze si reca al duomo per la celebrazione liturgica.
 
Il 25 aprile , in alcune caserme è spezzato il busto del granduca e lacerato il ritratto del comandante dell'esercito granducale , generale Ferrari.Vi sono frenetici contatti fra i capi dei vari schieramenti a favore dell'unificazione italiana , guidati dal barone Bettino Ricasoli.
 
Il 26 aprile 1859 l'impero austro-ungarico dichiara guerra al regno di Sardegna: inizia la seconda guerra d'indipendenza italiana. Durante la notte di questo giorno in Firenze vi è una riunione dei capi degli schieramenti politici favorevoli all'unificazione italiana.

Il 27 aprile una gran folla discende in piazza a Firenze per sostenere il regno di Sardegna nella sua guerra contro l'Austria inveendo contro quest' ultima.
Il granduca Leopoldo II , trincerato in palazzo Pitti coi suoi ministri convoca il principe Neri Corsini , dichiarando che è disposto a formare un nuovo governo , schierarsi contro l'Austria e concedere una costituzione.
Il principe Corsini si reca presso la sede diplomatica del regno di Sardegna dove sono riuniti i capi della rivolta della piazza.
Torna dal granduca con un ultimatum che è chiaramente inaccettabile , col quale si chiede:abdicazione del sovrano , destituzione del Ministero e del Generale che con gli ufficiali dell'esercito granducale si sono pronunciati contro il sentimento nazionale , un'alleanza col Piemonte , il comando delle truppe al generale Ulloa , l'adeguamento dell'ordinamento toscano a quello sardo.
Leopoldo II lascia Firenze con la famiglia.
Si rifiuta di abdicare anche se virtualmente sale al trono Ferdinando IV. Non riconosce più il suo governo ma non ne crea un altro. La sera stessa del 27 aprile 1859 il municipio di Firenze preso atto della mancanza di un governo legittimo nomina un Governo Provvisorio Toscano formato da Ubaldino Peruzzi , Vincenzo Malenchini e Alessandro Danzini.
Sorto senza aver incontrato alcuna opposizione armata da parte del cessato governo granducale ha innanzi a sé il complesso problema di assicurare il funzionamento dell'amministrazione statale : emana perciò subito decreto col quale stabilisce i rapporti fra il nuovo governo e le amministrazioni centrali , conferma sia legislazione vigente che i funzionari in carica E' chiamato provvisorio perché è nell'animo dei membri del governo unire la Toscana al regno sabaudo di Re Vittorio Emanuele II è perciò di breve durata:gli stessi suoi componenti lo considerano puramente e semplicemente un governo di fatto costituito per i bisogni della pubblica sicurezza.

 Infatti , il giorno dopo  , il 28 aprile  , il Governo Provvisorio Toscano offre la dittatura a re Vittorio Emanuele II il quale però ritiene opportuno non accettare vista la fluidità della situazione internazionale e anche la posizione non chiara di Napoleone III , imperatore di Francia , fondamentale alleato del regno sardo nella guerra contro l'Austria. Vittorio Emanuele II si limita solo ad accordare la sua protezione e nomina commissario straordinario della Toscana Carlo Boncompagni , suo ambasciatore presso nella cessata corte granducale al quale affida funzioni di capo di stato senza menomare la sovranità toscana. La situazione internazionale non permette infatti al governo sardo di procedere all'annessione.
Cavour rispondendo all'indirizzo del Governo Provvisorio sostiene che la Toscana mantenga una amministrazione indipendente , pur affidando al re il comando supremo di tutte le truppe in modo da aiutare a condurre a buon fine la guerra. Il Boncompagni dopo aver invano tentato di formare un direttorato di tecnici  ,  l'11 maggio 1859 mette fine al governo provvisorio formando un gabinetto di governo costituito da personaggi locali toscani tra cui il barone Bettino Ricasoli al ministero dell'interno  , Cosimo Ridolfi agli esteri ed istruzione pubblica , Enrcio Poggi al Culto , Raffele Busacca alle finanze commercio e lavori pubblici , il piemontese Paolo De Cavero alla guerra e  , comandante dell'esercito ,  il generale Girolamo Calà Ulloa. Celestino Bianchi diviene segretario generale del commissario straordinario.

Nel governo così formato Ricasoli rappresenta la corrente che tende alla immediata fusione col Piemonte mentre Ridolfi e Poggi quelli che rappresentano la corrente autonomista. La sovranità Toscana rimane intatta ma in realtà non esiste più un granducato in quanto Leopoldo II che  ,  dopo essere fuggito da Firenze ,  si è rifugiato a Vienna alla corte asburgica , abdica il 21 luglio 1859 a favore del figlio Ferdinando IV il quale nè si insedia né abdica né cede formalmente i poteri. Il 16 agosto 1859 l'Assemblea Toscana , eletta il 7 dello stesso mese , approva all'unanimità un documento proposto dal marchese Lorenzo Ginori Lisci modificato da una commissione  , documento che recita: "L'Assemblea dichiara che la dinastìa Austro-Lorenese , la quale nel 27 aprile 1859 abbandonava la Toscana , senza ivi lasciare forma di governo , e riparava nel campo nemico , si è resa assolutamente incompatibile con l'ordine e la felicità della Toscana. Dichiara che non vi è modo alcuno per cui tale Dinastìa possa ristabilirsi e conservarsi senza oltraggio alla dignità del Paese ,  e senza offesa ai sentimenti delle popolazioni , senza costante e inevitabile pericolo di vedere turbata incessantemente la pace pubblica e senza danno d'Italia. Dichiara conseguentemente non potersi né richiamare né ricevere la Dinastìa Austro-Lorenese a regnare sulla Toscana"
Il 28 aprile 1859 , dal Governatore militare e civile di Livorno , Annibale Bargagli , arriva una lettera al governatore dell'Elba in Portoferraio.

"Sig. Cav. Colonnello Governatore dell'Elba Portoferraio Ill.mo Signore Dagli acclusi due proclami pubblicati ieri in Firenze vedrà VS Ill.ma come in forza degli avvenimenti politici colà verificatisi si trovi al Supremo Potere un Governo Provvisorio per la Toscana e vedrà altresì dal proclama oggi pubblicato in questa Città come sia stato riconosciuto il Governo Locale , nel di cui compartimento è compresa anche codesta Isola. Invitando pertanto la SV Ill.ma a far dare immediata pubblicità nei consueti modi ai Proclami predetti , non manco di raccomandarLe di vegliare con tutto l'impegno a che l'ordine pubblico non resti minimamente alterato. Si compiaccia intanto di accusarmi il ricevimento della presente ed ho l'onore di confermarmi con ossequio distinto. Di VS Ill.ma Livorno 28 aprile 1859 Dev.mo Servitore Bargagli"

(Affari generali del governo dell'Elba 1859-1860.Doc 101-260.Carta 172.Archivio storico comune Portoferraio)

Il governatore di Livorno invita quello di Portoferraio "a far dare immediata pubblicità nei consueti modi " a questo proclama da lui allegato alla lettera , proclama pubblicato ieri  , 27 aprile 1859 ,  in Firenze , invitandolo a"vegliare con tutto l'impegno a che l'ordine pubblico non resti minimamente alterato" . Questo è il proclama che il governatore dell'Elba rende noto alle autorità dell'isola e alla popolazione :

"Illustrissimo Il Governo Provvisorio , che la necessità delle cose condusse a reggere la Toscana , ha già fatto quanto era in lui per tutelare l'ordine pubblico; ed è lecito di riconoscere che la civiltà del popolo Toscano ed i generosi spiriti onde tutti siano animati per la guerra d'Indipendenza , gli hanno reso facile a conseguire con la sola persuasione ciò che spesso neppure la forza basta ad ottenere.
Perché peraltro questi buoni effetti che già si ebbero in Firenze e nelle altre principali dello Stato , si estendano e si conservino  , il Governo crede suo dovere di aggiungere agli Atti Legislativi che già fecero aperti i suoi propositi  , queste più speciali dichiarazioni dirette a tutte le Autorità costituite  , dalle quali esso si augura cooperazione efficace.
Il Governo provvisorio prese a reggere lo Stato perché non si disfacesse nell'anarchia , e intende serbarlo intatto a colui che S.M. RE VITTORIO EMANUELE manderà tra breve a costituirvi un'ordinamento per cui la Toscana si mostri com'è , e come si sente di essere , parte nobilissima della patria italiana , e come tale , valida cooperatrice nell'impresa Nazionale , che si apparecchia.
Ogni questione di riordinamento interno viene riserbata al giorno in che la grande impresa sarà compiuta.
Queste speciali condizioni di origine e di scòpo  , fanno al Governo un Sacro dovere di non procedere ad innovamenti intempestivi , ma di serbarsi così delle persone come delle istituzioni tutto quanto potrà essere comportato dal nuovo ed improvviso atteggiamento politico della Toscana.
Però la SV si studi di rassicurare i timorosi  ,  ed accettando il concorso leale di tutte le opinioni oneste  , mantenga la concordia degli animi , tanto necessari a condurre a bene il nuovo ordine di cose. In quest'opera di conciliazione e di resistenza all'anarchia , il Governo crede di poter contare sul patriottismo di ogni ordine di persone ; e però di questi suoi intendimenti prega la SV a rendere intesi tutti coloro che hanno dipendenza dalla sua Autorità  , invitandoli ad adoperarsi ciascuno nella sfera delle sue attribuzioni ad impedire quei disordini che spesso derivano più da mala intelligenza delle cose che da pensata malignità.
L'Italia è ora in uno di quei momenti supremi nei quali le nazioni sentono i propri destini ed apparecchiano tutte le forze per conseguirli. Chi si facesse turbatore di questa aspettazione solenne che precede il gran giudizio della Armi , sarebbe parricida.
Il Governo ha ogni buona ragione di sperare che non siavi in Toscana chi non rifugga da tanta scelleraggine. Abbiamo l'onore di confermarci. Di VS Ill.ma Firenze. Dalla Residenza del Governo Provvisorio Lì 28 Aprile 1859 Devotissimi Servitori Ubaldino Peruzzi Vincenzo Malenchini Alessandro Danzini "

(Idem come sopra) (Affari generali del Governo dell'Elba1859-1860.Doc 15-100.Circolari 1-42.Archivio storico comune di Portoferraio )

Peruzzi , Malenchini , Danzini costituiscono il 'triumvirato' che è a capo del Governo Provvisorio Toscano. Carlo Boncompagni è "colui che S.M. RE VITTORIO EMANUELE manderà tra breve a costituirvi un'ordinamento per cui la Toscana si mostri com'è …." 




