Nasce all'Isola d'Elba il 25 Ottobre 1945, diverse Facoltà e Università senza concludere nulla se non scoprire un forte interesse per la partecipazione all'azione Politica.
In quegli anni di formazione, oltre all'impegno politico, resta fermo un "continuum" di attenzione al lavoro pittorico ed al suo approfondimento che lo portano a frequentare "L'Ambiente", Le Botteghe dei Neo Macchiaioli Cigheri, Dominici e Manzi e a studiare disegno con l'amico Lino, docente di scenografia all'Accademia di Brera.
E la tecnica della "macchia" e la luce del Mediterraneo sono il primo contatto del lavoro sulla tela: un mondo che scopre piccolo , per l'appunto , insulare.
E proprio da Ancona, città dalla luce orientale e dal mare operoso che frequenta per cure di affetti, inizia, dopo una memorabile mostra di Ennio Morlotti alla Galleria Gioacchini, un viaggio pieno di suggestioni e scoperte: Bacon, Freud, Sutherland, a New York Klein, Pollock, De Koonig tutti gli ..ismi del 900.Prigioniero di uno scoglio, cerca di crescere disdegnando il manifestarsi, l'esibirsi senza aver nulla da dire.
Se è vero che dietro l'identità di ogni operazione estetica c'è la particolarità di uno sguardo, quello dell'autore, si può dire che nello sguardo di A. Rot si percepisce una tensione bipolare da un lato verso laPrigioniero di uno scoglio, cerca di crescere disdegnando il manifestarsi, l'esibirsi senza aver nulla da dire.
Se è vero che dietro l'identità di ogni operazione estetica c'è la particolarità di uno sguardo, quello dell'autore, si può dire che nello sguardo di A. Rot si percepisce una tensione bipolare da un lato verso la referenza totale di ambienti e situazioni con un'attenzione scrupolosa a non perdere la fedeltà nei confronti di natura e storia - dall'altro verso una pratica di sospensione straniante del racconto.
E dietro, sicuramente, si riscontrano i segni di una seria educazione formale che non si traduce però in nessuna pratica manieristica, ma invece trasforma suggestioni, amori, influenze e tributi, in qualità fondamentali della messa in scena.
È una poetica che nella sua fedeltà alla propria epoca, alle sue voci e ai suoi movimenti culturali, riesce, anche, a cadenzare nelle sue forme e nelle sue figure, nelle sue accensioni di luce, in una felice sintesi personale, il passaggio dall'individuale al collettivo, dal presente alla memoria, dal dato quotidiano ad una ritualità quasi sacra.
A. Rot riesce a dirigere l'ordine compositivo, senza particolari preoccupazioni di resa mimetica, cancellando la profondità prospettica nelle simmetrie cromatiche e congelando gli atti della rappresentazione in una forma quasi didattica, evitando così, l'atteggiamento naturalistico e innestando in ogni scena forze ed energie che, pure trattenute, sembrano sempre sul punto di esplodere.
La funzione particolare attribuita al colore comporta la distensione della gamma cromatica in tutta la sua ampiezza, così che viene conferita alla tela ogni possibilità: possono accamparsi sullo spazio definito dall'artista sia una grazia romantica, sia una energia vitale, sia un commosso sentimento di denuncia. Ma nonostante il fondamentale ruolo, svolto dal colore, soverchiante ogni altro segno narrativo, non c'è nessuna concessione all'esornativo, perché anzi il rigore dell'autore vuole esprimersi appunto nella sottrazione degli elementi decorativi, per fare emergere, al contrario una grammatica di tinte forti, vitali, capaci di introdurre rispetto ai temi dominanti, punti di focalizzazione ulteriori, talvolta lirici, talvolta vertiginosi e barocchi.