FLAVIO ORSI
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Un pittore tanto più è bravo quanto più riesce a smarcarsi dai suoi maestri, senza tradirli.
Se lo appendiamo al suo albero genealogico e la sua storia ci appare come l'eco o la giustapposizione o il condensato di storie precedenti, vuol dire che sta ancora compitando, come un bimbo sul banco di scuola.
Il suo cammino comincia dal primo passo che muove nella direzione di un linguaggio personale e la sagacità del lettore sta proprio nel contarglieli, i passi, e nel seguirne la velocità, il ritmo, le esitazioni, le stanchezze, le soste, la recuperata elasticità.
Flavio Orsi, che espone da quando aveva diciott'anni, è sulla buona strada da un bel pezzo. Il suo orizzonte artistico è la macchia, nell'accezione fiorita all'Elba principalmente dal secondo dopoguerra, che ha assai di più del livornese che del fiorentino, per una questione, potremmo dire, di sensibilità.
Il canone ha nella sua storia avventure corali, come quella del Gruppo Artisti Elbani, nato nel 1946, e ambizioni prevalentemente individuali, le une e le altre curiose di ammiccamenti alla portata della loro poetica, esterni, ma irretiti nella magia dell'isola, riconducibili a un Valentino Ghiglia, ad esempio, o a un Carlo Baraldi (e un giorno bisognerà pur studiare quel prezioso e dimenticato testimone identificabile con le ormai sessantennali 'firme' cenacolari, tra cui quella di Gonni, che ancora conserva un già mitico sito di Procchio).
Sono strati che Orsi conosce tanto da poterci fare una lezione, rivivendo, peraltro, momenti della sua biografia, mostre, incontri – con Bandinelli, Castelvecchi, Cigheri, Francesetti, Eolo Puppo, Regoli, lo stesso Gonni – e "sudate carte", come dire studi non estemporanei su Lloyd, Signorini, Carlo Domenici e i labronici in genere, ma da un altrove di cui diventa sempre più padrone, mentre ne inventa o perfeziona le coordinate.
Queste significano, intanto, degli impareggiabili notturni, costantemente dedicati alla vecchia darsena di Portoferraio o, meglio, alla sua magia, che è un dato oggettivo, molto arduo, però, da trasferire sulla tela.
Ci vogliono un disegno puntuale e una tavolozza sicura, senza sbavature, perché passare dal pregevole al meschino è questione di un malinteso anche minimo, di una sola pennellata di troppo: il miracolo viene da un istante di sospensione, che è tale o non è.
Ecco, Orsi riesce a prenderne il cuore e a stamparne i battiti sull'acqua, sulle facciate delle case, sui profili dei forti, sulle barche e nelle luci. Lavora con l'insidioso bitume, con delle mescole ricche di terre che danno degli irripetibili esiti arancione, con il blu cobalto, che preferisce al blu di Prussia, e spande riducendolo a ombra dopo averne alterato il tono, fondendolo con un'ampia gamma di cromie di lacca di garanza; intinge i pennelli in varie gradazioni di giallo, alla prova di una festosità che non vuole arrivare all'iperbole, ma mettersi al servizio di una mediterraneità gentile, quale è questa, Elbana, i cui sensi, peraltro, sa ripetere anche nelle forme più imponenti, le fortezze medicee, ad esempio, assunte a fondali bruni, i veri messaggeri della notte. Poi sorge il sole e Orsi prende cavalletto e cassetta dei colori e si mette per l'isola, a coglierne, en plein air, gli scorci che lo toccano maggiormente.
Dico "toccano" a ragion veduta, perché praticamente non sussistono nella sua produzione episodi che si possano definire gratuiti.
Anche quelli in qualche modo 'scontati' sono storia e racconto e più sono le pagine che ci è dato sfogliare e più ci rendiamo conto della verità dell'ordito, nel quale convivono con pari dignità tecniche diverse, l'olio, l'acquarello, l'incisione.
Tra le pagine, comprendo anche i disegni preparatori, gli abbozzi e soprattutto gli appunti, che il Nostro stende costantemente, a lapis o a penna, con attenzione e amore, quasi avesse già messo mano ai pennelli e alle spatole.
Si tratta di un gran lavoro, non sospettato dai più, diario, confessione, libro d'ore, brogliaccio, nel quale ho il privilegio di mettere il naso, di tanto in tanto, e dal quale vengono risposte a tante domande. L'opera diurna significa marine, angoli di campagna e, in misura minore, scorci urbani, dove la trappola del bozzetto non scatta e, semmai, sembra emerge la ricerca del luogo letterario, che può essere anche il 'paese della memoria', se devo giudicare da un certo "indefinito", proposto sia attraverso la scelta delle inquadrature sia attraverso un colloquio con la luce giocato sapientemente - alla 'maniera', per intenderci, del buon Regoli 'vedutista' d'antan - in cui succede di veder trionfare, inattesi, magistrali tocchi di puro bianco, tali da mandarti in visibilio come la folgore di un verso azzeccato.
Ma più di ogni altra cosa convincono e intrigano le rappresentazioni dei momenti crepuscolari, dove la frequentazione dello sfumato si fa necessariamente più assidua, mentre una graduale presa di distanza dal pastello diventa guida ed essenza, messaggio e rappresentazione, specie se a suggerire è il mare. E, per questa via, si torna ai notturni.
In un ciclo informato ad una esemplare consapevolezza, presupposto per esperienze nuove, verso le quali Orsi già s'incammina, in sintonia con un immaginario la cui narrazione è un coro di meraviglie antiche che attende la sua tavolozza.