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FINE DEL GRANDUCATO DI TOSCANA ASBURGO LORENA
L'ALBA DELL'UNITA' D'ITALIA ALL'ELBA E A PORTOFERRAIO (1859-1860)

MANTENERE L'ORDINE PUBBLICO

 

Il 29 aprile 1859 il Governatore militare e civile di Livorno scrive a quello di Portoferraio:
 "Al Sig. Governatore dell'Elba Portoferraio

 Ill.mo Signore Mi reco premura a partecipare a VS Ill.ma il tenore di un dispaccio in data di ieri che mi ha diretto il Governo Provvisorio Toscano per quel che riguarda codesto Circondario Governativo voglia dare le opportune disposizioni per la immediata esecuzione delle prescrizioni contenute in detto dispaccio non senza raccomandarle di fare in modo che tutto avvenga con calma e regolarità .  
Il Governo Provvisorio Toscano fermo nell'intendimento col quale è stato formato che è quello di mantene re l'ordine pubblico fino a che sia disposto altrimenti del Paese , temendo che la Popolazione possa altrimenti trascorrere ad atti rumorosi , La invita a dare le disposizioni necessarie  , perché da tutti gli Uffizi di codesto Compartimento siano tolte le armi granducali nella notte immediatamente successiva al ricevimento della presente e più quietamente possibile  , provvedendo a coprire con tappeti o con bandiere quelle che per qualsivoglia causa non potessero essere rimosse.  
Si compiaccia poi darmi conto dell'esito che avrà avuto l'operazione come sopra comandata ed intanto io mi confermo con ossequio distinto.
 Di VS Ill.ma Dal Governo di Livorno lì 29 Aprile 1859 Dev.mo Servitore Bargagli"

(Affari Generali del Governo dell'Elba 1859-1860.Doc 101-260.Carta 172 .
"Governo provvisorio Toscano.Proclami ed altre carte relative".
Archivio storico comune Portoferraio.

 Sempre lo stesso giorno ,  il 29 aprile ,   il governatore dell'Elba ,  Facdoulle ,   è messo in stato di disponibilità e il tenente colonnello Fineschi è nominato alla carica di Governatore Militare e Civile dell'Elba. E' quanto si apprende dal comando generale dell'esercito toscano.
 "Comando Generale dell'Esercito Toscano Al Governo Civile e Militare dell'Elba Portoferraio
 Firenze Lì 29 Aprile 1859
Il Governo Provvisorio Toscano - Decreta- Articolo 1 Il Colonnello Odoardo Facdoulle Governatore Militare e Civile dell'Elba è posto in stato di dispo nibilità. Articolo 2 Il Tenente Colonnello Lorenzo Fineschi ,  Capo dello Stato Maggiore Generale è promosso al grado di Colonnello di Fanteria  ,   e nominato alla predetta carica di Governatore Militare e Civile dell'Elba col trattamento annesso al grado e posto D'Ordine Il Segretario Gio Battista Mangini "
(Idem come sopra)


Il governatore militare e civile del Circondario Governativo dell'Elba ,  Facdoulle ,   ricevute le istruzioni di cui sopra emana un proclama stampato rivolto ai cittadini dell'Elba


" CITTADINI
Mentre io sono tanto contento del contegno dignitoso che avete tenuto ,  della conservazione dell'ordine e della quiete del Paese ,  perlochè mi chiamo felice di trovarmi fra Voi;   mentre si aspettano gli ordini per regolare l'andamento del Governo di questa Isola ,  non so trattenermi dall'esortarvi a conservarvi lieti e tranquilli ora che glia avvenimenti di Firenze fanno ritenere essere la Toscana abilitata a prepararsi a prender parte alla Guerra della  INDIPENDENZA ITALIANA.
Fidando nel vostro senno e nell'amore che avete per l'ordine  ,   e per la quiete del Paese ,  sono lieto di proseguire a reggere il governo di questa isola.

Portoferrajo lì 29 Aprile 1859 Il Governatore FACDOULLE "
(Idem come sopra)




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GRANDUCATO  DI  TOSCANA  ASBURGO LORENA(1713-1801/1814-1860)

PENSIONE  GRANDUCALE: NECESSARIE  INFORMAZIONI  PER   OTTENERLA


PENSIONE  GRANDUCALE: NECESSARIE  INFORMAZIONI  PER   OTTENERLA
(PRIMA PARTE)

Nel 1816 Filippo Giusti da Capoliveri supplica che gli sia mantenuta la pensione mensile ottenuta sotto il
governo francese , riammettendolo al godimento pensionistico.
Il governatore dell'Elba incarica il Potestà competente di prendere le dovute informazioni.
Il Potestà è un amministratore della giustizia periferica che dipende dall'Auditor Vicario (giudice).
Con la restaurazione  , all'Elba esiste un auditor vicario per tutta l'isola  , con sede a Portoferraio ,  e due
Potestà uno a Lungone e l'altro a Marciana.
Il 5 maggio 1816 Pietro Calamandrei , potestà ,  dal tribunale di Longone invia una lettera al governatore
dell'Elba ,  in risposta alla richiesta di informazioni per la pensione di Filippo Giusti.
La lettera  evidenzia quali e quante fossero "le necessarie informazioni" per ottenere la pensione
granducale.
E' da notare che vengono fornite dal Potestà , cioè da un "giusdicente" che è un giudice alla dirette
dipendenze dell'Auditor Vicario. Sono informazioni riguardanti lo stato di famiglia , la salute , luogo e fedel
servizio , possedimenti , condotta morale ecc).
Tali informazioni rappresentano anche una finestra di conoscenza sulla vita che era svolta a quei tempi.

"MEMORIA INFORMATIVA PER S.E. IL SIG. GOVERNATORE GENERALE DELL'ISOLA D'ELBA

In esecuzione degli ordini partecipatemi con la venerat.ma di VS Eccellenza del dì 19 Aprile  decorso , ho
preso le necessarie informazioni sulla persona di Filippo Giusti di Capoliveri che ha supplicato per ottenere la continuazione della pensione che come marinaro francese reso per ferite incapace al servizio , ha goduto fino all'epoca del governo toscano in quest'isola e tanto dal di lui aspetto qunato dall'ispezione delle di lui carte che egli ha rilasciate in mie mani e che io ho l'onore di compiegare a Vostra Eccellenza  e più ancora dalle notizie che ho potuto avere altronde , ho rilevato che Filippo Giusti figlio del fu Andrea , di anni trentacinque , di condizione contadino , nativo di Capoliveri essendo stato requisito come Coscritto in tempo non ben noto  , ha servito in qualità di marinaro sul vascello imperiale Francese il Borea , ove avendo riportatoin un combattimento un colpo di mitraglia alla gamba sinistra per cui rimasto ed è tuttora impedito nell'articolazione di piede , fu congedato come invalido nel dì undici settembre 1807 e con Decreto Imperiale del 9 maggio 1808 gli fu assegnato a contare   dal primo gennaio di detto anno le pensione mensuale di quattordici franchi con più due franchi al mese per ciascheduno figlio che fosse al di sotto dell'età di anni dieci.

Egli ha un piccolo effetto livellare nella comune di Capoliveri composto di sei centi di vigna , metà di cui
spetta al di lui fratello Salvatore Giusti , ma ei ne gode il frutto intero perché Salvatore essendo partito come Coscritto da circa sette anni a questa parte , non si è più avuto nuove di lui.
La moglie di Filippo Giusti s'industria a lavare , e travaglia nella vigna unitamente al marito , il quale
peraltro , attesa ( ) claudicazione ed immobilità dell'articolazione del piede destro , non ha benché sano e
gagliardo l'attività necessaria ai lavori di agricoltura; s'industria bensì a fare qualche trasporto con bestie a soma ma gli conviene esercitando questo mestiere , viaggiare sempre a cavallo.
Della di lui condotta morale non vi sono riscontri in sinistro  , a mia notizia , meno oltre una procedura da lui subita nel Tribunale di Portoferraio nel corso del primo trimestre del presenta anno , non so per quale
addebito per cui gli fu fatto in quel Tribunale il Precetto della sera e di presentarsi ogni quindici giorni fino a nuovo ordine avanti a me per render conto della sua persona.

Lo Stato di sua famiglia composta di quattro figli incapaci di guadagnarsi la sussistenza per la loro tenera
età , mentre Stella-Rosa è nata il primo aprile 1806  , Marta-Clarice è nata il 20 giungo 1810 , Agata è nata il 3
febbraio 1813 ed Innocenza-Luisa è nata il dì 3 aprile 1815 e così tre sono sotto l'età di dieci anni , lo renderebbe meritevole di qualche riguardo in proposito della continuazione della Pensione che domanda e che ha riscossa per tutto aprile 1815.
Richiamato io peraltro  da Vostra Eccellenza ad esternare il mio parere in questo proposito , proporrei che
non concorrendo a favore di Filippo Giusti delle circostanze specialissime per accordargli con privilegio
singolare la domandata pensione , si dovesse in linea di Giustizia distribuire praticare verso di lui il sistema medesimo che è stato praticato generalmente con tutti gli altri in stato d'invalidità ritornati dalle armate o dalle flotte francesi .

I documenti sopra indicati che Le compiego unitamente alla supplica inviatami sono:
1. Un certificato di visita rilasciato al Giusti nel 1 settembre 1807 dall'Uffizio  della Marina di Tolone
2. Il congedo definitivo rilasciato al Giusti nel dì 11 settembre 1807 Dal Commissario della Marina di
    Tolone
3. L'Estratto di Decreto del Ministero della Marina Francese de 9 Maggio 1804 che accorda al Giusti la
    pensione come invalido marinaro

Ed ho l'onore di risegnarmi al più profondo rispetto.
Di VS Eccellenza

Dal Tribunale di Longone
Lì 5 maggio 1816

Um.mo Dev.mo Serv.re

Pietro Calamandrei Potestà"

(Affari generali del  Governo dell'isola d'Elba anno 1816.Filza 1.Carta 98.Archivio storico comune
Portoferraio)

Ottenute le necessarie informazioni la massima autorità governativa militare e civile  , cioè il Governatore
dell'Elba , invia tutta la documentazione a Firenze.

Ecco un esempio.
Si tratta  di un militare , supplicante la pensione.
Così  , Strasoldo , Governatore ,  procede per la richiesta della pensione.

"A.I. e R.

Tommaso Cacioli  di Portoferraio domanda con le annesse preci una Pensione mensuale in vista del servizio da Esso prestato nella Guardia urbana di questa Città per 25 anni nell'epoche le più disgraziate per questa Città e segnatamente durante l'assedio del 1801.
Sussiste per le fonti d'informazione che egli ha prestato servizio per il tempo nelle indicate qualità e che si
distinse in vari riscontri pericolosi per il suo coraggio ed attaccamento alla buona causa.
Trovandosi alla (  ) di una numerosa famiglia non riesce assolutamente dalla sua (  )per vivere , nella
circostanza è nell'età di anni 57 ed ha sofferto nella vista.

