La Pieve di San Michele a Capoliveri
Oggi andiamo a scartabellare tra vecchi libri e antichi documenti alla ricerca di notizie sulle vestigia di una Pieve romanica nel paese collinare di Capoliveri. Cercando di raccontarvi frammenti di sensazioni visive e notizie acquisite da documenti d’epoca. La Pieve romanica che porta il nome di San Michele, l’avevamo visitata durante la nostra infinita ricerca di un'Elba lontana e dimenticata, e ci eravamo riproposti di fare alcune ricerche per approfondire la nostra conoscenza su questo antico luogo di culto. La Pieve è un tipico esempio di architettura romanica, ad una sola navata ed era una delle prime costruzioni d’indirizzo religioso elbano databile presumibilmente intorno al 1100, l’abside presenta, alla sua sommità, una corona di piccole arcate, alternativamente poste su mensole e su lesene. L’aspetto è ancora suggestivo, il muro che costituisce il complesso è fatto di pietre calcaree locali, che presentano sfumature rosa, esse sono squadrate con quella perfezione che è tipica delle costruzioni pisane all’Elba. La chiesa abbandonata da lungo tempo nel XVIII° secolo ormai quasi ridotta ad un rudere venne trasformata in un cimitero. L’unica struttura che ha resistito al tempo è l’abside, ma anticamente la costruzione aveva annessa la casa canonica, di essa ne abbiamo notizia da un documento del 1235. Negli anni 1302-1303, leggiamo dagli elenchi delle “Rationes Decimarum Tusciae”, questa chiesa possedeva il patrimonio più cospicuo di tutta l’isola. Ma era nota anche per aver suscitato la particolare attenzione di Papa Gregorio XI che nel 1376 proveniente da Avignone ed imbarcatosi a Marsiglia, giunse a Porto Ercole dove una tempesta gli impedì l’approdo e quindi dopo aver tentato inutilmente l’accosto verso Piombino trovò finalmente rifugio a Longone da cui, all’alba del giorno seguente, accompagnato da una moltitudine di fedeli, si recò a piedi fino alla chiesa di San Michele a Capoliveri per celebrare una messa di ringraziamento. La chiesa rimase a lungo abbandonata tanto da essere definita dal Ninci nei primi anni dell’ottocento una “reliquia”. Probabilmente chi arrecò così tanti danni alla pieve furono le scorrerie barbaresche ricordiamo infatti che Capoliveri nel 1544 fu saccheggiata e arsa dai pirati Saraceni e quindi non è improbabile che in questa occasione fosse stata devastata per più non risorgere. Ancora una storia…. Ancora un lontano passato che….. se non viene raccontato è come se non fosse stato mai vissuto. Fabrizio Prianti |
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