Gianfranco Vanagolli

SILENZI E MEDITAZIONI NELLA PITTURA DI FLAVIO ORSI ARENILI SILENZIOSI, MARINE DESERTE ILLUMINATE DA LUCI SOFFUSE, ED UNA CITTÀ MEDICEA SILENZIOSA E VUOTA.

Non è certo una mostra qualsiasi quella che Flavio Orsi, Portoferraiese doc, ha presentato nella saletta della Gran Guardia a Portoferraio .
Non solo perché Flavio si ripropone come eccellente artista nel nostro panorama artistico, ma perché nella sua pittura si assapora il profumo di casa nostra, e dei paesaggi del nostro mare. Una tecnica quella di Orsi, che possiamo annettere a pieno titolo a quella dei macchiaioli, un'arte cosi devota a rappresentare la realtà senza farsi schiacciare dal realismo.

Nello svolgere il suo lavoro Flavio sembra dimenticare a volte la nozione del "disegno" che precede l’elemento cromatico e di fatto privilegia la tecnica che allinea"macchie" di colore e di chiaroscuro: l’effetto all’occhio dello spettatore è guizzante e colmo di luce.
L’artista sempre di più si dedica alla pittura eseguita dal vero per poter studiare la luce in ogni sua vibrazione ,condizione necessaria per dipingere direttamente sul posto.
Impossibile per Orsi non recarsi all’aperto, in quanto ci dice l’artista - all’interno del mio studio non potrei certo cogliere le intonazioni di luce necessarie per l’esecuzione dei miei quadri.

Dunque un pittore, Orsi, di toscanissima scuola, ed aver visitato e ammirato questa splendida esposizione di tele, ci ripropone una parte della nostra storia, dove la natura si fonde e confonde con l’azzurro del mare, la riscoperta di piccole insenature molte volte dimenticate da una pittura retorica, stucchevole e di genere, una pittura che ci aiuta a ricordare, perché escludere dalle sue tele l’apporto della memoria sarebbe difficile comprendere la sua pittura, ed ecco quindi nascere dai suoi pennelli come per magia arenili vuoti e silenziosi, marine deserte illuminate da luci soffuse ed una città medicea silenziosa e vuota, insomma un artista in piena evoluzione che già si prepara a stupirci con il prossimo incontro che avverrà tra breve a Marciana marina.