Um.mo Dev.mo Serv.re

Strasoldo"

(Affari generali del Governo dell'isola d' Elba  anno 1816. Filza 5.Carta 249.Archivio storico comune
Portoferraio)


Avute  le necessarie informazioni relative ad una supplica di un suddito per ottenere la "pensione
mensuale" il governo granducale procede a concederla.
La modalità di assegnazione  accade con "sovrana determinazione" tramite  "benigno rescritto" di Sua
Altezza Imperiale e Reale.
E' quanto si apprende per l'assegnazione della pensione supplicata da alcuni militari in stanza a
Portoferraio.
Così scrive Strasoldo , governatore militare e civile dell'Elba ,  al comandante militare delle truppe granducali
in Portoferraio:

"Sig.Maggior Fabbroni Comandante Militare
Spedita 9 marzo 1816

S.A.I. e R. (Sua Altezza Imperiale e Reale) con benigno rescritto dè 10 febbraio caduto si è degnata
accordare ai sotto notati individui di questa Città in considerazione del loro lungo servizio militare le
appresso pensioni mensuali sulla cassa Depositeria. VS Ill.ma si scompiacerà di partecipare ai nominati
individui tali sovrane determinazioni ed io sono frattanto con perfetta e distinta stima.."

(Affari generali del  Governo dell'isola d'Elba anno 1816. Filza 1.Carta 3.Archivio storico comune
Portoferraio)

Accompagna la lettera il "benigno rescritto" a firma L. Spadini dove sono indicati i nomi cui S.A.I. e R. si è
degnata accordare una pensione mensile , rescritto che il comandante militare in Portoferraio , maggiore
Fabbroni , consegna ai soggetti cui è stata riconosciuta la pensione.

"Ill.mo Sig.re Sig.re Pron. Colend.mo

Sua Altezza Imperiale e Reale con Rescritto dè 10 febbraio caduto si è degnata di accordare ai sotto notati
individui di codesta Città , in considerazione della loro avanzata età del lungo e fedel servizio prestato nel
militare , le appresso Pensioni mensuali sulla Cassa della Reale Depositeria:
a Domenico Trilli già Caporale dei Veterani e a Francesco Petrucciani  , al primo lire venticinque e al
Petrucciani lire ventidue e soldi dieci.
A Andrea Tesi e Pietro Antonio Giuliani lire venti per ciascheduno parimente in pensione.
Partecipo a VS Ill.ma tali Sovrane Determinazioni per di Lei notizia e con distinto ossequio mi confermo

Di Vs Ill.ma

Firenze dall'Imp. e Reale Seg.ria di Guerra
Lì 13 Marzo 1816

Dev.mo Obbl.mo Serv.re
L. Spadini "

(idem come sopra)




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GRANDUCATO  DI  TOSCANA  ASBURGO LORENA(1713-1801/1814-1860)

INdivIDUI DA ARRESTARE E SOGGETTI INDESIDERATI


Con una ordinanza , nel luglio del 1815 ,  il Re di Francia , restaurato sul trono dopo la sconfitta di Napoleone
Bonaparte , fa un elenco di nomi ,  divisi in due parti , prima e seconda lista ,  nei confronti dei quali devono
essere presi provvedimenti.
Nella prima lista sono i nomi di  individui che resisi rei di tradimento devono essere arrestati .
Nella seconda lista quelli che devono essere indirizzati al commissariato in Firenze.
L'ordinanza del re di Francia nasce "in seguito dei concerti che hanno avuto luogo tra le Corti d'Austria , di
Russia , della Gran Bretagna e di Prussia e tra la Corte di Francia".
Come "estratto dell'ordinanza del Re di Francia"la lista è inviata al conte A. Fantoni commissario regio
straordinario per l'Elba e Piombino.

INdivIDUI  DA  ARRESTARE. MANDATO  DI  CATTURA

"Riservata

Ill.mo Sig.Sig. Pron.Colend.mo

In seguito dei concerti che hanno avuto luogo tra le Corti d'Austria , di Russia , della Gran Bretagna e di
Prussia e tra la Corte di Francia e dietro le relative comunicazioni fatte all'I. e R. Governo , dei provvedimenti che devono essere presi sopra in quarantacinque individui compresi nella ordinanza di S.M. il Re di Francia de 24 luglio 1815 , della quale qui invio accompagno un Estratto.
Vengo pertanto superiormente incaricato di dare le convenienti di spiegazioni perché sia adempiuto
all'oggetto contemplato per ciò che riguarda il nostro Granducato ; ed è per questo che io mi rivolgo a VS
Ill.ma perché voglia compiacersi di dare i suoi ordini per l'arresto immediato di qualunque dei diciassette
individui notati nella prima Lista  , con (  ) la pena di rendermene avvisato  , nel caso che fossero capitati o per capitare in codesta Città o in altra parte del di Lei Governo e perché capitandovi qualunque degli altri ventotto Individui nominati nella Seconda Lista , siano subito diretti alla volta di questa Città per presentarsi al Commissariato di Quartiere S. Croce , dove riceveranno gli ordini ulteriori.
Ho l'onore di essere con perfetta e distinta stima Di VS Ill.ma

Dalla Segreteria dell'I. e R. Governo
Dev.mo Obbl.mo Serv.re

Lì 21 novembre 1815

Nomi"

(Affari generali del commissario straordinario dell'isola d'Elba dal 1° settembre 18i5 al 16 marzo 1816 .Filza
3. Carta 355.ASCP)

Allegato alla lettera di cui sopra è l'"ESTRATTO dell'Ordinanza del Re di Francia"in cui sono indicati nomi e
cognomi contro cui devono essere presi provvedimenti.Si tratta di soggetti che hanno collaborato
strettamente con Napoleone Bonaparte .

"ESTRATTO DELL'ORDINANZA DEL  RE  DI  FRANCIA"
Ordinanza del Re di Francia del 24 luglio 1815



Art 1. I Generali ed Uffiziali che si sono resi rei di tradimento verso il Re avanti l'epoca del 23 marzo o che hanno a mano armata attaccata la Francia e il Governo che con violenza han potuto usurpare ed ottenere
una qualche autorità , saranno arrestati e tradotti davanti a dei Consigli di Guerra secondo la competen
za della respettiva loro divisione cioè…"

(idem come sopra)

Segue la prima lista in cui si trovano nomi di generali noti alla storia  hanno combattuto a fianco di
Napoleone Bonaparte come Ney , Bertrand , Drouot , Cambronne , Lavallette ed altri ancora "che con violenza
han potuto usurpare ed ottenere una qualche autorità" , che devono essere arrestati immediatamente.
Usurpatori tutti ,  come lo stesso Napoleone che con la restaurazione è chiamato nelle corti europee il "gran
usurpatore"

"Art. 2 Gli Individui di cui seguono i nomi (sono ventotto nomi che compongono la seconda lista ) esciranno
nel termine di sei giorni dalla città di Parigi all'interno della Francia nei luoghi che saranno loro indi
cati dal nostro Ministro della Polizia Generale ,  e dove i medesimi resteranno sorvegliati , ivi aspettan
do che le Camere deliberino quali di loro dovranno uscire dal Territorio del Regno e quali saranno
rilasciati alla Potestà dei Tribunali per il loro processo.
Saranno immediatamente arrestati quelli che non si portassero al luogo che verrà loro assegnato dal
nostro Ministro della Polizia Generale"

(Idem come sopra)

Il commissario straordinario Fantoni ricevute le istruzioni di cui sopra scrive all'intendente dell'isola
d'Elba , Balbiani ,   e al Comandante d'armi in Piombino incaricandoli "a dare le convenienti disposizioni per
l'arresto immediato di qualunque dei diciassette individui notati nella prima delle due liste…" non
omettendo di rendergliene immediatamente conto " e senza la minima dilazione avvisato nel caso che
fossero capitati o per capitare in codesta città".
Per gli altri ventotto individui della seconda lista ordina che devono essere subito spediti a Firenze , al
commissariato di S. Croce.

Dopo la caduta di Napoleone  ad  un soggetto compromesso con l'imperatore è negato il soggiorno all'Elba.
La sua permanenza sull'isola   è indesiderata da parte del governo granducale restaurato.
E' Andrè Pons de  l'Herault direttore delle miniere.(1)
Su segnalazione dell'imperiale e regia segreteria di Stato in Firenze , nell'ottobre del 1815 di lui si occupa la
Presidenza del Buon Governo con lettera indirizzata a Fantoni , commissario regio straordinario per l'Elba.

"Ill.mo Sig.Sig. Pron. Col.mo

Su segnale del Biglietto dell'I. e R. Segreteria di  Stato in data de 25 cadente sono autorizzato a far intendere
al Sig. Pons Francese che le circostanze non permettono che egli rimanga ulteriormente nell'Isola dell'Elba e
che se gli aggrada di dimorare negli Stati Granducali gli resta per mezzo di prescegliere altro luogo per suo
soggiorno nell'interno della Toscana.
VS Ill.ma promuoverà pertanto di fare in modo che il Sig. Pons si uniformi prontamente e si farà rendere
conto preciso per rendermene immediatamente inteso della di lui partenza dall'Isola e del luogo ove venisse
a stabilirsi in Terra ferma , onde far invigilare sulla sua condotta.
Sono con distinta stima
Di VS Ill.ma
Dalla Presidenza del Buon Governo
Firenze Lì 25 ottobre 1815

Um.mo Obbl.mo Serv.re

Ant. Puccini"

 

 (Affari generali del commissario straordinario dell'isola d'Elba dal 1° settembre 1815 al 16 marzo 1816.Filza
3.Carta 355.Archivio storico comune Portoferraio)

Il  Fantoni con lettera del 29 ottobre 1815 scrive all'Intendente Balbiani dettandogli i precisi ordini
ricevuti relativi all'allontanamento dall'Elba di Pons de l'Herault.
Pons de l'Herault  chiede allora al  Presidente del Buon Governo il permesso di trattenersi qualche giorno
sull'isola per metter in ordine i suoi affari e far sì che la sua famiglia fosse in grado di portarsi in continente.
Il Fantoni concede l'autorizzazione dando "disposizioni convenienti alla veduta di buona polizia nella sua
breve dimora" per assicurarsi che questo francese non crei problemi.

