NELLO FRANCESETTI QUADRI (clicca) I VOSTRI CONTRIBUTI (clicca) |
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Quando, nella primavera di due anni fa, con Luciano Regoli salimmo ai Mulini per comunicargli l'intenzione dell'Amministrazione Comunale di inaugurare uno spazio espositivo prestigioso con una sua "antologica". si scherni ma ne fu grandemente soddisfatto. Magrissimo, il volto scavato, sconfitto dai "dolori" che lo immobilizzavano ci mostrò, con l'orgoglio finalmente liberato, i graffiti della sua gloria: pacchi di ritagli di giornale, scampoli di cataloghi, pile di corrispondenza indurita dal tempo, quasi un fossile della memoria. Salutandomi, dopo un cenno affettuoso e riconoscente al ricordo di mio padre, lui, l'anarchico, mi guardò con severità e sentenziò che il maglione e il jeans di cui ero vestito non erano da assessore. Una lezione di stile. Questa mostra deve molto a Lucio Boni: l'ha condivisa con passione, sono suoi molti dei quaciri dell'allestimento, ci ha dato preziosissime indicazioni. Sarebbe stato felice di inaugurarla coni noi. La dedichiamo. con affettuosa nostalgia, alla sua memoria. alla sua grande sensibilità di "mercante" attento e intelligente. Assessore per la Cultura del Comune di Portoferraio |
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L'opera, di pura fantasia e di un alto senso drammatico, esalta un'azione di guerra. La colorazione si addice all'atmosfera, ed è cupa e triste. Una dinamicità che sarebbe piaciuta anche ai futuristi. Un vero piccolo capolavoro. Vorrei aggiungere a questa nota un'altra attività del pittore, che dipingeva per divertirsi e far divertire.
Nelle bettole di un tempo, così numerose e pittoresche, l'artista, assiduo frequentatore di queste, aveva decorato sui muri degli interni scene di vita popolaresca. L'omaggio al talento e alla memoria del pittore da parte del gruppo dei pittori "Artisti all'Elba" che ho l'onore di rappresentare. pittore |
Ero alle mie prime prove. Una mattina mentre dipingevo un piccolo quadro, di una barca sfasciata in secco dietro la Capitaneria, mi sentii osservato. Mi girai, e vidi un uomo, già anziano ma ben piantato, con un baschetto in testa, che guardava il quadretto in silenzio. Era magro, con gli occhi incavati, abbronzato e incuteva un certo rispetto sicuramente. Continuai senza parlare, né io, né lui. Un'ora dopo entravo nell'osteria di Libertaria, per respirare quell'aria che da lì a poco sarebbe del tutto scomparsa da Portoferraio. Silenzio. Mi sedetti, e lui era davanti a me. Mi guardò con quei suoi occhi gialli penetranti e mi disse: "oh te chi sei?". Tutti ascoltavano quando parlò lui. lo non dissi né che ero un pittore in erba, né che venivo da Roma, ma mi usci: "So' il nipote di Cesarino Castells: il Cavallaio!". Brusio di approvazione nell'osteria. Poi lui disse: "Libertaria, porta da be'!". E tutti mi fecero festa e diventammo grandi amici. pittore |
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