Fabrizio Prianti
20/aprile/2011

Cenni Biografici di Flavio Orsi Nato a Portoferraio nel 1959 dove vive e lavora.
Autodidatta inizia a dipingere giovanissimo sotto la guida di pittori Elbani.
Tiene la sua prima mostra all’età di 18 anni nel palazzo comunale di Portoferraio.
Unendo un forte temperamento alla serenità del luogo nel quale è nato scopre un’armonia di colori tutti particolari, con sfumature accese oppure dolci e delicate, prendendo spunto dalle terre rosse ricche di ocre presenti in gran parte del territorio Elbano o dai riflessi del mare e della varietà della vegetazione mediterranea.
Per la sua estrema adattabilità a vivere ogni esperienza artistica con inconsueta immediatezza ha raggiunto un’eccellente sintesi di forma e di colore, anche nell’acquarello.
Dal 1977 ha allestito numerose mostre personali e collettive, registrando sempre un vivo successo di critica e di pubblico.


M. Albini.

G.A.E. Gruppo Artisti Elbani Associazione Amici di Procchio XXXIV Mostra d'Arte 3-20 Agosto 1988 Procchio - Marciana Pittori: Giancarlo Castelvecchi - Nello Francesetti - Mauro Marinari - Flavio Orsi.

Quattro pittori, quattro generazioni di Elbani.
Nel 1946 con l'Elba gravemente impoverita dalla guerra, alcune persone che si dilettavano in pittura, dietro l'amorosa cura di Carlo Domenici, formarono un gruppo a cui assegnarono la denominazione un po' presuntuosa di Artisti Elbani.
Fu una sorpresa per tutti, anche per loro, la prima mostra.
Ne seguirono altre, annuali all'Elba e poi a Firenze, Torino Milano.
Era una scuola il gruppo? Che vita allora: speranze, sogni, tanti ricordi.
Fu apprezzato il Gruppo; durante la rinascita dell'Isola, veniva ad essere la prima attività culturale e indicava anche la speranza, la volontà, la fantasia.
I pittori Elbani lanciarono il primo messaggio per questo futuro, anche se non tutto è stato come sognavamo.
Lentamente nel tempo il Gruppo ha diradato la sua attività.
Dei primitivi sono il solo superstite.
Oggi ripartiamo, siamo in pochi, altri verranno certamente, e poi magari qualcuno se ne andrà con la gloria, ma riguarda solo i primi della classe.
Noi siamo sull'isola: andiamo per boschi viviamo il profumo delle ginestre, il colore variegato del mare, delle terre rosse, delle ocre.
Non fummo mai moderni, noi No.
Queste aperture le lasciamo ad altri.
Sono trascorsi quaranta anni ed il moderno e l'antico si intersecano nelle trame della pittura; la pittura è nel filo che collega emozioni e cultura, pensiero e vita, tinta e contenuti. Ciascuno ha i suoi, li arricchisce, si spengono, importante essere onesti con se stessi, e con gli altri.
Questa è la 35° Mostra del Gruppo Artisti Elbani.


Giancarlo Castelvecchi

Il colore per comunicare oltre le parole la magia della vita.
Il colore per esprimere la magia della vita, che è Isola.
Per comunicare oltre le parole l'intensa carica emotiva che esplode dentro quando la sensibilità umana s'incontra con la bellezza della realtà.
Momenti. Attimi. Quanto basta a Flavio Orsi per lasciarsi andare a un sentire che è percezione pura dei legami, degli infiniti e impercettibili fili che reggono il creato.
E' totale, consapevole assoggettamento e abbandono all'universale legge dell'amore, che pervade tutte le cose e a tutte le cose dà senso.
E allora non può che essere intensa la lettura di Orsi della realtà e sottile la sua espressione pittorica. La sfida di Flavio è andare oltre l'apparenza per cogliere una dimensione che può essere percepita soltanto a un livello superiore, spirituale.
Impossibile, allora, fare tacere la voce interiore. L'impulso è forte, dirompente e si esprime nell'inseguirsi e opporsi di colori e luci che si agitano lungo la penisola di Portoferraio al tramonto. Dove cielo, nuvole, terra, vele e acqua sono una cosa sola.
Elementi di un insieme perfetto, sublime rappresentazione di un equilibrio che va oltre la materia per librarsi nella sfera dell'assoluto.
Ecco l'attimo, percezione irripetibile ed esclusiva di un momento estremamente suggestivo, esaltato nell'intensità dallo spessore del tratto, dal segno della spatola che dà movimento all'opera.
L'isola respira nelle tele di Orsi.
Respira nei formati lunghi che contraddistinguono molte delle sue opere.
Respira anche quando si lascia cullare dalle atmosfere della notte e la vita scorre lenta, lasciando che il mare canti la bellezza senza tempo del porto mediceo.
Anche quando le ombre avvolgono la vecchia Cosmopoli c'è luce e l'oscurità è squarciata da bagliori d'effetto, che infondono serenità e tranquillità.
Quasi a significare l'intima natura che si nasconde dietro le cose.
E' piena di speranza la visione notturna di Flavio, che non lascia spazio ad equivoci e incertezze.
Non si legge l'angoscia nella sua pittura, semmai una forte tensione emotiva, che lo spinge a navigare verso nuovi orizzonti interiori e artistici.
Le barche all'ormeggio sono avvolte da un alone di luce, come in un abbraccio fraterno.
Ed è sempre la luce, gialla, solare, vitale, l'unica protagonista della Darsena di notte, come a dire che nell'eterna lotta fra il bene e il male è il primo ad avere la meglio, sempre e comunque.
Il buio non è mai totale, invadente, non permea l'intero spazio dell'opera, non annulla niente.
Non è affidato al nero, ma a diverse tonalità di azzurri e blu, che in un crescendo costruiscono l'oscurità, nella quale tutto è sospeso con leggerezza.