(1) Autore di "Souvenirs et anedoctes de l 'Ile d'Elbe ". Pelissier editore.Parigi 1897




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GRANDUCATO  DI  TOSCANA  ASBURGO LORENA(1713-1801/1814-1860)

VINCENZO  FORESI E CRISTINO  LAPI


Foresi (1)  , macellaio , benestante , ha aiutato Napoleone a fuggire dall'Elba prestando denaro e mezzi.
Lapi    (2)  , medico ,  già maire di Portoferraio , è nominato da Napoleone governatore generale
dell'Elba , all'ultima ora ,  quando sta per lasciare l'isola.
Foresi e Lapi , due personaggi che hanno avuto stretti rapporti con l'imperatore.
Ora , in virtù dell'art 100 del trattato di Vienna , il granducato di Toscana è restaurato anche all'Elba e
l'imperiale e regio governo ne prende possesso il 10 settembre del 1815 tramite il commissario regio
straordinario conte Agostino Fantoni con solenne cerimonia.
Il giorno dopo tutte le autorità costituite e i pubblici funzionari prestano giuramento di fedeltà.
Di lì a poco i due personaggi sopra ricordati , Lapi e Foresi  ,  devono il primo "rendere discarico del suo
operato dipendentemente dalla cariche ricoperte" e il secondo è obbligato "a porre nel più chiaro lume i
suoi affari".
E' accaduto che il restaurato governo granducale è interessato a compiere "investigazioni fatte per
rintracciare i generi spettanti al Governo come provenienti dalla passata Amministrazione ed appartenenti
a Napoleone Bonaparte nell'Isola dell'Elba".
Queste "investigazioni"richiamano l'attenzione del governo granducale "sul sistema tenuto da Cristino Lapi
e da Vincenzo Foresi e sulle loro pretenzioni di Credito"
E' quanto si apprende dall'imperiale e regia segreteria di stato che nel novembre del 1815  scrive al Fantoni
le seguenti "Supreme Disposizioni":

 

"Ill.mo Sig Sig Pron. Colen.mo

Sua Altezza Imperiale e Reale cui è stato reso conto del resultato delle investigazioni fatte per rintracciare I
generi spettanti al Governo  ,  come provenienti dalla passata Amministrazione ed appartenenti a Napoleone
Bonaparte nell'Isola dell'Elba , avendo riconosciuto che l'interesse dello Stato richiama principalmente a delle
Ispezioni di maggior rilievo sul sistema tenuto da Cristino Lapi e da Vincenzo Foresi e sulle loro pretenzioni di
Credito , non meno che sulle Partite di Debito , di cui possano essi esser tenuti a conto , con Dispaccio de 23
corrente ha ordinato , che venga intimato a detto Lapi di portarsi a Firenze nel termine di quindici giorni per
render discarico del suo operato e discutere e liquidare le sue pretenzioni avanti l'Avvocato Regio e del
Soprintendente all'Uffizio delle Revisioni e Sindacati incaricati di prendere in esame di concerto tutte le carte
relative all'Amministrazione di detto Lapi per riferire il resultato a S.A.I. e R. con quelle proposizioni che
crederanno giuste , eque e convenienti.
Avanti i medesimi Avvocato regio e Soprintendente dovrà il Foresi giustificare le ragioni concernenti gli
interessi che lo riguardano e che formano debito contro di esso a favore dello Stato di che parimente
conosceranno i prelodati Ministri.
Nel rimanente a vantaggio del Governo tutti quelli Effetti e Generi che sono stati confiscati e riconosciuti di
proprietà del Governo stesso , l'I. e R.A.S. accorda benignamente che siano sciolti dal sequestro e rilasciati
alla libera disposizione dei Possessori attuali gli altri Effetti descritti nell'Ingiunta Nota S , senza pregiudizio
delle ragioni del Governo in quanto il valore di detti Effetti potesse essere compensato con qualche
pretenzione di Credito.
Finalmente ha approvato S.A.I e R. che venga recuperato dalle mani di Vincenzo Foresi il piombo da esso
denunziato in libbre 10.000 e che attesa la buona fede , con cui Egli ne fece la compra venga al medesimo
restituito il prezzo pagato a lire 1666.13.4
In esecuzioni di tali Supreme Disposizioni VS Ill.ma parteciperà l'occorrente a chiunque vi abbia
interesse , dando gli ordini opportuni , onde tutto sia regolato nel modo sopraespresso e prevenendo il Lapi e il
Foresi che in caso di loro morosità a dedurre le loro ragioni sarà provveduto alle dichiarazioni che
resulteranno di giustizia alle quali dovranno esattamente uniformarsi.
Ho l'onore di essere col più distinto ossequio

Di VS Ill.ma
Dall'Imperiale e Reale Segreteria di Stato
Lì 24 novembre 1815
Dev.mo Obbl.mo Serv.re

GB Nomi

Visto  N. Corsini"

 

(Affari generali del Commissario Straordinario dell'isola d'Elba dal 1°settemebre 1815 al 16 marzo
1816.Filza 3. Carta 347.ASCP)

Il "visto " di Neri Corsini certifica l'importanza della vicenda: Neri Corsini è ministro dell'interno.

Ricevuto tale ordine , il Fantoni  si affretta ad avvisare gli interessati che devono presentarsi a Firenze per
rendere discarico del loro operato.
Lapi non è presene all'Elba  ma è a Livorno.
Il Fantoni scrive (26 novembre 1815) all'Auditor del Governo (giudice)di Livorno invitandolo ad  ingiungere a
Lapi "di recarsi nel termine di tredici giorni a Firenze per rendere discarico del suo operato…"
Foresi si trova all'Elba.
A lui  , direttamente ,  il Fantoni si rivolge con lettera (10 dicembre 1815) intimandogli che deve presentarsi a
Firenze davanti all'Avocato Regio e al Soprintendente (ufficio Revisioni e Sindacati)  e termina"…incaricato
di dar gli ordini opportuni per l'adempimento di tali Supreme Disposizioni debbo altresì prevenirla che in
caso di morosità per la sua parte a dedurre le sue ragioni , sarà proceduto alle dichiarazioni che resulteranno
di giustizia , alle quali dovrà esattamente uniformarsi
Fantoni

Mi chiamo notificato dalla presente
Piombino dicembre 1815
Visto: Foresi "

(Idem come sopra)

La restaurazione all'Elba fu eseguita con clemenza , senza particolari "persecuzioni"  nei confronti di coloro
che erano stati compromessi col governo di Napoleone Bonaparte.
La vicenda di Lapi e Foresi è forse l'unica vengono attuate "Supreme Disposizioni".

 

(1 )Vincenzo Mellini
"L'isola d'Elba durante il governo di Napoleone I"
Stab. Tip. del 'Nuovo Giornale'. Firenze.1914

(2) Giovanni Livi
"Napoleone all'isola d'Elba"
Fratelli Treves Editori.Milano.1888




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GRANDUCATO  DI  TOSCANA  ASBURGO LORENA(1713-1801/1814-1860)

1816: L'ISOLA D'ELBA E' SPROVVISTA DI GENERI ALIMENTARI DI PRIMA NECESSITA'


Il carteggio di cui si va a trattare rivela come agli inizi del 1816 , dopo il governo di Napoleone Bonaparte , la
popolazione dell'Elba giaccia
in stato di penuria riguardo ai generi alimentari di prima necessità.
E' una lettera dell'auditor Vicario (giudice ) al governatore militare e civile dell'Elba a rivelare questa
situazione.
Il governatore venutone  a conoscenza si attiva rivolgen

dosi all'imperiale e  regia segreteria di guerra in
Firenze chiedendo di intervenire tenendo conto della particolare situazione insulare.
Sollecita  e positiva è la risposta del governo granducale che evidenzia la grande importanza strategica e
l'attenzione cui è sottoposta l'Elba da parte di detto governo da poco restaurato sull'isola.

LETTERA  DELL'AUDITOR  VICARIO  AL  GOVERNATORE DELL'ELBA

"Eccellenza

Credo mio dovere il far presente a V.E. che la modica quantità di sussistenza ed in specie di generi
frumentari attualmente esistente in questa Isola congiunta a diverse particolari circostanze ne fa temere in
avvenire la deficienza nel quantitativo almeno necessario al fabbisogno.
Questo timore è fondato sopre solide ragioni .
Pochi sono gli speculatori di questo genere nell'Isola e questi non hanno capitali per farne della provvista nel
Continente , che in piccolo dettaglio e per brevissimo tempo.
Non è molto (   ) che siano supportati nell'Isola i generi medesimi di Speculatori…
23 marzo 1816
Cornacchini"

(Affari generali del Governo dell'isola d'Elba anno 1816.Filza 1.Carta 12.ASCP)

L'Auditor Vicario continua affermando che la penuria  di generi alimentari presenti sull'isola è da imputarsi
anche ai "gravosi diritti di ancoraggio ai quali vengono sottoposti i bastimenti" e poi anche per il fatto che
sia "interdetta per qualche tempo la comunicazione col continente" per la comparsa di "legni Barbareschi
che infestano questi mari"

Non perde tempo il Governatore , Strasoldo ,  ad attivarsi.
Nello stesso giorno , 23 marzo 1816 , nel quale ha ricevuto la lettera dell'Auditor Vicario scrive a Firenze
all'imperiale e regia segreteria di stato.
E' lettera molto interessante perché spiega i motivi per i quali la popolazione elbana è priva di generi
alimentari di prima necessità , A) i rifornitori di viveri locali , chiamati speculatori , "sono privi di capitali" , B) , i
rifornitori  , speculatori , del continente "non trovano il loro conto a venire all'Isola dell'Elba per motivo di
gravosi diritti d'ancoraggio ai quali vengono sottoposti I Bastimenti  a differenza del Porto di Livorno"  , C)
comunicazioni col continente rese difficili dalla presenza di "legni Barbareschi" (pirati del nord Afarica)

LETTERA  DEL GOVERNATORE   STRASOLDO ALL'IMPERIALE  E REGIA  SEGRETERIA DI STATO

Dopo aver ricordato che il commissariato di guerra dell'Elba ha inviato nota per il mantenimento
dell'approvvigionamento per tre mesi  delle guarnigioni della piazza di Portoferraio e Longone così continua

"…il mio dovere mi richiama di far presente al R. Governo l'istanza che mi rinnova il Commissariato di
Guerra per ottenere la Sovrana Determinazione in questo emergente che la savienza del R. Governo non può
non ravvisare importante de indispensabile che altronde l'Isola sprovvista di generi di prima necessità per il
consumo giornaliero di questa Popolazione.
Su questo particolare l'Auditore di Governo con sua lettera di questo giorno mi fa presente che la modica
quantità di sussistenza di generi frumentari attualmente esistenti  in quest'isola fa temere la deficienza
nel quantitativo necessario al puro bisogno della Popolazione per le seguenti ragioni.
In primo luogo pochi sono i speculatori di questo genere e questi sono privi di capitali.
In secondo luogo l'esperienza dimostra che gli speculatori del continente e gl'esteri non trovano il loro conto
di venire all'Isola dell'Elba per motivo di gravosi diritti d'ancoraggio ai quali vengono sottoposti i Bastimenti
a differenza del Porto di Livorno e dal riscontro che risulta dal registro si osserva quanti Bastimenti  di meno
sono approdati in questi porti da che è stato imposto il nuovo dazio d'ancoraggio a carico del Regio Erario è
in pregiudizio al Commercio di quest'Isola.
Dandosi che resti impedita per dei giorni la comunicazione con il Continente per cagione del mare ,  come pur
troppo spesso accade e questi meschini Speculatori che sono anche venditori  in dettaglio privi di Bastimenti
(  ) a resistere al mare agitato , restano talmente privi di provviste da non poter far (  ) il pane neppure per le
loro famiglie.
V.E. comprende che sopra negozianti di simil sfera v'è da contar ben poco.
Conviene altresì avvertire che non può riguardarsi per remoto il caso che resti interdetta per qualche tempo
la comunicazione col Continente per causa dei Legni Barbareschi e che restino interdette le provenienze.
(  ) si rende il dimostrare le funeste conseguenze ed i gravi disordini che sarebbero per divenire.
Tutti questi riflessi portano a dimostrare la necessità di un provvedimento e precauzione con eccezione di
Regole al Sistema vegliante nel Granducato , valutando la specialità delle circostanze di quest'isola ed il R.
Governo (  ) nella sua Saviezza l'importanza dell'oggetto"

(idem come sopra)



Dopo che l'Auditor Vicario (giudice) ha informato il governatore dell'Elba , Strasoldo , "della modica quantità
di sussistenza ed in specie di generi frumentari" esistente sull'isola , il governatore con lettera del 23 marzo
1816 ,  indirizzata all'imperiale  e regia segreteria di stato in Firenze  , evidenzia i motivi per i quali all'Elba
scarseggiano tra la popolazione i generi alimentari di prima necessità.
Termina la lettera dicendo che tale situazione è a rischio "di gravi disordini che sarebbero per divenire" e
chiede un provvedimento "con eccezione di Regole al Sistema vegliante del Granducato , valutando la
specialità delle circostanze di quest'Isola".


La risposta  arriva presto dall'imperiale e regio dipartimento degli affari esteri di Firenze.

PROVVEDIMENTO DEL REGIO  GOVERNO  CONTRO  LA PENURIA DI GENERI ALIMENTARI DI  PRIMA
NECESSITA'

"Ill.mo Sig Sig.Pron.Colend.mo

Riscontrando il pregiato di Lei Dispaccio dei 23 stante mi faccio sollecito a prevenire a VS IL.ma che l'I. e R.
Governo ha definitivamente approvate delle disposizioni in virtù delle quali verrà al più presto provvisto
all'approvvisionamento di codesti Forti.
Non si dubita che una tale misura porrà nel tempo stesso di supplire  a quelle momentanee mancanze di
viveri che fossero per manifestarsi fra gli abitanti in qualche punto dell'Isola  , poiché in tal caso potrà
erogarsi per i bisogni più urgenti una parte delle provvisioni militari da reintegrarsi con tutta
facilità , mediante la sopravvenienza di viveri , che avrebbe luogo tosto che fossero cessati quei passeggeri
impedimenti , che interromper potessero le comunicazioni col Continente.
Questo sistema mentre da un lato offre i mezzi di supplire alle angustie , in cui potesse per qualche breve
intervallo trovarsi in difetto di viveri una qualche porzione degli Abitanti dell'Isola , presenta dall'altro lato il
vantaggio di non vedere vulnerate le massime stabilite dalla vegliante Legislazione in materia annonaria ,  e
delle quali il Governo conosce troppo l'utilità e l'importanza per poter ammettere che vi sia derogato.
Ho l'onore di essere col più distinto ossequio e perfetta stima.
Di VS Ill.ma

Dall'I. e R. Dipartimento degli Affari Esteri

Lì 28 marzo 1816

Dev.mo Obbl.mo Servitore"

(Affari generali del Governo dell'isola d'Elba.Filza 1. Carta 12.ASCP)

La risposta da parte del governo centrale è pronta e risolutoria : si ordina che "potrà erogarsi per i bisogni
più urgenti una parte delle provvisioni militari… a quelle momentanee mancanze di viveri che fossero per manifestarsi fra gli abitanti in qualche punto dell'Isola".

Questa vicenda dell'isola d'Elba che è priva di generi alimentari di prima necessità  mette in evidenza
l'importanza e l'attenzione che , ai massimi livelli ,  il Granducato di Toscana riserva per il territorio dell'isola
d'Elba"valutando la specialità delle circostanze di quest'Isola."




      Marcello Camici
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GRANDUCATO  DI  TOSCANA  ASBURGO LORENA(1713-1801/1814-1860)

PROSPETTO  DELLA  QUANTITA' E  IMPORTARE  DEI  GENERI  NECESSARI  PER ASSICURARE UN  APPROVVIGIONAMENTO DI TRE MESI NELLE  PIAZZE DI PORTOFERRAIO E LUNGONE PER UNA FORZA DI 1750 UOMINI DI TRUPPA

 

Il carteggio di cui si va a parlare  ha come protagonisti Spadini(segreteria di guerra in
Firenze) , Caciolli(commissario di guerra in Portoferraio).
E' relativo alle spese di  mantenimento per tre mesi di "una forza di 1750 Uomini di Truppa" nella
piazzaforte di Portoferraio  e di Longone.
E' interessante perché fa conoscere A) il costo di questo mantenimento da parte del regio erario , B) la
modalità con cui il governo procede a fornire il mantenimento , C) entra  nei dettagli  della "specie di generi"
dell'approvvigionamento della truppa e cioè sulla qualità dei generi alimentari ritenuti necessari al
nutrimento degli uomini di  truppa.
Nel gennaio del 1816  l'Imperiale e regia Segreteria di guerra di Firenze  chiede notizie a Caciolli ,
commissario di guerra a Portoferraio ,  perché "sia sollecitamente stabilita la fornitura di pane per le Truppe
stanziate nell'Isola dell'Elba" :

"Ill.mo Sig. Sig.re Pron.Colen.mo

Preme  all'Imperiale e R. Governo che sia sollecitamente stabilita la fornitura di pane per le Truppe stanziate nell'Isola dell'Elba , e che sia nel tempo stesso assicurato un approvvigionamento di viveri  per le piazze di Portoferraio e  Lungone corrispondente al mantenimento per tre mesi delle rispettive guarnigioni , con l'aumento dei Cannonieri Guardacoste , che potrebbero in caso di bisogno essere richiamati , VS Ill.ma procederà immediatamente a riunire le offerte di quelli tra codesti Negozianti che fossero nel caso di accudire a questa intrapresa  , e farà senza ritardo conoscere a questa Imperiale e R. Segreteria i rispettivi loro nomi e le condizioni che ciascuno di loro farà per presentargli.
E con distinta stima mi confermo

Di VS Ill.ma
Dall'Imperiale e R. Segreteria di Guerra
Lì 30 gennaio 1816

Dev.mo Obbl.mo Serv.re

L. Spadini"

(Affari generali del Governo dell'isola d'Elba anno 1816.Filza 1. Carta 12.ASCP)

Nel mese  successivo la risposta di Caciolli da cui si evince la modalità con cui il governo procede al
mantenimento e cioè tramite fornitori locali , negozianti dell'Elba ,  i quali fanno offerte di prezzo sulla base
delle richieste avanzate dal commissariato di guerra:

"Al Sig. Ten.te Colonnello Luigi Spadini
Segreteria del Dipartimento di Guerra
Firenze                                                                                                       10 Febbraio 1816

Mi  fò un dovere di dare discarico alla Commissione ingiuntami da VS. Ill.ma con la pregiatissima Sua dè 30 del codesto gennaio rispetto alla fornitura del parere e all'approvvigionamento per tremesi da farsi nella Piazze di Portoferraio e Lungone.
Già le offerte per la fornitura corrente del pane e dei combustibili furono inviate a codesta Segreteria di
Guerra prima del 25 Novembre in ordine alle Notificazioni del 3 di detto mese , ciò non ostante ho invitato gli attuali provvisori Impresari a rinnovarle qui compiegate ho l'onore di trasmetterle a VS Ill.ma pregandola sollecitarne la risoluzione perché i fornitori possano fare le necessarie provviste.
Per assicurare il proposto approvvigionamento qui compiegato unisco un prospetto della quantità e specie
dei generi che occorrerebbero in tre mesi per il mantenimento di una forza di 1750 Uomini di Truppa e del loro importare calcolato sopra i prezzi del minor Offerente.
Le offerte di tre Negozianti dell'Isola che si assumerebbero di fare l'approvvigionamento di cui si tratta per passarsi alla consegna del Commissariato di Guerra  , fra le quali ritrovo la più equa quella del Sig. Giovanni Fontana .
Rispetto alla forza che in caso di una sorpresa del nemico potrebbe riunire nelle due Piazze e alla quantità e specie di generi di prima necessità da depositarsi per tale approvvigionamento vi concorre il sentimento di questo Comandante Superiore sig. Maggiore Fabbroni il quale ho consultato in proposito.
Secondo però il parere del precisato Sig. Maggiore Fabbroni questo approvvisionamento si potrebbe ridurre a un terzo meno , giacchè mi sembra che basti un deposito  di viveri capace a mantenere tutta la forza dell'isola per soli due mesi per prevenire il caso di qualunque sorpresa per la parte dei Barbareschi.
In quanto al pagamento dei  Generi di approvvigionamento il Sig. Fontana condiscenderebbe a riceverlo in tanti Mandati o tratte pagabili quindici giorni dopo le rispettiva consegna purchè non sieno sulla Cassa del Commissariato di Guerra di Livorno.
E nell'attendere le Supreme Determinazioni in tal proposito , in specie per la sollecita risoluzione delle
forniture correnti , pieno della solita stima e rispetto passo all'onore di confermarmi"

Caciolli , commissario di guerra in Portoferraio ,  nella  risposta a Spadini , segreteria di guerra in Firenze) che
chiede di conoscere quantità e qualità dell'approvvigionamento necessario per il  mantenimento per tre
mesi  di 1750 uomini di truppa , "unisce un prospetto della quantità e specie dei generi che occorrerebbero in
tre mesi per il mantenimento di una forza di 1750 Uomini di Truppa e del loro importare calcolato sopra i
prezzi del minor Offerente".
Tale prospetto è molto interessante perché entra nei dettagli  della specie di generi alimentari usati per
nutrire gli uomini della truppa e relativo costo.