(C. C.)

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Notturno sul mare di Portoferraio:

la forza penetrante del nero addolcita dalla luce calda dell’arancio e del giallo e da sfumature che degradano verso il marrone terra bruciata.
Quando la tavola accoglie le atmosfere serali della Darsena medicea accade qualcosa di speciale per cui Flavio Orsi - pittore di lunga esperienza, tra gli ultimi interpreti della scuola macchiaiola all’Elba - danza sull’acqua con la magia del colore.

Il movimento che ne deriva costruisce una visione del lungomare che esprime armonia e calore.
Altre volte è il candore del bianco a scendere giù dai palazzi per adagiare ombre lucenti sul mare, che come lampi luminosi contrastano con il profilo elegante e bruno degli scafi e conferiscono bellezza prospettica al disegno della città, quasi sospeso tra due piani diversi.
Quelli ormeggiati davanti alla Porta a Mare o sulle banchine del capoluogo sono panfili d’altri tempi. L’artista li sfoggia con padronanza e non di rado li avvolge con una girandola di colori, senza strafare. Quanto basta per trasmettere un senso di pacata nostalgia per una dimensione della città che oggi si riesce a cogliere a malapena o che, peggio, non esiste più.

Quella dimensione è parte di una storia personale, perciò Orsi ama riproporla con efficace dolcezza e con la stessa poesia con cui ritrae alcuni scorci dell’antica Cosmopoli.
Sottile e intensa la lettura dell’abitato cinquecentesco, lontana da ogni apparenza e schema precostituito per privilegiare un linguaggio che scaturisce da una visione spirituale della realtà. Per capirsi: di notturni sul lungomare di Portoferraio Flavio Orsi ne ha ritratti parecchi, ma non ce n’è uno uguale all’altro. Sia pure mantenendo qualche punto fermo - le imbarcazioni stile primo novecento, ad esempio -, tutto il resto è frutto di una rappresentazione interiore. E’ un susseguirsi di emozioni riassunto alla perfezione nella complessità dell’ordito policromo con cui è rappresentata la Darsena nella distesa verde-azzurra disseminata di pennellate d’oro, ocra, bianco e rosa antico.
Ma può anche succedere che il colore diventi una carezza leggera, pulita, lasciando che a dominare sia un’atmosfera quasi meditativa.