"Prospetto della quantità e importare del Generi necessari per assicurare un approvvigionamento di tre
mesi nelle Piazze di Portoferraio e Lungone per una forza  di 1750 uomini di Truppa

Sacca 1750 farina del peso di # 160 a sacco a lire 37.10 lire 65625.0.0

Minestre

# 25000 . Riso a lire 32 il cento--------------------------------------------Lire        8000.0.0
# 18750 . Pasta a lire 40.5  id  ----------------------------------------------------  7546.17.6
#13125.  Fagioli a lire 29.15 il sacco di #170-----------------------------------   2296.17.6

Condimento

#10937.1/2  Carne secca e lardo di maiale a lire 58.3-------------------------- 6361.19.7
#2187.1/2    Olio da condire a lire 63 il dì di #88------------------------------      1566.1.0
#6562.1/2   Sale a lire 5 il cento----------------------------------------------------    328.2.6

Bevande

#26250. di Acquavite a lire 50 il cento------------------------------------------- 13912.10.0
#26250. di Aceto a lire 13 il Barile di #1331/3------------------------------------  2559.7.6

Combustibili

#787500. Legna a lire 7 il migliaio-----------------------------------------------    5512.10.0
#220.  Olio da lumi a lire 57 il Barile di lire 88------------------------------------   1425.0.0
#1500. Candele di sego a lire 56 il cento--------------------------------------------  840.0.0
                                                                                                       --------------------------
                                                                                          SOMMA        115974.5.7
                                                                                                       ================ 

 

(Affari generali del Governo dell'isola d'Elba anno 1816.Filza 1.Carta 12.ASCP)

Farina , riso , pasta , fagioli , carne secca e lardo di maiale , olio da condire , sale , acquavite , aceto:questi i generi alimentari che fanno parte dell'approvvigionamento alimentare degli uomini di truppa.
Il prospetto che segue indica come questi generi alimentari vanno a comporre la "razione" alimentare:

"                               Composizione della Razione

Pane-------------------------------------------------------------- "  %   28
Minestra di Pasta o Riso ------------------------------------    "    "    4
Detta di fagioli-------------------------------------------------   "    "    6
Condimento di lardo o d'olio-------------------------------      "    "    1
Sale-------------------------------------------------------------   "    "   1/2
Acquavite-------------------------------------------------------  "    "     2
Aceto------------------------------------------------------------- "     "    2
Legne------------------------------------------------------------  "    "    5
Olio circa-------------------------------------------------------    "     "   4

(Idem come sopra)

Nella razione sono comprese le "Legne" in dotazione ad ogni singolo uomo di truppa per cuocere e
riscaldare.




      Marcello Camici
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GRANDUCATO  DI  TOSCANA  ASBURGO LORENA(1713-1801/1814-1860)

ACCADEMIA  DEI  FORTUNATI.
APERTURA  DEL  NUOVO  TEATRO  PER  IL  PROSSIMO  CARNEVALE

 

Nel  settembre del 1815 Balbiani , intendente dell'Elba , scrive  al conte Agostino Fantoni , commissario
straordinario granducale per l'Elba:

"Ill , mo Sig.re Sig. Pron. Col.mo

Gl'Accademici del nuovo teatro di Portoferraio mi hanno fatto conoscere che desidererebbero di aprire il
medesimo per il ventisei dicembre prossimo ,  a me hanno domandata l'opportuna autorizzazione.
Prego VS Ill.ma a compiacersi di darmi su di ciò i di Lei ordini al più presto possibile  , affinchè i Sig.ri
Accademici abbiano il tempo sufficiente di procurarsi una compagnìa comica nel continente.
Ho l'onore di ripetermi col maggiore rispetto.
Di VS Ill.ma

Portoferraio Lì 25 settembre 1815

Dev.mo Obb.mo Serv.re
L'Intendente dell'isola

Balbiani"

(Affari generali del commissario straordinario dell'isola d'Elba dal 1° settembre 1815 al 16 marzo 1816).Filza
3.Carta 353.ASCP)

A questa lettera così risponde Fantoni:

"All'Intendente dell'isola d'Elba

Autorizzo VS Ill.ma a permettere nella prossima stagione l'apertura di codesto Teatro , colla (  ) che questa Licenza non può essere riguardata come una Sanzione di quel Corpo Morale.
Le ingiungo anzi di farsi presentare e rimettere nelle mie mani senza dilazione le Leggi , Regolamenti e
Capitali di questa Società , essendo io incaricato dall'I. e R. Governo di sottoporli alla Sovrana Approvazione.

Fantoni"

(idem come sopra)

Dopo aver così risposto all'intendente Balbiani , il Fantoni  , dopo pochi giorni , nell'ottobre del 1815 , scrive a
Firenze al Presidente del Buon Governo dove esprime le sue perplessità sul "Corpo Morale" dell'Accademia
dei Fortunati in quanto non si è presentato al nuovo governo né si è sottoposto  alla "Sovrana
Approvazione" :

"Al Presidente del Buon Governo
Lì 27 ottobre 1815

Nel tempo che l'ex-Imperatore Napoleone governava l'isola d'Elba fu costruito ed eretto in Portoferraio un
nuovo Teatro formato da alcuni Accademici che si denominarono =I Fortunati =
Ora questi Accademici desiderando di aprire nel prossimo Carnevale il loro Teatro con una Compagnia
Comica di Strioni ma ne domandano il permesso non solo col mezzo del Sig. Intendente di quell'isola , quanto
ancora con l'intercessione del Sig. Comandante Fortini , il quale mi fa osservare che una simil domanda può essere esaudita , non solo alla veduta di accordare un onesto divertimento a quella popolazione , ma di procurare ancora un sollievo agli Uffiziali della Guarnigione in un Paese ove mancano tutte le risorse della Società.
I
n quanto a me non avrei difficoltà di accordare il domandato permesso  , perché fatta attenzione al
disposto della vegliante Notificazione dè 26 ottobre 1814 sul Regolamento dei Teatri , osservo che l'art. X
rilascia alla facoltà del Commissario Regio l'accordare la permissione di aprire il Teatro due volte l'anno
compreso il Carnevale.
Ma questa permissione o Licenza potrà essere riguardata , accordandola , come una Sanzione di quel Corpo Morale di cui l'attual Governo non conosce neppure l'istituzione che ignora le Leggi per cui ha vita , che non ha riconosciuto né ha sottoposto all'opportuna Sovrana Approvazione i Regolamenti , i Capitali ,  le Convenzioni  di questa qualunque siasi società ?
Nello stato di perplessità in cui mi trovo a questo proposito prima di accordare o denegare il domandato
permesso sarei a pregare VS Ill.ma di comunicarmi le sue istruzioni facendoli osservare che qualora nella sua saviezza Ella giudichi che non vi possa essere inconveniente alcuno nell'aderire alle istanze di questi
Accademici senza preventivamente conoscere i Regolamenti per impetrare la Sanzione Sovrana
converrebbe che si degnasse farmi conoscere con sollecitudine li suo sentimento affinchè nella favorevole ipotesi , possano avere il tempo sufficiente per procurarsi una Compagnia Comica sul continente"

(Idem come sopra)

 

Le perplessità di Fantoni vengono dissipate nel dicembre del 1815 dalla Presidenza del Buon Governo che
così scrive all'Intendente dell'Elba:

"All'Intendente dell'isola d' Elba
Ill.mo Sig.Sig.re Pron.Colend.mo

Resta VS Ill.ma autorizzata a permettere nella prossima Stagione di Carnevale lì apertura di codesto
Teatro , colla (  ) che questa Licenza non può essere riguardata come una Sanzione di quel Corpo Morale.
Ed in questo proposito avrà la bontà di mettersi a portata d'istruzioni delle Leggi e Regolamenti e Capitali di questa Società onde io possa sottoporgli alla Sovrana approvazione.
Ho l'onore di essere con perfetta e distinta stima
Di VS Ill.ma
Dalla Presidenza del Buon Governo
Lì 2 dicembre 1815

Dev.mo Obb.mo Serv.re

Bruni"

(idem come sopra)

Grazie all'intervento del  conte Agostino Fantoni , commissario regio straordinario  , l'Accademia dei
Fortunati ,  non fu chiusa ma potè sopravvivere e continuare la propria attività  insieme al suo teatro che
ancora oggi è presente a Portoferraio .
Nonostante non avesse adempiuto agli obblighi di legge previsti dal nuovo governo granducale succeduto a
quello di Napoleone , l'Accademia dei Fortunati  è autorizzata a permettere l'apertura del teatro nella
prossima stagione di carnevale senza che per questo "corpo morale" tale licenza possa far scattare alcuna
sanzione per la mancata osservazione di leggi e regolamenti.
La presidenza del buon governo concede  tutto il tempo all'Accademia dei Fortunati di " mettersi a portata
d'istruzioni delle Leggi e Regolamenti" affinchè possa essere sottoposta alla sovrana approvazione.




      Marcello Camici
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GRANDUCATO  DI  TOSCANA  ASBURGO LORENA(1713-1801/1814-1860)

SUPPLICA  PER  RICHIESTA  DI  GRAZIA  PER  AMPLIARE  LA  CASA  IN VIA ' LA  PORTA  DI  TERRA '


La vicenda di Biagio Sbarra , "possidente , nativo ed abitante in Portoferraio" ,  che sul finire del 1815 e  nei
primi mesi del 1816 vuole innalzare la sua casa confinante col “Muro Castellano” di Portoferraio ,  è davvero
interessante e merita essere ricordata.
Biagio Sbarra vuole ampliare la sua casa che essendo situata vicino alle " Mura Castellane" in via 'La porta di
Terra' trova il diniego delle autorità.
E’ una  supplica la quale  evidenzia il modo con cui ogni suddito del granduca a lui si rivolge direttamente
quando chiede qualcosa.
La supplica  mostra il modo con cui il suddito “umilissimo servo” si rivolge a Sua Altezza Imperiale e Reale
e , “prostrato al regio trono”  ,  supplica la “innata bontà” del granduca per ottenere la grazia per edificare.
La supplica mostra inoltre la caparbietà con cui lo Sbarra persegue il proprio fine nonostante diversi pareri
contrari.
Dapprima Biagio Sbarra ,  “devotissimo e obbligatissimo servitore “  , si rivolge a Fantoni , commissario regio
straordinario granducale all’Elba:

“All’Ill.mo Sig.Sig.Pron.Colen.mo
Il Sig Conte Fantoni Cavaliere dell’Ordine di S. Giuseppe e Commissario Straordinario dell’isola dell’Elba

Sig.re

Biagio Sbarra di Portoferraio Possidente A’l’onore di esporle che fin dal Governo Passato aveva la
permissione verbale di poter alzare un Piano di due Stanze sopra la sua medesima casa situata in Via La
Porta di Terra confinante le  Mura Castellane del Governo ,  e detto aumento di stanze per ricovero della
propria famiglia che in oggi è aumentata.
Tali Permissioni si sono concesse ad altri Cittadini non ostante tempi più pericolosi.
Oggi che si gode la tranquillità e lontani da qualunque (  )  , Prega il Supplicante di ordinare a chi aspetta  una Tal Permissione.

Portoferraio il 18 ottobre 1815

Di Vs Ill.ma
Dev.mo Obbl.mo Serv.re

Biagio Sbarra"

(Affari generali del Commissario straordinario dell'isola d'Elba dal 1° settembre 1815 al 16 marzo 1816.Filza
3. Carta 517.ASCP)

Il giorno seguente , 19 ottobre 1815 , una lettera dello stesso tenore è spedita anche a Balbiani , Intendente
dell'Elba.
Il Balbiani chiede parere al signor Calderai  , Commissario di Polizia a Portoferraio , il quale risponde con una
memoria consegnata a Cortini , comandante della Piazza.
Il Cortini così scrive al Balbiani nel dicembre del 1815:

"Ill.mo Sig.Sig. Pron. Col.mo


Il Signor Calderai Commissario di polizia in questa Città mi presenta in di Lei nome l'unita memoria
dicendomi  che VS Ill.ma gradiva di averne il suo sentimento. Corrispondendo a questa richiesta devo fargli sentire che la dimanda di Biagio Sbarra non può essere ammessa essendo contrario alla sicurezza delle Fortificazioni il lasciar alzare delle Case , che ne debilitano la difesa e ne favoriscono l'avvicinamento.
L'essere oggi in pace non è una ragione per accordare delle (  )  , che potrebbero rendersi in altri tempi assai perniciose e nel caso di cui si tratta l'Autorità Militare non potrà mai prestarsi al conseguimento della
dimandata grazia.
E con la stima più distinta ho l'onore essere Di VS Ill.ma

Portoferraio Lì 4 dicembre 1815

Dev.mo Um.mo Serv.re

C. Cortini"

(Idem come sopra)

Lo Sbarra non si dà per vinto.
Si rivolge direttamente con supplica a Sua Altezza Imperiale e Reale.
In data 8 gennaio 1816 su carta bollata del costo di lire 7.13.4 e portante il timbro "Bollo Straordinario
Firenze" così supplica in veste di "umilissimo servo e suddito":

"Altezza  Imperiale  e  Reale

Biagio Sbarra , nato e domiciliato a Portoferraio  , umilissimo Servo e Suddito dell'A.V.I. e R. riverentemente espone come il medesimo ritrovandosi una numerosa famiglia e la di lui abitazione non essendo sufficiente per la medesima.
Supplica umilmente l'A.V.I. e R. volergli benignamente degnare d'accordare al Supplicante di alzare la
propria casa  , posta in questa Città in via Porta di Terra e corrispondino le finestre sopra la Darsena senza
impedire per altro = il marciapiede detto delle Tonde = .acciò possa riparare a di lui comodi necessari come a quelli della sua famiglia.
Chiede la Grazia
Portoferraio 8 gennaio 1816

Biagio Sbarra supplica umilmente quanto sopra "

(Idem come sopra)

Dopo questa supplica , il commissario regio straordinario per l'Elba , Fantoni ,  con Minuta al Sig. Cavaliere
Ferdinando Alliata dell'I. e R. Consiglio di Finanze " in Firenze ,  scrive il 25 gennaio 1816:

"                                         A.I. R.

Biagio Sbarra , Possidente , Nativo ed Abitante in Portoferraio  , domanda che piaccia a V.A.I. e R. di
permettergli di rialzare una di lui casa situata in questa medesima Città nella via di Porta di Terra e
confinante col Muro Castellano.
Egli suppose di averne ottenuto il permesso dal cessato Governo e di non averne ancora approfittato per
mancanza di tempo.
Io dubito molto della verità della di lui asserzione giacchè non produce alcun documento giustificativo.
Ma comunque sia non può negarsi che il lasciare alzare le abitazioni dei Particolari sulle fortificazioni di una Piazza pregiudica alla sicurezza  delle fortificazioni medesime debilitandone la difesa
Tale è ancora l'opinione dei Capi Militari che ho a questo proposito interpellati e quindi mi credo in dovere di proporre a V.A.I e R: di rescrivere  le Preci del Supplicante

=Agli Ordini =

E profondamente inchinato al Regio Trono ho la gloria di essere
Di V.A.I. e R.

Portoferraio lì 22  gennaio 1816"

Il 10 febbraio 1816 Federico Alliata risponde al Fantoni dall'imperiale e regio consiglio di finanze in Firenze:

"S.A.I e R.  ha ordinato Rescriversi  = Agli Ordini =
Lì 10 febbraio 1816
F.Alliata

Biagio Sbarra , possidente  una casa in via "La Porta di terra" a Portoferraio ,   sul finire dell'anno 1815 ,
supplica le autorità competenti per ottenere la grazia di poter ampliare la sua casa che si trova vicino alle
mura castellane. Avendo ricevuto diniego si rivolge con supplica direttamente al Sua Altezza Imperiale e
Reale  , il granduca di Toscana
La"Sovrana Risoluzione" è che la supplica viene non accettata : è "rescritta agli ordini".
Biagio Sbarra non demorde
Ne produce un'altra diretta ancora al Granduca e sempre in carta bollata (bollo da lire 7.13.4)in data 16
giugno 1816.

"                                     Altezza  Imperiale  e  Reale

Biagio Sbarra di Portoferraio  , Umilissimo Servo e Suddito dell'A , V.I. e R. rispettosamente rappresenta; che
fin dal memorabile episodio di questa Città del 1801 li fu atterrata una Casa dal fuoco  del Campo Nemico
situata nella Strada di Porta di Terra e corrispondente per la parte di dietro (  ) delle Mura.(1)
L'Oratore dopi il suddetto assedio fece riparare in parte la medesima Casa , ma non come lo meritava atteso
le sue critiche circostanze. Nel mese di febbraio prossimo passato si accinse  a far riattare la ridetta Casa
nello stato primiero e ciò con ordine del Sig. Ingegnere Giovanni Pacini ma con estremo dispiacere dopo aver
postato il travaglio a buon posto , il comando della Piazza li ha fatto smettere il travaglio con diversi pretesti
e fra gli altri con quello che appoggia le sue ( ) alle mura Castellane , cosa che non sussiste , appoggiandola
alle mura del Casamento del Mellini di una maggiore elevatezza della sua , come ha avuto luogo di far
osservare a questo Sig. Governatore Strasoldo e che ne è rimasto persuaso.
Il supplicante intanto avendo già fatto una spesa enorme e non avendo dove ricoverarsi con la sua famiglia
prostrato al Regio Trono , Supplica l'innata bontà e Clemenza  dell'A.V.I.e R. a volersi degnare di ordinare che
possa tirare al suo termine la suddetta Casa altrimenti sarebbe rovinato per sempre
Chiede la grazia

Portoferraio LI 16 Giugno 1816
"

(Affari generali del commissario straordinario dell'isola d'Elba dal 1°settembre 1815 al 16 marzo 1816.Filza
3.Carta 517.ASCP)

Tale Supplica non viene accettata .
Ritorna indietro da Firenze giungendo nelle mani del governatore dell'Elba  , Strasoldo.
Costui allora chiede il parere dell'ingegnere delle Regie Fabbriche , Pacini
Il Pacini così scrive a Strasoldo il 26 luglio 1816:

"                  Eccellenza

Esaminato quanto riteneva opportuno in ordine al rialzamento della Fabbrica di Biagio Sbarra , sono in
dovere di rappresentare alla E.V. di non aver ravvisato alcuna difficoltà per cui debba inibirsi al suddetto di
proseguire l'incominciato Lavoro.
Se la contigua Fabbrica del Sig. Mellini non avverà verun danno alla Fortificazione , nè pure il dimandato
rialzamento , può esserle pregiudicevole.
Questo è il mio ingenuo parere che sottopongo al di Lei alto discernimento , nell'atto  stesso che con ogni
considerazione passo pieno d'ossequio all'onor di segnarmi.Dell'Eccellenza Vostra

Portoferraio dallo Scrittoio dell'II e RR. Fabbriche  lì 26 luglio 1816.
Um.mo Dev.mo ed Obbl.mo Servidore

Giovanni Pacini"

(Idem come sopra)

 

 

Il carteggio finisce qui.
Non sappiamo come sia andata a finire la vicenda e cioè se a Biagio Sbarra sia stato concesso o impedito di
costruire vicino alle Mura Castellane ,  come voluto dall'autorità militare per la quale  tale costruzione
pregiudica "alla sicurezza delle fortificazioni medesime debilitandone la difesa".
Una cosa è certa: sulle Mura Castellane di Portoferraio si è costruito , come oggi possiamo vedere.
Forse ,  perché è  caduto il  divieto di costruirvi da parte delle autorità militari in seguito al venir meno dello
scòpo difensivo delle mura ?

 

(1)  Il "Campo Nemico" sono le truppe francesi che misero sotto assedio Portoferraio bombard



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MATRIMONIO  CLANDESTINO  DI  MILITARI  SENZA  LA PREVENTIVA  AUTORIZZAZIONE  DELLA  GRAZIA SOVRANA



Tutto ha inizio quando quando Fabbroni , comandante della terza compagnia di stanza nella piazzaforte di
Portoferraio ,  su "questo importantissimo oggetto" (matrimonio clandestino) informa Strasoldo , governatore
militare e civile dell'Elba.
"Eccellenza
Sono in dovere di render conto all'E.V. come il Sig. Arrighi Vicario Generale di questa Città si permette contro
i veglianti Regolamenti e Disposizioni di S.A.I. e R. di accordare dei permessi  ai militari di sposare
clandestinamente come è successo il 27 febbraio scorso tra il furiere Cerboni della Terza Compagnia del
Battaglione che ho l'onore di comandare e la ragazza Luisa Catalani di Longone.
Prego l'E.V.di prendere questo importantissimo oggetto le disposizioni che crederà più convenienti , per
richiamare detto Sig Arrighi al suo dovere  , facendogli sentire che qualunque sia il motivo che l'abbia indotto
ad accordare questo permesso non era nelle sue facoltà , trattandosi di Militari senza la debita
autorizzazione dell'Imperiale e Regio Governo.
Prevengo poi all'E.V. che non mi son potuto disimpegnare di partecipare quest'affare al Sig. Tenente
Colonnello Comandante della 2° Brigata mio diretto Superiore , per suo e mio discarico.
Accetti l'E.V. le proteste le più sincere (  ) .
Rispetto e venerazione con cui ho l'onore di essere
Dell'E.V.