Sensibile alla dolcezza dell’abbandono alle memorie dell’infanzia e della prima giovinezza, l’artista è incline ad attingere a un passato ricco di sensazioni e sentimenti per rendere Portoferraio nella sua dimensione più intima, con i palazzi del centro storico intenti a custodire chissà quale felicità. E’ per questa ragione che nei notturni del pittore portoferraiese si legge la capacità di andare oltre la rappresentazione estetica in favore di una visione introspettiva, dove a raccontare è la magia di un’oscurità che non è mai pungente: è il crepuscolo dalle prospettive che includono, morbide e avvolgenti.
Stupisce come Orsi si rapporti all’Elba con l’occhio della percezione interiore e questo suo sentirsi totalmente dentro un contesto che esprime armonia e senso di accoglienza gioca un ruolo fondamentale nella sua espressione pittorica. Lo gioca anche nella rappresentazione delle marine, nella pittura ad olio e nell’acquerello. Particolarmente in quelle che gli sono più care (Capo Bianco, Seccione, Enfola e Padulella), delle quali - quando le giornate si accorciano e l’isola ritrova il suo tempo - riesce a cogliere le sottili sfumature della luce che insegue le trasparenze dell’acqua e a stento caccia le ombre.

In un rapporto di contemplazione, appagamento e completa immersione nell’atmosfera lenta dello Scoglio sul fare dell’autunno oppure in inverno l’opera è riassunta nel dialogo silenzioso tra il mare e la terra, con il turchese, il verde (in tutte le sue gradazioni) e il bianco custodi di una bellezza primordiale scritta sulle scogliere bianchissime e la vegetazione che profuma di elicriso e lavanda selvatica. Impossibile, poi, non fermare l’immagine su attimi che solo l’Elba sa regalare quando il cielo è il ricamo delicato e luminoso delle nuvole primaverili sopra la spiaggia della Padulella.

E quando, nei mesi più piovigginosi, la vecchia Cosmopoli ritorna al consueto temperamento posato. Dentro i palazzi, atmosfere sonnacchiose.
Fuori, l’equilibrio delle forme urbane secondo la logica ordinata dell’antico selciato, che da solo basta a dare un senso al tutto.


I colori della nostra storia con Flavio Orsi Il pittore Elbano ci regala momenti di vita paesana e marinara, che rappresentano la nostra Isola e i suoi colori unici.
Non è certo una mostra qualsiasi quella che Flavio Orsi, Portoferraiese doc, presenta alla Sala Espositiva “Telemaco Signorini” in Calata Mazzini a Portoferraio.
Non solo perché Flavio si propone come eccellente artista nel nostro panorama artistico, ma perché nella sua pittura si assapora il profumo di casa nostra, e dei paesaggi del nostro mare.
Una tecnica quella di Orsi, che possiamo annettere a pieno titolo a quella dei Macchiaioli, un’arte cosi’ devota a rappresentare la realtà senza farsi schiacciare dal realismo. Dunque un Pittore, Orsi, di Toscanissima scuola, e ammirare oggi questa splendida esposizione ci propone una parte della nostra storia, dove la natura si fonde e si confonde con l’azzurro del mare, la riscoperta di piccole insenature molte volte dimenticate da una pittura retorica, stucchevole e di genere.
La pittura di Orsi ci aiuta a ricordare, perché escludere dalle sue tele l’apporto della memoria sarebbe difficile comprendere da dove nasce nell’artista questa ricerca di dipingere arenili vuoti e silenziosi , marine deserte illuminate da luci soffuse, il suo gesto pittorico è un misurarsi con ciò che si ricorda avvenimenti non necessariamente lontani nel tempo ma di una tale forza espressiva che intriga perché capace di trasmettere la sensazione di trovarsi in un clima di profonda serenità, in un tempo sospeso e silenzioso come il lento passare di una barca all’orizzonte.
Difficile trovare aggettivi per una pittura fatta di semplicità espressiva e padronanza formale, memoria e rispetto delle cose che hanno fatto di Flavio Orsi un pittore schietto e credibile. 


Da TIRRENO ELBA NEWS
Settembre 2007

Flavio, “Elbano di Scoglio”, dipinge dal vero la sua isola.
I vari paesaggi proposti, spesso in formati non comuni, vibrano nei contrasti di luce ed ombre della macchia mediterranea.
Riesce ad emozionare coloro che amano questa isola facendone quasi assaporare i profumi.
Nella sua tecnica si riconosce l’influsso della Scuola Macchiaiola se pur mitigata dalla personale ricerca. Il suo istinto creativo lo spinge alla ricerca della conoscenza disinteressandolo della fama.


dr. Carlo Botti
Montecatini Terme ottobre 1997
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