P.ferraio 9 aprile 1816

Dev.mo Um.mo Serv.re

I. Fabbroni "

(Affari generali del Governo dell'isola d'Elba anno 1816. Filza 1. Carta 88.ASCP)

La segnalazione diviene davvero "importantissimo oggetto" come chiede il Fabbroni.
Dopo solo due giorni , Strasoldo scrive all'Auditor Vicario ( giudice) una lettera riservata:

" Riservata

Confido a VS Ill.ma una lettera di questo Sig Maggiore Fabbroni con la quale mi si dà conto che il Sig. Vicario
Arrighi accorda senza difficoltà il permesso a dei Militari , senza preventiva autorizzazione dei loro
superiori , di contrarre dei matrimoni clandestini.
Prego VS Ill.ma a voler prendere (  ) cognizione di quest'affare  , interpellando quando occorra l'istesso Sig.
Vicario ,  e di ritornarmelo quindi col resultato delle sue indagini e col suo savio sentimento"

(Idem come sopra)

Nel frattempo , anche il Dipartimento del Regio Diritto in Firenze ,  è stato informato della celebrazione di
matrimoni clandestini di Militari ad opera del Vicario Arrighi in Portoferraio.


E' quanto si apprende con lettera scritta a Strasoldo il 24 aprile 1816 proprio dalla Segreteria del Regio
Diritto.
"ill.mo Sig.Sig ,  Pron. Col.mo

L'I.e R. Governo è stato informato che il Canonico Arrighi di Portoferraio , nonostante che prevenuto , che non
poteva accordarsi  ad alcun militare di unirsi in matrimonio senza la preventiva Grazia Sovrana , si è (  )
permesso di autorizzare il Matrimonio del Foriere Cerboni colla Fanciulla Luisa Catalani ,  ed il matrimonio è
stato contratto nascostamente in Capoliveri  nel 17 febbraio decorso.
Quindi è che con Biglietto dell'I. e R. Segreteria di Stato dè 22 corrente mese mi viene ingiunto di
commettere a VS Ill.ma di avere a sé il Sacerdote Arrighi e di fargli sentire che in Toscana non sono permessi
i matrimoni segreti , né possono essere autorizzati i matrimoni dei Militari senza la preventiva Grazia , e che
perciò contravvenendo a simili Disposizioni potrebbe esporsi a delle disgustose conseguenze.
Mentre partecipo a VS Ill.ma per il conveniente adempimento questo Sovrano Comando , La prego a
compiacersi di accusarmi il ricevimento della presente nell'atto che passo a dirmi con distinzione  firma ed
ossequio
Dalla Segreteria del Regio Diritto
Lì 24 Aprile 1816

Dev.mo Obbl.mo Servitore

Magnani"

(Idem come sopra)

Il sacerdote Arrighi di Portoferraio ha celebrato il matrimonio di alcuni militari senza che questi abbiano
avuto il permesso dai loro superiori .Secondo i "veglianti regolamenti"  un militare per potersi sposare deve
aver avuto permesso con "Sovrana Grazia".
Il maggiore Fabbroni,comandante della compagnia dove avvengono i fatti informa il governatore
dell'Elba.Nel frattempo anche la segreteria del regio diritto in Firenze  chiede informazioni al governatore.
L'Auditor Vicario (giudice) di Portoferraio viene perciò attivato  dal governatore militare e civile
dell'Elba,Strasoldo , di far luce su "questo affare" .

Giuseppe Cornacchini,Auditor Vicario,così scrive a Strasoldo :

"Eccellenza

Le informazioni da me prese per il reclamo presentato a V.E. da questo Sig. Comandante Fabbroni e a me
confidate colla pregiatissima lettera dè 11 Aprile ultimo mi hanno hanno fatto conoscere che il Vicario
Generale nell'aver accordata la facoltà per la celebrazione del matrimonio tra Spirito Cerboni e la ragazza
Luisa Catalani di Longone non trascurò di rilevare che lo stesso Cerboni non era addetto al servizio militare e
l'atto curiale che le unisco in copia ne somministra un convincente riscontro.
Per sicurezza maggiore ho creduto bene i testimoni adibiti nell'atto medesimo e dal loro deposto oltre la
conferma dell'esame da essi subito nella Curia Ecclesiastica è venuto e resultare dal Catalani fu asserito
nella divisata circostanza che Egli (Spirito Cerboni ndscr. ) era semplice Segretario di un Capitano e che non
faceva parte del Corpo militare.
Sull'altro articolo dell'annesso reclamo riguardante il contegno ritenuto dalla predetta Curia nel permettere
questo matrimonio mi conviene osservare che valutabili e delicate si ravvisano le circostanze per le quali fi
accordata ai Coniugandi la dispensa dalle proclame e che verosimilmente non erano ad essa note le Leggi
veglianti in proposito  nel Gran Ducato.
Stando le cose in questi termini a me sembra poter concludere che l'operato del predetto Vicario Generale
non sia redarguibile riguardo al primo articolo ed altresì molto scusabile attese le circostanze in quanto al
secondo.
Crederei non di meno necessario che possa il medesimo avvertito ad esser prudente e circospetto a ad
uniformarsi in avvenire alle Leggi ed Ordini veglianti in questa interessante e delicata materia.
Passo all'onore di confermarmi col più rispettoso riverente ossequio.
Di VS Eccellenza

Portoferraio 5 maggio 1816
Um.mo Dev.mo Serv.re

Giuseppe Cornacchini"

(Affari generali del Governo dell'isola d'Elba anno 1816.Filza 1.Carta 88.ASCP)
Il governatore Strasoldo dopo aver ricevuto queste informazioni dopo due giorni,il sette maggio,scrive al
segretario  del regio diritto in Firenze per metterla al corrente della situazione:

"Segretario del R. Diritto
Spedita 7 maggio 1816


Al momento che mi previene il pregiatissimo foglio di VS Ill.ma in data del 24 Aprile decorso,avevo pure io
avuta notizia del contegno tenuto da questo Sig. Vicario Arrighi nell'autorizzare il matrimonio segreto del
Cerboni colla giovinetta Catalani ed avevo incaricato il Sig. Auditor Vicario di prender memoria cognizione e
colle debite cautele di questo fatto onde pormi in grado di darne conto a VS Ill.ma con piena cognizione di
causa .
Il Sig. Auditor Vicario mi ha ora ritornato in tale affare prevenendomi di non verificarlo che avnati la Curia
Ecclesiastica fu dal Cerboni a da due testimoni asserito che egli era semplice Segretario di un Capitano e che
non faceva parte del Corpo Militare e che d'altronde il Vicario Arrighi non aveva assicurato di rilevare la
detta circostanza il che risulta dall'atto curiale che ho l'onore di trasmetterle in copia.
Quanto all'altro addebito di aver permesso che il matrimonio sifacesse segretamente vengo avvertito
dall'istesso Sig. Vicario che convivono alcune delicate e valutabili circostanze che potranno far sembrare
opportuna la dispensa della solita denuncia accordata alla predetta Curia alla quale mancano
verosimilmente noti gli ordini veglianti in proposito nel Granducato.
Per questo in t
ale stato di cose l'operato del predetto Vicario piacesse valutare con redarguibile riguardo al
primo articolo e scusabile anche quanto al secondo attese le rilevate circostanze ho creduto non di meno
necessario di avvertirlo di essere più circospetto e ad uniformarsi in avvenire alle Leggi e Ordini veglianti in
questa interessante e delicata materia (  ) così anche a quanto dispongono gli ordini comunicatimi da VS
Ill.ma
E col più profondo ossequio."

 

(Idem come sopra)

Il giorno dopo,8maggio 1816,così Strasoldo scrive all'Auditor Vicario (giudice) mettendo la parola  fine a
tutta la vicenda di questo "importantissimo affare " della celebrazione del  matrimonio  clandestino tra il
"furier"  Cerboni  e la "Fanciulla Catalani" di Longone :

"Valutando i rilievi contenuti nella pregiata Sua del 5 andante relativamente agli addebiti stati dati a questo
Vicario Arrighi in proposito del matrimonio tra il Furier Cerboni e la Fanciulla Catalani,approvo che Ella lo
abbia a sé e lo avverta ad essere in avvenire più prudente e circospetto e ad informarsi alle Leggi e Ordini
veglianti nel Granducato in materia di matrimoni.
Tale è anche l'intenzione del Sig. Segretario del R. Diritto a cui era già pervenuta la notizia del fatto in
questione.
E con distinta stima  sono"

(idem come sopra)




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DOTE  MARITALE


Nel 1816 sono  in essere "nella Comune di Longone  delle Doti  in benefizio " volute da Don Diego D'Alarcon
destinate a donne che si maritano le quali,però, "fossero rivestite di quelle tali qualità richieste dal
fondatore delle medesime".
E' quanto si apprende da una lettera scritta dal commissario regio straordinario Fantoni  all'Auditore Vicario
(giudice).Erano infatti insorti reclami: malgrado l'avvenuto matrimonio ancora la "Somma Dotale" non era
stata erogata.
Fantoni così scrive all'Auditor Vicario perché si attivi "per regolarizzare quest'affare":

" Ill.omo Sig. Sig. Pron. Col.mo

Minuta all'Auditor Vicario di Portoferraio spedita lì 24 gennaio 1816

Il fu tenente Generale D. Diego D'Alarcon istituì nella Comune di Longone delle Doti in benefizio di alcune
fanciulle,le quali,maritandosi,fossero rivestite di quelle tali qualità richieste dal fondatore delle medesime.
diversre fra quelle che sono state graziate di simili Doti hanno reclamato e reclamano il pagamento non
ancora conseguito della corrispondente Somma Dotale,malgrado l'effettuato matrimonio.
Io pongo a VS Ill.ma a portare il conveniente esame sulla primitiva istituzione di queste Doti ,facendosi
rappresentare la Deposizione Testamentaria del Fondatore per riconoscere in seguito se nel sistema
d'Amministrazione dei Capitali,se nella distribuzione dei frutti si è proceduto colla dovuta giustizia e
regolarità.
Stimo quindi opportuno di trasmetterle le istanze che alcune Ricorrenti mi hanno in diversi tempi presentate
affinchè possa verificare i titoli che competono alle medesime e fare quelle proposizioni che nella di Lei
saviezza giudicherà le più opportune per regolarizzare quest'affare in cui mi sembra che per il passato abbia
regnato la confusione e il disordine.
Sono intanto con distinta stima

Di Vs Ill.ma

Portoferraio lì 24  gennaio 1816

Dev.mo Serv.re

Fantoni  "

(Affari generali del commissario straordinario dell'isola d'Elba dal 1°settembre 1815 al 16 marzo 1816.Filza
3.Carta 516.ASCP)

Non sappiamo  quali fossero le qualità di cui dovevano esser "rivestite" le donne che si maritano a Longone
per ottenere la dote maritale e neppure   come andò a finire  la controversia relativa al reclamo per il
mancato pagamento della "Somma Dotale, malgrado l'effettuato matrimonio"




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